Blocco negli studi..e nella vita.

Buonasera.

Ho finito tutti gli esami della laurea specialistica almeno 3 anni fa. Poi ho iniziato con mille dubbi a capire che tesi avrei potuto fare. In qualche modo ho scelto ed ho iniziato a farla, poi l'ho abbandonata, l'ho ripresa...ed infine abbandonata senza però mai togliermi completamente il tarlo dalla testa. Infatti ora ho ricominciato a pensarci.

Ho sempre dato la colpa di questo mio "incompiuto" alla mia personale incapacità nell'organizzarmi e nello scrivere, alla mia più o meno pronunciata depressione, alla perdita di interesse e alla mancanza di motivazione.
Mi sono detta più volte che il pezzo di carta non mi serve a niente e che io raggiunga o meno questo risultato la mia vita non cambierà.
Eppure perché continuo a pensarci, e soprattutto perché fa così male? per un riconoscimento sociale? per la mia autostima?
Non saprei...

stupidamente, dopo anni mi sono accorta solo ora che io "funziono così".
Abbandonai il liceo all'ultimo anno (dopo un percorso eccellente e tra lo stupore generale di compagni e professori).
cosa mi successe allora? ancora non lo so. Diedi la colpa alla mia bulimia conclamata e al caos in cui mi gettava.
Mi sono diplomata due anni dopo da privatista tra la vergogna generale ed ovviamente facendo il triplo della fatica.

Mi iscrivo all'università quasi per riscattarmi. Faccio un percorso bello, sia umanamente che didatticamente.
Mi blocco alla tesina finale. Per fortuna, in quel caso, non del tutto. Passo due mesi a letto a piangere piena di dubbi, poi con uno sforzo sovraumano scrivo quel poco che serviva e mi laureo.

Ma rieccomi a distanza di tanti anni nella stessa situazione.
è un copione che si ripete?

sono destinata a vivere cosi? mi devo rovinare ogni traguardo? di cosa ho paura?
anche ora riprendere la tesi sarebbe per me un'impresa titanica. e mi chiedo...ne vale davvero la pena se poi magari tra qualche anno mi bloccherò ancora in altri traguardi della mia vita? è uno strazio vivere in questo modo.

Cosa c'è di così tremendamente sbagliato nel mio cervello bacato?

Scusate le mille domande, ma sono quelle che faccio continuamente a me stessa e spero sinceramente che voi abbiate più risposte di quelle che ho io.
[#1]
Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Gentile utente, ci sono appunto delle costanti nel suo modo di portare avanti studi e progetti.. E' .. la vertigine.. stato d'animo molto più frequente di quanto si creda, che coglie quando si è ad un passo dalla vetta, ambita, sognata, faticata, e che fa paura.
Perchè, dopo, c'è la vita vera , con possibiltà anche di sconfitte, delusioni, atterraggi bruschi..
Così si aspetta , razionalizzando ci si dice che non serve alla fine, che tanto è lo stesso ..
Non ha un cervello .. bacato , mia cara.. da questa ansia, da questa paura che l'attanaglia come se fosse in trincea mentre i cecchini sparano, si può uscire , si faccia aiutare da un Collega de visu. Vivrà meglio , imparerà a ridimensionare, paure e fantasmi discriminanti ..
Il pezzo di carta serve , le manca poco pochissimo , se vuole ce la fa .. non ingigantisca le difficoltà che ci sono per tutti, sempre ..
Può credere nei suoi sogni e non sprecare i suoi giorni giovani..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

[#2]
dopo
Attivo dal 2009 al 2017
Ex utente
Grazie mille dottoressa. Avevo pensato anche io (perché molti lo avevano insinuato) che la mia fosse paura del dopo, della vita vera.

Ma io nella vita reale ci sono. Lavoro da anni, da prima ancora di iniziare l'università, anche se saltuariamente.
E superando mille ansie e sensi di inferiorità, ora posso dire di lavorare discretamente e di essere discretamente apprezzata. Non credo davvero che fosse la paura del lavoro a paralizzarmi.

Ho una relazione e convivo. Vivo i problemi di una coppia.
Ammetto che in questo ambito la paura del dopo esiste. Non sono mai sicura che Lui sia l'uomo giusto e non riesco ad immaginarmi nel costruire una famiglia "canonica".

L'anno scorso avevo ripreso gli studi. Frequentavo la facoltà, avevo fatto nuove amicizie, ma quattro giorni prima di presentarmi dalla Prof. ho iniziato nuovamente a mangiare, bere e vomitare ininterrottamente. E dalla prof non ci ho più messo piede. Mi è sembrato un auto-sabotaggio in piena regola.

Forse è vero, vivo in sordina nascosta e tremante, ma il peggior cecchino sono io. E riesco a fare sempre centro.


Grazie ancora per la risposta.
[#3]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Utente,
concordo pienamente con quanto dice la Collega e le chiedo se è ancora seguita dalla terapeuta di cui ci parlava in un precedente consulto, se le ha riferito le perplessità che ha espresso precedentemente qui e come sta andando il percorso.

Fermarsi a un passo dalla fine degli studi sembra avere a che vedere con un copione già messo in atto e che si ripete che comunque farebbe parte di un quadro più complesso su cui lavorare in terapia.

Quali benefici ha ottenuto finora dal percorso terapeutico?
Se è ancora seguita ha parlato di queste difficoltà alla sua curante?


Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#4]
dopo
Attivo dal 2009 al 2017
Ex utente
Certo che ne ho parlato con la terapeuta...

Lei dice che la tesi verrà da sé quando mi sentirò pronta, ma soprattutto non devo sentirmi obbligata a finire se non è davvero quello che desidero.

Il punto è capire quello che desidero...ma io non riesco a farlo.

Sono in terapia da Marzo, ma non so valutare se ci sono stati progressi.

La bulimia è ancora presentissima, con lo studio non ho preso nessuna decisione, e non ho chiarito il rapporto con mio padre.

Queste erano gli ambiti in cui avevo chiesto di essere aiutata andando in terapia.
Invece tutto il percorso terapeutico si è basato sul rapporto col mio partner, che io non consideravo un problema.
Boh!!!


[#5]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Da qui non possiamo entrare in merito alla terapia in corso, ma se lei sente che non sta andando nella direzione giusta, dovrebbe riparlarne con la sua curante.

Come valuterebbe la relazione terapeutica?
Ha fiducia nella sua terapeuta, riesce a impegnarsi nel percorso?
Come si sente nel rapporto con lei?
[#6]
dopo
Attivo dal 2009 al 2017
Ex utente
Il rapporto con lei è buono, mi sento a mio agio.
La fiducia è difficile, ho fatto molte terapie diverse in passato, sempre con scarsi risultati. Un po' ho perso le speranze.

In parallelo sono seguita anche da una psichiatra, che da quando ho smesso di prendere farmaci mi fa anche un po' da psicologa. Ma con lei il rapporto è difficile, ci vediamo poco, non mi sento a mio agio e non ho mai voglia di andarci.

[#7]
Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Forse lei fatica ad affidarsi e questo non aiuta il percorso.
E' opportuno che si apra con la sua terapeuta rispetto ad ogni perplessità.
Non mi è chiara però la sovrapposizione con la psichiatra dato che il trattamento farmacologico è terminato. Sono in contatto i due specialisti, lavorano in sinergia? Ogni quanto vi incontrate?
Sta rivalutando la sua condizione per la ripresa di un eventuale trattamento farmacologico? In cosa consisterebbero le difficoltà che dice di incontrare?
[#8]
dopo
Attivo dal 2009 al 2017
Ex utente
Ne approfitto per chiarire questo post poiché nel frattempo le cose per me sono peggiorate.
Il dubbio e l'incertezza, il continuo assillo mentale e l'incapacità di decidere non mi lasciano mai libera. Mi creano ansia e dolore.
Ieri sono tornata da una seduta con la psicologa e per tutta risposta ho preso una bottiglia di vino, una montagna di cibo ed ho passato cosi la mia giornata. Vi lascio solo immaginare i sensi di colpa che ancora mi affliggono.
è normale reagire cosi?

Non abbiamo toccato argomenti del passato così terribili da farmi crollare. Ho solo fortemente percepito che neanche lei riesce ad aiutarmi col groviglio che ho in testa; è stata la mancanza di speranza a farmi rivolgere alle mie sostanze.

Con la psicoterapeuta ho un incontro ogni 15 giorni.
Con la psichiatra (in passato hanno lavorato in sinergia) sono più sporadici. Di comune accordo non prendo più farmaci per la bulimia che oltre a non servire a nulla mi creavano effetti collaterali. Prendo solo uno stabilizzante dell'umore che mi aiuta (o dovrebbe aiutarmi) a gestire le crisi nervose.

Oggi mi sono ritrovata a cercare qualche psicoterapeuta di altro indirizzo. Sto sbagliando? sto fuggendo? forse sono la solita criticona ed in realtà dovrei solo impegnarmi seriamente per mio conto, non ho bisogno di nessuno e non dovrei spendere altri soldi vani.
Oppure per quanto la mia relazione con questa terapeuta sia soddisfacente, non posso dire lo stesso dei risultati della cura.



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