Sbalzi d'umore

Gentile Dottore,
sono uno studente universitario e Le scrivo perché ho notato qualcosa di strano nei miei sbalzi d’umore. Non ho mai seguito una terapia e francamente preferirei affrontare da solo questa difficoltà, ma mi sto domandando se sia opportuna una visita. Le riassumo schematicamente quello che ho vissuto negli ultimi tempi, per avere un Suo parere. La ringrazio per il tempo che vorrà dedicarmi.
Cordiali saluti,
***

Esperienza recente:
• umore molto positivo intervallato da momenti con pensieri negativi ed ansia
• vita relazionale molto positiva intervallata da momenti di repentina irritabilità
• spiccato umorismo ed aumentata loquacità
• tendenza all’ironia, anche provocatoria e fuori contesto
• ridotto bisogno di dormire (da 8 a 6.30 ore a notte)
• continua procrastinazione del coricarsi e piena lucidità fino a notte
• forte agitazione e pensieri negativi fuori controllo prima di addormentarsi
• iperattività e tachicardia per dosi anche piccole di caffè (talvolta necessità di camminare velocemente per scaricarsi)
• tendenza a immaginare numerosi progetti a lungo termine, anche irrealizzabili
• passione fortissima per studi che prima lasciavano indifferenza
• importanza eccessiva attribuita all’oggetto di studio e agli impegni personali
• capacità di studiare molto aumentate (fino a mattina in un caso eccezionale)

Dopo quest’ultimo caso, progressivo calo delle forze e presa di coscienza del fatto che può esserci qualcosa di eccessivo in questa energia. Paura di ricadere in già vissute esperienze negative e ipotesi che tali esperienze siano sintomo di un disturbo bipolare.
Quest’ultima ipotesi mi ha portato a scrivere questo messaggio, Le chiederei un commento esplicito su questo.

Esperienze dell’ultimo anno:
• periodi senza energie e con forte sonno
• scarso impegno nello studio e tendenza alla solitudine
• pensieri negativi ricorrenti e fuori controllo
• ansia e scoraggiamento
• pensieri suicidi (mai preso realmente in considerazione, resta una fissazione confinata nell’immaginario, in certi periodi ricorrente più volte al giorno, in altri assente)
• irritabilità e reazioni smodate
• aggressività (fino alla rottura di un piatto in un caso eccezionale)

Esperienze adolescenziali:
Dinamiche molto simili. Periodi di preferenza per la solitudine, con pensieri negativi ricorrenti e fuori controllo, alternati a periodi di positiva vitalità e avventure fuori dal comune. Presente durante l’adolescenza un’aggressività molto maggiore, fino a prendere a pugni i muri in alcune occasioni

Quadro familiare:
Ambiente affettuoso e intellettualmente vivace, ma con entrambi i genitori provenienti da storie difficili; separazione dei genitori durante l’infanzia, vissuta drammaticamente; presenti in famiglia casi di depressione ed altri disturbi; diversi familiari sono in un percorso di psicoterapia
[#1]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 122
gentile utente molto preciso e puntuale nella sua descrizione, ma per una diagnosi è sempre e comunque necessaria una visita dal vivo. Alcuni vissuti anche se descritti possono assumere tonalità differenti se raccontati a voce.
inoltre non commetta il solito errore comune
(...)preferirei affrontare da solo questa difficoltà, (...)
in campo medico non funziona così e la psicopatologia non è al di fuori di questo campo
(...) ma mi sto domandando se sia opportuna una visita. (..)
probabilmente si
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

[#2]
dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
La ringrazio della risposta e della tempestività.
In attesa che capisca se è proprio necessaria una visita, Le chiederei se ha dei consigli su come affrontare la fase "discendente" che vedo arrivare, con segnali precisi dalla qualità dello studio e dalla voglia di compagnia/solitudine.
La mia sensazione è che ci sia all'orizzonte un'onda grande, ma che, con qualche accortezza, posso affrontarla senza "bere acqua". Una fase down adesso non potrei permetterla per motivi professionali. Mi servono, però, dei consigli di uno specialista per inquadrare le dinamiche e scioglierle.
Se mi desse uno o due consigli, o mi suggerisse una lettura da intraprendere, Le sarei ancora più grato.
Cordialmente,
***
[#3]
dopo
Attivo dal 2016 al 2016
Ex utente
Sento che qualcosa si sta muovendo. Forse proprio la consapevolezza che quell'umore esaltato che ho avuto per un paio di mesi stesse finendo mi ha portato a scrivere qui ieri. Ora le cose si rendono più chiare, ma forse devo addentrarla un po' più nel mio conflitto per chiarirle perché ho bisogno di un Suo parere.
In un certo periodo dell'adolescenza avevo una personalità imperniata sulla forza, sul non sbagliare e non lamentarsi. Sono cambiato, grazie a delle relazioni importanti. Non vorrei tornare rigido come prima, perché mi precluderei le esperienze migliori. Però come sono ora è più difficile. Mi chiedo cosa sia la forza. Forza è affrontare? è vincersi? Ma con quale scopo? Potrei vincermi. Ma per andare dove? Non ne ho idea. Qual è la strada giusta, per il bene mio e di chi mi è accanto? Avrei delle scadenze professionali imminenti, ma non aver lavorato negli ultimi tre giorni mi mette in grande difficoltà. Sono un po' bloccato, non so perché. Una buona parte, forse, sono solo autoconvinzioni. Non capisco, però, quale pensiero possa non esserlo. Non capisco quale atteggiamento sia davvero autentico in questa situazione. Forzarmi? Aspettare? Lamentarmi? Disciplinarmi? Bilanciarmi tra difficoltà e dovere su una via media? Accondiscendere o no? Dipende dall'oggetto? Spingermi alla socialità o no? Se sono in compagnia e voglio tacere, è positivo che mi ascolto e quindi taccio, o viceversa che mi sprono? E se voglio lavorare 15 ore? Mi fa male o male sarebbe contenere l'energia, che quando c'è è esplosiva? Non capisco in che direzione orientarmi perché non so quale sia la strada che mi risolve. Se mi sento molto proattivo, devo limitarmi? Devo limitarmi quando sono giù? Come si passa da un umore a un altro? Posso sceglierlo? Ho davvero umori così altalenanti o mi sono convinto di qualcosa che non ho? Ed ora questo malessere me lo sono autoinflitto? Ne sono responsabile? Ne sono colpevole? Mi sento come se un'onda scura è all'orizzonte e mi sta per travolgere. Non capisco se quest'onda l'ho costruita io a furia di pensarci o se esisteva già, ed io l'ho soltanto vista. Mi spaventa il fatto che fino a pochi giorni fa mi sembrava potessi scalare il mondo, e più o meno lo facevo. Mi sento buffo a pensare queste cose. Sono sciocchezze? Sto parlando del nulla? Più ci penso e più gli vado dietro? è meglio farsi meno domande e, magari, pensare ad aiutare chi di problemi concreti ne ha davvero? O questi anche questi miei pensieri vanno meditati? Quando devo darmi retta? A che parte di me devo dar retta?
La ragione fortunatamente non mi abbandona, perciò non mi aspetto una risposta a tutte queste domande, gentile Dottore. Però se ha colto la questione, Le sarei grato di un commento specialistico, su quale sia la via per non scivolare.
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