X il dott. santonocito: terapia breve strategica

Gentile Dottore,

a fine gennaio mi sono racato da un terapista in breve strategica per far fronte a problemi relazionali di una certa entità con l'altro sesso.

Ho 24 anni e sono stato fidanzato, per breve tempo, con una ragazza di cui mi ero innamorato l'ultimo anno del liceo. Dopodichè non ho praticamente più avuto contatti con altre ragazze: ho il terrore di avvicinarmi ad una ragazza che mi piace, mi spaventa solo l'idea che lei possa fiutare il mio interesse nei suoi confronti, ho un terrore paralizzante di risultare inadatto, ridicolo, indegno di interesse.. in una parola, ho una paura esageratamente eccessiva del rifiuto.

Non solo: in questi ultimi anni ho avuto occasione di conoscere qualche ragazza tramite amici e, nonostante tutte le paure, sono riuscito pure ad organizzare qualche uscita a due. Dopo il primo appuntamento, anche se percepivo interesse dall'altra parte, cominciavo a farmi mille paranoie tipo "mi piace o non mi piace?" (oltre a quelle relative al fatto che se ci uscivo un'altra volta avrei dovuto "provarci") e troncavo la cosa. In una di queste occasioni, dopo svariate uscite, ho trovato il coraggio di baciare la ragazza: ho percepito un disagio estremo e sono sparito.

I veri problemi sono iniziati un anno e mezzo fa, quando ho avuto degli episodi ossessivi (il pensiero era "che voglia evitare contatti intimi perchè ho subito una violenza sessuale da piccolo?"). Così decisi di rivolgermi ad uno specialista. Un anno di terapia cognitivo-costruttivista non ha sortito risultati apprezzabili.

Ora con la strategica, tramite gli esercizi paradossali (peggiore fantasia su cosa potrebbe accadere) sono riuscito a mettere in atto un piccolo avvicinamento, dopodichè sono ricrollato nello stato precedente che mi ha portato ansie e rimuginazioni: secondo il dottore bisogna continuare a lavorare esclusivamente sul problema ralazionale e non sulle ruminazioni che ogni tanto fanno capolino.. in più dopo il primo effimero "successo" mi ha fatto smettere gli esercizi paradossali che mi erano stati d'aiuto quantomeno nel contenere le ruminazioni. Il fatto è che questo "sblocco" in realtà non c'è stato e a me sembra di essere nella situazione di partenza!

Che ne pensa?

Grazie.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Un parere esatto su un quadro può solo essere dato di persona. In base a quello che dice è difficile stabilire se la priorità sia da dare più alla paura del rifiuto o all'ideazione ossessiva. Se il collega ha ritenuto che il problema relazionale fosse preponderante, avrà avuto le sue ragioni.

Tuttavia devo osservare quanto segue.

1) Se con la prescrizione delle peggiori fantasie stava ottenendo risultati, questo avrebbe dovuto emergere nei colloqui con il terapeuta e avrebbe dovuto essere stato preso come guida per orientare gli interventi successivi.

2) Per la paura del rifiuto relazionale la prescrizione primaria in TBS non è quella delle peggiori fantasie, ma un'altra. Quindi può lasciare perplesso che il collega abbia scelto quest'altra strada ma, di nuovo, ogni valutazione a distanza non può che essere limitata rispetto a quella di persona.

In conclusione, dovrebbe esporre questi suoi dubbi al terapeuta e usarli insieme a lui per decidere come procedere.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
dopo
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Grazie mille per la risposta dottore.

In prima seduta il terapeuta, espostogli il problema, era partito in quarta prescrivendomi - per l'appunto - il rifiuto. Ovviamente non sono riuscito a mettere in atto l'esercizio, in quanto mi mette in forte disagio anche solo guardare negli occhi una donna che mi interessa, avvicinarmi fisicamente mi manda nel pallone.. figuriamoci attaccare bottone, parlarle, chiederle il numero di telefono e beccarmi un no!

Così il dottore ha ripiegato sulla prescrizione della peggiore fantasia.

Nell'ultima seduta (la sesta in totale) gli ho esposto queste perplessità e il permanere dell'estrema difficoltà nell'avvicinare una donna. Credevo si potessero adottare altre tecniche ma pare che non sia così, dato che mi ha ribadito di "non scordarmi l'esercizio".

Non so se sia il caso di chiedere un altro parere dal vivo a questo punto.. potrebbe essere dannoso?

Ancora grazie

P.s. secondo lei è normale che uno psicoterapeuta racconti al paziente, durante le sedute, le esperienze sessuali avute con le proprie amanti?



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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Probabilmente sarebbe stato opportuno, prima di passare alle peggiori fantasie, lavorare per trovare il modo di renderle via via sopportabile il piccolo rifiuto, sembra quello il punto nevralgico.

Le prescrizioni possono essere adattate e rese eseguibili procedendo per piccolo passi, ma ciò su cui lavorare potrebbe essere proprio quello, perché la paura del rifiuto è diversa da una semplice fobia.

Quando ci si sente rifiutati si possono percepire sensazioni comparabili al dolore fisico. Quindi non è solo una paura astratta che dev'essere vinta, ma una sensazione diversa e ancora più concreta della paura. Ecco perché la prescrizione delle peggiori fantasie potrebbe non essere quella più adatta.

Questo è quanto posso dirle limitatamente a un consulto online.

Cordiali saluti