Nuovo lavoro, crisi di ansia, attacchi di panico, sto davvero male.

Buonasera,

da lunedì ho iniziato un luovo lavoro a cui tengo tantissimo.
Purtroppo fin dal primo giorno ho sofferto di un forte malessere, labbra completamente secche, bocca secca, capogiri, forte stato confusionale.
Sono stato inserito in un ufficio per prendere il posto di una impiegata in procinto di pensionarsi.
Sono arrivato pensando di svolgere una mansione, ma appena arrivato mi sono accorto che avrei dovuto fare altre cose che, a mio giudizio, esulavano dalla mansione. Nello specifico, appena arrivato ho scoperto esserci una enorme quantità di logistica. Premetto che anni fa ho lavorato per un paio di mesi in logistica in un'altra azienda, e proprio lì per la prima volta nella mia vita, ho sofferto di attacchi di panico ed ansia (talvolta ho ancora gli incubi).
Tornando alla situazione attuale: appena hanno iniziato a spiegarmi il sitema gestionale e a farmi preparare i primi lanci commessa e relative bolle (DDT), ho iniziato a non riuscire più a deglutire, a ravvisare dei capogiri e a vedere tutto confuso; nello specifico, i numeri si mischiavano tra di loro e non riuscivo ad essere lucido, mi sentivo come "allucinato". Da lì in avanti, nonostante la mia volontà di mantenere la calma e cercando di rassicurarmi, è tutto peggiorato. Non riuscivo a capire l'utilizzo del sitema gestionale, non riuscivo a prendere appunti chiari, mi sentivo tremare e oltre ai numeri anche le lettere iniziavano a mischiarsi. Poi le mie colleghe hanno iniziato a lamentarsi del fatto che non riuscivo ad imparare ad usare il gestionale, che dovevo darmi una svegliata e hanno iniziato a farmi venire ansia vera e propria. Fino a quando una collega dopo un mio errore ha iniziato a urlarmi contro, dicendo che avevano ben altre aspettative su di me. Da quel momento in poi mi basta entrare in sede per avere forti capogiri, gambe molli, tremori, forte sensazione di inadeguatezza e quando non riesco a trattenere le lacrime cerco rifugio in bagno.
Invece fuori dalla ditta mi sento molto molto sconfortato, triste e profondamente deluso da me stesso.
Era un lavoro che inseguivo da 6 mesi, con diversi colloqui e mi sembra di avere deluso tutti, aver tradito ogni aspettativa, mi sento fallimentare e non capisco come fare per non essere vittima di quello stato di completa e totale confusione ed ansia, durante la quale non riesco nemmeno a leggere e comprendere gli appunti, i numeri e lettere si mischiano tra di loro perdendo ogni significato e generando ulteriore indisposizione nelle mie colleghe.
Inoltre anche le parole, in certi frangenti perdono significato, il tempo si dilata e non ricordo quello che faccio durante il mio lavoro, nemmeno dopo averlo appena fatto, ma soprattutto, anche operazioni facili e banali come inserire una pratica in un dato cassetto diventano molto difficili.
Non so come sia possibile risolvere questo problema e rimanere lucido, cercando di rimanere a mio agio.
[#1]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile Utente,

dopo aver nutrito alte aspettative ed essersi impegnato al massimo per un lungo periodo per ottenere quel lavoro si è trovato in una situazione molto spiacevole e che le ha ricordato un precedente periodo lavorativo, durante il quale aveva vissuto un forte disagio.
Nulla di strano quindi se sta male, visto che ci dice questo:

"Sono arrivato pensando di svolgere una mansione, ma appena arrivato mi sono accorto che avrei dovuto fare altre cose che, a mio giudizio, esulavano dalla mansione"

e che quindi non solo è rimasto deluso perchè il lavoro non è quello che avrebbe dovuto essere, ma anche perchè nessuno gliel'ha detto prima - oltre al fatto che, per una sfortunata coincidenza, quello che deve fare le ricorda immediatamente quell'impiego avuto in passato, dal quale è stato messo particolarmente in crisi (e sarebbe utile capire per quale motivo).

Per quale tipo di mansione le avevano proposto l'assunzione?
Ha parlato con il suo superiore per esprimergli perplessità circa il fatto che le viene chiesto di fare cose che non c'entrano con la posizione per la quale è stato assunto?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentilissima Dr.ssa Massaro,

per prima cosa la ringrazio per la risposta, che mi sta apportando conforto. Per quanto concerne le sue domande: sono stato assunto come commerciale estero, in fase di colloquio mi è stato richiesto di dare la disponibilità ad una trasferta estera mensile, di occuparmi della gestione clienti, di trovarne di nuovi, aggiornamento listini e di preparare i documenti doganali. Cose già fatte nel precedente lavoro e per le quali, a parte preparare i documenti doganali, avevo una certa confidenza. No, non è ho parlato con l'amministratore in quanto, tenendo molto al posto di lavoro, mi sembrava di mettermi in cattiva luce e di gettare le basi per non essere confermato (ho un periodo di prova di 60 giorni lavorativi effettivi).
Quando precedentemente ho lavorato in logistica ho vissuto un bruttissimo trauma che mi ha condizionato per un certo periodo. Il primo giorno di lavoro mi sono presentato in giacca e camicia e dopo un paio di ore sono stato inviato in magazzino a spostare materiale manualmente e di conseguenza sporcandomi camicia e pantaloni generando derisione ed antipatia da parte del personale addetto sia al magazzino sia alla produzione. Una volta rientrato negli uffici, non riuscivo ad apprendere l'utilizzo del sistema gestionale (che drammaticamente è molto simile a quello in uso attualmente) e da lì a poco ho iniziato a sentirmi sotto pressione e continuavo a fare errori, anche grossolani, dettati dal terrore di sbagliare e attirando forti critiche da parte di tutto il personale d'ufficio (sbagliare in bolla numero colli, peso ecc, compromettendo anche la fatturazione), mentre in magazzino e produzione venivo schernito e deriso. Premetto che pur avendo un carattere abbastanza forte e non avendo MAI sofferto di crisi di ansia prima di quel momento, mi sono sentito completamente annichilito, incapace di reagire davanti agli scherni di magazzinieri ed operai e agli insulti delle impiegate. Così, cercando di reagire mi presentavo ogni mattina determinato nella riuscita, fino a che poco prima di entrare mi si presentava una forte voglia di vomitare e poi subentravo in uno stato confusionale, mi sentivo allucinato, ronzio nelle orecchie, tremori e difficoltà cognitive. In passato ho potuto concludere un ciclo di studi universitari con profitto e diversi lavori, sia di bassa e bassissima manovalanza (operaio di saldatura e bracciante) sia di ufficio (interprete, commerciale nazionale ed estero) con un discreto successo, senza avere MAI vissuto queste crisi di ansia.
In questo momento si sta nuovamente ripetendo la situazione passata (gestionale molto simile, redazione di bolle e logistica, pressione, sfiducia, pessima opinione da parte delle colleghe).
Come posso recuperare la situazione a lavoro dopo una settimana così oscena? E' ormai compromesso? Come faccio per essere lucido e concentrato senza cadere in crisi di ansia? Come posso recuperare il rapporto con le mie colleghe che ormai non hanno alcuna stima e fiducia verso di me, anzi mi denigrano?
[#3]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 576 66


Gentile utente,

La nuova esperienza ha evidentemente riattivato quella precedente, mai veramente "curata" nella dimensione di ansia che Le procurava.

Una visita presso il Suo medico di base sarebbe opportuna, qualche goccia di ansiolitico potrebbe forse aiutarLa in questa prima fase.
Contemporaneamente potrebbe intraprendere alcune sedute, la terapia strategica potrebbe esserLe utile.
Veda qui nel portale se individua qualche Collega della Sua zona geografica.

Non getti la spugna prima di aver fatto questi due tentativi.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Visto che quanto le è successo in passato è per lei ancora oggi un "bruttissimo trauma" può considerare di trattarlo come tale e quindi di rivolgersi ad esempio ad uno psicologo che lavori sui traumi con ipnosi, Emdr o Pnl.

Se la situazione attuale sta facendo riemergere tutto è infatti difficilmente ipotizzabile che lei possa riuscire a porre da solo un argine all'ondata di ansia che la sta travolgendo.
Sarebbe un peccato che sprecasse questa opportunità lavorativa che ha tanto inseguito a causa di un brutto episodio del passato, che all'epoca ha provocato un malessere che non è rimasto circoscritto a quel giorno, ma è diventato una costante finchè ha lavorato lì e la sta ancora condizionando.

Le consiglierei anche di parlare con l'amministratore chiedendo chiarimenti, in maniera assertiva e non lamentosa o rivendicativa, in modo tale che sappia che lei è una persona che sa farsi avanti quando qualcosa non va e che può anche essere disposto a una certa flessibilità, quando le cose sono messe in chiaro.

Non facendo nulla rischia di lasciarsi apporre l'etichetta dell'imbranato o dell'incapace a causa di una mansione che non dovrebbero nemmeno chiederle di svolgere, e di arrivare comunque alla fine dei 60 giorni senza conquistare fiducia e ottenere l'assunzione.

A questo punto secondo me le conviene sia chiedere un aiuto psicologico di persona, sia discutere assertivamente con il capo la sua situazione e dimostrargli che è sempre la persona valida e capace che ha deciso di prendere in prova.
[#5]
dopo
Utente
Utente
Gentilissima Dr.ssa Massaro,

per prima cosa la ringrazio per la risposta chiara, confortante, ed esaustiva.
La situazione è un po' cambiata, nel senso che, grazie al fine settimana passato sui miei appunti e agli esercizi fatti nella serenità di casa, lunedì ho svolto bene tutti gli incarichi a me assegnati dalle mie colleghe (sono riuscito a placare l'ansia grazie allo studio svolto nel fine settimana e grazie agli esercizi di respirazione). Oggi mi è stato invece richiesto di fare lavori di archivio dicendo che non avevano altre occupazioni che fossi in grado di svolgere. Nonostante le mie performance che giudico senza alcun dubbio positive, sono stato comunque oggetto di critiche e attacchi che reputo senza motivazioni rilevanti o meglio sono stato attaccato e criticato da parte di una mia collega per venialità che non meriterebbero menzione e che probabilmente se fatte da un'altra persona, o se fatte in un altro frangente non avrebbero creato alcuna reazione. Replicando a queste critiche affermando che avrei posto maggiore attenzione ho chiesto se lei non avesse riscontrato dei miglioramenti nello svolgere i compiti a me assegnati, mi è stato seccamente risposto che non aveva riscontrato alcun miglioramento.
Sono rimasto basito e sconfortato. E, ad essere onesto, ho ricevuto altre critiche assurde (non entro nemmeno nel merito).
Concordo con lei Dr.ssa sulla necessità di richiedere un aiuto psicologico fisico, mi chiedevo se oltre ad uno psicologo che lavori sui traumi con ipnosi, Emdr o Pnl dovrei rivolgermi a qualcuno che possa aiutarmi a impostare un altro registro comunicativo con questa mia collega che continua a porsi in maniera ostile e denigratoria nonostante i miei progressi tangibili e se esista una terapia specifica per riprendere fiducia in me, nei miei mezzi e che possa aiutarmi a relazionarmi con questa collega.
Invece temo di non afferrare cosa intende per comunicazione assertiva con il mio superiore e soprattutto ho il timore di instaurare un dialogo poco efficace a cause delle lamentele della mia collega.
Concordo comunque sulla necessità e sulla urgenza di un colloquio, anche per capire se è lui il mio referente o se questa collega si sta arrogando titoli e diritti immeritatamente.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
La collega della quale parla è la stessa che le ha inizialmente spiegato l'uso di quel gestionale che lei non riusciva a capire perché è subentrato il ricordo del vecchio episodio con aspetti analoghi?
Oppure si tratta di una persona che non ha avuto a che fare con lei all'inizio?

Gli altri come si comportano con lei?

Per quanto riguarda il ricorso allo psicologo non c'è bisogno di rivolgersi a due diversi professionisti, perché qualsiasi psicologo che la potrà aiutare ad alaborare quel trauma sarà anche in grado di aiutarla a gestire il rapporto con i nuovi colleghi e con il capo, al quale le suggerivo di rivolgersi con assertivita' intendendo che sarebbe efficace esprimere quello che ha da dire senza fare la vittima e senza essere aggressivo ed eccessivamente accusatorio nei confronti della sua collega - il cui comportamento può essere riferito al superiore in maniera realistica, se si è comportata in modo tale da crearle problemi.
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dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dr.ssa,
l'unità export è composta da me e da 2 colleghe. La collega che mi ha spiegato il gestionale, quella che effettivamente dovrò sostituire, mi ha sempre trattato con rispetto, con piú o meno garbo, ma non è mai trascesa negli insulti. L'altra collega fin da subito si è posta in maniera aggressiva e sgarbata. Dopo i suoi violenti attacchi verbali vado in confusione e faccio fatica a tornare lucido. Gli altri colleghi in ufficio e in magazzino mi trattano con cortesia e rispetto...
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Ha provato a chiedere consiglio alla collega che andrà a sostituire su come comportarsi?
Visto che sta andando in pensione e che con lei si sta comportando gentilmente può essere un valido sostegno e una fonte di informazioni preziosa sulle dinamiche dell'azienda.
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