Lower-body-parkinsonism e depressione

Scrivo per un problema che ha mio padre: ha 74 anni e non riesce a camminare. Nel 2005 lamentava problemi di “sensazione che le gambe non lo reggessero”, ma camminava ed era completamente autonomo. Nel 2006 è stato operato di aneurisma all’aorta addominale (arteria iliaca dx), ed a seguito di questo intervento non si è più ripreso, nel senso che dopo l’operazione ha passato quasi un mese a riposo, (abita in un condominio al 4° piano senza ascensore), lamentando forti dolori di schiena che gli impedivano in ogni caso di percorrere normali tragitti. Dal 2006 ad oggi ha fatto diverse visite ed esami per cercare di stabilire da cosa possa esattamente dipendere questo problema di “difficoltà di deambulazione”, ed ha anche avuto qualche ricovero in strutture dedite alla riabilitazione, ma senza grandi risultati (per un paio di settimane sentiva l’effetto delle cure, ma con il passare del tempo l’effetto svaniva).
Il neurologo che lo segue lo ha indirizzato all’ambulatorio parkinson, dove è stato seguito nell’ultimo anno (prima visita nell’ottobre 2008). Non essendoci troppo spazio per entrare nei particolari, Le riassumo che è stato diagnosticato un parkinsonismo vascolare, Lower-Body-Parkinsonism, polineuropatia sensitivo-motoria tipo misto, radicolopatia L3-S1 da restringimento canale midollare. Il medico ha provato una terapia con L-dopa (ma sospesa in quanto non dava risposta), ed aggiunto che "come coadiuvante sulla sintomatologia dolorosa, si potrebbe inserire in terapia un SSRR (ad es. paroxetina), a giudizio del curante" ( i miei genitori ed il medico di base non hanno dato mai peso a questa frase…..)
Dopo quest’ultima visita il lo stesso medico lo ha indirizzato a fare una visita nell’ambulatorio per il dolore, dove gli è stata fatta l’agopuntura ed una filtrazione (ma non ho nessun documento che indichi il tipo di trattamento). Non ci sono stati miglioramenti, ed è da circa un paio di settimane che si muove solo in casa per brevi tratti ed a fatica.Da marzo 2009 nel condominio è stato installato l’ascensore, quindi ad oggi lui cammina con l’ausilio di un roller, ma è comunque insicuro, e quei pochi metri percorsi gli costano un dispendio di energia e fatica immane. La mia sensazione è quella che sia impaurito ed insicuro. Ho l’impressione che se fosse seguito il suggerimento che il medico ha indicato nella prima visita (SSRR), forse sarebbe più sereno e magari acquisterebbe più fiducia nell’affrontare serenamente la deambulazione. Particolare importante: mio padre era un grande fumatore, e dal giorno del ricovero per l’aneurisma ha smesso di fumare. Insomma, da uomo autonomo ed attivo, si è ritrovato nel giro di pochi giorni a dover affrontare un cambiamento irreversibile. Può questa situazione aver generato almeno in parte un inizio di depressione che si riflette poi sulla difficoltà di camminare? Le mie ipotesi hanno senso, oppure data la situazione clinica non ci sono speranze di qualche, seppur minimo recupero? Grazie
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Dr. Rosario Vecchio Neurologo 1.4k 32 22
Gentile Signora,

il parkinsonismo vascolare interessa prevalentemente gli arti inferiori e la storia che racconta sembra essere molto indicativa. La concomitanza di una polineuropatia agli arti inferiori che determina anch'essa un disturbo della deambulazione peggiora sicuramente il quadro. Per quanto riguarda il trattamento bisogna dire che il parkinsonismo vascolare risponde poco alla levodopa che, come ho visto, è stata provata con scarsi risultati. Diverso è il discorso per il dolore legato alla neuropatia e alle problematiche della colonna lombaro-sacrale che sicuramente può essere migliorato. Il consiglio è di seguire i consigli terapeutici del Suo neurologo e prendere in considerazione anche la necessità di praticare dei cicli di neuroriabilitazione.

Cordialità

cordiali saluti

Dr. Rosario Vecchio

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dopo
Utente
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Grazie dottore,
ho preso contatti con l'ambulatorio della terapia del dolore per un'altra infiltrazione, e settimana prossima richiederemo una visita al medico per la prescrizione delle terapie presso il centro di riabilitazione dove è stato lo scorso anno.
Per quanto riguarda la paroxetina, Lei pensa che non riuscirebbe a dargli più stimoli e sicurezza? Forse le controindicazioni del farmaco sono maggiori rispetto ai presunti benefici che potrebbe dare ?
Grazie ancora
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Dr. Rosario Vecchio Neurologo 1.4k 32 22
Gentile Signora,

la paroxetina è un ottimo antidepressivo che può dare dei giovamenti. Credo però che il tipo di antidepressivo e la sua utilità vada decisa dal neurologo che ha in cura Suo padre.

Cordialità
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