Non socializzo e non sono contenta dei miei "amici"

Salve, sono una ragazza di 20 anni. Ho sempre avuto un carattere supertimido, ero quella "invisibile" del gruppo e in alcuni casi lo sono ancora, anche se mi sono aperta molto ultimamente.

Ho sempre creduto molto nell'amicizia, ma non sono mai stata ripagata alla stessa maniera. Nel mio paese non ho amici, solo conoscenze... vuoi perchè alle elementari e alle medie ho subito tante prese in giro che mi hanno fatto crollare la poca autostima che avevo, vuoi perchè io ero timida e non sapevo mai cosa dire, vuoi perchè i miei genitori erano mega protettivi e se uscivo anche solo con un'amica a prendere un gelato, mia mamma mi pedinava...
Quindi quando a 14 anni iniziavano a formarsi i gruppetti, io me ne stavo alla finestra a vederli passare in bicicletta e divertirsi.

Poi ho fatto il liceo in una città, dove ho stretto forti amicizie, alcune perse, altre due rimaste ancora adesso.... Attualmente faccio l'università in una città vicino, ho conosciuto altra gente, tutta fuori sede, con le quali tutta via non riesco a prendere "quella confidenza" in più. L'unico di loro con cui mi sono veramente legata è il mio fidanzato...

Il punto è che non so se sono stata sfortunata io, se è la mentalità da città... ma ho sempre trovato gente che ti chiamava solo per uscire, o quando aveva bisogno di un favore... Ho sempre pensato che quell'amicizia che vedevi nei film, quella in cui scendevi sotto casa e incontravi gli amici di sempre e ci parlavi anche solo per mezz'ora, esistesse solo nei film... e ci ho sofferto veramente tanto.

Invece, quando il mio ragazzo mi ha raccontato la sua infanzia e i suoi amici... mi si è aperto un nuovo mondo. Un mondo fatto di semplicità, di rispetto (sarà la mentalità diversa perchè vive in campagna/montagna?), di pomeriggi passati sul prato, di giri in bici per i campi, di bagni al fiume. Tutte cose che qui da me, si facevano 70 anni fa, cose che io vedevo nei film e pensavo "Perchè non posso vivere in una realtà del genere?"
Lui ha i suoi amici in paese da una vita, e la cosa che apprezzo di più è che è un vero legame... Sono quel tipo di amicizie in cui esci, vai sotto casa del tuo amico e gli chiedi se può uscire e stai con lui a parlare anche solo 10 minuti, solo per il gusto di chiedergli "Come stai?"
Lui quasi ogni sera si incontra mezz'ora sotto casa con gli amici e chiacchierano...

Non è una cosa bellissima?
Io ho un rapporto totalmente diverso. Prima di tutto, nessuno sta nel mio paese. Se vogliamo uscire, ci dobbiamo mettere d'accordo ore prima. Ed è più un rapporto per avere qualcuno con cui uscire il sabato sera.
Io sto diventando molto insofferente a questa cosa, tanto che quando so che la sera devo uscire con loro mi viene l'ansia ... Cosa devo fare?
[#1]
Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile ragazza, le amicizie sono un pò come delle belle piante. Hanno un ciclo vitale, e vanno curate.

E non tutte sono uguali, non tutte prevedono la stessa "distanza" interpersonale, gli stessi impegni, le stesse regole.

Le amicizie coltivate dal suo ragazzo, forse, hanno a che fare con una forma di vita comunitaria, quella di una piccola realtà in paese, dove i rapporti possono essere più stretti e duraturi... ma anche più soffocanti.

Il problema è che, dal suo racconto, a lei manca una parte importante, ovvero l'apprendimento di modalità di socializzazione che di solito avviene durante l'infanzia/preadolescenza. In quel periodo, forse, non ha avuto molte possibilità di imparare "come si sta con gli altri".

Questo non implica che lei sia una disadattata: forse ha semplicemente qualche difficoltà in più nell'aprirsi, nel fidarsi e nel confidarsi, e forse ha una visione un pò "idealizzata" dell'amicizia.

Cosa ne pensa?

Cordialmente
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
Gentile ragazza,

potrebbe esserti di grande aiuto parlare di persona con uno psicologo di questa difficoltà nelle relazioni.
E' molto probabile che la questione sia risolvibile in tempi stretti, in quando tutti noi impariamo a relazionarci con gli altri.

Prova a leggere questo articolo:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html

Inoltre bisognerebbe valutare la situazione per comprendere come ti poni con gli altri, se ci sono timori (di giudizio, di non-accettazione, ecc..) che possono compromettere i contatti.

Saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
dopo
Utente
Utente
No infatti, ha centrato in pieno il problema.
Non ho avuto la possibilità di entrare in contatto con gli altri quando era il periodo.

Io mi ricordo che le mie amiche mi cercavano anche , quando facevo le medie qui in paese, ma mia mamma dopo un po' ha iniziato a dire che erano troppo appiccicose e non potevo vederle perchè dovevo studiare.
Poi io ho sempre passato le mie estati nella casa in campagna con i miei genitori, con nessuno della mia età vicino. Trascorrevo le mie giornate a leggere libri su libri, non smettevo mai. Magari una volta ogni due settimane mi chiamava una mia amica e mi raccontava cosa faceva, io invece dicevo sempre "non ho niente di nuovo da dirti" perchè era la verità.

Diciamo che quindi ho sempre vissuto nella solitudine, quindi spesso mi viene voglia di "scappare" se sono in compagnia. A volte è vero, ho anche paura di essere giudicata perchè non ho grande autostima.
[#4]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.8k 506 41
L'esposizione aiuta ad apprendere determinate abilità.
Ma anche in casa è possibile imparare tali abilità: adesso non so se la relazione con la mamma sia diversa, ma NEGOZIARE è un'abilità che si apprende, non è innata.
Quando la mamma proibiva di vedere quelle amiche tu cosa facevi? come reagivi?

Quanto al fatto di vivere nella solitudine e di avere voglia di scappare dalla compagnia, forse è proprio legato al fatto che tu non sia abituata a quella situazione e magari sei addirittura "spaventata".

Anche per l'autostima può aiutarti la consulenza di uno psicologo: hai mai pensato di rivolgerti al consultorio?

Oltre a questo considera che la relazione col tuo ragazzo e i suoi amici potrebbe essere per te una validissima palestra per essere sempre più sciolta e a tuo agio nelle relazioni sociali.

Saluti,
[#5]
Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Io mi ricordo che le mie amiche mi cercavano anche , quando facevo le medie qui in paese

Beh, allora forse lei non doveva essere proprio così terribile, se le sue amiche la cercavano... ;D

>>mia mamma dopo un po' ha iniziato a dire che erano troppo appiccicose
>>ho sempre trovato gente che ti chiamava solo per uscire, o quando aveva bisogno di un favore...

E' possibile che lei abbia appreso la tendenza ad attribuire agli altri caratteristiche negative, e che questo le renda più difficile superare le sue difficoltà di relazione.

>>Diciamo che quindi ho sempre vissuto nella solitudine, quindi spesso mi viene voglia di "scappare" se sono in compagnia

Le accade di provare qualche sensazione spiacevole, quando si trova in compagnia? C'è qualche pensiero che la disturba in particolare?

>>A volte è vero, ho anche paura di essere giudicata perchè non ho grande autostima

Anche questo elemento può contribuire; potrebbe fornirci qualche informazione in più? Cosa intende quando dice di non avere una grande autostima? Vale in tutte le situazioni o in alcune in particolare? Riguarda "lei come persona" o alcune sue caratteristiche?
[#6]
dopo
Utente
Utente
Vi ringrazio veramente tanto per le risposte, non sapete quanto mi risolleviate il morale.

La relazione con mia mamma è molto particolare. E' una casalinga e da quando i miei si sono sposati, non hanno più amici. Mia mamma inoltre ha sempre cercato di proteggermi dicendo che alla mia età lei non aveva nessuno che le diceva cosa fare o la consigliava (ha perso i genitori a 15-16 anni).

Quando lei mi proibiva qualcosa rispondevo semplicemente "Va bene" ma dentro di me pensavo che non era giusto. Poi dopo un po' ho cominciato a pensare che fosse quasi "normale" uscire poco.

Lo ammetto, la relazione con il mio ragazzo mi ha aiutata molto in questi 7 mesi che siamo insieme, perchè prima di lui non mi aveva apprezzata nessuno per il mio carattere, per i miei hobby. Diciamo che mi ha fatto acquistare un po' di fiducia in me.
Purtroppo causa distanza, durante le vacanze non ci possiamo frequentare molto.
Tuttavia il prossimo weekend avrò la possibilità di stare 4 giorni da lui e vedere come vive. Penso che sarò una bella esperienza.

Riguardo al consultorio, si ci ho pensato. Purtroppo non so bene dove andare... io abito vicino Pistoia ma non capisco bene se c'è uno psicologo per gli adolescenti. Potrei andare a Firenze dove studio forse...
[#7]
dopo
Utente
Utente
>> Le accade di provare qualche sensazione spiacevole, quando si trova in compagnia? C'è qualche pensiero che la disturba in particolare?

Non succede con tutte le persone, solo con alcune. Sento di essere noiosa e di non aver niente da dire, quindi me ne sto lì e li ascolto. Mi sento inferiore perchè manca "qualcosa" nella mia vita, che gli altri hanno vissuto e io no.
Poi magari se dico qualcosa mi guardano in modo strano come a dire "Si vabbè" e allora mi passa tutta la voglia di parlare.
Con altre persone invece non sto zitta un secondo!

>> Anche questo elemento può contribuire; potrebbe fornirci qualche informazione in più? Cosa intende quando dice di non avere una grande autostima? Vale in tutte le situazioni o in alcune in particolare? Riguarda "lei come persona" o alcune sue caratteristiche?

Nono riguarda più che altro me come persona, non mi reputo nè brava nè speciale nè intelligente nè bella, fino a quando non viene qualcuno a dirmelo.
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Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Sento di essere noiosa e di non aver niente da dire, quindi me ne sto lì e li ascolto

Mi sembra una situazione spiacevole. Se ho ben compreso, il suo comportamento ("me ne sto lì e li ascolto") è guidato dalle sue emozioni e dai pensieri che le passano per la testa in quel momento ("Sento di essere noiosa e di non aver niente da dire"), più che da quello che accade intorno a lei (intorno a lei magari ci sono persone che chiaccherano, e potrebbe essere piacevole per lei interagire con loro).

Questo accade spesso a noi esseri umani: lasciamo che siano i nostri pensieri a costruire delle gabbie, e ci lasciamo intrappolare dentro.

Per evitare un'emozione (ad esempio, l'imbarazzo di parlare con alcune persone), ne sperimentiamo altre anche più spiacevoli (ad esempio, senso di solitudine e di isolamento, di inadeguatezza, tristezza, rabbia verso noi stessi etc.).

Potrebbe sperimentare da sola, e scoprire come comportarsi con gli altri, magari prendendo a modello qualcuno che lei reputa efficace.

Se proprio dovesse accorgersi che non ce la fa, che è bloccata etc. prenda in seria considerazione un aiuto psicologico, magari mirato e circoscritto.

Cordiali saluti
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
È possibile che a creare in te l'illusione di un mondo sociale difficile da gestire abbiano concorso due fattori: da una parte una sensibilità più alta del normale che ti fa sentire più intensamente le piccole e bonarie aggressioni cui normalmente si va incontro a stare in mezzo agli altri; e dall'altra il comportamento di tua madre che, con le migliori intenzioni, forse un po' per apprensione sua, forse per averti visto così indifesa, ha cercato di proteggerti. Solo che restando molto protetta non ti è stato possibile esercitarti e irrobustirti.

L'autostima deriva da cose che facciamo e che ci dimostrano che siamo capaci in un determinato campo d'azione. Ma se si è ipersensibili, si tende a evitare, quindi non si possono fare esperienze. Di conseguenza l'autostima non cresce.

Aver trovato un ragazzo con cui stare bene è certo una risorsa, ma dovresti vigilare affinché non diventi un appoggio da cui ricavare gratificazioni che non riesci a ottenere in altro modo. Relazione con una persona e amicizie sono cose diverse (ma tu lo sai) e per vivere serenamente sono necessarie entrambe.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#10]
dopo
Utente
Utente
Dottor Calì, io ho sempre avuto l'impressione di essere "bloccata" sia dal punto di vista sociale sia emotivo. Quello emotivo tuttavia era una cosa che mi accade da un paio di anni... forse sarà il fatto di essere sempre stata trattata un po' con sufficienza, che ho iniziato a guardare anche io il mondo con la stessa sufficienza...e niente e nessuno mi entusiasma più!! Andando all'università sono riuscita a svegliarmi un po' e comincio a entusiasmarmi di più per fortuna...

Anche oggi, avevo programmato di uscire con una ragazza per vedere una fiera qui in paese, ma mi ha dato buca all'ultimo minuto. Ci vado anche da sola, perchè mi interessa, ma mi sembra una cosa tristissima! :(
E' come se a nessuno importasse mai di me, eppure non credo di essere una persona spiacevole! Sono abbastanza aperta quando voglio, sorrido, sono gentile... eppure...!
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Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>forse sarà il fatto di essere sempre stata trattata un po' con sufficienza, che ho iniziato a guardare anche io il mondo con la stessa sufficienza...

Questa sua risposta mi ha fatto riflettere: forse, quando gli altri ci trattano con sufficienza proviamo qualcosa. Qualcosa di spiacevole, di negativo, un'emozione che non vorremmo.

Ma come evitare un'emozione? Mica è un posto, basterebbe non passare di lì...

Allora, per evitare l'emozione spiacevole possiamo cominciare ad evitare quello che la genera in noi, ovvero il contatto con gli altri.

Perchè, come le diceva il dott. Santonocito, un ammontare di spiacevolezza, piccolo o grande che sia, è proprio dello stare con gli altri.

E se non si impara a gestirlo, a comportarsi di conseguenza, a contrattare, a dire agli altri: "Non sono contenta per il atto che tu non rispetti il nostro impegno!", questo ammontare di sofferenza può diventare più grande, e magari renderci più sensibili alle piccole/grandi offese degli altri.

Ogni volta che evitiamo un'esperienza, il nostro mondo, sia quello fisico, che quello psicologico, diventa un pò più piccolo e grigio. E non tutte le esperienze "devono" essere piacevoli o positive.
[#12]
dopo
Utente
Utente
Si io difatti non so trattare con gli altri... non sono mai una persona che risponde a tono per far valere le sue ragioni, lo sono diventata solo ultimamente.

Io penso che una parte del mio senso di inferiorità, sia dovuto anche a mia madre.
Per l'amor del cielo, non dico che devo essere a briglia sciolta, ma a 20 anni secondo me non ci si deve sentir urlare in faccia perchè il sabato sera sei tornata a casa all'una e mezzo. Lei non capisce un sacco di cose, e pensa che gli racconti sempre bugie. Non ha creduto al fatto che i posti che io e i miei amici ieri sera erano chiusi e abbiamo dovuto cambiare città. Non crede all'ora a cui sono tornata. Getta fuoco e fiamme sulle persone con cui esco, anche con le mie due amiche che conosce bene, dicendo che non ci devo uscire perchè è gente che non vuole fare niente nella sua vita, non vuole studiare e vogliono solo fare tardi. Come se fossi l'unica a fare l'università.
Secondo lei, siccome io ho un esame il 2 luglio, non dovrei mai uscire, massimo una volta a settimana. Sbuffa se voglio andare a vedere il mio ragazzo dopo una settimana che non lo vedo e mi manca da morire, sbuffa se un'amica decide lei di riportarmi a casa perchè mi deve parlare in privato, (lei proprio non capisce di cosa debba parlare di importante con le mie amiche), sbuffa se un'amica mi chiede un passaggio, sbuffa se voglio tornare a casa mezz'ora dopo.

Io ogni volta che inizia a dirmi tutte queste cose mi inizio a sentire in colpa. In colpa perchè penso "Ha ragione, lei la sera all'una ha sonno, farei meglio a tornare prima" e la accontento, e cose simili ... In colpa perchè mi dice "Io alla tua età non avevo i miei genitori che mi dicevano cosa fare!" Non riesco nemmeno a rispondergli, perchè non le voglio dare la soddisfazione di piangergli davanti agli occhi.
E' una cosa di cui non riesco a parlare con le mie amiche e con il mio ragazzo, è una cosa che proprio mi umilia "Oh povera ragazza che deve uscire poco e tornare presto perchè glielo dice la mammina". Ne ho parlato una volta con il mio ragazzo e lui mi ha detto che è assurdo perchè ho 20 anni e posso fare quello che mi pare, semplicemente, perchè sua madre gli ha dato la possibilità di capire da solo chi frequentare, e quando tornare, essendo comunque presente.
Ma non è facile. I miei genitori sono persone che non hanno amici e in un certo senso la loro solitudine si è riflettuta un po' su di me... mia madre poi mi ha sempre impedito tante amicizie...
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Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
"La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni"

I comportamenti (tra cui le richieste, comportarsi di conseguenza ad una richiesta o rifiutarla, etc.) nascono con degli obiettivi, ma sono spesso controllati dalle loro conseguenze.

Se accontentare sua mamma la fa smettere di brontolare, lei ottiene due effetti "rinforzanti": uno su sua mamma (il suo brontolare è stato premiato) ed uno su di sè (la sua rinuncia viene premiata).

Purtroppo, questo sembra allontanarla dalle cose che per lei sono davvero importanti.

Ma ha anche un altro effetto. Cercando di evitare il senso di colpa, lei si becca lo stesso senso di colpa, più rabbia, più tristezza, più delusione, più frustrazione e scoraggiamento...

Se lei pensa che "dovrà esser pronta" prima di rompere il guscio, allora forse non lo sarà mai.

C'è anche un'altra nota che mi è saltata agli occhi leggendo le sue parole.

"LEI" dov'è? Ci sono la sua mamma, le sue amiche, i suoi genitori, il suo ragazzo; ma i suoi desideri, i suoi bisogni, le sue mete, dove sono?

Il lavoro di definirsi rispetto alla propria famiglia comincia con l'adolescenza, ed a volte dura tutta una vita; mentre altre volte si conclude con l'età adulta, quando si imparano ad accettare i propri familiari per quello che sono, ed a seguire la propria strada, anche se a loro non piace.

Forse lei ha bisogno di fare un pò di chiarezza rispetto alle sue esigenze, alle sue richieste, e cominciare a rivolgerle a sè stessa, più che a sua mamma o ai suoi amici
[#14]
dopo
Utente
Utente
Quindi secondo lei dovrei ribellarmi per realizzare me stessa e evitare le sensazioni spiacevoli?

Io dove sono? Io non ho esigenze e richieste di grandi tipi. Dal punto di vista materiale, so bene che qualsiasi cosa di cui ho bisogno potrei averla. Ma io in primis non la voglio... non sono una di quelle tipe che se non ha il vestitino firmato o il cellulare da 500 euro si sente inferiori a tutti. Non me ne è mai importato niente.

Le uniche mie esigenze sono quelle di circondarmi anche di poche persone, ma che mi vogliano bene per quello che sono. Che me lo mostrino. E ne ho soltanto due, oltre ai miei genitori. Detto cosi forse sembro molto presuntuosa, del tipo che voglio avere mille amici ... io sono sempre stata del partito "meglio pochi ma buoni" , ma mi sono accorta che anche i pochi che ho, non sono tutti buoni.

Se anche io riuscissi a risolvere i problemi con mia madre, guadagnando la libertà che mi spetta e facendoglielo capire educatamente, poi che cosa faccio?
Sono libera...ma sola! Il punto è che io penso che alla mia età siano tutti troppo presi dagli amici con cui sono cresciuti, dal lavoro, dagli hobby...che nessuno sembra avere tempo per nuove conoscenze!
All'università ho conosciuto una ragazza che abita nel mio stesso paese, siamo spesso insieme là, ma in paese non riusciamo mai a vederci perchè lavora quasi tutte le sere, il giorno va in palestra, va un corso...si tiene impegnata perchè ha perso tutti gli amici e così non ha il tempo di pensare a quanto è sola.

C'è un gruppetto di gente che era alle elementari con me che mi è sempre piaciuta. Ma come si fa a andare lì e iniziare a frequentarli di punto in bianco? Io la trovo una cosa quasi arrogante. Mi sentirei a disagio con persone che si frequentano da 5-6 anni.
Quindi diciamo, che non vedo proprio risoluzione al mio problema! :(

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Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Quindi secondo lei dovrei ribellarmi per realizzare me stessa e evitare le sensazioni spiacevoli?

No, non le ho mai detto di "ribellarsi". Lei è abbastanza adulta da poter decidere cosa fare da sola, non mi permetterei mai di dirle io "faccia questo, faccia quest'altro!".

E lei (come nessun essere umano vivente) non potrà mai evitare le sensazioni spiacevoli. Potrà complicarsi molto la vita cercando di evitarle, ma non riuscirà mai a farlo.

Conosce qualcuno che non soffre? O che riesce ad evitare il dolore umano e rimanere vivo?

>>mi sono accorta che anche i pochi che ho, non sono tutti buoni

E' possibile, non lo metto in dubbio. Ma lei cosa sta facendo per curare anche poche relazioni, ma importanti?

>>Se anche io riuscissi a risolvere i problemi con mia madre, guadagnando la libertà che mi spetta e facendoglielo capire educatamente, poi che cosa faccio?

Brava! La sua considerazione mi sembra molto acuta ed interessante!

Forse, lei è molto concentrata sul "levarsi problemi" (la sensazione di non essere libera, di non essere all'altezza nelle relazioni, etc.). Ma cosa ci vuole "mettere", nella sua vita? Cosa vorrebbe che cambiasse?

>>C'è un gruppetto di gente che era alle elementari con me che mi è sempre piaciuta. Ma come si fa a andare lì e iniziare a frequentarli di punto in bianco? Io la trovo una cosa quasi arrogante. Mi sentirei a disagio con persone che si frequentano da 5-6 anni.

Vede, in questa specifica situazione lei sta cercando di evitare un'emozione (il disagio, l'imbarazzo. etc.) e alcuni pensieri (chissà cosa penseranno di me? mi considereranno un'arrogante! penseranno "ma questa che vuole?" etc.).

Per cercare di evitare alcune esperienze dentro di lei, il risultato qual è?