Disturbi alimentari

Buonasera,
ho 22 anni, ho sofferto in passato di bulimia nervosa per cui sono stata in cura circa 4 anni. Prima che mi fosse diagnosticata la bulimia e soprattutto dopo (aver terminato la terapia ed essere guarita dai sintomi) ho sempre avuto un rapporto poco sereno con il cibo ma che comunque mi permetteva di avere una vita normale. Nell'ultimo anno (sono passati circa 5 anni da quando non soddisfo più i criteri diagnostici per la bulimia, preferisco scrivere così perché non mi sento "guarita") la situazione è peggiorata drammaticamente: a seguito di un lieve aumento di peso e di situazioni stressanti (trasferimento all'estero per studio, perdita di una persona cara e problemi di coppia) ho iniziato ad alternare periodi in cui mi alimentavo "normalmente" ad altri sempre più consistenti in cui mi procuravo il vomito dopo aver mangiato, digiunavo e facevo un abuso di lassativi e talvolta alcol. Per me questo era un modo, per quanto riconoscessi l'assurdità della cosa, di alleviare l'ansia e i sentimenti negativi che sentivo sempre crescenti. Se l'insoddisfazione per il mio corpo prima era relativa all'aumento ponderale (da 51-52 a 54-55) ed alcune parti del mio corpo che anche nei momenti "sereni" non mi piacciono (seno, fianchi, cosce), col perpetuarsi di questo mio "stile di vita" è diventata sempre più crescente e insopportabile. Indossavo solo cose nere o larghe, non mi guardavo allo specchio, non mi pesavo per paura di essere aumentata, avevo difficoltà nell'intimità (sono omosessuale). Questo fino alla primavera. Nell'estate sono cambiati altri aspetti della mia vita e ci sono stati dei momenti in cui tutto mi sembrava "sistemato", anche se il mio umore era spesso altalenante e provavo sentimenti contrastanti, di insofferenza verso le persone e la mia vita e "ansia" (non so bene come definire). In questo periodo ho perso peso, cosa che desideravo ardentemente ma senza utilizzare più metodi compensatori (raramente prima arrivavo anche a 4 volte al giorno in cui rimettevo, poi per uno/due giorni non lo facevo, poi riprendevo). Mi capitava però di avere forti momenti di ansia ai momenti dei pasti o quando avvertivo lo stimolo della fame. Ho smesso di mangiare pane per un periodo e pasta (che tuttora non riesco a mangiare). Mi preoccupa molto il fatto che i sentimenti e i pensieri che ho riguardo al mio corpo sono sempre più presenti tanto che spesso non riesco a concentrarmi o mi sento in tensione anche in situazioni positive. C'è come una voce dentro di me che mi dice che sono enorme, che dovrei vergognarmi di come sono e nascondermi, che se non sto attenta potrei diventare ancora peggio di come sono. Questa voce è diventata proprio un'ossessione, nel senso che in quei momenti non riesco quasi a pensare ad altro e spesso nemmeno a dormire. Adesso peso circa 47 kg e riconosco di aver perso peso (non solo per i commenti esterni e la bilancia) ma la mia sensazione di essere orribilmente ingombrante è aumentata. Mi scuso per il messaggio infinito.
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
"Adesso peso circa 47 kg e riconosco di aver perso peso (non solo per i commenti esterni e la bilancia) ma la mia sensazione di essere orribilmente ingombrante è aumentata."

Gentile utente,
La guarigione dalla bulimia, che è davvero una brutta bastia, non equivale alla risoluzione dei sintomi, ma la cicatrizzazione dell'anima passa da un percorso ben più lungo e faticoso.

Il corpo diventa un teatro di sofferenza, da controllare, da punire è da monitorare, piuttosto che da accudire ed amare, da beneficiare in termini di sensazioni e di vissuto.

Come sa, i disturbi del comportamento alimentare partono da lontano, dalle "terre dell'infanzia" è proprio da la vanno curati.

Valuti di tornare in terapia, è l'unico luogo dove potrà curarsi davvero.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66
Gentile utente,

i disturbi alimentari sono pronti a riemergere in situazioni di stress o difficoltà, e dunque non si può abbassare la guardia.
Ma vedo che Lei lo fa, considerato che ha scitto qui.

La complessità dei disturbi alimentari e dello loro cura ha spinto l'Azienda Sanitaria ad istituire - da qualche anno ormai - i "Centri per i disturbi alimentari (CDA)", nei quali la complessa problematica è affrontata da vari punti di vista e da differenti figure professionali integrate tra loro: dietologo, psicologo, psichiatra, endocrinologo, ...

La Sua Regione ha inoltre istituito "La rete dei servizi
per la prevenzione e la cura dei disturbi del comportamento alimentare
nella Regione XXXXXXX"
Ho verificato che anche nel Suo capoluogo esiste tale risorsa pubblica.
Non ha costi per l'utente (se non talvolta un modesto ticket).

Ritengo che un percorso psicologico in tale contesto risulti maggiormente produttivo ed efficace che non "da solo".



Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#3]
dopo
Utente
Utente
Gentili dottoresse,
vi ringrazio molto entrambe della vostra risposta. È diverso tempo che penso di aver bisogno di un consulto psicologico ma non riesco a trovare il coraggio di affrontare una terapia o semplicemente di "affidarmi" a qualcuno che non conosco. Ho scritto qui anche perché sentivo la necessità di sfogarmi cosa che non posso fare con le persone che mi vogliono bene perché non sembrano voler vedere/capire il mio problema oppure si sentono responsabili di non essermi stata abbastanza vicina o di non essersi accorte autonomamente che c'era qualcosa che non andava e io non voglio che si dispiacciano per me, allora mi chiudo in me stessa, cerco di mostrarmi serena e sicura e nego che ci sia qualcosa che non va se mi viene chiesto. Odio sentirmi controllata o che mi si facciano commenti sul mio aspetto (perché amici e conoscenti notano che ho perso peso) e sull'alimentazione (tipo se ho mangiato, che mangio troppo poco, troppo lentamente).
So che posso farmi aiutare davvero solo da un professionista, ma l'idea mi mette ansia. Ho paura che iniziare una terapia/dei colloqui mi complichi la vita anziché aiutarmi e di stare peggio, nel senso di provare emozioni negative più forti di quelle che provo ora. Per quanto riguarda il centro ho seguito in passato terapie multidisciplinari e mi sono trovata molto male. Il mio disturbo è andato peggiorando e so che non dipende dalla terapia ma che è normale ma non riesco a convincermene fino in fondo.
Mi sono trovata bene con un solo psicologo che mi ha detto di non volermi riprendere come paziente e mi ha consigliato un collega che però non ho contattato.
So che devo superare queste mi paure perché se da una parte penso che è solo un periodo di maggiore difficoltà e che non ho un disturbo alimentare vero e proprio ma solo una mia modalità sbagliata di reagire alle difficoltà quotidiane, dall'altra sento che questo mio "disturbo" sta diventando sempre più un impedimento e ho paura di "rovinarmi la vita" un'altra volta.
Grazie ancora per la vostra consulenza
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Ci pensi.
Credo sia utile occuparsi di se stessa.

Sono certa che troverà un collega valido, empatico è simpatico che avrà il piacere di occuparsi di lei.

La scelta del clinico, come ha giustamente sottolineato lei, é di fondamentale importanza per la riuscita della sua terapia.

Provi a leggere questo articolo, mi è venuto in mente perché, solitamente, affettività/sessualità ed alimentazioni vanno davvero a braccetto.

http://www.valeriarandone.it/articoli/19-disfunzioni-sessuali-femminili/153-conflitti-femminili-tra-sessualita-ed-alimentazione/

Auguri di cuore per tutto.
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