Come si diagnostica uno squilibrio chimico del cervello?

L'esistenza di disturbi come il disturbo bipolare, la schizofrenia e molti altri problemi di interesse psichiatrico viene fatta risalire ad un ipotetico "squilibrio chimico" dei neurotrasmettitori del cervello. Il problema è che non è possibile diagnosticare questi squilibri chimici, cioè non è possibile verificarne l'effettiva presenza attraverso test ed esami mirati. Con quale certezza diagnostica dunque lo psichiatra fa risalire il problema del suo paziente ad uno squilibrio chimico? Esistono test strumentali di laboratorio che possano dimostrare l'esistenza di malattie mentali, così come esistono per tutte le altre discipline mediche? L'esistenza di malattie mentali è stabilita secondo metodo scientifico galileiano?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Sta facendo ragionamenti in parte non veri, in parte non necessari.
Stiamo parlndo di cervello, quindi tutto è chimico.
Per il resto, non è vero che non si possano evidenziare per alcuni disturbi i connotati anatomici, funzionali, le mappe delle alterazioni che si stanno verificando.
La questione è che le diagnosi non sono, salvo eccezioni, poste sulla base di questi riscontri, perché i criteri clinici formulati così come lo sono nei manuali consentono di giungere alle stesse diagnosi, che significa poi prevedere il decorso, e scegliere la cura.
La diagnosi "riconosce" questi connotati.

Lei dice "come per le altre discipline mediche", ma non è così: non in tutte le discipline le diagnosi sono strumentali, e anche quando sono strumentali questo non significa esser sicuri che vogliano dire qualcosa di scientificamente controllato. Anzi, il mercato è pieno di diagnosi fasulle o vere e proprie truffe basate su esami strumentali (la diagnosi di "intolleranze" alimentari, la diagnosi di squilibri bioenergetici, la diagnosi di stress etc).

L'esistenza dei fenomeni è stabilita in base al fatto che sono descritti, dopo di che il metodo scientifico è certamente applicato sia alla definizione dei criteri, sia alla definizione di ciò che questi implicano (prognosi), per non parlare dello studio dell'effetto dei medicinali.
Proprio il metodo scientifico consente di poter dire che una cura funziona o meno non perché "in teoria" funziona o perché oggi si pensa che le cose funzionino in un certo modo, ma perché i dati dimostrano certe cose in senso statistico.

L'esistenza della malattia mentale è invece un problema di chi vuole "affermare", non scientificamente, che i dati non contano.



Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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