Il medico curante ci ha consigliato un ricovero

Vi chiedo un aiuto perchè sono disperata e questo è l'ennesimo tentativo per cercare di risolvere il problema. Mio fratello, 30 anni, di carattere sensibile e fragile, è caduto in depressione a seguito di diversi eventi, tra cui il più tragico la malattia e poi la morte di ns. madre. Non sto qui a raccontarvi tutto perchè sono passati oltre 10 anni e non riuscirei a sintetizzare. All'inizio abbiamo sottovalutato perchè pensavamo si trattasse di uno stato d'animo passeggero e comprensibile ma poi vista l'apatia, la mancanza di interessi, sbalzi di umore,attacchi di panico ecc..abbiamo contattato una serie di specialisti in psichiatria e neurologia.Premesso che abbiamo sempre dovuto lottare per convincerlo a farsi visitare, lui ha sempre iniziato una cura e non l'ha mai portata a termine, in quanto a suo dire i farmaci gli procuraravano altri scompensi. Col passare degli anni, il fatto di non riuscire a trovare un lavoro stabile ha aggravato la situazione, portandolo a fare uso di alcolici fino a diventarne dipendente. In questi anni ha alternato periodi di astensione (in cui al massimo beve aranciata e coca cola) ad altri periodi in cui rimane tutta la giornata fuori e non riusciamo assolutamente a farlo rientrare a casa o a farlo ragionare. Diventa irascibile, aggressivo(lui che ha sempre odiato la violenza)e farneticante. Nei periodi in cui non beve è molto serio, taciturno, ma comunque riesce a stare in compagnia ed anche a svolgere lavori occasionali. Ultimamente stava attraversando un periodo tranquillo, circa sei mesi senza bere; gli sono stata molto vicino, sono andata in vacanza con lui, l'ho seguito quasi tutti i giorni, l'ho accompagnato dalla neuro-psichiatra a cui ci eravamo rivolti gli ultimi 2 anni e stava seguendo una cura farmacologica...sembrava un miracolo, pensavo ce l'avesse fatta, invece circa un mese fà è ricaduto di nuovo...Ho preso appuntamento con la dottoressa ma lui si è rifiutato di venire. Ho provato a chiamarla per scusarmi, ma lei non mi ha più risposto. Il medico curante ci ha consigliato un ricovero in una clinica. Ma non è facile convincerlo...Io sono l'unico riferimento, mio padre è anziano, l'altro fratello è sempre fuori per lavoro. Io tra l'altro vivo con mio marito in un altra località. Sono davvero disperata, non ho più le forze. Oggi ho toccato il fondo...sono andata nel bar dove si reca sempre, l'ho invitato a salire in auto per riportarlo a casa e al suo ostinato rifiuto ho perso il controllo della situazione, l'ho insultato, gli ho rovesciato la birra addosso e sono andata via...Lo so che ho sbagliato...non ho ottenuto niente, lui è ancora lì, io sono qui che piango e che chiedo aiuto non so bene a chi...
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248

Gentile utente,

L'alcolismo è una malattia cerebrale come tutte le dipendenze. E' curabile con metodi specifici. Non so se siano stati utilizzati e per che periodi di tempo.
Se non si cura è scontato che si ricada, è nella definizione della malattia stessa.

Innanzitutto l'alcolismo va diagnosticato, e non sulla base che si beve eccessivamente, esistono criteri diagnostici precisi per non confonderlo con l'abuso alcolico o con l'effetto dell'alcol su disturbi psichici indipendenti.

In secondo luogo se c'è un disturbo psichiatrico associato (per esempio un disturbo dell'umore come sembra da quel che racconta) ci sono cure testate proprio in questa categoria di pazienti.

Nella mia esperienza le persone con alcolismo ricevono spesso terapie fondate sull'idea che curando ansia e depressione si smetta di bere, il che non è provato scientificamente e non risulta da tutti gli studi sugli antidepressivi nell'alcolismo.

Per quanto riguarda l'atteggiamento, non serve a niente litigare con la persona come se il nemico fosse l'alcol. Il "nemico" è la malattia, che la persona non riesce a contrastare neanche chiedendo aiuto o seguendo le cure, cose che spesso richiedono la vigilanza e l'nisistenza di altri.

Ci sono quindi prospettive realistiche di miglioramento, resta da vedere diagnosi e terapie proponibili.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
Utente
Gentile dottore,
la ringrazio per l'utile e sollecita risposta. Le diagnosi che sono state fatte in questi anni hanno riguardato la malattia originaria, ossia la depressione e gli attacchi di panico. Il fatto del bere è subentrato successivamente e tra l'altro ce ne siamo accorti con ritardo, anche perchè è difficile controllarlo quando esce la sera e a casa non beve mai alcolici o vino.
Ultimamente la psichiatra che lo aveva in cura gli aveva somministrato una cura a base di ZOLOFT e SERENASE gocce da prenderne al mattino, dopo pranzo e la sera. E' stato costante nell'assumere le pasticche di zoloft ma dopo un certo periodo ha smesso di prendere le gocce, anche perchè al mattino si alza spesso ad ora di pranzo, a volte non rientra per cena ed ha un ritmo di vita non regolare.Oggi per esempio, dopo essere stato tutta la giornata di ieri fuori casa, senza rientrare nè a pranzo, nè a cena, ha dormito fino al primo pomeriggio, non ha mangiato perchè dice di non avere appetito e poi è rimasto tranquillamente in camera tutto il giorno con il suo computer e i suoi dischi. Nonostante lo abbia sollecitato a dialogare in tutti i modi ho ottenuto solo risposte del genere si, no, non ricordo...
Riguardo all'atteggiamento so benissimo che si tratta di malattia, ma a volte anche le persone cosidette "sane" commettono gesti insani e irrazionali.
La ringrazio ancora per la disponibilità e le sarei grata se mi desse qualche riferimento per una eventuale visita specialistica c-o il suo studio a Roma o altro che vorrà consigliarmi.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Mi pare, da quello che dice, che la cosa sia stata inquadrata come spesso accade in chi già prima aveva manifestato problemi di depressione o ansia.
L'ipotesi è che la prima condizione abbia indotto la seconda (e quindi che eliminando la prima se ne vada anche l'alcolismo). In realtà così non accade se di alcolismo si tratta. Potrebbe funzionare se si trattasse di abuso alcolico semplice. Dalla terapia (antidepressivo e antipsicotico) presumo inoltre che vi siano aspetti depressivi ma anche aspetti di tipo impulsivo-eccitatorio o psicotico, altrimenti serenase non si spiega.
In pazienti alcolisti gli antidepressivi spesso sono neutri rispetto all'alcolismo, e alcuni antipsicotici possono peggiorare il desiderio di bere.
Altri farmaci sono più favorevoli, o sono fatti apposta per portare a estinzione la spinta a bere.

In ogni caso, su Roma il recapito è 06454788809 o 0645429473.
Saluti
[#4]
dopo
Utente
Utente
Dott. Pacini,
riguardo le informazioni fornite in precedenza, devo precisare che, durante l'ultima visita effettuata, la dott.ssa aveva sospeso serenase in quanto aveva notato peggioramenti nel comportamento di mio fratello, sostituendo il medicinale con ZYPREXAS mg (1/2 capsula la sera dopo cena). Durante quel periodo, come le ho già accennato, avevo notato miglioramenti, non so se attribuibili al nuovo farmaco. Il fatto è che poi mio fratello ha saltato un paio di visite di controllo e una volta terminate le pasticche ha smesso di prenderle con la motivazione che aveva mal di stomaco e insonnia. Ho tentato di rintracciare più volte la psichiatra al cellulare per chiedere consigli ma non ho avuto risposta.
Mio fratello in effetti a volte rivela atteggiamenti del tipo eccitatorio anche con le espressioni del viso e il gesticolare, altre volte invece appare anche troppo tranquillo e silenzioso.
Non saprei dire se si tratta di alcolismo o abuso alcolico semplice, in realtà lui(per volontà di mio padre) ha sempre pochi soldi con sè e quindi presumo che non beva grandi quantità...anche poco però forse gli basta per farlo star male.
Non riesco proprio a capire perchè si trova in questo stato anche perchè non abbiamo mai avuto una diagnosi della malattia; conserviamo solo tutta una serie di prescrizioni mediche con una varietà di psicofarmaci.
Non appena ristabilirò un rapporto decente in questi giorni (non mi parla dal giorno della mia scenata in piazza)vorrei convincerlo a prenotare una visita nel suo centro a Roma. Non l'abbia a male però dottore se all'ultimo momento lui dovesse cambiare idea. Mi creda, quando decide di fare o non fare qualcosa è davvero difficile contraddirlo. Io lotto da dieci anni, ma mi sto quasi arrendendo di fronte al suo ostinato perseverare.
Non so se avrà il tempo o la pazienza di rispondermi ancora...ad ogni modo, GRAZIE!


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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Le posso dire questo:

Le terapie per l'alcolismo per quanto mi riguarda non si fondano né sul fare prediche alle persone sul fatto che bevono e relativi "guai", né sullo spronarli a non bere.
Poiché si presuppone che non abbiano il controllo nonostante le loro intenzioni di averlo, sarebbe inutile trattarli come se invece fossero dei viziosi o delle persone con poco giudizio che non comprendono il senso delle proprie azioni o i rischi.
Le cure si fondano invece sullo spiegare che la malattia va curata come tale, e che va curata nel tempo con risultati graduali.
La diagnosi abuso/dipendenza non dovete chiarirla voi, è uno degli scopi principali della valutazione iniziale, perché serve per decidere se andare nella direzione della cura dell'alcolismo, o della cura di un fattore che si porta dietro l'uso di alcol. Sono due vie diverse, anche se possono sembrare uguali dal punto di vista dello stato di ubriachezza ricorrente, che c'è in entrambe.
Il discorso delle cure più o meno tollerabili che faceva è vero, in generale serenase è peggio tollerato di zyprexa, ma questo non risolve necessariamente il problema.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Le posso dire questo:

Le terapie per l'alcolismo per quanto mi riguarda non si fondano né sul fare prediche alle persone sul fatto che bevono e relativi "guai", né sullo spronarli a non bere.
Poiché si presuppone che non abbiano il controllo nonostante le loro intenzioni di averlo, sarebbe inutile trattarli come se invece fossero dei viziosi o delle persone con poco giudizio che non comprendono il senso delle proprie azioni o i rischi.
Le cure si fondano invece sullo spiegare che la malattia va curata come tale, e che va curata nel tempo con risultati graduali.
La diagnosi abuso/dipendenza non dovete chiarirla voi, è uno degli scopi principali della valutazione iniziale, perché serve per decidere se andare nella direzione della cura dell'alcolismo, o della cura di un fattore che si porta dietro l'uso di alcol. Sono due vie diverse, anche se possono sembrare uguali dal punto di vista dello stato di ubriachezza ricorrente, che c'è in entrambe.
Il discorso delle cure più o meno tollerabili che faceva è vero, in generale serenase è peggio tollerato di zyprexa, ma questo non risolve necessariamente il problema.
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dopo
Utente
Utente
E' proprio questo il punto. Lui è molto diffidente nei confronti delle cure anche perchè dice che tutti questi anni di medicine gli hanno procurato scompensi quali inappetenza, insonnia, stordimento, mal di stomaco ecc..per cui non sempre riesco a convincerlo con i miei discorsi sull'utilità della cura e allora mi innervosisco.
Dopo tutti questi anni devo ammettere di aver fallito.
Comunque ci proverò di nuovo.
A presto