Anestesia con forte riduzione ossigeno nel sangue

Gentile dottore,
mia madre di 87 anni ha avuto per anni (12) una bronchite cronica con valori emogas che oscillavano da 62 a 75%. Il 30 marzo 2009 erano al 75%, il 4 maggio al 38%. Purtroppo proprio in quei giorni c'è stata una caduta con conseguente frattura del femore. L'emogas registrava 44%. L'anestesista ha deciso di non effettuare l'operazione perché pericolosa. È stato deciso di attendere, ma dopo due giorni, in cui è stata seguita una terapia del dolore, mia madre purtroppo se ne è andata. Vorrei sapere, per cortesia, se sarebbe stata necessaria la presenza del professore pneumologo che seguiva mia madre per assicurare una migliore terapia ad hoc per l'anestesia o se questo non era strettamente necessario. E infine: è possibile che la terapia abbia ulteriormente e fatalmente abbassato il livello di ossigeno nel sangue?
La ringrazio in anticipo per la risposta e mi scuso se, eventualmente, non ho fornito indicazioni più dettagliate. Un saluto
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Dr. Anna Maria Martin Anestesista 2k 68 3
Gentile Utente, sono molto spiacente per la sua perdita, ma le condizioni generali della sua mamma erano veramente serie,(leggo tra l'altro da una sua richiesta di consulenza di fine Luglio che era anche portatrice di P.M.,quindi cardiopatica). La sua patologia respiratoria io la definirei, con i valori che mi segnala, una grave insufficienza respiratoria e non solo una bronchite cronica; in più, ci scrive che, nei giorni immediatamente precedenti la frattura, la situazione respiratoria era ulteriormente peggiorata. Non dovete farvi una colpa di non aver richiesto la consulenza dello pneumologo, le assicuro che non avrebbe cambiato le cose. La decisione dell'anestesista di non operare è stata ponderata in quanto, in quella situazione il rischio anestesiologico era molto elevato, mentre il tipo di frattura della mamma, che all'inizio non era stata nemmeno rilevata radiologicamente, era probabilmente una di quelle fratture che possono aspettare o addirittura non essere operate. La terapia del dolore non penso che possa aver peggiorato la situazione respiratoria, anche se non sappiamo che farmaci sono stati usati. Piuttosto l'evento traumatico, l'essere immobilizzata fuori dal suo ambiente domestico hanno senza meno fatto precipitare una situazione di estrema instabilità. Mi unisco al collega ortopedico per farle le mie condoglianze.

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Dottoressa Anna Maria Martin