Ansia e dolori fisici

Salve a tutti, sono un ragazzo di 17 anni e esattamente due anni fa, ho avuto un improvviso attacco di panico.
Sono corso immediatamente al pronto soccorso e lì, ho detto a un infermiera che avevo dolori intensi al petto.
Mi hanno spostato dopo pochi minuti nel reparto di cardiologia e la cardiologa, mi ha prescritto 3 Beufen da prendere 3 volte al giorno finché i dolori non sarebbero finiti.
Dopo che, i presunti dolori, erano cessati, ritornai a scuola e subito mi risentii male (sudorazione, tremore, tachicardia, soffocamento etc.) ma la cosa che mi terrorizzava di più, era proprio il cuore.
Iniziai allora un percorso con la psichiatra (perché lo psicologo, non aveva avuto alcun effettto) e mi prescrisse Zoloft (partii con mezza, per poi prenderla intera).
Il primo mese sembrò tutto uguale, anzi, sembrava essere anche peggio, però mi disse che era tutto normale e poi, soprattutto per merito mio (così mi disse lei), mi passò tutto.
Passati all'incirca 1 anno e 3 mesi dall'attacco, tolsi Zoloft.
Passarono 2 mesi da quando lo tolsi e andava tutto bene, ma piano piano, risentii quella paura del cuore e l'ossessione di controllare i battiti, i dolori, la paura che mi possa succedere qualcosa in un posto movimentato (come discoteche o feste) e la paura della morte.
Non arrivai ad attacchi di panico veri e propri, ma la mia giornata era simile, a quelle che provavo un anno prima!
Ho ripreso Zoloft, anche se solo mezza dose e la continuo a prendere.
Ancora adesso (perché è per questo che sto scrivendo qui e purtroppo la mia psichiatra è in maternità) sento queste paure..
La cosa strana, è che alle volte, quando sono in ansia, sento proprio il cuore che salta qualche battito e mi preoccupo ancora di più.
Quando invece son distratto, non sento nulla.
Sto cercando di affrontare qualunque cosa e cerco sempre di parlare e di uscire, anche se ho questo problema.
Non so cosa pensare..
è un disturbo davvero fisico, oppure solo mentale?
Grazie
[#1]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 991 248
Gentile utente,

Al momento sta facendo ragionamenti da disturbo d'ansia, ad esempio non riconosce l'ansia come sintomo corporeo.

"è un disturbo davvero fisico, oppure solo mentale?"

Perché ? I disturbi mentali non vengono da una parte del suo corpo (cioè il cervello ?).

Le cure autogestite tendono (anche se capisco che è basata su un farmaco già usato) ad alcuni errori, tipo la dose che è tenuta bassa, e quindi le consiglio di farsi seguire da uno psichiatra. La sua è in maternità ma sarà forse reperibile in qualche modo oppure sostituita da qualcuno.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
dopo
Utente
Utente
Dott. Pancini,
La ringrazio innanzitutto per la sua immediata risposta.
Ma quindi per lei son dolori creati dalla mia mente?
È possibile dunque che la mente riesca a creare sintomi fisici (che si pensano costantemente) e che si sentano così fortemente?
Seguirò il suo consiglio e cercherò un'altra psichiatra.
Cordiali saluti
[#3]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 991 248
Gentile utente,

La mente non crea niente, la mente è creata. Dal cervello.
L'ipocondria è un disturbo in cui l'attenzione al corpo cerca, trova, si allarma per qualunque cosa capita, da ciò che inizialmente faceva paura, se c'era, a elementi nuovi. I ragionamenti della persona che ne soffre divengono complicati, e sospesi tra la sfumatura dei sintomi, o il loro carattere estremo (ad esempio dolori fortissimi ma senza disfunzione, ad esempio dolori fortissimi in una zona microscopica, ad esempio dolori in ogni parte del corpo, o fortissimi ma per un secondo, etc), e insieme di solito ci sono ragionamenti complicati che alla fine non offrono alcuna soluzione pratica, e anzi moltiplicano solo controlli e auto-spiegazioni.

Se le è già stato detto che il problema consiste in questo, o comunque se le è stato detto che siamo nella sfera dei disturbi d'ansia, cosiddetti "psicosomatici" etc, allora è il caso di impostare una cura e provarla, e non scoraggiarsi subito perché la risposta può anche essere lenta.
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