io e mia madre

Salve, ho 43 anni e quasi provo vergogna per quello che sto scrivendo. Ma ho bisogno di un vostro parere.
Ho un rapporto conflittuale con mia madre da sempre. O meglio lo ha avuto più lei con me, perché non sono la figlia ideale che lei voleva che fossi. Sono omosessuale e questo le ha sempre creato problemi. Ma il suo rifiuto nei miei confronti credo abbia radici e origini più profonde anche nel tempo.
Mia madre mi ha sempre guardata con disgusto, rimproverata per ogni cosa, offesa pesantemente in più occasioni e ha buttato addosso a me tutta la sua infelicità e aggressività. Mio padre è morto quando io avevo 7 anni e lei 44. Non si è più risposata. Ho un'altra sorella, più grande di me di pochi anni, la sua prediletta, la sua preferita, la sua figlia ideale che ha sempre protetto, punendo me e rinfacciandomi sempre la mia vivacità dopo la morte di mio padre. È arrivata persino a dirmi che io mentre lei lavorava non facevo niente (riferendosi all' età mia bambina), che facevo i capricci mentre mia sorella capiva che mio padre era morto e che dovevamo essere brave. Ha moti di odio e di rancore che non capisco. Io ho studiato e mi sono laureata, lavorando sempre, da quando ho studiato18 anni. Durante il liceo lavoravo d'estate e durante le vacanze di Natale. Riconosco che è stata una donna forte e che ha pensato ai miei bisogni materiali primari fino a quando ho vissuto con lei, ma ora sono al limite. Ho iniziato dentro di me a rompere lo schema di conquistare il suo amore, di renderla felice, di pensare sempre prima a lei. Mi ha distrutta per anni. Non le va bene neppure che io sia laureata. Mostra disapprovazione se vado una volta l anno in vacanza, se compro un maglione in un negozio costoso ecc. La infastidisce pure il fatto che io sia una bella donna. Tutto si è rotto quando ha detto che ha sempre preferito mia sorella a me. Non mi sono fatta sentire per mesi e mi ha chiamata per dirmi dopo 4 mesi che aveva un problema di salute. Sono andata da lei (viviamo lontane) e l'ho accudita ugualmente. Negli ultimi mesi é peggiorata la sua aggressività verbale nei miei confronti. È anziana ma continua ancora a offendere e a fare confronti con mia sorella, che per me è una nullità perché con suo marito si fa mantenere da mia madire. Io e mia sorella non ci parliamo quando ho scoperto che prende la pensione di mia madre.
Mia madre in primavera compirà gli anni e dopo due giorni di quiete, perché io nonostante tutto l'ho chiamata per gli auguri, mi ha detto che posso anche non andare per il compleanno. Preferisce che ci vada mia sorella. Pochi giorni prima avevo prenotato di nuovo il viaggio perché me lo aveva chiesto. Mi sembra di impazzire. Voglio uscire da questo caos che mi sta distruggendo la vita. Sono lacerata. So che dovrei accettare che ho avuto una madre che non mi ha amata. Ma non riesco a gestire questo terremoto di emozioni negative e le sue brutte parole mi tornano in mente. La odio. Che devo fare con una madre così distruttiva?grazie
[#1]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile Utente,

purtroppo non ci si sceglie tra genitori e figli.

Capitano madri che non ci capiscono. ma altrettanto dicono le madri di certe figlie...

Il fatto è che, avanzando entrambe con l'età, le cose da sole non si dipanano, anzi in molti casi sembrano aggrovigliarsi ancor più.
Gli schemi relazionali si ripetono, i copioni sono sempre gli stessi o peggiorano, i nodi si fanno sempre più stretti.
A volte fino a quando alla figlia accade di "diventare la madre della propria madre".

Le cause di tutto ciò... sono lontane, incerte, imponderabili.

E dunque occorre agire per l'oggi, per la Sua vita, per la Sua serenità attuale.

Ritengo che a questo punto sia proprio necessario un percorso psicologico, che affronti i nodi irrisolti.
Non tanto per raggiungere un buon rapporto con la madre (lì si è in due a giocare la partita),
quanto piuttosto per farsene Lei una ragione,
per <<accettare<<, come Lei dice;
per fare in modo che la adulta che Lei è, si confronti efficacemente con la bambina che c'è dentro di Lei e che è bisognosa dell'amore di mamma e che si dispera.

Saluti cordiali.









Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile dott.ssa Brunialti,
La ringrazio per la Sua risposta che mi conforta molto.

Negli anni precedenti ho fatto psicoterapia e poi pspsicanalisi per circa 4 anni proprio per sciogliere alcuni nodi, ma evidentemente non mi è bastata anche se ho fatto dei progressi perché prima ero totalmente succube. Da quel momento ho iniziato a regalarmi una vacanza ogni anno senza sentirmi il peso del suo disappunto.

Ho certamente bisogno di riprendere questo percorso, ma quel dolore credo che rimarrà sempre. È difficile per me accettare determinate cose ma ormai siamo alle strette. Non voglio più provare la disperazione del non sentirmi voluta. Dovrò fare conto con i sensi di colpa perché sono quelli che mi fanno ricadere nelle stesse dinamiche. quando mia madre dice che si sente male o che sta male provo quel maledetto senso di colpa.

Devo pensare alla mia vita, io voglio vivere. Sono consapevole che certe dinamiche devono essere interrotte e ce la sto mettendo tutta per non cedere ai ricatti. So che da sola non posso sciogliere quei nodi che ancora fanno male e mi impediscono di sentirmi serena. Ma anche se sciolti resterà sempre quell assenza immeritata di una madre che non solo ora è diventerà figlia ma che ha preteso sempre che io dessi a tutti di più perché in fondo sono l unica che somiglia a mio padre, ma io ho la mia individualità. Fa molto male. Questo rapporto è insanabile e non ho neanche voglio di sanarlo perché mi troverei sempre addosso quello sguardo di disgusto e di disprezzo. Mia madre non capirà mai il dolore che mi ha creato. E io non capiro mai cosa voleva da me. Le sue parole pesano come macigni. Ma capisco che per crescere realmente devo procedere Senza sensi di colpa. Ho rabbia e dolore. Al momento starò lontana da lei.

Credo che una madre debba amare i figli in egual modo. A me augura il male sempre, mi definisce donna di facili costumi usando l altro termine più noto. Non dovrei forse soffrirne?. Non riesco a perdonare. Ha 80 anni e non so da dove tiri fuori ancora cattiveria e rabbia. Ho fallito io per prima in questo rapporto. non dovevo considerarla una vittima. Pero fa male.

Cercherò qualche specialista che si occupi di questo. Forse sarebbe meglio continuare la psicanalisi che avevo interrotto?
[#3]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile Utente,

molto precisa puntuale e introspettiva la Sua analisi, che mette il dito su alcune "piaghe" ancora aperte:

- il dolore ci sarà sempre ("La ferita del non amato" la definisce uno psicanalista)
- La ferita più dolorosa non è il non essere amati, ma il ritenersi non degni di amore
- ambedue avete fallito in questa relazione, il proprio fallimento genera sensi di colpa che - come si sa - non sono collegati a colpe reali
- domande senza risposte: da dove sarà nata tanto difficoltà?
- ...
- ...

Non riprenderei la psicanalisi, bensì forse con un/a Psicoterapeuta esperto/a in dinamiche familiari, in modo da allargare l'orizzonte.

<< Al momento starò lontana da lei.<<: condivido.

Una domanda da parte mia:
il ritenersi non degni di amore ha influito sulle Sue relazioni di coppia?
Oppure è riuscita a tenerle al riparo?

Saluti cordiali.





[#4]
dopo
Utente
Utente
Gentile dott.ssa,

purtroppo le mie relazioni non sono riuscita a tenerle al riparo. Me ne sono resa conto nel tempo. Mi sono sentita sempre inadeguata scegliendo partner e innamorandomi di chi mi ha lasciato sempre addosso quel senso di non essere degna d'amore. Ha ragione il dolore più grande è sentirmi così.

Ho rincorso amori facendo qualsiasi cosa pur di essere amata. Chiaramente umiliando spesso me stessa e dandomi anche da sola la colpa per non essere stata amata. Ogni cosa si è ripetuta. Me ne sono resa conto da poco. Infatti mi è subentrata una paura immensa di innamorarmi di nuovo perché in ogni relazione ho accettato di tutto pur di essere amata. E vorrei non farlo più.

Mi si è aperto un mondo interiore che mi fa sentire smarrita. A volte anche le cose brutte purtroppo sono delle sicurezze. E io le ho abbandonate tutte, da qui il mio smarrimento e la paura di non farcela.

Dentro di me ho voglia di relazioni sane, di essere amata per come sono e togliermi quel vestito di inadeguatezza, di non poter essere amata perché sbagliata. Non so se riesco bene a spiegare ciò che sento, ma è come se avessi costruito la mia vita su cose fatte solo per essere amata. Di mio non ho nulla.

Un giorno mi sono chiesta che cosa volessi veramente. Beh so solo ciò che non voglio. Sentirmi così. Cerco amore nei posti sbagliati. Per non farlo più mi sono rinchiusa in casa, rifiutando ogni relazione perché so che starei male di nuovo.

Sembra tutto così illusorio. A giorni ho una gioia che chiamo libertà. Altri mi dico sono sbagliata! Che nessuno potrà mai amarmi davvero. Anche qui al momento cerco di stare al sicuro, dentro di me che ho scoperto essere un bel posto comunque è almeno per me.
[#5]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Immaginavo.
E' danno che si aggiunge al danno,
che perpetua nel tempo il dolore relazionale.

Per questo avevo accennato al libro "La ferita dei non amati" di Peter Schellenbaum (RED ediz., 2015), di cui leggo:
"Che cosa significano frasi come: "Non mi ama nessuno...", "E andata male anche questa volta...", "Era la persona sbagliata"? Sono il segno di una vecchia ferita mai rimarginata e ancora dolorosa, l'impronta di un bisogno d'amore rimasto inappagato. Molti si sentono incompresi, soli, abbandonati, non amati o amati troppo poco. Sentimenti che spesso hanno origini lontane: in un'esperienza amorosa non felice, magari vissuta nell'infanzia, che si è radicata profondamente influenzando tutte le successive relazioni affettive. Attraverso il racconto di innumerevoli casi e le intuizioni che ne derivano, Peter Schellenbaum suggerisce come analizzare a fondo e riportare in superficie questa esperienza, per potersene liberare e recuperare tutta la nostra capacità di amare ed essere felicemente amati."

Forse questa lettura Le potrebbe fare da specchio.

Inoltre la ripresa della psicoterapia certamente Le gioverebbe;
la Sua consapevolezza è elevata, ma occorre lavorare per modificare i copioni al fine di individuare alternative a modi di fare/essere che si sono "fissati" nell'infanzia e che sono fonte di sofferenza, ma ai quali si é fortemente ancorati;
per uscire da quella "malefica" coazione a ripetere che la condanna alla solitudine per non dover vendere se stessa.

Nella Sua città c'è un'importante e valida scuola di specializzazione, a cui può attingere per qualche Collega esperta/o in queste tematiche.
O anche qui nel portale.

Saluti cordiali!


[#6]
dopo
Utente
Utente
Correrò a comprare il libro dottoressa e La ringrazio per avermi letta e avermi dedicato il Suo tempo. Mi sono state d'aiuto le Sue parole.

Voglio liberarmi da queste catene che da sola mi sto portando avanti per regalarmi una vita migliore. Contatterò la scuola di cui parla per ricomporre quei pezzi sani di me e uscire da questi schemi. Sembrano una dipendenza. Razionalizzo ma poi ricado. Voglio guarire. Qualsiasi sia la ferita.

Grazie ancora, un cordiale saluto

[#7]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66

Mi ha fatto piacere ascoltarLa.

Se ritiene, ci faccia sapere.

Saluti cari.


[#8]
dopo
Utente
Utente
Non mancherò. Grazie ancora.