Mancanza di motivazione e paura dell'università

Sono una ragazza di 26 anni e da sempre sono un tipo estremamente ansioso e con scarsa autostima. Fino alla fine del liceo, però, lo studio mi appassionava e avevo ottimi risultati scolastici, tant'è che pensando al futuro mi vedevo come ricercatrice, studiosa, critica letteraria...l'entrata all'università però ha segnato un cambiamento fortissimo e inaspettato nel mio approccio allo studio. Fin da prima di iniziare la triennale in lettere ho cominciato a sentirmi sempre più a disagio al pensiero dell'università, delle lezioni, dei professori, degli esami e la cosa non è migliorata nei mesi successivi. Ero sfiduciata, annoiata, ansiosa, quando gli esami si avvicinavano mi ammalavo quasi dall'ansia, studiando giorno e notte, piangendo e rimanendo sveglia a rimuginare la notte. Col tempo, poi, le cose sono un po' migliorate, ho imparato a controllare almeno un po' la mia ansia, ma fatto sta che ho sempre vissuto male l'università, nonostante quello che studiavo mi piacesse e nonostante abbia finito con il massimo dei voti (ma in ritardo). Al momento di scegliere la specialistica (anche se mia madre mi sconsigliava di studiare, dicendo che evidentemente non ci sono portata e che avrei dovuto lavorare), ero più orientata verso le lingue straniere e ho fatto l'errore di farmi convincere da mio padre a fare una specialistica in interpretazione di conferenza, di cui non ero molto convinta fin dall'inizio (e infatti i giorni prima di cominciare avevo crisi di pianto, sbalzi d'umore, ansia incontrollabile). Dopo un anno durissimo ho lasciato la specialistica perché ero arrivata al punto di non ruscire più a mangiare né a dormire e di pensare spesso al suicidio. Mi sono presa un anno di pausa, ho lavorato, mi sono molto risollevata e nel frattempo ho deciso di fare una specialistica all'estero, in traduzione. E' stata una scelta molto ponderata (è quasi un anno che lo programmo), ho scelto l'università dove a suo tempo ho fatto l'Erasmus e che ho adorato, fino a non molto tempo fa ero sì spaventata e preoccupata (anche perché dovrò pagarmela da sola), ma comunque abbastanza entusiasta, curiosa...e ora a una settimana dalla partenza sono nel panico esattamente come prima di iniziare la specialistica in interpretazione, se non peggio! A ciò si aggiunge il fatto che nel frattempo mi è stato offerto un lavoro all'estero e sono molto tentata...sicuramente mi sentirei più tranquilla che non a iniziare un nuovo percorso di studi. Perché io che sono sempre stata brava e studiosa ho un tale complesso nei confronti dello studio? Sono ansiosa in generale, ma a questo livello solo per quanto riguarda lo studio...cosa dovrei fare? Non rischiare di stare nuovamente male come mi suggerisce mia madre e accettare il lavoro? O dovrei lavorare sulle mie ansie e riuscire finalmente a concludere gli studi? E come potrei fare?
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

la scelta finale di ciò che può fare spetta solo a Lei, ma uno psicologo di persona potrebbe essere utile per aiutarLa a scegliere consapevolmente cosa fare.
Inoltre potrebbe aiutarLa a modulare l'ansia che pare abbia preso il sopravvento.
Il passaggio dal liceo all'università è spesso difficile e organizzarsi può dare qualche problema.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dott.ssa,

la ringrazio per la risposta. Il fatto è che la partenza è prossima, avrei voluto rendermi conto prima di quanto profondo fosse questo mio disagio nei confronti dell'università perché magari avrei potuto affrontarlo con più consapevolezza, iniziare a vedere uno psicologo per cercare di arrivare alla partenza preparata, ma i mesi scorsi, finché la cosa era ancora lontana, non provavo tutta questa paura, ed ero convinta che studiando una cosa che mi interessi veramente le paure del passato non si sarebbero ripresentate. Adesso invece sono nel panico e confusissima anche perché quel lavoro all'estero, pur non essendo il "lavoro dei sogni", potrebbe piacermi e nel momento stesso in cui mi sono state spiegate quali sarebbero le mie mansioni, le condizioni del contratto, ecc., ho proprio sentito un entusiasmo, una voglia di farlo e mettermi alla prova che attualmente non provo al pensiero dell'università. Mi chiedo allora se fare l'università a tutti i costi non sia una forzatura del mio vero carattere e delle mie vere inclinazioni, se sono semplicemente una persona che non è tagliata per studiare, o se invece è un problema psicologico che dovrei e posso risolvere. Avevo pensato di farmi coraggio e intraprendere nuovamente gli studi pur senza sentirmela, consultando appena arrivata il servizio di assistenza psicologica dell'università perché mi seguano nel mio nuovo percorso, ma non so se è il caso di fermarmi finché sono in tempo. Forse sarebbe più prudente pensare prima a vedere uno psicologo con una certa continuità, per capire se veramente si tratta di un problema psicologico ed è possibile risolverlo, o se semplicemente mi sto forzando a fare una cosa che in realtà non mi interessa davvero? So che lei non può dirmi cosa devo fare, la decisione finale è solo mia, ma mi chiedo se in questo genere di situazioni sia più consigliabile buttarsi o procedere con cautela.
[#3]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
E' comprensibile la sua indecisione e confusione in merito al da farsi.
Probabilmente le pressioni della sua famiglia, i consigli e le definizioni sulle sue possibilità di studiare con profitto hanno concorso a confonderle le idee, a far vacillare la fiducia nelle sue capacità, ad alimentare una certa quota di ansia, prescindendo dalle
buone intenzioni dei suoi genitori.
Da tenere in conto poi che il passaggio dalle scuole superiori al contesto universitario è un cambiamento importante che di per sé può mettere in crisi:nuovo contesto, relazioni, comprensione dei meccanismi, modo di studiare.

Dato il pregresso, la scelta della specialistica su pressioni di suo padre e non su una sua scelta personale e consapevole, ha contribuito ad amplificare le difficoltà.

Sembrerebbe che ora difficoltà trascinate nel tempo si riverberino sulle sue possibilità di scegliere slegata da tutti quei condizionamenti e idee su sè...magari anche il timore di allontanarsi dalla sua famiglia, di deluderla, potrebbe essere correlato.

Quando dovrebbe scegliere e partire?

Sarebbe opportuno che consultasse un nostro collega per fare un po' di chiarezza e compiere una scelta consapevole, anche attraverso una centratura di taglio orientativo.

Restiamo in ascolto

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#4]
dopo
Utente
Utente
Dovrei partire il 20 settembre, quindi fra una settimana. Da una parte vorrei prendere tempo, farmi aiutare da uno psicologo e arrivare a scegliere il mio percorso (di studi o lavorativo) con consapevolezza e serenità, dall'altra l'idea di aspettare un altro anno e iniziare la specialistica a 27 anni mi sembra folle. Non so neanche poi se le mie siano paure normali prima di iniziare un nuovo percorso all'estero, paure a cui non dovrei dare troppa importanza per non ingigantirle o se si tratta invece di segnali del fatto che non sono pronta a scegliere e ad affrontare l'università (anche perché la prospettiva di un lavoro da fare all'estero non mi spaventa così tanto). Insomma, sono nella confusione più totale. Mi sembra assurdo il fatto di essermi informata, di aver preso l'iniziativa nello scegliere questa facoltà, di essermi impegnata per mandare la documentazione necessaria a farmi ammettere e adesso sono sul punto di tirarmi indietro e lasciare perdere tutto...però non mi sento per niente tranquilla e serena.
[#5]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Da una parte la tranqullità che le offrirebbe un posto di lavoro, dall'altra l'entusiasmo per una facoltà che gradisce, in mezzo la paura di sbagliare, la confusione, la tentazione di rinunciare...nessuna scelta può garantirla a priori, anche la rinuncia è una scelta (ma quali conseguenze?) Proverei almeno a fare un colloquio psicologico in settimana, faccia un bilancio scritto dei pro e dei contro di ogni alternativa...valuti con calma e magari con un aiuto esterno competente.

Ci faccia sapere in futuro se crede
[#6]
dopo
Utente
Utente
Alla fine ho deciso per il lavoro. Non senza qualche rimpianto, ma sto meglio così, almeno per ora. So che nell'immediato mi sentirò più serena, realizzata, e avrò spero il tempo di riflettere, capire e magari farmi aiutare (nonché l'occasione per cominciare una vita nuova, indipendente, e chissà che da cosa non nasca cosa). Non so perché ma non riesco del tutto a digerire l'idea di non fare la specialistica, anche se la laurea in sé conta relativamente per il futuro lavorativo e a conti fatti una laurea già ce l'ho, anche se è "solo" una triennale. Non capisco se il mio incaponirmi a voler prendere una specialistica sia una questione di orgoglio personale, un mio desiderio autentico o autolesionismo bello e buono. Forse è un tentativo di riprendermi qualcosa di mio, quell'amore per lo studio che ho perso lungo il mio percorso e che mi fa sentire meno realizzata, anche se sono realizzata su molti altri livelli e me ne rendo conto...in settimana cercherò comunque di incontrare uno psicologo per un consulto orientativo. Grazie ancora per le vostre risposte.