Rapporto padre figlia

Salve, sono una ragazza di 24 anni e mio padre soffre di un disturbo schizo- affettivo da circa 30 anni. La vita in casa non è mai stata semplice, mia madre si è sempre occupata con fatica di tutto, coinvolgendomi spesso quando si trattava di valutare se mio padre stesse bene o male, per controllarlo che non facesse qualche sciocchezza, che non telefonasse in continuazione. La famiglia in tutto ciò è stata sempre assente e numerose sono state le litigate tra la madre di mio padre, prima e i fratelli, dopo, che a volte si sono concluse con finte riappacificazioni e formali cenoni di natale.

Il mio rapporto con lui è stato sempre conflittuale; mi rendo conto che è stata sempre una figura inesistente in casa; per ogni problema, ogni richiesta sia io che mio fratello ci siamo rivolti sempre e solo a mia madre.
Io ho paura che questo rapporto con mio padre abbia influenzato anche il mio rapporto con gli uomini.

Io ho un carattere abbastanza forte, aggressivo, dico le cose in maniera troppo diretta a volte e non mi rendo conto, lì per lì, di poter ferire la sensibilità delle persone. Mi rendo conto anche di non riuscire ad aprirmi molto con le persone, infatti anche i miei migliori amici non sono a conoscenza della mia situazione familiare.Con i miei fidanzati tendo ad instaurare quasi un clima di competizione (nonostante io assolutamente non la voglia), rivolgendomi anche in modo sarcastico e accentuando sempre i difetti e mai i pregi dell'altra persona, nonostante li riconosca, sembrando quindi più dura di quello che in realtà sono. In passato sono sempre stata io a lasciare i miei fidanzati perchè caratterialmente più deboli, più fragili di me, ma l'ultimo rapporto, durato appena 3 mesi, è stato chiuso dall'altra persona (che pure aveva molti difetti tra cui quello di essere particolarmente suscettibile) perchè non sopportava questo mio atteggiamento.

Io quindi mi chiedo come posso lavorare su me stessa per migliorare il mio carattere, smussare questi spigoli? E' necessario che mi rivolga ad uno specialista? Io credo di avere una buona consapevolezza di me stessa, dei miei problemi, dei miei difetti e di ciò che sono, ma mi rendo conto che il mio rapporto con gli uomini non è molto normale. Cosa posso fare?

Grazie, cordialmente.
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
Gentile ragazza, se ritiene che la sua condizione non le permette di entrare in relazione con gli altri e non riesce a trovare da sola la capacità di gestire il suo propblema, forse è il momento di affrontare la situazione da un punto di vista psicoterapico. Parta da questa consapevolezza che esprime e si faccia aiutare da uno psicologo-psicoterapeuta.
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
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Dr. Massimo D'Alessandro Psicologo, Psicoterapeuta 93 4
Gentile utente, è molto probabile che il rapporto con i suoi familiari (e non solo con suo padre) abbia influenzato il suo modo di instaurare le relazioni con gli altri. Tuttavia il modo in cui questo è avvenuto e continua a perpetuarsi nel presente potrebbe essere descritto e ipotizzato soltanto attraverso un lavoro personale di tipo psicologico o psicoterapeutico. Quello che lei descrive come carattere aggressivo, competitivo, sarcastico, restio a parlare di sé anche con gli amici sembra essere un particolare stile relazionale (cioè modo di rapportarsi agli altri) che lei tende ad utilizzare più o meno frequentemente. Spesso si definisce tale stile relazionale come “stile relazionale aggressivo”. Questo particolare modo di comportarsi generalmente (qui non parlo di lei) porta le persone ad utilizzare nei rapporti con gli altri, una modalità competitiva, manipolativa, bruscamente diretta e non di rado anche francamente aggressiva (sia in modo verbale che fisico). Chiaramente tale modo di comportarsi è causa di conflitti, di fughe, di isolamento sociale ecc.
Per concludere e terminare la risposta alla sua domanda, tale stile relazionale potrebbe essere un aspetto “normale” della sua personalità, ovvero potrebbe essere un “sintomo” che segnala altre forme di disagio. Questo però potrà valutarlo solo un collega in un setting adeguato che non è sicuramente questo. Per quanto invece riguarda la decisione di rivolgersi o meno ad uno specialista, questo dipende solo da lei.

Cordiali saluti

Dr. Massimo DAlessandro
Psicologo-Psicoterapeuta
www.massimo-dalessandro.com

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Dr.ssa Roberta Cacioppo Psicologo, Psicoterapeuta 338 11 2
Gentile utente,
la consapevolezza di limiti e difficoltà è un ottimo punto di partenza, ma in situazioni come quella da lei descritta (soprattutto per il fatto che lei in prima persona il problema se lo pone), le consiglio di rivolgersi a uno specialista.

Insieme a uno psicoterapeuta potrà meglio indagare le questioni di cui ci ha scritto e mettersi in gioco in maniera efficace.

Cordialmente,

Roberta Cacioppo - Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa clinica -
www.psicoterapia-milano.it
www.sessuologia-milano.it