Stenosi uretere acquisita

Buonasera, a febbraio del 2014 sono stata operata in laparoscopia per l'asportazione di una cisti ovarica e da lì è iniziato il mio calvario che non sembra avere fine. A seguito dell'intervento dopo 3 giorni di coliche renali scoprono che mi è stato leso l'uretere e , dato che lo stent non passa, mi appongono nefrostomia . Tengo il nefrostomico per 2 mesi con infezioni ricorrenti e a maggio vengo sottoposta ad intervento di ricostruzione uretere che si presenta più complicato del previsto e si conclude dopo 6 ore di sala operatoria e rianimazione per una notte e ureterocistoanastomosi secondo Casati Boari. Vengo ricoverata a dicembre dello stesso anno per infezione che si ripete a giugno 2015 e a dicembre 2015 dove però si deve ricorrere nuovamente a nefrostomia perché l'uretere si è nuovamente chiuso nella parte distale. Ora sono appena uscita dall'ospedale dove mi hanno messo stent doppionJ . Ho forti dolori ad urinare e soprattutto di notte dove ho dolori al fianco insopportabili. Mi dicono che dovrò periodicamente cambiare lo stent ma non so se riuscirò a sopportarlo, non è più vita. Che prospettive ho per tornare ad una vita normale? Grazie e scusate lo sfogo ma sono veramente preoccupata
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Dr. Paolo Piana Urologo 38.2k 1.7k 17
Comprendiamo il suo scoramento, ma nella sua storia riconosciamo quella che è purtroppo una non rara evoluzione di questi problemi. I risultati di tutti gli interventi su una struttura così esile come l'uretere dipendono anche - e forse principalmente - da fattori che vanno al di là della perizia dell'operatore, come ad esempio la tendenza alla cicatrizzazione eccessiva, la suscettibilità alle infezioni, eccetera. Ora evidentemente è chiaro che il suo rene non è in grado di scaricare autonomamente, ma il congiungimento con la vescica (anastomosi) deve essere mantenuto artificialmente aperto. Immaginiamo che siamno già state eseguite manovre di dilatazione ed ogni altro armeggiamento endoscopico che in genere si esegue in questi casi. L'endoprotesi ureterale (detta anche stent, doppio-j, pig-tail, ecc) è senz'altro la soluzione più semplice. Il fatto che però questa sia spesso (molto) mal tollerata non è una novità ed il suo mantenimento a tempo indeterminato diventa veramente arduo da proporre. In casi estremi, quandi si rileva che comunque il rene interessato ha una funzionalità residua ormai molto scarsa è tutto sommato meglio rimuoverlo prima che poi. Se la funzionalità residua è ancora apprezzabile, l'unica alternativa allo stent è oggi l'inserimento di una endoprotesi metallica settoriale interna (tipo Memokath ed altri) la cui diffusione è però ancora agli albori ed i risultati a lungo termine non ancora chiaramente precisabili. Peraltro, questa protesi non ha appendici nè in vescica nè nel rene ed è quindi destinata ad essere maggiormente tollerabile. Provi a parlarne con i Colleghi che l'hanno in cura.

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

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Utente
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Gent.mo Dr Piana,
La ringrazio per la tempestiva risposta. Mi è stato proposto di proseguire l'iter con l'inserimento di una endoprotesi settoriale. Non capisco però se si tratti di una soluzione definitiva o se dovrò periodicamente cambiarla e quindi sottopormi nuovamente ad interventi con anestesie generali. Mi sembra di capire che, se anche questa soluzione non funziona, l'unica alternativa sia l'asportazione del rene anche se funzionante. Grazie
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Dr. Paolo Piana Urologo 38.2k 1.7k 17
Alla sua età, in assenza di complicazioni, si dovrebbe parlare di un impianto con intento definitivo.
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Utente
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La chiedo scusa per la mia ignoranza in materia ma che cosa intende per "impianto"? Grazie ancora per la gentile disponibilità
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Dr. Paolo Piana Urologo 38.2k 1.7k 17
Chiamiamolo "inserimento", se è un termine a lei più gradito. Si tratta comunque di una procedura endoscopica.
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Utente
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Gent.mo Dott.Piana,
La ringrazio ancora per la disponibilità. Sono in attesa di effettuare l'impianto ma mi sembra di capire che dovrò aspettare almeno 60 giorni, ahimè. Nel frattempo ho dolori insopportabili quando devo urinare e riesco a stare in piedi per poco tempo perché poi si presentano forti dolori al fianco e alla sera sono spossata per questo continuo fastidio. Mi chiedevo se , oltre ai comuni antidolorifici come il paracetamolo, esistono farmaci che possano aiutarmi ad andare avanti...in queste condizioni non so proprio come fare a resistere per tutto questo tempo. Grazie
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Dr. Paolo Piana Urologo 38.2k 1.7k 17
Difficile dire. Esistono antidolorifici ben più potenti del paracetamolo, ma il loro utilizzo ripetuto e prolungato potrebbe essere pericoloso. Ne parli con il suo medico curante.
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Utente
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Buonasera Dott.Piana,
in data 7 marzo è stato rimosso lo stent e mi è stata impiantata una endoprotesi metallica settoriale. Purtroppo a distanza di circa 20 giorni ho avuto febbre alta e mi sono recata al pronto soccorso dove mi hanno diagnosticato infezione delle vie urinarie con valori di PCR di 25. Sono stata sottoposta a terapia antibiotica ma a distanza di 1 mese (fine aprile) ho ripetuto analisi delle urine e del sangue e l'urinocoltura nuovamente positiva con leucociti circa 3000, PCR ritornata quasi a valori normali 0.6. Mi è stato consigliato di non intraprendere alcuna terapia antibiotica ma ho appena ritirato esame delle urine nuovamente positivo con leucociti a 500. Mi dicono siano problemi causati dallo stent e di non preoccuparmi ma io lamento sempre dolori alla minzione con bruciore e mi chiedo se queste continue infezioni non possano comprometter la funzionalità di entrambi i reni. Non vorrei rischiare di dover comunque rimuovere il rene (dove c'è lo stent) ma nel frattempo aver compromesso anche l'altro rene. Avrebbe senso optare per la rimozione del rene prima che sia troppo tardi? Quali accertamenti mi consiglia di intraprendere ?Grazie
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Dr. Paolo Piana Urologo 38.2k 1.7k 17
I trattamenti endoscopici o chirurgici ripetuti, uniti alla somministraziine prolungata di antibiotici possono predisporre alla persistenza di infezioni resistenti delle basse vie urinarie. Questo è ancor più vero nel sesso femminile e nell'età matura, che già di per loro costituiscono un energico fattore predisponente. In assenza di febbre o segni di evidenti complicazioni è raccomandabile la massima parsimonia nella somministrazione di antibiotici. Essenziale è mantenere una buona funzione intestinale e le urine ben diluite assumendo una abbondante quantità di liquidi. I nostri Colleghi che l'hanno in cura sapranno poi seguirla nel modo migliore.