Padre manipolatore, situazione disperata

Salve a tutti, sono Mary e ho 28 anni. Vivo da sempre un rapporto conflittuale con mio padre. Il suo atteggiamento è stato sempre estremamente denigratorio nei confronti miei e della famiglia. Ha saputo nascondere bene doppie e triple vite, mostrandosi fuori casa come padre e marito modello, facendo credere alla sua famiglia (madre e sorella) che fosse lui la vittima in una famiglia non alla sua altezza. Non ha mai lavorato e del nostro sostentamento si è sempre occupata mia madre.
Circa 10 anni fa, dopo vari tira e molla, finalmente è andato via di casa e dopo 5 mesi si è sposato con un'altra donna con la quale però non ha mai convissuto.
Quando è rimasto senza soldi, mi ha contattata chiedendomi aiuto, all'epoca avevo 21 anni e mi ero trasferita a per frequentare l'università. Lo accolsi in casa mia ma dopo i primi 15 giorni di idillio prese a trattare malissimo me e chiunque fosse in casa e, 6 mesi più tardi, la situazione degenerò a tal punto che il mio coinquilino chiamò i carabinieri e lui venne allontanato.
Si trasferì dalla sorella e seguirono mesi senza contatti. Dopo un po' prese a telefonarmi ogni 2 mesi come se nulla fosse accaduto. E' sempre stato lui a contattarmi perchè dopo la telefonata, spegneva il cellulare fino alla chiamata successiva. Due mesi fa, mi contatta mia zia disperata perchè mio padre da 7 anni la tiene praticamente in ostaggio e fa il padrone in casa sua. Il tutto si è ulteriormente aggravato quando lui ha iniziato ad avere problemi di salute ed ha rifiutato ogni tipo di cura perchè secondo il suo parere i medici sono tutti ignoranti ed incompetenti (io ero all'oscuro di tutto). Giorni fa mio padre versava in condizioni critiche e, nonostante lui le intimasse di non farlo, zia ha chiamato un'ambulanza e da allora è ricoverato. In ospedale dà in escandescenza e taccia i medici di malafede e incompetenza. Zia vuole che io vada lì per cercare di farlo ragionare e mi ha fatto capire senza giri di parole che è stufa e si rifiuta di continuare a tenerselo in casa.
Io andrò per accertarmi delle sue condizioni, ma devo ammettere che lo faccio veramente controvoglia.
Ho impiegato anni a riprendermi e a cercare in tutti i modi di stabilizzarmi emotivamente. Ho un fidanzato stupendo e premuroso, con una solida e presente famiglia, per la prima volta sento di avere dei punti di riferimento e mi sento protetta e incoraggiata. E' bastato il solo pensiero di rivederlo e ritrovarmi ancora in mezzo a quei teatrini a farmi incupire.
Io sono da sempre convinta che abbia bisogno di un sostegno psichiatrico, ma sono la sola.
Come mi dovrò comportare? Conviene avere il pugno duro o cercare di essere comprensiva per evitare i suoi scatti d'ira?
Il tutto avrà sicuramente ripercussioni sulla mia stabilità emotiva nei mesi a venire, ma vorrei almeno cercare di fare il possibile per non perdere quel briciolo di serenità e autostima ritrovata.
In tutto ciò né io né zia sappiamo che fine abbia fatto la moglie.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Non so se suo padre abbia bisogno di sostegno psichiatrico, ma quasi certamente lei e sua zia potreste aver bisogno di una consulenza psicologica, giustappunto per sapere come trattarlo. Da qui non possiamo aiutarvi, ma tenga presente, per il momento, che non esiste manipolatore senza qualcuno disponibile a essere manipolato. Rivolgetevi a un collega nella vostra zona, meglio se ad approccio attivo e concreto.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Gentile Mary,

il vissuto conflittuale che comunica è importante.
Da una parte sente che suo padre è stato denigratorio, ha disprezzato la sua famiglia, senza riuscire a proteggerla né a consentirle lo sviluppo di un senso di fiducia, come mi sembra di capire dal suo racconto. Aveva più di una vita e si rendeva disponibile solo quando decideva lui, non rispettandola e rendendo inaccessibile uno scambio tra voi. Dalle sue parole mi chiedo se a volte si è sentita di compiacerlo perché era una figura che la intimoriva.
Tutto questo può avere generato in lei un senso di rabbia e angoscia profonde.

Da un'altra parte, emerge il suo desiderio di avere un rapporto con lui differente. Quando decide di accoglierlo in casa a 21 anni, per alcuni giorni sembra sentire una intensa vicinanza, qualcosa che immagino avrebbe voluto con tutta se stessa.

Dopo che sua zia l'ha aggiornata degli ultimi eventi, immagino che il suo vissuto conflittuale emerga con forza. Da una parte un carico emotivo di rabbia, delusione e tristezza, dall'altra il suo dispiacere per le sue condizioni di salute.

Ci racconta che la sua nuova famiglia, con il suo fidanzato e i suoi cari, sono per lei oggi un punto di riferimento. Questo è un sostegno importante, che può aiutarla a gestire questa situazione difficile, secondo la strada che ritiene giusto seguire.

So che è complicato, soprattutto in virtù del conflitto interiore e delle forze emotive che vive verso suo padre. Credo che il "pugno duro o essere comprensiva" possano essere le facce del dissidio, che porta dentro di sé.
Per trovare la strada penso sia importante che possa fare affidamento su di sé. In questo modo riuscirà a trovare la risposta alla sua domanda e saprà quello che dovrà fare.
Affinché possa sviluppare dentro di sé un senso di fiducia e di forza può anche valutare un lavoro terapeutico, in modo che possano aprirsi alcuni orizzonti e possa avere speranza per il suo presente e per i progetti futuri che costruirà per se stessa, insieme alle persone che ama. Intanto però, ci sono sempre i suoi cari e la sua nuova famiglia di oggi a starle vicino in questa imminente e difficile situazione che sta per affrontare.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

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dopo
Utente
Utente
Innanzitutto grazie mille ad entrambi. Sto già valutando di farmi seguire da uno psicoteraupeuta perchè mi rendo conto che, nonostante abbia provato a lavorare su me stessa, nelle situazioni di forte stress emotivo non riesco a ragionare e prendere decisioni con lucidità.
Dr. De Sanctis, ha assolutamente ragione su tutto, vivo emozioni contrastanti a riguardo. A volte penso "perchè dovrei essere comprensiva e comportarmi da figlia se lui non si è mai comportato da padre?" , altre volte invece penso che è l'unico padre che ho e che se adesso non andassi a trovarlo potrei pentirmene. Viviamo a 700km di distanza e forse questa vicenda mi è servita per prendere coscienza del fatto che in realtà non ho superato un bel niente, ma ho solo ben evitato di affrontare i problemi con lui e non averlo visto per 6 anni mi ha aiutata in questo.
Come andrà a finire il nostro incontro non è assolutamente prevedibile perchè essenzialmente dipenderà dal suo umore: se sarà in vena mi accoglierà come "la salvatrice", se sarà irritato inizierà a straparlare e dire che sono una presenza del tutto inutile. Io spero solo di non farmi coinvolgere troppo e non iniziare a sputare veleno perchè, lo so per certo, fa più male a me che a lui.
Ancora grazie, Mary
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Utente,
è una situazione estremamente delicata quella che ci descrive.
La richiesta di aiuto che le rivolge sua zia seppur comprensibile dato il disagio vissuto, non sembra così praticabile tout court dato quanto ci riporta, senza nulla togliere a lei.<Io sono da sempre convinta che abbia bisogno di un sostegno psichiatrico, ma sono la sola. >
Per cosa è stato ricoverato suo padre? Potrebbe magari parlare direttamente con i medici che si occupano di suo padre e sentirne il parere , esponendo ciò che ha scritto qui.

In ogni caso è una situazione complicata sia per quanto riguarda lei che la zia, anche se in modo diverso per ognuna, dato che non è per niente semplice gestire in modo differente le modalità usuali che circolano nei rapporti con suo padre, né comprendere cosa sia meglio fare in pratica.

Per questo credo sarebbe opportuno sentire il parere diretto di un nostro collega che può meglio aiutarvi a capire come sia meglio e più opportuno comportarsi.
Rifletta su questa opportunità, data la sofferenza che questo rapporto le ha creato e le crea, le difficoltà a gestirlo, il sacrosanto bisogno di vivere serenamente la sua vita affettiva.

Molti auguri


Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Quando dice che "non ha superato un bel niente", è possibile che si sia tenuta dentro un carico emotivo con le sue ferite Mary, senza potersene curare. Tuttavia, è molto severa con se stessa, poiché un senso di serenità e autostima, di protezione e forza, li ha potuti coltivare grazie a lei e alla sua nuova dimensione familiare.

Lei usa una parola significativa, dice che questi aspetti nuovi e positivi di sé sono un "briciolo". D'accordo, questo è possibile. Non vuol dire, però, che non ha "superato un bel niente". Diciamo un briciolo sì, il che vuol dire che qualcosa di diverso è dentro di lei. Un seme o, forse, un piccolo germoglio lei lo ha saputo coltivare.

Se poi vuole farsi carico in modo più consistente delle sue emozioni è giusto che valuti di farsi seguire da uno psicoterapeuta.
Ad esempio, quando dice: "Come andrà a finire il nostro incontro non è assolutamente prevedibile perchè essenzialmente dipenderà dal suo umore", è comprensibile nella sua esperienza di oggi. Ma un giorno, potendo fare affidamento su di sé, potrà gestire se stessa più autonomamente, senza dipendere totalmente da suo padre o dagli altri intorno a lei. Certo non può non restarci male per l'imprevedibilità di suo padre o per le sue parole denigratorie. Non può non sentire un senso di tristezza, poiché si accorge di non esserci nella relazione con lui. Sia poiché non è la sua salvatrice sia poiché non è il suo capro espiatorio cui riversare il suo disprezzo.

Potrà non corrispondere necessariamente a questi ruoli che lui le assegna, e il suo stato d'animo potrà non dipendere dall'umore di lui e, in questo senso, potrà riuscire maggiormente a prevedere gli esiti dei vostri incontri. In parte significherà allontanarsi, e chissà se grazie a questo, nel tempo, non potrete ritrovarvi diversamente, in un incontro più autentico. Senz'altro questo è quello che un giorno le auguro possa accadere per lei e per voi.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
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dopo
Utente
Utente
Gentile Dr.ssa Rinella, innanzitutto la ringrazio per la risposta. Mio padre è stato ricoverato per motivi che a me non sono del tutto chiari, in quanto lui ha sempre tenuto tutti all'oscuro di tutto. Mia zia mi ha spiegato in maniera confusa che soffre di grave anemia e avrebbe avuto bisogno di trasfusioni che mio padre dopo un po' ha sospeso di sua iniziativa. So che 3 mesi fa gli hanno messo un catetere che non ha mai cambiato e questo gli ha causato una forte infezione. Inoltre avrebbe dovuto subire a giorni un intervento chirurgico per risolvere problemi di diverticolite (?) ma mia zia l'ha scoperto parlando con i medici in ospedale. Io ho deciso di andare a trovarlo anche e soprattutto per parlare con i medici delle sue condizioni sia fisiche che mentali.
La situazione è veramente pesante ed è sicuramente aggravata dal fatto che mio padre non è economicamente indipendente e non ha alcuna voglia di esserlo. Intorno a lui ha fatto terra bruciata e nessuno ha più la voglia e la possibilità di sostenerlo.
La ringrazio ancora per il suo parere e per gli auguri.
[#7]
dopo
Utente
Utente
Gentilissimo Dr. De Sanctis la ringrazio davvero molto perchè le sue risposte mi hanno fatta sentire un po' sollevata. Ha ragione, di solito sono molto severa con me stessa. Credo che dipenda dal fatto che spesso mi assale una paura folle di essere come lui, allora divento severa con me stessa perchè lui non lo è affatto con se stesso. Mi carico di responsabilità perchè lui se ne è assunte poche. Ammetto subito i miei errori perchè lui non l'ha mai fatto. Io, in tutta onestà, non ho alcuna voglia di andare a trovarlo, l'unica cosa che mi spinge ad andare (oltre al confronto con i medici) è per dimostrare a lui e alla sua famiglia (e forse a me stessa) che io non sono come lui. Ho accettato lavori che non mi servivano e molto al di sotto delle mie competenze per dimostrare che io la voglia di lavorare ce l'ho e non sono come lui. Tutto questo mi fa vivere male, mi carica di ansie, e non mi fa vivere con entusiasmo nemmeno le piccole vittorie perchè mentre sto per raggiungere un obiettivo, alzo di un pochino l'asticella col risultato che questo obiettivo lo rincorro a vita e finisco per darmi dell'inconcludente. Nonostante la sua assenza, quella di mio padre è una presenza ingombrante che mi condiziona costantemente. Mi auguro davvero, come dice lei, di poter fare affidamento su me stessa un giorno e di non sentirmi in obbligo di dover dimostrare niente a nessuno, soprattutto a me stessa.
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
La figura di suo padre è comprensibilmente presente in lei e immagino che questo la faccia vivere male, considerando il vostro legame e il vostro passato.

Quando dice: "Nonostante la sua assenza, quella di mio padre è una presenza ingombrante che mi condiziona costantemente", fa una riflessione cruciale, che merita la massima attenzione. Come dicevamo, da questa presenza dolorosa che la condiziona potrà affrancarsene per guadagnare quei gradi di libertà indispensabili per poter essere se stessa ed esprimersi nel mondo, senza obblighi aggiunti.

Un sincero augurio,
Enrico de Sanctis
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 578 66
Gentile utente,

Suo padre è ricoverato in ospedale.
Quale migliore occasione per andare a colloquio con il medico che lo ha in carico?
Potrebbe anche suggerire l'opportunità di una visita psichiatrica, considerato che anche lì ha dimostrato il proprio ... caratteraccio (o patologia?).

C'è poi da pensare cosa fare di quest'uomo
ed anche a salvaguardarsi da ulteriori responsabilità: assistenza, ecc. ; in fondo Lei è la figlia.

In questo caso sentire anche l'assistente sociale non è secondario.

Mi spiace essere .. scesa dalle stelle a terra,
ma la necessità urgente di gestire un persona tanto difficile e problematica
è immediata,
e viene temporalmente prima dell'aiuto che può e deve dare a se stessa, altrettanto e forse più necessario.



Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/