Depressione: come intervenire?

Gentili dottori,
mi rivolgo a voi per chiedere una valutazione di massima della gravità di un problema che io, sicuramente in modo improprio, chiamo "depressione" e che riscontro nel mio fidanzato. In modo particolare, vorrei conoscere il vostro parere circa l'opportunità (e l'eventuale urgenza) di insistere affinché riprenda un percorso di psicoterapia.
Premetto che qualche anno fa (circa 5 anni fa) il mio fidanzato ha ricevuto un sostegno psicologico professionale. Da prima gli è stata prescritta una terapia farmacologica (zoloft) e, in seguito, alcune sedute di psicoterapia (non sono sicura, ma se non erro il terapeuta era uno psicologo analitico). Quello che so è che da questo percorso è emerso che, avendo dovuto assumersi responsabilità da adulto sin da molto giovane (preadolescente), a causa di dolorose vicende familiari che non posso in alcun modo esplicare più oltre, il mio fidanzato ha difficoltà a tollerare la propria debolezza.
La mia sensazione allora fu che la terapia gli giovasse; ora però sono nuovamente preoccupata a causa di una serie di sintomi che mi dice di accusare. In primis l'insonnia; non tanto per l'insonnia in sé, quanto perché mi dice di essere costretto ad assumere bevande alcoliche per poter dormire. In secondo luogo mi inquieta un suo stato d'animo che non so definire altrimenti che come "sensazione di aver raggiunto il limite delle proprie forze". Lui esprime tale stato d'animo con frasi come "sono arrivato al capolinea" e "sono sull'orlo del burn-out", "non capisco più nulla", "dove sto andando? non ho una direzione". Per quanto concerne il lavoro, nonostante le soddisfazioni che mi pare abbia, credo gli pesi l'"affaticamento da compassione" verso i pazienti (non dirò però che lavoro svolge, per tutelare la privacy a cui tanto tiene). Per quanto, invece, riguarda la vita familiare, afferma di soffrire per il fatto di non avere una famiglia e di condurre una vita da single. Infatti non siamo ancora sposati, abbiamo il centro dei nostri interessi in città diverse e ci vediamo molto di rado; tuttavia, potremmo affrontare e risolvere tutti i problemi di ordine logistico che impediscono il matrimonio se solo lui non fosse in questo stato di prostrazione, come avvolto in questa nuvola nera che gli fa respingere con rabbia tutte le soluzioni che gli propongo (tra cui anche quella di riprendere la psicoterapia). Aggiungo che il mio fidanzato ha sofferto molto in età infantile per l'assenza della figura materna (e ancora soffre, secondo me).
Il terzo sintomo che mi preoccupa è lo stato di apatia in cui spesso cade, soprattutto nel fine settimana, tempo che vive molto male. L'ultima volta che sono andata a trovarlo, dopo essere uscita per la spesa e altre commissioni, l'ho ritrovato immobile sul letto, come privo di sensi; rispondeva a mala pena ai miei richiami e mi sono davvero spaventata. Quando finalmente si è ripreso e gli ho chiesto cosa avesse ha accusato il suo solito mal di vivere. Che devo fare con lui? Grazie
[#1]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile Signorina,
La sola cosa che sia davvero utile per il Suo ragazzo e' che Lei NON FACCIA NIENTE per lui.
Se, come sembra soffre di depressione le Sue insistenze non avranno esito. Tutt'altro
Deve essere lui stesso a decidere se vuole curarsi di se' stesso.
E perche' avvenga questo non deve esserci nessun altro a farlo!
La depressione, se di depressione si tratta, e' una patologia molto particolare, che si nutre della preoccupazione degli altri per mantenersi viva, cioe' per NON migliorare!
Spero di averLe fornito un input utile!
Si distragga e non si lasci coinvolgere se davvero vuole aiutare il Suo ragazzo!
Auguri!

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#2]
Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Carissima, in effetti, come dice la Collega Esposito consiste nel fatto che le persone care si preoccupano , e in qualche modo il vantaggio secondario dell'essere depressi sta nel fatto che amici e familiari si preoccupano .. bisogna anche considerare che c'è una quota di aggressività introiettata nella depressione, c'è affaticamento e stress ma anche non sentirsi riconosciuti per tutta la fatica e per qualche sconfitta se non si riesce a superare l'ostacolo, per cui niente vale la pena e la fatica diventa grandissima, ma ribellarsi è difficile perchè il super-io ti impone di continuare..
Mi auguro che il suo fidanzato si decida a riprendere il percorso per sentirsi compreso e sentirsi appoggiato..l'assenza della figura materna, di chi ti ama, a prescindere da cosa fai e da cosa sei, è
una ferita che si fa sentire..Si distragga certo, ma sia anche dolce e affettuosa , se lo ama..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

[#3]
dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Gentilissime dottoresse,

in primo luogo vi ringrazio per i vostri utilissimi input.
Anch'io in effetti ho notato che parlare a lungo, prospettare soluzioni (che vengono sempre rabbiosamente respinte), entrare nella spirale del suo malessere non serve a nulla: l'unico risultato che si ottiene è di amplificare il problema, rabbuiandomi e avvilendomi. In particolare mi sforzo di non interiorizzare troppo i sensi di colpa che lui tenta spesso di ingenerare in me (perché non ci siamo sposati, in quanto non sono riuscita a trasferirmi nella sua città, e non gli creo attorno quelle gioie domestiche che, secondo lui, darebbe un senso al suo lavoro e alla sua vita - anche se ora gli ostacoli al mio trasferimento sono aggirabili, degli spiragli di soluzione si stanno profilando, ma appena mi dico disponibile a prendere appuntamento con il parroco per iniziare a produrre i documenti per il matrimonio mi risponde a muso duro, dice che io non sono comunque all'altezza di formare una famiglia, perché non lo capisco, il rapporto si è deteriorato, ho un brutto carattere etc.). I miei tentativi di mantenere la serenità sono però spesso fraintesi: lui mi taccia spesso di egoismo in quanto ritiene che a me non interessi il suo malessere, che non mi dispiaccia che lui sta male. Va precisato che lui attorno a sé non ha persone che si preoccupino realmente per lui; vuole bene ad alcuni nipoti, che abitano però lontano,e non si preoccupano per lui: è lui, piuttosto, ad aiutare e sostenere loro (il segno materiale di tale rapporto è che lui li aiuta economicamente). So che si sfoga con dei colleghi, ma in finis ognuno pensa alla propria famiglia, e lui in effetti non ha nessuno. Recentemente mi ha chiesto di andare a trovarlo più spesso, io pensavo di organizzarmi in tal senso (compatibilmente con gli impegni): potrebbe essere una cosa negativa? E' il caso di non intensificare le visite? Grazie ancora per gli ottimi consigli.
[#4]
Dr.ssa Gloria Godioli Psicologo 10 2
Gentile Utente, la condizione che descrive del suo ragazzo può essere dovuta ad un forte momento di stress e di ansia che non riesce a gestire. Magari problemi sul lavoro, preoccupazioni eccessive che conducono anche ad uno stato di insonnia. Non è però chiaro se il farmaco lo sta assumendo ancora...spesso infatti, l'assunzione di tali medicine possono condurre ad uno stato di apatia. Esistono tuttavia delle strategie che gli consentono di superare il problema affidandosi ad uno specialista senza necessariamente ricorrere ai farmaci. Lei purtroppo non può fare nulla attualmente. Affinchè qualsiasi terapia sia valida, è necessario che sia lui stesso a rivolgersi ed intraprendere un percorso che lo aiuti ad uscire da questa situazione. In pratica deve essere motivato e rendersi conto che ha un problema e che deve risolverlo.

Mi tenga aggiornata
Cordialmente
dr.ssa Gloria Godioli
(Pavia)

Dr.ssa Gloria Godioli

[#5]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile utente,
Lei e' la persona piu' vicina che abbia il Suo ragazzo e quindi dovra' essere Lei a "gestire" tutto con grande equilibrio.
Conosce il significato psicodinamico del termine "colludere"? Etimologicamente significa "giocare con" dal latino cum-ludere. Ecco, quello che Lei deve guardarsi da fare e' "colludere" con quello che il ragazzo cerca di proporLe.
E per fare questo deve regolarsi volta per volta, in base alla Sua sensibilita' e conoscenza della personalita' del Suo fidanzato.
Se ritiene che una maggiore frequentazione possa essere positiva tenti. Se si rendera' conto che la sintomatologia peggiora (attacchi vari, pretese) la ridimensioni.
Le faccio i migliori auguri! Stare accanto ad una persona depressa a cui si vuole bene richiede molta sensibilita' e forza. Ma da come ci ha parlato sembra che Lei le possegga entrambe!
[#6]
dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Grazie ancora per gli ulteriori riscontri.
Per la dott.ssa Godioli: Grazie per avermi fatto notare un effetto collaterale del farmaco Zoloft di cui non ero a conoscenza. Il mio ragazzo non lo prende più da diversi anni, ma qualora dovesse tornare in terapia, e ricominciare ad assumerlo, mi sarà utile sapere che può provocare apatia. Il problema dello stress, che lei rileva, è certamente presente.

Per la dott.ssa Esposito: Il concetto di "collusione" che lei introduce è utilissimo. Se ho ben compreso, è quello che io chiamavo "entrare nella sua spirale", però lei mi ha aiutato a chiarire una cosa che intuivo solo vagamente e in modo impreciso. Grazie anche dell'incoraggiamento!

Buona domenica e grazie di tutto a tutte voi.
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