Depressione postaborto

Salve,avevo già chiesto in consulto in precedenza per un problema che non ho ancora risolto e ringrazio già da subito coloro che riusciranno ad trovare un pò di tempo per me. Due anni fa ho dovuto fare una scelta molto sofferta e obbligata che nessuna donna dovrebbe fare, ovvero l'interruzione di gravidanza volontaria. Dal giorno dell'intervento io non vivo più, nonostante la mia giovane età. Un anno fa dalla disperazione ho provato a chiedere aiuto a una psicologa ma non ho risolto nulla, poichè le risposte che ricevevo alle mie domande erano legate alla mia età ("tanto hai tutta la vita davanti", "è una scelta di cui ormai devi fartene una ragione", "divertiti adesso"...) e la psicologa invece che ascoltarmi continuava a scrivere tutto quello che dicevo anzichè ascoltarmi. Continuo a soffrire di depressione, di isolamento, e sento un peso pesante al cuore, come se ci fosse un mattone pesante costantemente sul petto che mi impedisce di respirare e mi obbliga a non tollerare più gli spazi chiusi. Ho provato a chiedere aiuto al mio fidanzato, con il quale sto insieme da più di 4 anni e con il quale sto progettando un futuro insieme, ma lui non sa come aiutarmi e non si impegna nemmeno a tentare di capire quello che provo. Mi sento sola, sempre nervosa e in tensione,e non sto più bene con me stessa, tanto da desiderare molto spesso di uccidermi. Molti dicono che avere un bambino quando si è giovani rovina la vita, ma nessuno ti dice quanto sia devastante e opprimente la sensazione di colpa e vuoto che si prova dopo questa decisione, che ho dovuto per fare per amore del mio fidanzato e non per me stessa. La causa di tutto questo dolore è che mi manca da morire ed il senso di maternità che ho sempre avuto forte,ora mi sta uccidendo man mano che passa il tempo. Non so più come aiutarmi,tutto quello che faccio e che vedo mi ricorda il mio angelo, e mi odio cosi tanto che non riesco a perdonarmi niente,continuo a mettermi alla prova rimproverandomi e non mi sento più a mio agio con il mio corpo (e di conseguenza con il mio fidanzato). Chiedo continuamente aiuto, ma l'unica risposta che ricevo é " sei giovane, la tua vita non finisce qui", come se la giovinezza sia una terapia o un vaccino. Sono stufa di questa vita,non è la vita che ho sempre immaginato per me, e mi sento cosi inutile e vuota dentro.
Grazie davvero di cuore per l'ascolto!
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

mi pare di capire che la decisione di interrompere la gravidanza sia stata presa soprattutto dal tuo ragazzo e per il tuo ragazzo.
Tu non hai avuto modo di discuterne prima con il ginecologo e/o con uno psicologo?
Il senso di colpa e di vuoto sono emozioni molto forti, che indicano chiaramente come ti senti, ma è anche importante che tu riesca a sciogliere questi dolorosissimi meccanismi che ancora ti tengono schiava di quella decisione, forse troppo frettolosa e poco consapevole.
E' decisamente importante che tu riesca nuovamente a chiedere aiuto ad uno psicologo; se con la precedente non ti sei trovata bene, puoi optare per una scelta diversa e magari chiedere anche una consulenza psichiatrica.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Signora,
Le allego uno spezzone di un mio articolo, sperando di aiutarla a riflettere ,ma una consuenza de visu, diventa indispensabile per recuperare qualità di vita.
L'aborto attiva dinamiche profonde



Cosa rappresenta dal punto di vista psicologico l’esperienza dell’aborto?
Quali meccanismi psichici mette in moto?
Quali ripercussioni ha sulla vita intima e sessuale della coppia?
L’esperienza dell’aborto, rappresenta il fallimento degli antichi desideri inconsci di maternità e rappresenta il conflittuale bivio tra una realtà emozionale e psicologica ed una realtà sociale, a cui la donna spesso si vede costretta ad aderire.
L’intervento chirurgico, rappresenta e concretizza la risoluzione momentanea ed apparente di future complicanze emozionali, familiari, sociali ed ovviamente economiche, ma sancisce l’inizio di un doloroso processo di elaborazione del gesto esperito e del lutto subito dalla donna, unica protagonista assoluta dell’aborto. Dal punto di vista dell’immaginario, la sessualità femminile è scarsamente disgiunta dall’aspetto procreativo, anche se la storia e l’avvento della terapia orale per la contraccezione ha rappresentato per la sessualità femminile, una tappa epocale e strategica, al fine di garantire alla coppia e, soprattutto alla donna la capacità di vivere la propria sessualità, scevra dalla sfera procreativa.
Un fallimento contraccettivo o un “incidente di percorso”, fa riemergere dall’inconscio femminile l’atavica, ancestrale correlazione tra sessualità e procreazione, il corpo femminile è sempre stato a servizio della prosecuzione della specie.
La sessualità femminile con la terapia orale per la contraccezione, ha finalità ludiche e non esclusivamente procreative, le donne possono accedere a ruoli sociali e lavorativi potenti ed ambiti (in passato ricoperti solo dall’uomo), perché la nascita dei figli viene desiderata, programmata e spesso procrastinata, non più subita.
La gravidanza, nel tempo, ha mutato significato, proprio a causa del “ruolo di genere sociale”, che è diventato lentamente, ma costantemente ambiguo. I ruoli maschili e femminili, non sono più separati,ma fusi e confusi in mansioni che a livello simbolico si intersecano.
La contraccezione divide la donna tra il suo potere decisionale ed il suo corpo femminile portatore di capacità fecondative.
L’aborto va considerato sempre, anche se voluto, come un evento traumatico in quanto produce un marcato stress ed evoca elementi mortiferi, azzera inoltre gli elementi di identificazione con il bambino, mediante la negazione della gravidanza.
La sintomatologia psicosomatica che insorge nelle donna che hanno abortito, ha caratteristiche simili al “disturbo post traumatico da stress” (DSM IV), i disturbi possono insorgere subito dopo l’intervento o dopo un lungo periodo di incubazione psichica a livello inconscio.
I disturbi comprendono disturbi neurovegetativi, disturbi d’ansia, del tono dell’umore, del ritmo sonno veglia,dell’affettività, della sessualità,dell’alimentazione, del flusso ideico.
Una donna che non ha potuto elaborare dal punto di vista simbolico ed emozionale l’aborto, lo interpreta come se avesse ucciso il suo bambino in maniera premeditata e cosciente.
Il processo riproduttivo e procreativo deve essere considerato in tutta la sua complessità, senza trascurare soprattutto il “valore dell’elaborazione simbolica”, oltre che dell’evento biologico.
La genitorialità racchiude in sé il grande progetto di “proiettare nel tempo” la propria identità, biologica, psicologica e sociale. La decisione di abortire, nega comunque la genitorialità e crea nella donna, nuclei indelebili di dolore e lutto, misti a vergogna e colpa, che devono obbligatoriamente essere rielaborati all’interno di setting psicoterapici, al fine di una sana ed adattiva ristrutturazione di personalità della donna.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#3]
dopo
Utente
Utente
Ringrazio moltissimo in anticipo per la vostra disponibilità e per il mio pensiero che state dedicando a me! Rispondo per prima alla dottoressa Pileci e vorrei dirle che si, purtroppo ho dovuto scegliere per l'intervento per amore del mio fidanzato, che si è spaventato moltissimo e non ha saputo gestire la situazione. Purtroppo sono una persona che preferisce far soffrire se stessa piuttosto che gli altri, per non sentirsi troppo in colpa. Sono fidanzata con lui da 4 anni e già da due avevo il desiderio fortissimo di avere un figlio con lui, pur consapevole che non fosse il momento giusto e che l'età non è quella giusta. Però poi è successo davvero senza volerlo, e quando l'ho scoperto è stato il giorno più bella della mia vita, sono i giorni dopo che sono stati come un incubo. La cosa che mi dà più dolore è rivivere i momenti di quando sentivo tutto nella pancia o di quel maledetto giorno in ospedale. Vorrei farmi aiutare da un'altra psicologa, ma purtroppo è difficile ritornare da uno specialista e riparlare di tutto quello che ho passato, anche se sono consapevole che è la via migliore per riuscire ad uscire fuori. Quando sono andata a fare la richiesta ho avuto modo di parlare con ginecologo, ostetrica ed assistente sociale, infatti fino al giorno dell'intervento ho avuti dubbi e non riuscivo a decidere cosa fare della mia vita. Purtroppo però nessuno ti dice quanto faccia male dopo e quanto si diventa grandi a convivere con un dolore terribile così. Grazie per l'ascolto!
Invece per la dottoressa Randone, la ringrazio per aver postato l'articolo scritto da lei e le dico che lo avevo già letto in precedenza per un consulto che aveva già dato e lo trovo molto interessante, anche perchè io studio per diventare infermiera ed mi ha arricchito sia per la mia crescita morale che professionale. Grazie mille anche a lei!
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile ragazza,

ritengo che questo evento debba essere ancora elaborato da Lei e comprendo la Sua sofferenza. Purtroppo non ci sono le parole giuste per preparare una donna a questa dolorosa decisione e purtroppo il tempo per aumentare la consapevolezza di ciò che si sta per affrontare è poco...

Ma io vorrei anche che tu riflettessi su un aspetto molto importante, cioè: " sono una persona che preferisce far soffrire se stessa piuttosto che gli altri, per non sentirsi troppo in colpa. "

Tutta questa colpa, che è pervasiva, deve trovare un senso e soprattutto, se incongrua, deve essere ridimensionata e abbandonata...

Ti faccio tanti auguri per la tua vita.
[#5]
dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa, è riuscita a darmi uno spunto su cui riflettere e su cui cercherò di riflettere insieme al mio fidanzato.Grazie mille!
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Prego.
Aggiornami pure, se ti fa piacere.

Cordiali saluti,