Crisi personale e di coppia

E' sempre molto difficile trovare le parole per iniziare, da dove iniziare? sono un'insegnante sposata da 12 anni con due bambini di 11 e 9. La prima volta che siamo andati in terapia di coppia è stata alla nascita del nostro secondo bambino. L'ultima terapia di coppia l'abbiamo fatta l'anno scorso. Mi sembra di aver sbagliato tutto, di non essere stata mai felice, di aver perso delle occasioni, di aver lottato per un matrimonio che ha sempre dato segnali di difficoltà. Siamo due persone molto diverse, che faticano a trovare argomenti comuni, interessi, passioni. Io frequento corsi di aggiornamento lui si perde ore ed ore in bicicletta. Lui è in forma fisica perfetta e la ostenta spesso, io mi sento fisicamente disfatta rispetto al corpo che avevo prima delle gravidanze. Lui è diventato vegano, io dei centrifugati non ne posso più. Lui spesso mi ha trattata male anche davanti a amici e parenti, nel 2012 è andato via di casa, mi ha spesso incolpata della sua infelicità. Quindi ad essere infelici siamo in due. La separazione non può essere l'unica strada, perciò siamo stati in terapia molte volte. Ma costa... e noi facciamo sempre fatica a pagare quella montagna di bollette che abbiamo sempre lì. Anche di questo sono stanca, di rincorrere la serenità economica. Sessualmente lui è sempre stato di appetito direi ingordo, non bastava mai... fino a farmi sentire io quella sbagliata, ora che posso finalmente dire no (dopo diversa terapia anche individuale) sento che è solo da li che transitava il suo amore. Ed io fatico ad avere desiderio per lui.
Diverse volte mi ha mentito, e tutte queste situazioni, anche se nel tempo ha cercato di rimediare, a volte riemergono prepotenti e si ripetono. Mi mandano subito in depressione, mi buttano nel girone dei rimpianti. Avevo un lavoro di successo, soldi, possibilità, ero felice. Poi è arrivato lui, per molto tempo mi ha circondata di magia,poi mi ha manipolata, ha minato profondamente la mia autostima. Ha un carattere forte, molto prepotente, sa ignorarmi giorni e giorni.
Io a detta di tutti sono una brava persona, paziente, intelligente, bella, sono una brava madre, sono equilibrata, ma lui mi riesce a disfare. Ho letto non so quanti manuali sugli amori sbagliati. Ma non trovo la via.
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>La separazione non può essere l'unica strada, perciò siamo stati in terapia molte volte

Gentile signora, non so se la separazione sia SEMPRE la migliore soluzione. A volte, le cose rotte si possono aggiustare.
Ma altre volte no. E provare ad aggiustarle, magari aggrappandosi ad un'unione finita da tempo, può solo COSTARE.

Magari non è l'unica strada. Ma escludere una strada, quando magari non ce ne sono altre, può portare a rimanere intrappolati, mentre tutto il resto scorre e va avanti.

Al di là di ennesimi tentativi di riconciliazione, forse potreste valutare con serenità se state insieme perchè per voi è importante, e vale la pena lottare per questo, o se rimanete insieme perchè avete difficoltà a lasciarvi. E, credo, si tratta di situazioni molto diverse...

Che ne pensa?
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

con tutta questa psicoterapia fatta - individuale, di coppia - un risultato l'ha raggiunto: il NO.
La capacità di dire di no al proprio uomo, per molte donne è frutto di un lavoro di faticosa conquista; Lei ci è riuscita.
Anche se il no ha svelato altri aspetti che la Sua compiacenza sessuale "copriva".

Mi soffermo su ciò affinchè Lei inizi a guardare la realtà sì nelle sue ombre, ma anche in quelle luci (piccole o grandi che siano) che sicuramente ci sono.

Solo così, con uno sguardo più equilibrato, potrà sentisi di prendere qualche decisione adeguata per la Sua/Vostra vita.

Non credo di dover aggiungere altro; Lei ha una lunga esperienza di psicoterapia "di persona" e dunque alcuni strumenti li avrà certamente acquisiti.
Forse occorre riprendere il percorso individuale per acquisire maggiore chiarezza e forza interiore.



Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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dopo
Utente
Utente
Vi ringrazio moltissimo per la rapidità delle vostra risposta e cerco di replicare correttamente.
Dott. Calì, si ho molta difficoltà a lasciarlo e anche lui a lasciare me, ovviamente, avendo investito moltissimo l'uno nell'altra. Per me sarebbe molto importante trovare il modo di superare questi momenti in modo meno disfattista perché poi ve ne sono altri meno pesanti e anche in qualche modo positivi. E questo mi fa rispondere alla dott.ssa Bruniati.
Io cerco per l'80% del mio tempo investito nella coppia di essere ottimista, di vedere le luci, di aggrapparmi a quelle per andare avanti. In fondo lo so bene che in tutte le famiglie vi sono dei problemi. Ho pensato anche di ricominciare una terapia individuale ma l'ultima terapia di coppia l'abbiamo fatta presso la mia terapista (dopo un periodo di stacco che mi faceva considerare ex-paziente) ed ora tornare da lei non so se sia la cosa giusta. Mi piaceva come persona, ma nella terapia di coppia non ho sentito le stesse sensazioni di benessere che mi dava nella terapia individuale. L'errore da parte mia è stato quello di credere in una qualche sorta di "alleanza" che professionalmente era giusto invece che non accadesse. Ho letto molto materiale in merito a questo e mi rendo conto dei miei limiti, del bisogno che ho di sentirmi dire che ho ragione... è estremamente egoistico ma lo sento necessario. Sono sincera.
Cerco di visualizzare il mio pontile in mezzo al mare, un mare senza tempesta, ma all'orizzonte non c'è nulla, c'è silenzio, solitudine, grigiore.
Quando comincio così arrivo a pensare cose terribili anche da dire, pensieri suicidi, nessuna voglia di mangiare o peggio, mangiare e poi vomitare.
Quello che mi serve è solo un modo di non cadere così in basso.
in ogni caso grazie ad entrambi le due letture diverse sono state molto utili alla mia eterna riflessione.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

Lei ha ben identificato l'errore nel rendere terapeuta della Vostra coppia quella che era stata la Sua terapeuta individuale.
Talvolta noi Psy sembriamo rigidi quando rifiutiamo queste situazioni, ma lo si fa per teoria e per esperienza; sappiamo che non portano lontano.

Se <<all'orizzonte non c'è nulla, c'è silenzio, solitudine, grigiore<<,
forse cambiando pontile/punto di vista si potrà vedere qualcosa, non pensa?

Cambiare punto di vista è anche cambiare tematiche di riflessione, affinchè la riflessione NON sia eterna.
La vita non è eterna.


Saluti cari.





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dopo
Utente
Utente
La ringrazio dott.ssa
proverò a cambiare prospettiva.
Del resto qualcosa dovrà pur cambiare.
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>Per me sarebbe molto importante trovare il modo di superare questi momenti in modo meno disfattista perché poi ve ne sono altri meno pesanti e anche in qualche modo positivi

Come sottolineava la Dott.ssa Brunialti, allora, forse UNO dei problemi che incontra è proprio una visione un pò "bianco o nero", "tutto o nulla" del rapporto.

Questo è uno dei punti su cui riflettere; un altro, forse, sono le conseguenze del TROPPO riflettere.
A volte, "riflettere" somiglia tanto a "rimuginare", pensare e ripensare le stesse cose, magari ingigantendone gli aspetti negativi, dolorosi, di sofferenza. E questo può valere sia in riferimento al rapporto, sia in riferimento alla fine del rapporto.

"Stare insieme", come molte scelte umane, può essere mosso da tante motivazioni, che potremmo però riassumere in due grandi "famiglie":

fare qualcosa in direzione di ciò che per noi conta davvero, e pagarne il costo
fare qualcosa per sfuggire ad un dolore, e pagarne il costo

E' diverso "stare insieme" perchè in questa unione ci crediamo davvero, perchè in fondo al nostro cuore ci vogliamo impegnare per fare andare le cose bene e, in qualche modo, sappiamo che è possibile; OPPURE stare insieme perchè abbiamo paura di stare da soli, di confrontarci sol fallimento di una relazione, con l'incognita di rimettersi in gioco.

E' diverso "lasciarsi" perchè pensiamo di poter esprimere meglio le nostre persone lontano da una relazione ormai morta, fonte prevalentemente di disagio e sofferenza, e, in qualche modo, sappiamo che ormai è un rapporto impossibile; OPPURE lasciarsi perchè non siamo disposti a metterci in discussione, a sforzarci per far andare meglio le cose, ad adattarci l'un l'altro.

Buona riflessione, allora; ma stia attenta, perchè "eterna" non è un aggettivo che ben si adatta alle cose umane, ed a volte la vita ci sbatte in faccia questa semplice verità in modo non sempre gentile...

Cordialmente
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Dr.ssa Valentina Zanon Psicoterapeuta, Psicologo 23
Gentile Utente,

quello che mi colpisce è la frase:

"si ho molta difficoltà a lasciarlo e anche lui a lasciare me, ovviamente, avendo investito moltissimo l'uno nell'altra."

che genera la mia sola domanda: è riuscita a investire anche in sé stessa?

Certo, le relazioni di coppia sono importanti, ma non possono trasformarsi nell'unico paniere nel quale riporre le nostre uova. Mi spiego, davvero è indispensabile dedicare tutte le energie personali al tentativo di far funzionare una relazione secondo le proprie aspettative?

Come ha detto la Dott.ssa Brunialti, lei è già riuscita a riconquistare il suo diritto a dire di no a certe richieste e sicuramente durante i suoi percorsi individuali avrà acquisito qualche strumento per far fronte ad alcune difficoltà. Certamente questo segnala il primo passo verso una maggiore valorizzazione di se stessa e il perseguimento di altri obiettivi personali che esulano dal "funzionamento" della coppia?

La relazione di coppia è importante ma è SOLO uno degli aspetti di una solida identità individuale, imprescindibile elemento per il funzionamento di qualsiasi relazione.

Auguri, valentina

Dr.ssa Valentina Zanon

[#8]
dopo
Utente
Utente
Gentili psicologi, spero di poter ancora replicare ai vostri suggerimenti-commenti.
Ci sono due cose verissime dette da voi, uno che rimugino.
E' proprio vero, certe volte la notte pur di smettere conto fino a duemila... fa parte di quelle cose che succedono nei miei periodi depressivi che odio fortemente. E uno dei motivi per cui li odio è perché mi distolgono dalle cose che mi rendono felice. Nel periodo in cui le cose vanno meglio investo moltissimo su di me (punto numero due) , sul mio lavoro (che amo moltissimo) sui miei ragazzi, sulle amicizie, sulle uscite quasi spensierate!
Grazie alla terapia sono riuscita a rivedermi con occhi amorevoli, a sentirmi in grado di fare cose interessanti, a buttarmi in progetti culturali, a trovare il coraggio di uscire, cosa che per ANNI non mi sono permessa di fare pur di non litigare o di non essere derisa.
Quando investo su di me e lui mi critica o mi demoralizza o non mi sostiene, o mi mette il muso, trovo l'unica via nella fuga mentale. Ma credetemi, la vivo comunque come una sconfitta. Non sono riuscita in tutti questi anni insieme ad instaurare un rapporto di coppia equilibrato.
E quando la mia mente fugge il mio corpo lo rifiuta totalmente, perfino la sua voce mi sembra intollerabile... Perché non riesco a perdonare il passato e archiviarlo per sempre? Perché non riesco a superare i torti subiti? A volte penso di odiarlo.
Poi piano piano ci si riavvicina, si porta più pazienza, si torna a tollerare, a vedere i suoi occhi dolci... sapendo che durerà fino alla prossima devastante discussione.