Non riesco a elaborare il lutto per la perdita di mia moglie

Buongiorno ho 42 anni e sono rimasto vedovo da 8.
Da quando ho perso mia moglie, che amavo moltissimo, sono caduto in uno stato di depressione profonda, per cui sono in cura da uno psichiatra che mi supporta anche con una terapia farmacologica. Malgrado questo duplice supporto la situazione è molto difficile e ho seri problemi con il mio lavoro autonomo, che sto trascurando moltissimo. Spesso non trovo la forza di alzarmi dal letto e trascorro le giornate in uno stato di apatia e intontimento, in parte credo anche dovuto dai farmaci, ma soprattutto causato dal fatto che metà del mio cuore è morto 8 anni fa in quel tragico incidente.
Stavamo tornando a casa da un fine settimana al mare. Era sera tardi, io ero molto stanco e temevo un colpo di sonno e così ho lasciato che guidasse lei, nostra figlia dormiva sul sedile posteriore.
Abbiamo avuto uno scontro frontale con un furgone che ha perso il controllo per un guasto meccanico. Lei è morta sul colpo, nostra figlia è rimasta illesa e io me la sono cavata con fratture multiple alla gamba sinistra, per cui oggi sono significativamente claudicante e cammino con un bastone.
La cosa che più mi fa soffrire è che ho una figlia di 20 anni che non ho la forza di seguire. Mi accorgo che spesso mi ha cercato in questi anni, ma io non mi sono fatto trovare, troppo preso a leccarmi le ferite e nascondermi, senza capire che anche lei stava soffrendo.
Mia figlia negli ultimi 8 anni è stata bocciata tre volte, a scuola, ha, da anni, il supporto di uno psicologo e prende dei farmaci per gestire i problemi di ansia e bulimia.
Spesso sono stato convocato dai suoi insegnati, ma non sempre sono stato in grado di andare. Sono anche intervenuti gli assistenti sociali e ho rischiato di perderla.
Non ci sono stato come padre, proprio nel momento in cui lei avrebbe avuto più bisogno di me e questo non riesco a perdonarmelo, ma non ho la forza di fare nulla, non riesco a farmi carico di impegni.
Ho paura che la situazione mi sfugga di mano, ho paura di non essere forte abbastanza per aiutarla, ho paura che la vita mi porti via anche lei.
Ho cercato di parlarle, ma è da troppo tempo che non abbiamo un dialogo vero e non sono ruscito ad avvicinarmi a lei come avrei voluto.
Ogni giorno mi chiedo perchè non ero io al volante, perchè non sono morto con mia moglie, perchè la vita mi ha proposto questa prova, perchè non riesco a trovare la forza per continuare, per mia figlia, per me, per noi.

Quello che vorrei chiedervi è come farò ad uscirne, quali sono le fasi di questa mia lunghissima elaborazione del lutto che devo ancora completare?
Potrei anche non uscire mai dalla depressione?
Che cosa devo fare con mia figlia per evitare che si perda completamente?

Quando non conoscevo la depressione mai mi sarei potuto immaginare che facesse soffrire così.
Grazie
[#1]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile utente,
Lei si trova in una situazione di *lutto grave e complicato*. Che non riesce a elaborare a causa del senso di colpa.
E' un po' come se avesse ucciso Lei Sua moglie. E questo e' il Suo *vissuto*.
Nessuno e niente possono e potranno cancellare la memoria di quello che e' accaduto. Questo deve accettarlo! Per quanto dolorso!

Forse se subito dopo l'incidente fosse stato preso in carico da uno psichiatra all'antica avrebbe potuto giovarsi di una pratica a volte messa in discussione, ma, a mio avviso, utile in certi casi: l'elettroshok terapia.
Per Lei sarebbe stata da tentare. Per liberarla da questi orribili ricordi e sofferenze.
Ma le cose non sono andate così a suo tempo.
E ora deve fronteggiare il lutto con gli strumenti possibili: psicofarmaci idonei e psicoterapia di sostegno.
Stia tranquillo per Sua figlia: se la cavera'! Anche se con qualche ammaccatura che del resto e' umana.
Coraggio!

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#2]
dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Gentile dr.ssa la ringrazio per la sua risposta così tempestiva.

Il senso di colpa mi sta rovinando la vita da 8 anni. Il mio psichiatra dice che fino a quando non riuscirò a perdonarmi non riusciremo a progredire.
Per molti anni ho sofferto di incubi notturni in cui rivivevo l'incidente.
Per mesi non sono riuscito a salire su una macchina e non sono mai riuscito a tornare sulla strada dove il sinistro è accaduto.
Psicofarmaci e psicoterapia mi sono parsi inevitabili, ma avrei sinceramente pensato di rialzarmi prima, invece mi sento ancora accasciato a terra.
Dormo male, non mangio quasi e sono completamente privo di ogni forza fisica e mentale, non riesco a farmi carico di impegni. Ho perso molti clienti, che non sono riuscito a seguire e le mie prestazioni professionali non sono mai più state ad un livello direi neanche dignitoso. La mia carriera professionale ha subito un brusco stop, e questo crea non pochi problemi economici.

Lei dice che mia figlia se la caverà e io non posso che concordare con il suo pensiero, ma ho il timore che le ammaccature, come le chiama lei, possano lasciare il segno.

Tre bocciature lo hanno già lasciato nel suo percorso formativo e adesso il problema della bulimia sta segnando il suo fisico.
Per non parlare dei problemi di ansia con cui sta combattendo.
Non ha ancora voluto prendere la patente e io non mi sono sentito di forzarla, ma ho il timore che in questa fase che per lei dovrebbe essere di fortificazione e costruzione si stia indebolendo e distruggendo e io non sono forte abbastanza per tutti e due.

Prima dell'incidente avevo avuto dei problemi di ansia generati dallo stress per il lavoro, ma c'era mia moglie con me e questo mi tranquillizzava perchè sapevo che avrei potuto dividere con lei qualsiasi peso. Ora sono solo e ho una figlia che conta su di me.

Ieri avevo un appuntamento con un cliente di quelli storici che, malgrado i problemi nel servizio non mi ha ancora abbandonato. Con uno sforzo sovrumano mi sono alzato dal letto, mi sono preparato e mi sono messo in macchina per raggiungerlo. Quando sono arrivato mi sono accorto che non avevo portato con me il materiale che avevo preparato per lui. Ho fatto una figura pessima e credo di aver compromesso il contratto che abbiamo in corso. Una volta non mi sarebbe certamente successo, ma da quando ho avuto l'incidente devo concentrare tutti gli sforzi per non patire la macchina e per me era già stato un successo riuscire ad arrivare a destinazione.
Deluso, mortificato e anche un po' stordito dal viaggio sono rimasto quasi 5 ore in macchina nel parcheggio prima di convincermi che avevo la forza per ritornare a casa.
Nell'ultimo anno abbiamo praticamente vissuto della comprensione e della beneficenza dei clienti affezionati che ricordavano i miei eccellenti livelli di servizio del passato, ma sono ormai 8 anni che non riesco più a lavorare in quel modo e credo che la pazienza di tutti sia finita.
Dovrò elaborare velocemente un piano B.

Oggi non sono uscito di casa e ho concluso davvero poco...
Tutto per me è una gran fatica, una seccatura, un qualcosa che non merita la mia attenzione.
Il mio psichiatra è in ferie fino al 23, oggi è una giornata particolarmente negativa, sono tormentato e ansioso e avevo bisogno di parlare con qualcuno.

Non so come fare per evitare a mia figlia qualche ammaccatura ulteriore...questo oggi è il mio assillo più grande!

Grazie, offrite un ottimo servizio.

[#3]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente

Ciascuno di noi costruisce i propri significati e cerca di dare un senso alla propria vita. Non saprei rispondere alle sue domande sul perché è sopravvissuto a sua moglie, ma trovo che la domanda sia mal posta.
Statisticamente queste terribili cose accadono ma il senso di colpa del sopravvissuto non le permette di accettare che le cose stanno così e lei non fa altro che punirsi. Fino a quando vorrà continuare a punirsi per un evento di cui non ha oggettivamente colpa?
Se non riesce a superare questa colpa, Non riuscirà neppure a vedere il grande dono che le è stato fatto, cioè quello di poter vivere e di poter vedere sua figlia diventare grande.
Potrebbe fare un elenco di tutti gli aspetti positivi nella sua vita a seguito dell' incidente (sicuramente ci sono) e ricominciare da lì ponendo questi come obiettivi
Mi rendo conto che non è facile per lei ma deve pur cominciare a cambiare l ' approccio alla vita. Per quando difficile non possiamo tornare indietro e quindi bisogna trovare una motivazione per andare avanti.

Cordiali saluti

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#4]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

il lutto che ha subito è davvero grave, complicato da una serie di eventi casuali che Lei interpreta com proprie colpe.

<<metà del mio cuore è morto 8 anni fa in quel tragico incidente.<<,
ed è difficile vivere con ...metà cuore!
ma è altrettanto difficile prendersi cura della propria figlia, che soffre non di meno di Lei!

Credo che se - assieme ai farmaci - avesse seguito fin dall'inizio una psicoterapia, sarebbe stato facilitato nell'elaborare il grave lutto e i significati attribuiti ai fatti accaduti.

Infatti nelle depressioni resistenti ai farmaci, l'abbinamento della psicoterapia ai farmaci risulta di fondamentale importanza:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6285-depressione-psicoterapia-e-piu-efficace-dei-soli-farmaci-nel-lungo-periodo.html

Forse però è ancora in tempo!
Lei è molto giovane, e dunque ha davanti molti anni, nei quali non può permettersi di "lasciarsi vivere", cioè sopravvivere.
Questa mail scritta a noi è il segnale che ancora qualcosa è VIVO in Lei.
Chieda aiuto e segua con convinzione e continuità il percorso psicologico che Le verrà proposto da uno/a Psicoterapeuta.
Rappresenterà anche il luogo "giusto" nel quale sviluppare domande e risposte relative alla Sua genitorialità ferita e inerme.

Un caro saluto.






Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#5]
dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Gentile dr.ssa Brunialti,

la ringrazio molto per il suo link, che ho trovato interessante, ma una parte del mio scoramento nasce anche dal fatto che io ho cominciato fin da subito ad abbinare farmaci e psicoterapia. Sono 8 anni che ci lavoro, ma sono ancora qui a cercare di raccogliere i cocci.
Forse, come dice lei, vivere con metà cuore è proprio difficile.

Oggi è stato un altro di quei giorni in cui non ho trovato un motivo forte abbastanza per uscire di casa. Non riesco più a trovare interesse e piacere nelle cose che mi facevano stare bene e non ho la fermezza di concentrarmi sul lavoro.
Questo mi crea molta ansia perchè le cose non stanno andando affatto bene e io ho una figlia da mantenere.
Ho passato tutto il pomeriggio a letto perchè mi sento stanco, spossato, privo di energie. Adesso che mi sono alzato sono ancora più sfinito di prima.

Mia figlia, che dice di non avere ancora compiti (sono i primi giorni di scuola e mi voglio fidare!) ha passato alcune ore davanti alla tv abbuffandosi furiosamente di schifezze che si è comprata. Quando me ne sono accorto e ho cercato di parlare è scappata a chiudersi in camera sua, escludendomi così dalla sua vita come fa sempre...
La cosa che mia ha ferito di più e che sempre più spesso mi ripete è "che cosa ne vuoi sapere tu che sei sempre a letto"...e in questo non posso darle torto...

Anche sul come gestire il rapporto con mia figlia sto lavorando da tempo con lo psichiatra, ma i risultati sono molto difficili da raggiungere...

A volte mi chiedo se la cura che sto facendo sia quella giusta, se il metodo che segue lo psichiatra sia adatto a me, ma alla fine mi viene il dubbio che meglio di così non si possa fare. Come il fisico non ha recuperato completamente (la caviglia mi farà zoppicare per sempre) forse anche l'anima resterà segnata e dovrò imparare a convivere con questo nuovo me.
Soprattutto nei primi anni di terapia i miglioramenti sono stati molti, ma non tali da recuperare un umore e una motivazione a vivere per me accettabili...

Voglio provare a cogliere il suggerimento della dr.ssa Pileci di fare un elenco di tutti gli aspetti positivi nella mia vita a seguito dell' incidente.
Crede che provare a farlo insieme a mia figlia possa essere un modo per riavvicinarci?
Non sono stato mai capace di condividere con lei la mia sofferenza e credo che lei avrebbe avuto bisogno di farlo con me, ma non mi ha trovato...

Grazie a tutti per essersi prodigati in analisi e suggerimenti, se non riuscirò a tornare a vivere cercherò di sopravvivere, almeno questo lo devo a mia figlia.
[#6]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Secondo me deve iniziare da se stesso. Solo così potrà poi prendersi cura anche di Sua figlia.
Però, scusi la franchezza, ci sono molte idee che Lei ha di se stesso che con la terapia dovrebbe cambiare.
Lei trasmette un messaggio chiaro, che è circa "la mia vita è finita" oppure "sono destinato a sopravvivere".
Ma partendo proprio da qui, facendosi aiutare a modificare queste convinzioni, Lei può cambiate la Sua vita.
Altrimenti continuerà in questa maniera...

Un cordiale saluto,
[#7]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Una domanda:
lo Psichiatra che La segue con i farmaci è lo stesso con cui fa psicoterapia?
Se sì, lui è "anche" Psicoterapeuta?

Inoltre:
In molti casi ho visto estremamente utile il "gruppo di auto-muto-aiuto AMA" (da aggiungere a tutto quanto sopra) relativo alla "elaborazione del lutto".
Vedo in Internet che proprio in prossimità della Sua zona ne funziona uno specifico (più di questo non aggiungo per non infrangere la Sua privacy geografica).


Saluti cari.




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