Problema in famiglia

Salve,
Per la prima volta vorrei parlare con uno specialista, o avere un consiglio, di un argomento molto privato.Sono una ragazza di 27 anni, universitaria, vivo ancora con i miei e abbiamo un problema a livello famigliare che non sappiamo come risolvere. Si tratta del carattere di mio padre, vi spiego prima che il tipo di famiglia che lui ha da sempre voluto imporre è stata quella che a sua volta ha vissuto in infanzia, la tipica patriarcale, in cui il pater familia ha più importanza della mamma e decide su quasi tutto. Sebbene mia madre ha tentato innumerevoli volte a fargli vedere le cose da altri punti di vista, temo che non cambierà mai ma questo sta portando sia a me sia a mia madre diverse difficoltà. Spiego anche che la vita di mio padre non è stata poi così semplice, la mamma non lo cerca per niente ed è sempre stato considerato la pecora nera della famiglia perché non ascoltava a differenza degli altri figli, e questo ha avuto delle conseguenze nel rapporto con la mamma, fino a poco tempo fa neanche si salutavano. Ha vissuto anche per anni senza vedere la mamma, che l’ha sempre rimproverato, criticato. Ora, lui ha quasi sessantenni e lo vedo fare cose diverse, attaccarsi a piccolezze come un bambino, volere sempre la ragione, non rispettare il punto di vista degli altri, credersi talvolta chi sa tutto, ecc ecc. Parlando per mia madre, diciamo che le ha sempre detto cosa fare, lui ha sempre deciso per lei, tra cui la scelta di non lavorare, che ora mia madre gli rinfaccia sempre ed è stato sempre molto geloso di lei, scegliendo anche il modo di vestire di mamma. Per fortuna mamma ora si è presa le sue piccole rivincite anche se riaffiorano forse i traumi e rinfaccia le cose che forse avrebbe dovuto non lasciargli fare da giovane. Descritta cosi non so che tipo di famiglia possa sembrare e me ne vergogno un po’. Sta di fatto che il problema odierno è che mio padre si fossilizza e fa vere e proprie tragedie per piccolezze che io e mia madre proprio non sopportiamo. Me ne vergogno ma solo ieri abbiamo mandato all’aria un uscita a causa mia, perché a sua detta io non ho “chiuso e sigillato bene il tappo del dentifricio” (Che storia eh? A 27 anni ebbene sì). E di sciocchezze come questa si discute sempre, si piange, si sta male. Non ce la facciamo più di far tragedie per poco, in più io che sono l’ultima figlia rimasta in casa subisco tutte le critiche, rimproveri….Mi dice spesso che dormo, che devo darmi una regolata, che non faccio niente dalla mattina alla sera. Tutto questo mi ha fatto sempre crollare in pianti, sono una ragazza senza autostima, ho delle difficoltà, non riesco a trovar un lavoro (queste sono le cose importanti) e devo sempre dar attenzione a queste cose. Aggiungo anche che talvolta ho notato che quando non gli do attenzione a tavola vedo che crea una discussione dal nulla. Lo so che ha passato una brutta infanzia, ma i giovani d’oggi hanno bisogno di spazio. Anche a detta di mia sorella il problema è che mia madre gli ha sempre lasciato far tutto, per paura di essere lasciata forse. Più che consigliarmi un consulto, che sicuramente farò non appena ne avrò l’occasione vorrei un consiglio su come comportarmi, anzi comportarci.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Utente,
il suo scritto mette in evidenza un certo tipo di dinamiche familiari disfunzionali nelle quali anche lei è coinvolta e partecipe attiva.
Cambia il focus rispetto al consulto precedente ,centrato sul rapporto con sua madre, ma il problema è comunque imperniato sulle relazioni familiari.

Come già espresso in precedenza, il suggerimento è quello di distanziarsi emotivamente dai suoi genitori e conquistare una maggiore autonomia, nulla può fare per quanto concerne suo padre e la relazione con sua madre, molto può fare per se stessa.

Non significa voler meno bene ai propri genitori, anzi, ma riuscire a conquistare uno sguardo differente sulla situazione e su sé in rapporto ai problemi familiari esposti che consenta di progettare il proprio futuro e agire di conseguenza senza sentirsi trattenuti.

Non sempre è così semplice districarsi in certe dinamiche quando se ne è coinvolti, ma il fatto è come dice lei <i giovani d’oggi hanno bisogno di spazio> , direi di poter diventare adulti autonomi.

<Sono una ragazza senza autostima, ho delle difficoltà, non riesco a trovar un lavoro (queste sono le cose importanti) e devo sempre dar attenzione a queste cose.>
Rifletta su quel deve, su quel coinvolgimento che la trova costretta a dare attenzione e a contribuire al mantenimento delle dinamiche in essere anche se, date le difficoltà esposte, sarebbe utile si rivolgesse a un nostro collega direttamente. un consulto on line può solo darle spunti di riflessione o orientarla.

Quale occasione attenderebbe per consultare direttamente un collega?
Può anche rivolgersi al servizio pubblico, ad esempio presso il Consultorio Familiare ASL del suo territorio.

Molti auguri

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio molto per la sua risposta. Si si lei ha perfettamente ragione, ma ho provato a seguire questo consiglio e tutte le volte che mi distanziavo emotivamente da queste piccolezze ho notato che a mio padre dava rancore non avere più quelle attenzioni. Solitamente poi succede che se non gli rispondi o dici che farai come vuole, si infastidisca sempre più, è un vicolo cieco.
Anche se me ne distanzio questi problemini si susseguono tutti i giorni, distogliendo la mia attenzione dal mio studio, non sembra ma una situazione cosi spegne anche la creatività di una persona.
Sono cose poi talmente banali che se ci penso dopo non saprei se ridere o piangere.
Eppure sono grande ma mi sento trattata in modo cosi infantile guardi..è frustrante.
La troppa educazione credo sia nociva. Non sono una ragazza esigente, altroché, per questo mi domando perché lamentarsi delle più piccole sciocchezze quando ci sono cose molto più importanti nella vita.
Sembra sia bipolare. A volte è particolarmente felice e allegro, e questo fa star bene tutti, ma poi scatta quel non so cosa e si perde in un bicchier d'acqua. Ma davvero.
Vorrei andare, del resto feci circa 5 colloqui in cui una sua collega riscontrò che avevo problemi di coppia anche in relazione del difficile rapporto con mio padre.
Al momento per diversi motivi, potrei solo accettare una vostra cortese risposta, non appena possibile andrò presto ad un consultorio.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
< ma ho provato a seguire questo consiglio>

Certo e proprio perché non è sufficiente un suggerimento che sarebbe opportuno farsi accompagnare in un percorso direttamente da un collega.

<tutte le volte che mi distanziavo emotivamente da queste piccolezze ho notato che a mio padre dava rancore non avere più quelle attenzioni...> Solo a titolo di esempio, qui descrive bene la dinamica per la quale riesce difficile spezzare il circolo vizioso in atto. I suoi tentativi di distanziarsi producono il rincarare di suo padre e questo ha un effetto su lei che di conseguenza si comporta, contribuendo al mantenimento dello staus quo.

Lasci perdere le diagnosi su suo padre, sposti il focus su lei e sui suoi contributi personali (anche inconsapevoli) nelle difficoltà in atto, sui piccoli passi che potrebbe iniziare a fare per sé e cerchi un aiuto specialistico.

Non ho ben compreso cosa la frenerebbe in pratica dal recarsi ad esempio al servizio pubblico.
[#4]
dopo
Utente
Utente
i motivi sono dovuti alla mancanza di tempo per studio e lavoro.
So solo che se anche intraprendessi questo percorso come lei giustamente mi consiglia, e riuscissi a scrollarmi di dosso quello che in me suscita, sarebbe un gran risultato, ma non potrei comunque sottrarmi al fare in casa cio che lui vuole. E non si tratta di faccende casalinghe, magari. Ma di cose impensabili per una persona.
"Spostare il rubinetto dell'acqua fino alla fine sulla fredda sennò si rompe la caldaia" per lei ha un senso? per questo, per quanto emotivamente potrei riuscirci, e sono sicura che almeno starei meglio, mi sento alquanto ridicola al non semplice chiudere un dentifricio, ma tentare di sigillarlo. Non so se s'intende.