emozioni

E' possibile non avere emozioni? Una psicoterapeuta mi ha chiesto se le ho, pensavo che fosse impossibile non averne. Magari non sentirle. Mi ha anche chiesto se almeno sono in grado di capirle negli altri. ------------------------------------------------------
Grazie
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Dr.ssa Erica Badalassi Psicologo 12 14

Cara utente,
viene definita alessitimia l'incapacità di riconoscere e di descrivere in modo apporpriato le proprie e le altrui emozioni.
Le persone con alessitimia possono confondere le emozioni con le sensazioni corporee, non riuscendo a ricondurre le proprie manifestazioni emotive ad un personale vissuto emotivo.
Possono quindi andare in contro a problematiche relazionali, in particolar modo quando hanno a che fare con gli affetti e i semtimenti.

Dr.ssa ERICA BADALASSI
Psicologa ad orientamento breve strategico
www.ericabadalassi.it
info@ericabadalassi.it
Fb: Erica Badalassi - Psicologa

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dopo
Utente
Utente
Grazie Dr.ssa, me ne ha parlato anche la psicologa.
Ma è possibile anche non averne proprio? Oltre a tristezza e felicità, che a parte nei picchi estremi per me non esistono, è possibile anche non voler bene alle persone più "care"?
Nell' alternare momenti in cui ci si rende conto di voler bene con passione, a momenti in cui gli altri fanno pena, proprio perchè esseri emotivi e bisognosi di amore, quale realtà è finta? Grazie
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile utente,
La Sua domanda iniziale sulla possibilita' di non "avere" emozioni e' gia' mal posta.
La mia collega Le ha illustrato l'ALESSITIMIA e a tale proposito vorrei fare una specifica: anche in questa psicopatologia le emozioni ci sono eccome. Ma non HANNO VOCE. In pratica le persone affette sembrano perfettamente indifferenti a tutto cio' che Le colpisce, nel bene e nel male. Possono essere gravemente malate ed essere portatili di sintomi che angoscerebbero chiunque, ma essere indifferenti a questo.
Si tratta quindi di qualcosa di diverso da quello che Lei riferisce nella Sua replica.
Da quanto dice sembrerebbe che Lei sia affetto da problemi della sfera affettiva. Perche' forse non ha ricevuto una "educazione" adeguata. O per altre cause.
Tale educazione la si riceve in contesti familiari e sociali e si giova della personalita' del soggetto. Quindi va esaminata ogni componente.
Ne parli con uno psicoterapeuta per orientarsi.
I miei augurui!

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Utente
Utente
Grazie.
Avevo una terapeuta ma ha voluto interrompere, è difficile ricominciare, per cui sono rimasta sola con questa "accusa" di non saper capire gli stati d'animo altrui e la consapevolezza di non capire i miei.
Non ho problemi con gli altri perchè mi gestisco tutto interiormente e a volte non si immaginano nemmeno dei miei alti e bassi nei loro confronti, so recitare bene mentre aspetto che passi il momento di fastidio. Sono così lucida in alcuni momenti che mi spavento da sola, ad esempio quando scelgo consapevolmente di non manipolarli (devo frenarmi da sola). Per questo mi chiedevo se fosse possibile anche essere senza cuore, magari a fasi alterne. Perchè poi in altri casi (famiglia) sclero proprio e me ne rendo conto solo dopo.
Io son sicura a volte di non sentire proprio niente, nè dentro nè verso gli altri, ma a questo punto deve essere una illusione.
Grazie
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
La mia sensazione e' che la Sua affettivita' sia condizionata/bloccatta da qualcosa.
Non saprei dire da che.
Ma deve essere qualcosa di grosso e che riguarda gli estranei. Una difesa estrema. Per non SCLERARE anche verso di loro.
Mi dispiace che la Sua terapeuta abbia deciso di chiudere la relazione terapeutica con Lei. Forse anche la Sua terapeuta faceva parte degli estranei.
Io credo che Lei discrimini volontariamente e quindi non si tratti di una psicopatologia.
Rifletta sul fatto che a 31 anni non puo' chiudersi in uno scafandro in cui Lei e' sicura ma sola.
Se vuole mi scriva di nuovo. Se vuole.
[#6]
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Utente
Utente
Guardi,
mi rivolgevo e rivolgo a lei che mi ha risposto (grazie)
ma anche agli altri specialisti.
La psicologa mi ha "lasciata" perchè non so raggiungere gli obiettivi. La situazione è più complessa di come l'ho riportata, non avevo scritto di altri aspetti perchè non ero in cerca di una definizione che mi inglobasse.
Volevo solo capire se posso credere a me stessa in quei momenti in cui sono vuota.
E' anche un po' diversa da come la ipotizza: gli altri (estranei) per me sono "normali", e a loro semmai devo nascondere l'anormalità della mia famiglia.
Ps.: scrivere in maiuscolo su internet equivale all'urlare nella realtà.
Grazie
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile utente,
Mi dispiace che abbia interpretati come parole urlate quelle che ho inserito in maiuscolo. Utilizzo questa forma per definizioni che mi sembrano rilevanti.
Cosa intende per "posso credere in se stessa nei momenti in cui sono vuota?"
[#8]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dott.ssa,
intendo dire quando non provo niente. Non saprei come spiegarmi meglio. Non saprei nemmeno dire se sono costantemente così, con piccoli momenti di umore alto/basso e slanci di bene verso l'altro o viceversa (se i piccoli momenti sono quelli in cui non provo niente). Così non so a quale momento credere e prendere per vero.
Grazie
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signorina,
Confermo la mia impressione che la Sua affettivita' sia bloccata.
E' una condizione difensiva al massimo che Lei utilizza per non sbilanciarsi affettivamente.
E deve essere una esigenza molto intensa se ne ha cosi' tanto bisogno.
Purtroppo nessuno all'infuori di Lei puo' indurLa a dismettere questa modalita' difensiva.
Non posso dire se in tale condizione Lei possa "credere in se' stessa". Potrebbe darsi persino che questo stato emozionale Le serva da alibi per non credere in se' stessa. Potrebbe essere un alibi molto forte.
E' una ipotesi che andrebbe analizzata con cura. Certamente se Lei si accolla uno scafandro cosi' pesante una utilita' ritiene di averla. E per questo nessuno puo' indurLa a dismettere questa difesa.
Cio' potra' avvenire se e quando Lei dovesse rendersi conto che questo scafandro non lo sopporta piu'.
Comunque, nel Suo inconscio il meccanismo si e' messo in moto. Vedremo che strada prendera'.
Auguri, e mi scriva quando è se lo desiderera'.
[#10]
dopo
Utente
Utente
Intendevo credere "a" me stessa, cioè se mi posso fidare della mia percezione di essere un automa. Perchè così crolla tutto, non si può stare con una persona mentre si sente di non provare nulla, poi rendersi conto di crollare senza, poi di nuovo non provare nulla. Oppure reagire freddamente ma bene ad eventi gravi per poi andare in ansia e panico per cose che per gli altri sono normali (lavoro, studio). Non so più se mi lego per convenienza o per sentimento. Forse sono una stronza che si autoconvince di provare qualcosa. Magari sento solo le emozioni negative.

Per il resto, non cerco una definizione, anzi non la vorrei proprio, e credo sia impossibile inquadrarmi, brutta parola, senza considerare gli altri problemi che non ho esposto e che non c'entrano.
Anzi direi che è difficile inquadrarmi proprio considerando l'ultima esperienza di terapia.
Vi ringrazio in ogni caso.