Disturbo di personalità evoluto in misantropia e lavoro

Buongiorno a tutti.

Sono stato in cura per diverso tempo per trattare un disturbo narcisistico cover/evitante associato a dismorfofobia (del viso). E' stato un percorso lungo e difficile ma alla fine ho ottenuto enormi benefici: stare bene con me stesso.
Forse troppo.
Cioè, sono arrivato ad un punto in cui stare in solitudine mi rende felicissimo. Quando non c'è nessun altro nei paraggi provo un piacere immenso, mi sembra di vivere in un centro benessere, al sicuro da tutti e da tutto, in assoluta serenità a fare quello che più mi piace. Potrei dire che amo la vita.

Per vivere chiarametne bisogna lavorare ma io amo anche lavorare.
Forse troppo.
Il lavoro che vorrei fare mi piace tantissimo, mi permetterebbe di realizzarmi a pieno facendo quello che ho sempre voluto e come se non bastasse, vorrei fare anche altri secondi lavori. Adoro l'idea di fare un ottimo lavoro, anche più di uno, sentirmi utile e allo stesso tempo essere gratificato con uno stipendio. Non sento la stanchezza.

Dovrei essere la persona più felice del mondo, no? Invece sono disperato. Incontro solo persone frustrate che si sfogano con me, che mi criticano, mi maltrattano, mi invidiano, mi giudicano, mi mettono in difficoltà, mi ingannano, mi tradiscono, godono nel farmi soffrire, se avvertono una mia debolezza o paura la sfruttano fino a farmi piangere o arrabbiare esasperato. E in famiglia non è che vada poi tanto meglio. Non ne posso più.
Con la terapia ho capito che non posso fare più di tanto. Risolvo piccole situazioni ma poi se ne presentano altre e ritorna tutto come prima.
Da solo sto benissimo, incontro una persona qualsiasi, "tossica" o no, e in 3 minuti sono KO. Vorrei sprofondare o ancora peggio uccidermi per farla finita. Ho cercato un modo per allontanarmi da tutti e vivere come eremita ma, per le mie finanze, non è una soluzione percorribile. Sarei disposto a trasferirmi all'estero ma non so se risolverei il mio problema. Provo un dolore fortissimo e stress ogni volta che incontro un altro essere umano. Dovrei cercare lavoro, il lavoro o i lavori dei miei sogni, ma il solo pensare che avrò contatti con altri esseri umani mi atterrisce e non cerco più. E' invivibile. Sono bloccato. Non so come fare. Non so cosa fare.
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buongiorno a lei,

ci tengo a dirle un pensiero che è stato evocato in particolar modo dalle sue parole. Il fatto di individuare un malessere intenso "quando incontra un altro essere umano" è un aspetto molto importante.

La parola misantropia mi ha colpito, significa odio per l'essere umano. Accanto all'odio, lei ci comunica anche di esserne "atterrito", come se gli altri fossero dei nemici che hanno molto potere su di lei.

Non so se il "disturbo di personalità evitante" sia sfociato in misantropia. Questo sentimento per l'essere umano sembra spingerla a evitare situazioni di contatto, affinché lei possa stare bene, senza vivere più uno stato d'animo angoscioso. Forse potremmo dire che la misantropia correla con una condotta evitante, sono due facce di una stessa medaglia?

Mi sembra che sia consapevole che questo malessere condizioni la sua vita. Lo dice a chiare lettere: "È invivibile. Sono bloccato". Ha ragione, se da una parte isolarsi le consente di non sottoporsi a una condizione emotiva intensa, è anche vero che non è vita così.

Quando le dico che sento una certa consapevolezza dei suoi vissuti, glielo comunico perché è un primo passo per poterli affrontare. Potrei dire senza fuggire, cosa che mi sembra lei per primo non voglia fare. Andare all'estero potrebbe rappresentare un tentativo di cambiamento, ma anche una fuga, come lei ci testimonia in modo acuto: andrebbe all'estero, ma non sa se questa è la strada per "risolvere il mio problema". Essere in fuga significa mortificare le proprie potenzialità, e si finisce di desertificare se stessi e il mondo.

Immagino possa sentirsi sfiduciato se è stato già in cura senza riuscire a risolvere il suo malessere, che tipo di psicoterapia ha svolto, quanto è durata? A volte è necessario tempo per cambiare. Almeno secondo il mio orientamento teorico che è psicoanalitico, la psicoterapia è un percorso ambizioso perché bisogna trasformare le nostre radici che possono essere particolarmente stabili nella loro struttura.

Un saluto,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signore,
Io partirei con la considerazione che LEI STA BENE CON SE STESSO.
Mi sembra un ottimo punto di partenza.
Che fa si che Lei non DEBBA AVERE BISOGNO DEGLI. ALTRI.
Pensi che orrore sarebbe stato se Lei avesse avuto bisogno degli altri per essere felice e invece fosse stato ugualmente criticato! Meglio così allora! Non Le pare?
Cerchi quindi nel lavoro una situazione di massima autonomia per Lei. Nessun lavoro di team!
Non ho capito che tipo di lavoro Lei faccia, ma oggi i lavori che permettono di NON stare con gli altri sono davvero tanti: da quelli WEB MEDIATI alle professioni piu' sofisticate che pur consentendo un ottimo introito GARANTISCONO l'isolamento che Lei desidera e a cui aspira.
Quindi credo che possa guardare con ottimismo al Suo futuro!
Ci mandi Sue notizie se lo gradisce!

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#3]
dopo
Utente
Utente
Innanzitutto volevo ringraziarVi per le Vostre risposte che mi hanno aiutato a superare questo momento buio della mia vita. Sono state preziosissime.
In particolare:

@Dr. Enrico de Sanctis:
Sono in terapia da 10 anni. Per motivi logistici (mi sono dovuto trasferire) o economici (alcune sedute sono risultate nel lungo periodo troppo costose da sostenere) ho cambiato diversi specialisti e approcci fino ad arrivare ad una psicoterapia di tipo cognitiva-comportamentale.
Nulla da dire sulla professionalità di chi mi ha seguito, quanto sui tempi. In ogni seduta ho fatto progressi, anche veramente importanti per me, ma non è stato mai abbastanza per condurre una vita relazionale dignitosa. Le relazioni più lunghe che sono riuscito a mantenere (amore, amicizia) sono durate 6 mesi e ho fatto una fatica enorme per tenerle su. Alla fine credo che questa misantropia sia una forma di rassegnazione: ormai credo che per me le relazioni siano semplicemente troppo costose.
Quello che mi ha detto sul lavorare per trasformare le mie radici è quello che in altri termini mi ha detto la psicoterapeuta l'ultima volta che ci siamo visti. Purtroppo ho dovuto interrompere per motivi che non hanno a che vedere con lei ma ora, più che sfiduciato, credo di aver bisogno di concretezza. Per questo, non potendo contare su altri aiuti esterni (nemmeno il consultorio), mi sono buttato alla ricerca di libri di auto-aiuto sull'assertività e le abilità sociali. Comunque anche se imparo principi e tecniche nuove, all'atto pratico, è tutto tremendamente difficile per me. La mia fragilità emotiva è devastante.
Prendo il suo intervento come un suggerimento per non arrendermi e continuare la terapia appena possibile. Cosa che farò. Anche se, per ora, da misantropo convinto.

@ Dott.a Franca Esposito:
Attualmente sono disoccupato ma credo che con un bel po' di tenacia di poter raggiungere il lavoro dei miei sogni.
Il problema è che non so qual è. Non so dove dirigere le mie energie.
Il Suo intervento ha riacceso in me la speranza. Le chiederei cortesemente se può indicarmi almeno un paio di professioni di questo tipo.
Ho già valutato professioni come il programmatore informatico, l'attuario, il ricercatore, il social media manager ecc. ma tutte alla fine prevedono il lavoro in team.
Potrei puntare ad una carriera da consulente ma questo richiede una gavetta in team che io non vorrei fare in quanto dal punto di vista relazionale ogni lavoro di questo tipo è stato un vero inferno per me.

Di nuovo Grazie!
[#4]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signore,
A mio avviso i tipi di lavoro adatti a Lei dovrebbero essere attinenti all'area informatica.
Non so che titolo di studio Lei possegga pero'. Se avesse al Suo attivo uno studio di tipo tecnico sarebbe perfetto.
Un tecnico informatico dal livello "basic" al livello "top" puo' lavorare da solo. Perfettamente.
I momenti di team possono essere pochi.
Si orienti un po' in questo campo tenendo a mente sempre le Sue inclinazioni. E cercando di minimizzare il disagio che puo' apparire stando all'esterno.
All'atto pratico e' la personalita' che struttura le relazioni con gli altri!
Auguri!
[#5]
dopo
Utente
Utente
Ho scelto da subito una laurea in materie tecnico-scientifiche perché illuso potessi dare più attenzione alle cose che alle persone.
Mi vedevo a lavorare chiuso in un laboratorio chimico, da solo, in santa pace, dove venivano apprezzati la mia estrema precisione e attenzione. Quando ho terminato gli studi e ho scoperto che tutti i miei sbocchi occupazionali compresi quello in laboratorio era in team è stato uno shock.
Il lavoro più vicino alle mie corde sarebbe stato quello di scrittore tecnico, penso, ma se Lei mi dice che per i lavori in campo informatico c'è questa possibilità, sono disposto a fare salti mortali.
Anche a prendere una seconda laurea.
Anche se quando dice che ci saranno comunque momenti di team forse devo solo ritenermi spacciato. Pensi che stavo addirittura per farmi monaco di clausura, per evitare chiunque, per sempre.
Ma anche lì, vita in comunità -.- .

Grazie ancora. Buona giornata.
[#6]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Quando dice che la sua "fragilità emotiva è devastante" e che le relazioni umane sono "troppo costose", fa affermazioni che meritano la massima attenzione, dalle quali non fuggirei, nonostante la fatica che lei ben sottolinea. Mi fermerei ad ascoltare me stesso e le preziose associazioni di pensiero che esplicita.

Il rischio, altrimenti, può essere quello di diventare schiavi di uno stato d'animo che condiziona la nostra vita. Non posso non notare che lei parla di "shock" all'idea di relazionarsi con gli altri e, di conseguenza comprensibilmente, di ricerca di "pace". Attenzione però che questa pace non sia quella fuga, come se fosse sulla difensiva per qualche motivo che potrebbe riguardare il suo mondo interiore.

A mio parere bisogna dare senso a tutto questo, comprendere come mai le relazioni suscitano un effetto tanto gravoso su di lei. Non tanto per la definizione di gregarietà dell'essere umano, quanto per la qualità emotiva che mi sembra permeare la sua persona.

Che cosa significa quindi incontrare l'altro, che complessità suscita questo, ci sono vissuti emotivi che per qualche ragione non si autorizza a esprimere nelle relazioni?
Ecco queste sono alcune delle domande che sono importanti porsi, affinché possa vivere non solo come shock le relazioni umane, ma anche come occasione creativa di scambio e crescita.

E, alla fine, se dovesse sentire che le appartiene uno stile di vita più ritirato, può coltivarlo ma non in fuga, non come unica alternativa possibile, non per rassegnazione, non annullando la propria esistenza, ma come scelta.

Relativamente alla terapia, le parlo dal vertice del mio orientamento teorico, è importante che possa seguirla continuativamente, con costanza e un'adeguata frequenza delle sedute, senza cambiare terapeuti né approcci.

Un caro saluto,
Enrico de Sanctis
[#7]
dopo
Utente
Utente
Ho fatto tantissimi passi avanti.
Ho superato la paura di incontrare l'altro, riesco a controllare perfettamente l'ansia, non rimango più fra i miei pensieri ma ascolto gli altri e sono diventato più empatico e generoso.
Sono uscito dalla trappola del giudizio. Da quella della paura della paura. Non cerco più l'approvazione altrui. Sono diventato più sicuro della mia immagine (percepita).
Ognuno di questi passi (e sono soltanto l'1%) mi è costato tanto. E nessuno si è mai accorto di niente, a parte i miei genitori nei casi di depressione grave.
Ho riscoperto l'uso della rabbia e dell'"aggressività" per difendermi. Non essendo pratico a volte esagero, mi capita di esplodere, devo ancora regolare le dosi, ma funziona tutto un po' meglio.
Eppure ogni volta che incontro chiunque, questa persona, anche un bambino, riesce a rovinarmi la giornata con una sola parola. Una volta ci rimuginavo su e questo amplificava l'effetto ma ancora sento dolore. Qualcuno dice che è normale provarlo ma io la sento come una costante ormai da quando avevo 15 anni. Ormai sta diventando quasi un riflesso condizionato: persone = dolore, persone = dolore. Forse sono solo stanco. Forse è stress. Forse sono intollerante. Comunque non ne posso più.
E pensare che di mio sono una persona felicissima, allegra, entusiasta della vita, la mattina mi sveglio con la luce negli occhi, ma ,basta che incontro qualcuno che questa luce mi viene spenta. Mi ricordano quanto è triste e frustrato il genere umano. Forse anche gli altri stanno male, forse anche loro hanno problemi simili o anche più gravi dei miei ma io non ne posso più. Sono anni che subisco angherie da chiunque.
Se non fuggire cosa mi resta da fare? Educare chiunque incontro alla pace e all'armonia? Aiutare gli altri a ritrovare sè stessi? Dovrei dedicare la mia intera vita a cambiare tutto il mondo?
Io ci tornerò in terapia, appena è possibile, ma non credo di poter fare molto più di quello che ho fatto.

Grazie lo stesso.



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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Caro Signore,
Le diro' una cosa che forse la sollevera' o forse la rendera' triste: ognuno di noi e' molto blindato rispetto agli altri.
Spesso si e' blindati anche verso se stessi e le interazioni non possono che fermarsi ALLA SOGLIA DELLO SGUARDO.

Quindi siamo tutti soli dentro di noi.
Solo rarissimamente qualcuno riesce ad accedere, e quando accade si tratta di sentimenti bellissimi.
Se Le capitera' di provarli si ricordera' di averne parlato oggi qui.
Glielo auguro davvero che possa capitare!

A presto!
[#9]
dopo
Utente
Utente
La cosa che mi ha assolutamente sollevato è la possibilità di lavorare isolato. Ero veramente disperato, mentre ora ho trovato qualche opportunità e spero di riuscire a coronare il mio sogno. Non sarà facile ma almeno ho qualcosa per cui lottare. Sono ripartito.
Ne sarei veramente felice e poi, potrei decidere/"scegliere" se affacciarmi al mondo esterno o no, ed espormi a questa remota possibilità di incontrare persone con cui condividere la mia vita e magari tirarne fuori qualcosa di buono.
La vedo come una cosa molto improbabile, comunque costosa, un lusso, mentre io sono ancora alle prese con questioni di sopravvivenza.
Per il momento voglio soltanto starmene per conto mio. Se mi capiterà e questo sito sarà ancora attivo lo scriverò in una replica.

Contraccambio e Le auguro il meglio.

A presto.

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