Disturbi multifattoriali

Buonasera, sono uno studente di 22-23 anni di Roma. Anni fa mi è stato diagnosticato un disturbo di ansia sociale e disturbo d'ansia generalizzata. Era l'ultimo anno del liceo e la pressione sia dei doveri scolastici, sia di una incompatibilità con il gruppo classe acutizzavano la mia ansia dovuta alla mia indole suscettibile. Dopo la maturità ho goduto di un forte sollievo, che durò non più di tanto perché i miei genitori e mia sorella, per l'ennesima volta, decisero per me dove dovessi studiare, ossia alla facoltà di Economia. A quei tempi ero molto intenzionato a scegliere Lingue (facoltà che ora, dopo 3 anni persi a studiare economia, sto seguendo), però mi dissero che il lavoro sarebbe stato difficile trovarlo e, come fu per la scelta dell'indirizzo della scuola superiore, lasciai loro scegliere cosa dovessi fare. I lenti ritmi nel dare quei pochi esami che riuscivo a passare mi causavano una forte demoralizzazione e ansia; in più, intorno ai 20-21 anni è ritornata l'acne, ma questa volta in una forma molto più persistente e devastante. Tuttora la sto subendo. Ho una seborrea abnorme nella zona T con comedoni; sono andato da molti dermatologi, ma il massimo che mi prescrivevano erano creme e farmaci topici. Ho chiesto se si potesse curare con qualche farmaco che curi il problema dalla fonte, tipo isotretinoina, ma niente da fare. Non riescono a capire quanti problemi a livello psicologico-sociale possa crearmi l'acne. È ormai da anni che questa cosa mi porta ad avere ossessioni (controllare le manifestazioni acneiche) con seguenti compulsioni (rimuovere con le dita i comedoni, azione che poi causa inevitabilmente cicatrici, le quali peggiorano ancor più la mia costante demoralizzazione)... è più forte di me! Inoltre negli ultimi mesi mentre studiavo ho lavorato come figurazione in film e pubblicità; gli orari di lavoro erano veramente deleteri, bisognava svegliarsi anche molto presto per stare sul set e la mancanza di routine mi ha portato ad avere un nuovo problema, l'insonnia. L'ansia dei giorni precedenti, l'ansia per il fatto che ti chiamino spesso... Ormai da qualche mese che si è cronicizzata e i fasi circadiani ormai sono sfasati; ho 4-5 risvegli notturni e appena vi è un evento stressante, la latenza di addormentamento aumenta di conseguenza. Tutti questi problemi mi causano forte disagio e rassegnazione, da 2 anni perdo chili e nell'ultimo periodo con il comparire dell'insonnia li perdo più velocemente, anche se mangio sufficientemente, se non tanto; sono passato da 66 a 58 kg. Credo di avere poi anche delle manifestazioni compulsive nell'uso di internet, ho ossessioni in mente che mi portano a fare ricerche continue e leggere giornali sul web per ore, come se fossero attività che compensino la mia insoddisfazione. Stavo pensando di andare prima presso un centro del sonno, anche se sicuramente mi indicheranno di passare prima dallo psicologo. Riuscirò mai ad uscirne? Poi vorrei tanto curare questa acne... perché non mi comprendono?!
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Dr.ssa Alessia Ghisi Migliari Psicologo 127 7 13
Gentile utente,
Lei ci propone una storia molto sofferta e complessa, poiché, come ammette Lei stesso nel titolo, più fattori e problemi entrano " in gioco".
Vi sono diagnosi giá fatte, problemi legati allo studio, alla socialitá, al proprio corpo, al cibo e al sonno, tutte realtá primarie.
Poi vi sono delle ossessioni...
Certo, un centro che si occupi del sonno sarebbe utile, ma bisognerebbe guardare il quadro più vasto, che è articolato.
Io penserei sia a un aiuto psicoterapeutico che psichiatrico (visti anche i problemi fisici lamentati).
Ha mai considerato queste opzioni?
Ha ripreso contatto con chi la ebbe in cura al tempo delle diagnosi citate all'inizio?

Ps per la perdita di peso e gli altri fattori "fisici" sarebbe utile lo psichiatra anche perché, in quanto medico, potrebbe esaminarla con attenzione sotto questi punti di vista, e approfondire magari con esami (e senza dubbio La prenderebbe seriamente).

dr.ssa Alessia Ghisi Migliari

[#2]
dopo
Utente
Utente
Salve Dottoressa,
la ringrazio della sua risposta.

Ai tempi mi feci visitare da una neuropsichiatra infantile, poiché sin da piccolo ho avuto problemi nella lettura, e lei mi diagnosticò anche la dislessia. Mi consigliò di fare delle terapie cognitivo-comportamentali; ci pensai ma, dopo la fine del liceo mi sentii quasi rinato e quel gran sollievo mi portò a scegliere di non avere alcun supporto psicoterapeutico.
Fu assolutamente un grande errore sottovalutare la situazione, però meno di un anno fa ho provato presso l'ASL a fare qualche visita dopo un mio scoppio di rabbia e lacrime; la situazione purtroppo non è legato solo a me ma anche alla sfera familiare: ho un padre facilmente irascibile con una disposofobia più o meno grave (circoscritta a i luoghi dove vive), derivata decisamente da un disturbo ossessivo compulsivo generale; con tendenze alla violenza sia verbale sia fisica (in passato da piccolo vidi mia madre subire violenza, grazie al cielo non grave, ma pur sempre inaccettabile); con una tendenza alla infedeltà (mi è stato poi riferito da persone vicine a lui che quando era giovane tentò di "approcciare" delle donne, anche di età abbastanza superiore alla sua, in modo totalmente asentimentale, non divulgo altro). Il tutto credo sia derivante da un maltrattamento ai tempi della sua infanzia da parte di suo padre, una figura che mia madre descrive come estremamente autoritaria, anche se ovviamente vi è una certa predisposizione genetica (purtroppo da me ereditata, se parliamo del DOC). In più ho una madre passiva e una sorella dal carattere troppo "forte", la quale non comprende che certi modi di fare e alzare la voce sono azioni ansiogene e non solo nei miei confronti.
La serie di problematiche familiari si assomma dunque ai problemi delimitabili più alla mia persona, anche se dal mio punto di vista sembra che siano fattori, per lo più, esterni a me stesso; senza cadere però nel vittimismo.
Sfortunatamente le visite non sono andate a buon fine a causa della mia ipersensibilità al giudizio collegabile alla fobia sociale. Già dall'inizio, allo psichiatra esposi i problemi come se fossero legati solamente a mio padre, nascondendo tutti i disagi e le influenze sulla mia persona. Questo penso perché fin da subito non si è instaurato un approccio intimo e confidenziale tale da far trasparire la mia serie di disturbi, sia per il carattere dello psichiatra (e forse anche del fatto che non sia una donna) il quale per la mia indole non è proprio il massimo se devo rilevare dei miei disagi, sia perché eravamo in quattro sin dalla prima visita: io, psichiatra e due psicologhe. In più poi avrei dovuto far intervenire mia sorella (mia madre no, perché non vuole parlare dei rapporti familiari), che, come ho già detto, ha un carattere fin troppo forte e giudicante.

Credo dunque che come lei ha già evidenziato, più fattori entrano in gioco, e l'insieme causa a me molti disagi e ansia.
Il quadro clinico si è più o meno evoluto e sinceramente non so da dove iniziare per il supporto.
Secondo Lei se riuscissi a far trasparire il tutto, lo/a psichiatra, in quanto medico, mi indirizzerebbe anche verso esami non di natura prettamente psichiatrica? È possibile un'ottica collaborativa e risolutiva tra psichiatra e altri medici (es. dermatologo, endocrinologo)? Per me sarebbe un gran conforto dal momento che buona parte dei miei disagi sono causate da problemi fisici (mangiare molto, ma non ingrassare; acne; insonnia; stanchezza; iperarousal). Negli ultimi anni ho sempre avuto questo piccolo dubbio di soffrire una qualche forma di metabolismo troppo attivo, quindi esaminare globalmente la situazione psicofisica sarebbe la cosa migliore da fare.

La ringrazio ancora per la sua pazienza e per l'avermi risposto.
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Dr.ssa Alessia Ghisi Migliari Psicologo 127 7 13
Gentile Utente,
Man mano che racconta la Sua storia, si accentua sempre di più la sua complessitá e la presenza non solo di un presente, ma anche di un passato umanamente difficili, che han portato a un trattamento sin dalla tenera etá.
È molto importante essere onesti con lo psichiatra e, altrettanto, trovarsi bene con il professionista scelto.
Senza subbio Lei ne ha bisogno, come Le farebbe bene una psicoterapia, e quindi il poter creare almeno in quella dimensione una sfera di "sicurezza".
Quando era più piccolo mi sembra ne abbia tratto giovamento.

Non è comunque raro o improponibile che gli specialisti possano o vogliano interfacciarsi tra loro, perché no?
Ovviamente, ognuno nel Suo campo... Provi a espore i Suoi dubbi circa i problemi metabolici (tiroidei?) allo psichiatra.
Potrebbe essere lui stesso a consigliare un endocrinologo o a farLe fare uni screening iniziale.
Queste però sono solo supposizioni, perchè partono da un punto: l'essere sinceri col medico cui si è affidato, variabile che viene a mancare.
So che nel Suo caso non è semplice, ma è davvero fondamentale...
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> mi portò a scegliere di non avere alcun supporto psicoterapeutico
>>>

Se soffri di disturbi ossessivo-compulsivi non ti serve un supporto né un sostegno. Ti serve una terapia.

Dal punto di vista psicoterapeutico il mio suggerimento è orientarti verso terapie proattive e direttive come appunto la comportamentale o la strategica. Le raffinate spiegazioni che fai a proposito della tua situazione fanno ipotizzare che si tratti proprio di un assetto ossessivo, cioè un disturbo d'ansia, che potresti facilmente aver "ereditato" in famiglia.

Ma anche se la tentata soluzione più comune fra i pazienti ossessivi è voler capire perché e per come, da un punto di vista strategico ciò non serve assolutamente e niente. Ti serve piuttosto iniziare a {comportarti} in modo diverso, aiutato dal terapeuta, per iniziare gradualmente a esperire la realtà in modo diverso.

C'è garanzia che risolvendo l'ansia si risolvano anche l'acne e il resto dei sintomi fisici? Ovviamente no. Ma diciamo che anche volendo mantenere basse le aspettative, ci sono buone probabilità.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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