Malessere insostenibile per una vita non vissuta

Scrivo nella speranza di ricevere qualche consiglio per la gestione di una situazione personale che sta diventando di sempre più difficile sopportazione.
Dopo un percorso universitario duro, caratterizzato da una dedizione quasi assoluta allo studio, ho intrapreso il tirocinio professionale finalizzato all'abilitazione.
Successivamente, consapevole di non voler svolgere quella specifica professione, ho intrapreso un’attività lavorativa (in un contesto extra-professionale ma con attinente nei contenuti). Per svolgere l’attività lavorativa attuale non è necessaria l’abilitazione professionale, la quale tuttavia costituisce un plus, che può consentire di accedere nel futuro a posizioni più elevate e in ogni caso legittima le determinazioni espresse sul lavoro (anche nel confronto verso l’esterno).
Nutrendo l’ambizione al completamento del mio percorso di formazione, ho recentemente sostenuto gli scritti dell’esame di abilitazione (esame che presenta carattere di per sé estenuante, occupando di fatto un intero anno della vita del candidato tra scritti e orali).
Al momento sono in attesa dei risultati degli scritti e, nel frattempo, sto cercando di prepararmi per un eventuale orale. Il mio problema sta nell’insostenibilità della situazione.
Razionalmente ritengo che una preparazione sufficiente non possa essere conseguita svolgendo un lavoro a tempo pieno. Cionondimeno non intendo mollare senza almeno averci provato e sto occupando gran parte del mio tempo libero sui libri.
Ciò tuttavia sta compromettendo seriamente il mio tenore di vita, in quanto corrisponde all’annullamento della persona e delle relazioni. Dedico infatti allo studio tre sere a settimana dopo il lavoro sino alla notte ed il weekend fino al tardo pomeriggio.
Tutto ciò è fonte di grande frustrazione e insoddisfazione. Non so come uscire da questa situazione o come sostenerla, posto che, proseguendo nell’intento dovrei continuare questo stile di vita per altri sei mesi circa (sempre che risulti superato lo scritto).
Diversamente, mollare adesso significherebbe non poter tentare neppure l’orale in caso di ammissione (e di questo mi pentirei certamente).
D'altra parte inizio a provare un senso di rabbia e invidia verso miei coetanei che giustamente si godono la vita, mi rendo conto di essere ormai giunto alla fine della giovinezza senza averla pienamente vissuta e so che sicuramente mi pentirò di aver buttato tanta vita sui libri. Sono comunque consapevole di essere la causa del mio male e di poterlo far cessare in qualsiasi momento, semplicemente mollando.
Mi piacerebbe ricevere qualche consiglio.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

Lei dice che anche gli anni di università sono stati molto faticosi e particolarmente impegnativi. Ora si presenta la stessa situazione, ma Lei dice: "Sono comunque consapevole di essere la causa del mio male e di poterlo far cessare in qualsiasi momento, semplicemente mollando."

Sono d'accordo su tutto, fuorché sulla Sua soluzione. Crede di potersi godere la vita solo mollando lo studio per l'abilitazione? Non vede altre soluzioni?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa,
Al momento non vedo altre soluzioni perché​ purtroppo lo studio richiede quanto più tempo libero possibile e impone di sacrificare il resto (dal prendersi cura di sé alle relazioni).
Penso che la mia eccessiva insofferenza sia dovuta ad un effetto accumulo e alla combinazione con l'attività lavorativa.