Cocainismo

Gentilissimi,
Ho frequentato per un mese un ragazzo che fa uso di cocaina, anche sotto forma di crak, da tempo (non so precisamente da quanto, credo da un anno in maniera più o meno costante e credo abbia avuto episodi lunghi in precedenza). Ha 30 anni e un figlio. Durante la nostra frequentazione ha passato momenti in cui, apparentemente con convinzione, diceva di volerne uscire, che quella roba fa schifo, che deve farlo per suo figlio eccetera, a momenti di logorrea acuta in cui ne parlava come di qualcosa che può conciliarsi con la vita 'da schifo' che facciamo, fatta di conformismo, ipocrisia eccetera. Dal punto di vista relazionale, è passato da momenti di amore profondo, con frasi, gesti, attenzioni decisamente eccessive per una relazione cominciata da così poco tempo, a un improvviso calo dell'interesse, giustificato dal desiderio di tornare con la sua ex, ignara del problema (non è la madre del bimbo). Questo passo indietro si era già verificato nel momento in cui avevo tentennato di fronte alla sua dipendenza. Ora dice che vuole continuare a vedermi, restando con la ragazza, che tre giorni fa diceva di amare. Con me per 20 giorni ha vissuto, per sua decisione, come fosse un convivente, fermandosi da me ogni notte pur dicendo di voler 'stare solo'. Affermazione che fa tutt'oggi (vuole vivere le esperienze sessuali che non ha vissuto durante 8 anni di convivenza) pur restando 'fidanzato'. I suoi comportamenti sono stati sempre impeccabili, se non, come detto, addirittura eccessivi rispetto alla durata del nostro rapporto, con frasi del tipo 'se vuoi un figlio lo facciamo insieme anche se non mi vorrai piu' (dopo 15 gg e dopo essere tornato per due giorni dalla sua ex). In passato, uno psicologo gli ha diagnosticato un disturbo schizoide, non so di che entità. Io vorrei aiutarlo, è un ragazzo davvero buono, gran lavoratore, circondato però da amici che consumano la stessa sostanza. Non conosco i genitori (da quanto ho capito la madre sospetta che abbia ripreso a farsi, visto il suo dimagrimento dell'ultimo anno). In aggiunta, assume spesso alcool, non da raggiungere sempre stati di ebbrezza ma quotidianamente, e quotidianamente fa uso di cannabinoidi per dormire.
Le domande che vi pongo sono:
1) come posso muovermi affinché intraprenda un percorso di disintossicazione? (è la cosa a cui tengo maggiormente)
2)l'instabilità emotivo-sentimentale, simile a quella di un adolescente, E il bisogno di avere qualcuno di certo al suo fianco, al di là dei sentimenti che prova nei suoi confronti, può essere una conseguenza di questa sostanza.
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

posso chiedere come mai Lei vuole cimentarsi in questa impresa?
Le persone con dipendenza sono di solito molto bugiarde e strumentalizzano gli altri, come mi pare abbia abbondantemente fatto questo uomo di cui ci parla.
Ma il problema non è tanto lui, quanto la Sua disponibilità a farsene carico.
Difficilmente quest'uomo si rivolgerà seriamente ad un medico o ad uno psicologo per uscire dalla dipendenza e mi pare di avere capito che con Lei non c'è una relazione tale da permettere un aiuto di questo tipo (es prenotare una seduta di coppia, per iniziare).
Anzi, nonostante il figlio, quest'uomo non fa nulla per curarsi.
Quindi si chieda come mai si sta infilando in questa relazione e come mai non riesce a staccarsene.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le Ragazza,
condivido pienamente le osservazioni della Collega sulle quali la invito a riflettere seriamente, anzichè cedere a romantiche quanto inverosimili tentazioni salvifiche.
Un tossicodipendente non si cura soltanto attraverso la disintossicazione, può essere il primo passo ma va affrontata nell'ambito di una presa in carico globale che includa un trattamento residenziale in comunità terapeutica nella quale possa essere seguito anche dal punto di vista psicologico.
Questo genere di percorsi terapeutici sono destinati a fallire sul nascere se vengono iniziati "per amore" dei figli o di una fidanzata, ma necessitano di una motivazione individuale che preceda tutto il resto.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#3]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Gentile utente, in sintonia con quanto espresso dalle colleghe,
Le chiarisco alcuni aspetti in proposito della seconda domanda che ci ha posto.
Occorre partire dal presupposto che le persone che cadono nel tunnel della dipendenza da sostanze, presentano prevalentemente:

*Scarsa autoreferenzialità/autoriflessivitá: incapacità di riflettere sul proprio carattere emotività e comportamenti;

*difficoltà di decentramento cognitivo: scarse abilitá di assumere il punto di vista dell'altro;

* buone abilità di manipolazione emotivo- affettiva patologica dell'altro da sé;

* craving (o appetizione patologica) : desiderio impulsivo/irrefrenabile di assumere la sostanza psicoattiva gratificante che, se non soddisfatto può, nella maggioranza dei casi, condurre a veri e propri stati di crisi psichica e fisica;

* doppia diagnosi: ovvero quando all'assunzione di sostanze si "accompagna" un disturbo della personalità.

Ciò detto, senza una valutazione diretta del soggetto tossicodipendente, è utopistico capire se << l'instabilità emotivo-sentimentale, simile a quella di un adolescente, E il bisogno di avere qualcuno di certo al suo fianco, al di là dei sentimenti che prova nei suoi confronti, può essere una conseguenza di questa sostanza>>.

Le ipotesi a proposito possono essere che l'instabilità emotiva affettiva e relazionale può essere conseguenza dell'assunzione della sostanza psicotropa ma può esserne anche la causa;. .

un saluto

Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.

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