Interruzione terapia e emdr

Buongiorno, sono un ragazzo di 25 anni, come ho scritto altre volte ho avuto problemi di ansia legati al sonno, insonnia e pensieri ossessivi. (la psicologa ha detto che i miei pensieri non erano così "gravi" da essere considerati DOC, ma comunque pensieri ossessivi).
Sono in cura da una psicologa a indirizzo cognitivo comportamentale da un anno e mezzo, con frequenza non sempre settimanale.
Di risultati devo dire ce ne sono stati molti, sono partito dal non riuscire ad andare in vacanza perchè dormivo pochissimo fuori casa e l'ansia era sempre presente a godermi le vacanze quasi in assenza di ansia.
Oppure a non agitarmi dopo 30 secondi che la mia ragazza non risponde al telefono e pensare che sia successo qualcosa di grave, insomma i vari rimugini catastrofizzazioni sono stati abbastanza ridimensionati.
Da qualche periodo mi ha consigliato di provare con l'emdr, cosa di cui informandomi in Internet mi sono convinto dopo un po di tempo.
Tra ieri e oggi però, dopo l'ultima seduta che abbiamo fatto devo dire che ho uno stato di ansia e rimuginio, come se fosse una paura che questo trattamento abbia degli effetti collaterali e mi generi ansia, non mi faccia dormire etc.
L'evento scatenante è stato un commento della psicologa su un comportamento che gli avevo raccontato di mio padre, il che mi ha fatto un po' innervosire e continuavo a rimuginarci su, da qui è nata l idea che magari non fosse stato chiuso il ricordo aperto con l'emdr etc.
Sono arrivato però alla conclusione che questo pensiero sia uno dei tanti pensieri ossessivi che mi vengono ogni tanto e che in realtà l'ansia sia perchè mi sto accorgendo che questo trattamento andrebbe troppo per le lunghe e comunque sono abbastanza soddisfatto dei risultati ottenuti,
il che vorrebbe dire terminare la psicoterapia, cosa che però mi porta a non avere più questo appoggio e credo sia questo che mi generi ansia.
Potrei avere qualche parere in merito?
Inoltre comunque vorrei sapere se l'EMDR effettiamente possa creare effetti collaterali di quel tipo o no, dato che comunque ho letto anche che potrebbe essere "pericolosa" come tecnica se non applicata come si deve.

Grazie saluti
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Dr.ssa Francesca Lifranchi Psicologo, Psicoterapeuta 31 4
Gentile utente,
sono anch'io una terapeuta EMDR e mi sento subito di rassicurarla rispetto al fatto che questa tecnica non è pericolosa, se praticata da terapeuti formati al suo utilizzo come immagino sia anche la collega che la sta seguendo.
Comprendo però benissimo la sua ansia in quanto è spesso condivisa da chi si avvicina a questa tecnica per la prima volta. Alcuni miei pazienti sono stati come lei titubanti, in ansia e impauriti, ma nella maggior parte dei casi essi sono stati contenti di aver superato la resistenza iniziale perchè alla fine del trattamento stavano molto meglio.
Mi domandavo come mai dice che "questo trattamento andrebbe troppo per le lunghe", poichè generalmente invece con l'EMDR si procede rapidamente, anche perchè immagino che abbiate già fatto le prime fasi di individuazione dei target e dell'installazione del posto al sicuro.
Non so da quanto tempo sia in terapia, ma immagino, visto gli ottimi risultati che riporta e la sua soddisfazione, che si sia creata una buona relazione di fiducia,per cui mi sentirei di consigliarle di parlare apertamente con la sua psicologa di questi pensieri e del fastidio che ha provato sentendo il suo commento, in modo che ci possiate lavorare.
Se anche non se la sentisse di proseguire con l'EMDR perchè dovrebbe necessariamente concludere subito il percorso?

Rimango a disposizione se ha ulteriori dubbi.

Cordiali saluti!

Dr.ssa Francesca Lifranchi
Psicologa, Psicoterapeuta

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buonasera innanzitutto grazie della risposta, l'idea di interrompere il percorso è per via dei miglioramenti che ho raggiunto, che mi vanno già bene, sicuramente si potrebbero migliorare, ma onestamente in questo periodo preferirei investire i soldi in altre spese (tipo risparmiare per una convivenza nel breve) quindi mi sarei accontentato di questi risultati.
Sicuramente al prossimo incontro proverò a parlarne alla mia psicologa e si comunque ho trovato il suo nome da lei indicatomi sul sito emdr Italia.
Il posto al sicuro è già stato installato, dico che il trattamento andrà per le lunghe perché mi ha detto che anziché affrontare subito i problemi principali, vorrebbe partire dai problemi legati con i genitori etc. Quindi ho visto che il trattamento si sta dilungando molto rispetto al trattamento cognitivo comportamentale che usava prima.
Grazie saluti
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Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Buongiorno,

provo a lasciarle un mio parere, in via ipotetica, a seguito della lettura del suo racconto. Prima di dirle il mio pensiero, ci tengo a specificare che non sono un terapeuta cognitivo-comportamentale né un tecnico di EMDR. Per la specificità di questi tipi di intervento, lascio la parola ai colleghi competenti.

La sua narrazione mi ha colpito per diversi aspetti. In questa sede, voglio sottolinearne due in particolare. Il primo riguarda la sua reazione di nervosismo di fronte a un commento della psicologa su un comportamento di suo padre. Il secondo aspetto riguarda un senso di delusione relativo al vostro lavoro.

Prima di esporglieli, vorrei che potesse chiarirmi un dubbio, vorrei chiederle se l'EMDR è stato effettuato dalla stessa psicologa con la quale è in trattamento cognitivo-comportamentale oppure se è stato inviato a una collega.

Venendo al primo aspetto, il suo vissuto di nervosismo potrebbe essere particolarmente importante e non dobbiamo sottovalutarlo. Lei stesso ce ne parla come di un evento scatenante.
Lei dice che "continuava a rimuginarci su", ma poi conclude minimizzando il suo vissuto, e per farlo si appoggia alla sicurezza della diagnosi (è un "mio pensiero ossessivo"), che potrebbe essere una giustificazione per lei, per mettere a tacere il suo originario vissuto di nervosismo.
Penso, invece, almeno dal punto di vista legato al mio modo di lavorare, che lei debba dare valore al suo vissuto di nervosismo, non deve negarlo, mettendolo a tacere e cercando di eliminarlo.

Mi sono chiesto se infatti è stato così intenso che lei oggi voglia concludere la terapia, non tanto perché sente che è ora, quanto più per un senso di malessere che sta provando, per un vissuto di rabbia magari, quasi come se non si fosse sentito compreso e ne fosse profondamente amareggiato.

Quando lei sente disappunto o vive una sensazione di ingiustizia, potremmo chiederci se non prova a chiarire il suo pensiero, ma subisce e rinuncia, come se in fondo non desse valore a ciò che sente?

Il secondo aspetto riguarda invece un senso di delusione rispetto a un potenziale cambiamento che forse sente nella sua terapia. Nei consulti precedenti che ho avuto modo di leggere, ha mostrato interesse verso una terapia più breve e non psicoanalitica. Ora, poiché la psicologa le "ha detto che anziché affrontare subito i problemi principali, vorrebbe partire dai problemi legati con i genitori", mi domando se questo è un punto critico per lei.

Sarebbe importante capire se si è sentito tradito nella promessa di un intervento di tipo cognitivo-comportamentale e breve, che invece si sta mostrando diverso da come lo aveva immaginato.

Accanto a questo, bisogna chiedersi anche se i suoi vissuti che l'hanno spinta a scartare un intervento psicoanalitico potrebbero ora riemergere e generare in lei un senso di disappunto, magari anche paura? Come se cioè volesse tenere le acque ferme rispetto a un carico emotivo che preferirebbe non aprire, al punto da avere scartato per questo un trattamento psicoanalitico?

Entrambi gli aspetti di cui le sto parlando, con i complessi risvolti implicati, possono averle fatto vivere due volte un senso di nervosismo e una forte tensione, da farle pensare che sarebbe meglio interrompere tutto.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis

Dr. Enrico de Sanctis - Roma
Psicologo e Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico
www.enricodesanctis.it

[#4]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno, inanzitutto grazie della risposta.
La terapeuta con cui ho affrontato la terapia cognitivo comportamentale è la stessa con cui sto affrontando ora l'EMDR che ho iniziato su suo consiglio.
Ci terrei a precisare che quello che ho scritto riguardo al nervosismo è impreciso, non ho liquidato la rabbia come un pensiero ossessivo, quella credo sia in parte per il commento non gradito su una persona a me cara e in parte perchè ritengo abbia anche ragione ad aver fatto quel commento.
Quello che ho liquidato come un pensiero ossessivo invece è la parte successiva, cioè aver attribuito questa rabbia e questo continuo pensare a quella situazione come ad un risvolto negativo della terapia, che quindi possa avermi creato ansia difficoltà a dormire etc.
L'idea di interrompere la terapia non posso negare che si sia rafforzata dopo quest'ultimo incontro, ma era presente da un mese a questa parte.
Per quanto riguarda le situazioni che subisco di ingiustizia non reagisco sempre allo stesso modo, alle volte rinuncio come dice lei, se non vale la pena far valere ciò che sento, ma questa non è una costante.
Invece riguardo al passato, non che abbia subito situazioni particolarmente traumatizzanti, ma è come dice lei, credo che stia bene la dov'è, sopratutto dopo aver visto che con la terapia cognitiva ho avuto buoni risultati, senza aver bisogno di parlare del passato.

Grazie ancora della risposta saluti
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
>>> L'evento scatenante è stato un commento della psicologa
>>>

Dal mio punto di vista, osservazioni come questa rivelano che l'impianto ossessivo è ancora al suo posto, ben oliato e funzionante. Può aver fatto progressi, certo, ma le ossessioni sono come un virus: o si estirpano del tutto, o appena si ripresenta l'innesco giusto risorgono e proliferano.

Perciò ritengo che qualunque terapia faccia o andrà a fare, essa dovrebbe focalizzarsi su questo aspetto, che appare come quello primariamente disturbante.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#6]
dopo
Utente
Utente
Grazie, quindi potrebbe essere una buona idea ricominciare con la terapia cognitivo comportamentale?

Grazie cordiali saluti
[#7]
Dr. Enrico De Sanctis Psicologo, Psicoterapeuta 1.3k 66
Penso che sia inevitabile che la sensazione di un risvolto negativo della terapia la renda particolarmente inquieto. Se ho capito bene, è verosimile che la terapia abbia causato rabbia in lei, e magari abbia aperto alcuni aspetti della sua vita che forse preferisce restino chiusi?

Se liquida il suo pensiero come ossessivo dovrebbe proseguire la terapia, in virtù del fatto che sarebbe ossessivo. Invece lei desidera interromperla. A volte capita di rifuggire qualcosa di temuto che la terapia apre, forse potrebbe essere accaduto questo?

Ora è una sua scelta, lasciare il passato lì dov'è oppure fare i conti con un possibile senso di malessere che avvicinarsi al suo passato potrebbe evocare.

Questo non vuol dire aprirlo per ora, vuol dire solo poter osservare l'effetto che le fa. Una terapia necessita di tempo proprio per questo, a mio avviso è pericoloso forzare la mano, possono emergere vissuti angosciosi e la persona non lo vuole a buon diritto, magari non è ancora preparata a gestire le sue emozioni in modo autentico. Non so se è quello che è accaduto con l'EMDR, non essendone competente non posso darle un parere in merito. Il mio pensiero, invece, è legato al mio orientamento teorico, che è psicoanalitico.

Un saluto cordiale,
Enrico de Sanctis
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Sì, potrebbe essere opportuno. Ma in ultima analisi il criterio per decidere se una terapia va bene è: sta funzionando? Sto andando nella direzione che voglio e a velocità per me accettabile? Il resto è contorno.

[#9]
dopo
Utente
Utente
Grazie ancora, credo di avere le idee un pò più chiare e credo di non essere ancora in grado o non essere interessato per ora ad analizzare il passato, quantomeno certe situazioni.
Per rispondere al dottor Santonocito posso dirle che la terapia che usavo prima andava dove volevo che andassi, a volte un po più piano a volte più velocemente, ma alla domanda sta funzionando posso dire che di miglioramenti ne ho notati io e li ha notati anche chi mi sta vicino, alcuni che non mi sarei mai aspettato di raggiungere, se questo vuol dire che sta funzionando allora direi di si. Mi rimane il dubbio pero se i miei problemi in un anno e mezzo dovrebbero essere stati risolti con questo tipo di terapia, perchè in quel caso nonostante i notevoli miglioramenti non posso dire che siano risolti.
Grazie cordiali saluti
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Il dubbio fa parte della vita dell'ossessivo. Quindi non è possibile dire se i dubbi attuali, pur riferiti al suo stato di salute, siano fondati o meno. Spesso le persone ossessive dubitano di stare bene, e proprio per quello stanno male: perché dubitano.

Tuttavia nella mia esperienza, e in quella di alcuni ricercatori che hanno fatto studi in merito a molti comuni problemi psicologici, se una psicoterapia non viene a capo in una ventina di sedute è difficile che possa farlo successivamente. Ma va considerato che l'ossessione, finché sussiste, non lascia mai contenti dei risultati raggiunti. Perché resta forte il bisogno di dubitare.

In definitiva non è possibile sapere a che punto lei si trovi o darle previsioni. Solo decidendo di riprendere la vecchia terapia o di sostituirla con un'altra potrà sapere come stanno le cose.
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Dr.ssa Francesca Lifranchi Psicologo, Psicoterapeuta 31 4
Buongiorno,
a volte capita che nonostante i tanti miglioramenti, non si riesca a guarire completamente, come se ci fosse qualcosa che ci blocca. Potrebbe essere per questo che dopo un anno e mezzo la collega le ha proposto l'EMDR. E con questa tecnica necessariamente bisogna partire dal passato, perchè è li che questi blocchi sono stati creati. Si possono anche elaborare ricordi più recenti, ma per quella che è la mie esperienza, le cose poi non funzionano, perchè c'è qualcosa di più profondo e antico che non permette la completa elaborazione.
Detto questo è assolutamente normale aver paura e non voler andare a toccare certe cose difficili e dolorose del passato. Per poterlo fare una persona deve essere motivata e deve essere pronta, senza forzare la mano se non è così.
Per questo le consigliavo di parlarne con la sua psicologa per decidere insieme la strada per lei migliore adesso. Non sono di orientamento cognitivo-comportamentale, quindi non so se magari c'è ancora qualcosa che può fare con quella terapia, ma con l'emdr ad esempio si può lavorare anche sull'istallazione delle risorse che potrebbero servirla e stare meglio oggi.
Poi magari un giorno si sentirà pronto e vorrà affrontare il passato.
In bocca al lupo!
Cordiali saluti
[#12]
dopo
Utente
Utente
Buona sera, in definitiva ne parlerò con la psicologa al prossimo incontro e vedremo cosa fare, grazie ancora a tutti per i validi consigli che mi avete dato.
Cordiali saluti :)
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