La mia ansia è aumentata

salve, ho 28 anni e da circa due soffro di un disturbo d'ansia. E' probabile che ne soffra sin dall'età infantile, ma mi sta preoccupando tantissimo solo ultimamente. Il disturbo mi è stato diagnosticato da uno psichiatra circa una anno e mezzo fa dopo un consulto che io ho richiesto. Il medico mi consigliò all'epoca due strade, o la farmacologia(che riteneva più appropriata) o la psicoterapia. Io per motivi diversi non ho intrapreso nessuna delle due strade. Nel primo caso da ignorante, assumendo psicofarmaci mi sarei sentito definitivamente un pazzo. Nel secondo le spese mi avrebbero protato un senso di colpa nei confronti della mia famiglia che già mi porto dietro da anni visto il mio status di disoccupato. Tuttavia da quel consulto ho cercato da solo le cause del mio problema. E ne ho individuate due. La mia famiglia, e la mia ex ragazza. Il mio ambiente familiare per me non è mai stato fonte di tranquillità e serenità, tutt'altro. Pretese, aspettative, pressioni, educazione severa all'insegna di punizioni musi lunghi e isolamento alla minima "marachella". COn la mia ex ragazza succedevano più o meno le stesse situazioni per gelosia, oppressione ecc situazioni alle quali ero sottoposto periodicamente. Dalla mia famiglia mi sono sempre difeso cercando di farmi valere, conquistandomi i miei spazi con fatica ma giorno per giorno, in maniera lucida e trasparente. Risultati scarsi almeno per me, ma ottimi per il mio fratellino minore. Con la ma ex ragazza invece i miei sforzi sono stati blandi, e mi sono lasciato travolgere da un affetto che mai mi era stato tributato prima. Con il tempo ho capito che i modi di amarmi erano errati e dannosi tanto quanto quelli dei miei genitori. In mezzo a tutto questo c'è stata invece l'esperienza bellissima che ho avuto nel conoscere ed amare la famiglia della mia ex ragazza. Mi sono sentito come adottato, e amato in maniera incondizionata, sentendomi libero di essere ciò che sono sempre stato. Dunque da quando il rapporto d'amore si è interrotto(da lei, senza dare plausibili speigazioni) la mia ansia è aumentata in maniera vertiginosa. Ho dunque deciso di andare a vivere da solo, lontano dai miei, e lontano dal resto. Ho terminato gli studi e mi sono iscritto alla specialistica. Ho pensato di andare in un posto senza nessun punto di riferimento umano. Verificando quindi la mia capacità di costruire dei rapporti senza che essi fossero legati a qualcuno o qualcosa, con il rischio di perdere di nuovo tutto. E' dura. Due mesi fa sono tornato dallo psichiatra. Con mio grande stupore ha escluso la cura farmacologica, mi ha trovato migliorato ed ha trovato ottime sia la mia introspezione, sia i rimedi che ho deciso con grande coraggio di adottare. Mi ha consigliato una psicoterapia che per lui sarebbe di breve durata visto il soggetto. Io ho pensato allora di potercela fare anche da solo. Oggi vivo di alti e bassi, un giorno mi sento quasi fuori un giorno ricasco nelle mie ossessioni. Posso guarire da solo?
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Dr.ssa Lara Puglisi Psicologo, Psicoterapeuta 105 4
Gentile Utente,
la psicoterapia modifica certi schemi mentali che vengono a formarsi nel tempo.
Se quegli schemi sono propri del soggetto è molto difficile che autonomamente si riescano a modificare, anche perchè per farlo ci sono strategie apposite.
Le suggerisco vivamente di valutare la possibilità di affidarsi ad uno specialista.
Cari saluti
D.ssa Lara Puglisi

Dr.ssa LARA PUGLISI

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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Utente,
il problema delle persone che soffrono d'ansia è la preoccupazione diffusa e generalizzata: tutto diventa preoccupante, tutto porta ad avere l'ansia.

E' chiaro che la cura stessa, in questo senso, fa preoccupare il soggetto, che tende a perdersi in continue valutazioni circa i pro ed i contro di una terapia.

Siccome da sé non trova la risposta a questo dilemma, l'ansioso opta per provare ad andare avanti da solo.

Ma difficilmente un problema come l'ansia si risolve in solitudine: Lei non ci è riuscito fino ad ora, cosa le fa pensare che ci riuscirà in futuro?

Può optare anche per la "sopportazione", facendosi andar bene questa condizione di sofferenza, ma questo comporta ovviamente un sacrificio notevole, e la Sua richiesta qui non sembra andare in questa direzione.

La letteratura indica chiaramente che i migliori risultati nel trattamento dei disturbi d'ansia si ottengono associando psicoterapia cognitivo-comportamentale e farmacoterapia.

Un farmaco non le insegnerà mai nessuna strategia comportamentale utile ad affrontare le situazioni ansiogene. Ma se il Suo umore si abbassa a causa dell'ansia per Lei sarà difficile mettere in pratica le famose strategie comportamentali.

Per ora sembra che non abbia bisogno di farmaci, almeno stando a quanto afferma lo psichiatra. Resta il fatto che senza psicoterapia sarà difficile uscire da questo circolo vizioso.

Le allego intanto questo articolo sull'ansia

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/205-caro-psicologo-mi-sento-ansioso-i-disturbi-d-ansia-e-la-terapia-cognitivo-comportamentale.html

Rispetto al problema economico: ci sono diverse soluzioni per non spendere capitali nella psicoterapia. Le allego questo articolo in proposito

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/407-come-spendere-meno-dallo-psicologo.html

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

[#3]
dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Ringrazio entrabi gli interventi. Il mio problema lo conosco, ormai ne ho avuta ulteriore conferma anche dallo psichiatra al quale ho rischiesto io stesso un parere medico. Ciò che mi fa ammattire, è il fatto che soffrendo di questo disturbo dovrei duque evitare certe situazioni, invece io non le evito. Ne ho timore, molto, ma mi sforzo di affrontarle. Il problema è che quando inizio a pensare di essere riuscito, e quindi di aver superato un ostacolo, mi ritornano in mente frasi tipo: non hai risolto nulla, non hai preso farmaci, non hai intrapreso nessuna psicoterapia, dunque tu credi di farcela, ma non ce la farai...perchè sei solo. Ed è la cosa che più temo, quella di rimanere solo. Di dover affrontare tutto da solo, anche se in realtà non lo sono. O meglio, le persone che mi facevano sentire bene, e forte, non ci sono più. In più vivo una serie di piccoli problemi che mi pare di non risucire mai a sopravanzare nonostante mi sforzi. Insomma sono laureato in lettere, e la gente mi dice che non serve a nulla il mio titolo. Lo vedo anche io visti i tanti curricula di richiesta di lavoro che invio e che non ottengono nessun tipo di attenzione. Però cavolo io mi sono impegnato tanto per ottenere quel titolo. Sto cercando casa da due mesi, per via del fatto che vivo con un depresso alcolizzato cocainomane, ma le uniche risposte che riesco ad ottenere sono : Le faremo sapere...come se cercassi lavoro, insomma io l'affitto lo devo pagare non lo devo riscuotere. Nel campo sentimentale non ne parliamo. Da quando si è chiuso un capitolo sentimentale durato sei anni, non riesco che ad in infilarmi in situazioni ambigue e mai trasparenti. Ho conosciuto un sacco di persone, ma non riesco a fidarmi completamente di nessuna di esse, un po' per paura ma un poco anche perchè conosco davvero persone strane, schiave dell'apparenza e incapaci di relazionarsi in maniera sincera, quelle che non sono così temo possano allontarmi per via della mia insicurezza. Tutto ciò fa anche parte di un ambientamento normale per chi è arrivato da un paesino di provincia in una grande città. Ma non è la prima esperienza per me. In tutto ciò tutti gli enormi sforzi profusi affinchè i miei genitori mi potessero vedere in maniera diversa dall'eterno bimbo bisognoso di aiuto e coccole(che raramente mi hanno dato)sembra non vadano mai a buon fine. L'aiuto dello psicoteraupeta l'ho rischiesto io, ed è assurdo pensare che quando ero adolescente erano loro a darmi del pazzo per le mie ribellioni, erano loro a dirmi che mi serviva uno psicologo ed oggi che lo chiedo io, mi guardano come per dire ma che vuoi? non ti manca niente...e ti lamenti sempre. Non me lo hanno negato certo, almeno adesso, ma noto quell'aria di chi crede che sia un tipo che non vuole soffrire, che esaspera tutto ed esagera sempre, che non vuole prendersi le sue responsabilità. Me lo dicono da quando sono nato, eppure non mi hanno mai dato fiducia nemmeno per passare una serata con gli amici. Ecco, io mi guardo ma questa merda allo specchio non ce la vedo, neanche fisicamente. Solo che mi scontro con una realtà fatta di rifiuti continui, come se fossi davvero uno scarto io. E il guaio grosso è che quando inizio ad avere l'ansia e le mie ossessioni, mi pare che forse è davvero così, che sono sbagliato io, che mi sopravvaluto, che sono un presuntuoso, un egoista, e non faccio che aumetare il mio disagio. Ma cos'ho che non va, cosa mi manca per stare in questo mondo?..per avere una relazione setimentale, per avere delle persone che mi stimano attorno?..Può tutto questo dipendere solo da quest'ansia, da questo blocco che mi porto dentro da quando avevo sette anni? Cioè davvero tutto questo dipende esclusiavamente da me? Scusate, forse mi sono lasciato un poco andare a domande a cui ovviamente voi non potete dare risposta. Comuque vi ringrazio tanto per l'attenzione, e cercherò a breve di intraprendere una psicoterapia, sperando che almeno lì la buona sorte mi strizzi un poco l'occhio, non credo di essere pazzo quando penso che anche quella sia indispensabile per campare.
[#4]
Dr.ssa Lara Puglisi Psicologo, Psicoterapeuta 105 4
"non hai risolto nulla, non hai preso farmaci, non hai intrapreso nessuna psicoterapia, dunque tu credi di farcela, ma non ce la farai...perchè sei solo" ...Mi sembra che metta in primo piano esclusivamente ciò che NON ha fatto.
Provi, almeno per disconfermare la sua sensazione di fallimento a fare qualcosa... può partire dal prendere la decisione di iniziare una terapia ad esempio!
Cari saluti
D.ssa Lara Puglisi
[#5]
dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
bè credo di averla la risposta. Se intraprendessi una psicoterapia e questa non portasse alla risluzione del problema....non rimarrebbero più strade che io non abbia tentato per tirarmi fuori da questo buco nero...non proprio una sensazione bellissima. E credo che tutto il mio problema ruoti intorno a questa affermazione. Una via d'uscita, certa, sicura, un risultato da ottenere netto, in base allo sforzo profuso. Fino ad oggi tutti i miei sforzi, guardando la mia attuale situazione non hanno fruttato nulla di buono nè per me nè per quanti mi sono stati vicino...ma la domanda è: chi realmente mi è stato vicino? se non tramite preoccupazioni eccessive e ansia diffusa ad ogni mio minimo movimento in questa o in quell'altra direzione? non è mica colpa mia se ho rischiato di morire almeno un paio di volte nella mia vita. Sono stati incidenti, in cui io proprio non c'entravo. Così come non posso farci nulla se l'unico modo che ho per farmi notare da qualcuno è essere simpatico e diponibile. Non è per questo che sono un porco traditore, nè posso tagliarmi le vene se mi piacciono le donne in quanto eterossesuale.... non ci vado solo con lo sguardo. Ma ahimè pure questa è stata una colpa per qualcuno, qualcuno che ho amato tanto. E che ho perso.
Lutti(psicologici) violenze psicologiche dall'età infantile (spesso anche fisiche)....praticamente rispondo a tutti i requisiti di uno psicolabile, psicopatico, assassino, serial killer.....e questa prospettiva mi distrugge perchè mai vorrei fare del male a nessuno, perchè so cosa significa subirlo, ma non posso fare a meno di preocuparmi, perchè sono un disturbato(dall'ansia) un'ossessivo complulsivo, insomma mi sento un malato di mente e siccome ne ho conosciuto uno proprio 2 anni fa....io non voglio fare quella fine, nè voglio vedere soffrire chi mi sta vicino...io vorrei farle stare bene le persone intorno a me, farle ridere, farle gioire...non provocare dolore in loro. Ecco bè...mi sono sfogato ancora....ma non basta. Andrò da uno specialista. grazie ancora.
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Utente,
forse il Suo peggior sintomo è riassunto in questa frase

"Ho conosciuto un sacco di persone, ma non riesco a fidarmi completamente di nessuna di esse"

Probabilmente la sofferenza che ha provato in questi anni le ha permesso di costruirsi una barriera, quasi fosse la cute ispida di un riccio. E forse è per questo che Lei non "riesce" ad affrontare una psicoterapia, proprio perchè sa che dello psicologo ci si deve fidare al 100% se si vuole guarire.

Ma le sue lunghe mail ci dicono che, sotto il riccio, dentro di Lei c'è una spinta emotiva notevole, frutto di grandi riflessioni cognitive durate probabilmente anni.

Mi fermo qui, ora tocca a Lei verificare concretamente se queste nostre ipotesi sono corrette oppure no. Ma le consiglio di non torturarsi sulla possibilità di un fallimento terapeutico: il fallimento è la rinuncia a curarsi. Per questo, in quel caso, dovrebbe cercarsi un altro terapeuta.

Sono certo che ci riuscirà.
[#7]
dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
salve, ieri ho avuto un primo colloquio con una psicologa psicoterapeuta. Una piacevole sensazione di sollievo. Uguale a quella che ho provato durante la seduta avuta con lo psichiatra. Ho cercato di innanzi tutto di verificare la mia fiducia nei confronti del medico, e poi ho messo a confronto le parole, gli interventi, e le considerazioni che entrambi hanno fatto sul mio caso e sulla mia persona, ricevendo da me più o meno le medesime informazioni. Entrambi hanno sottolineato come io sia quasi guarito da solo, che il caso è semplice, e che la cura sarà breve. In più, ed è la cosa che maggiormente mi lascia allibito, hanno entrambi sottolineato il mio grande coraggio nell'affrontare i gravi disagi che altri mi hanno procurato nel corso della mia vita. Insomma io sono un impanicato, ansioso, pauroso e loro che fanno? sottolineano il mio coraggio, perchè a loro dire, secondo i sintomi e le situazioni che gli ho descritto io non sarei fuggito di fronte ai problemi ma li avrei affrontati a viso aperto. Allora mi parte una domanda spontanea....perchè dunque dallo psicologo ci vado io e non chi mi ha procurato sofferenza a causa della propria insicurezza?...ho anche pensato, che cmq uno psicologo debba in qualche modo sottolineare le cose positive, per farti sentire meglio, per darti fiducia...magari esagerando certe esternazioni. Ieri la psicologa mi ha addirittura detto che sentendomi paralre io avrei una grande fiducia in me stesso, stesso discorso, uguale a quello che mi aveva fatto lo psichiatra due mesi fa. AD ogni modo, la prossima settimana inizio questa benedetta terapia, è come se mi sentissi sospeso tra l'essere un ragazzo intelligente, coraggioso, e onesto, e l'esatto contrario....in qualunque delle due direzione proietti le mie idee, ho la sensazione di ansia tremenda...se mi fidassi di ciò che gli specialisti mi hanno detto (e tante altre persone che mi hanno voluto bene) dovrei sentirmi un ragazzo in gamba, una persona rara, che spesso si è trovato isolato per via di un carattere troppo trasparente, tropppo coraggioso, e che dunque ha ottime probabilità di ottenere ciò che desidera dalla vita (insomma un presuntuoso) se invece mi fidassi delle mie paure e di chi me le ha fatte venire non mi sentirei un presuntuoso, ma avrei una incredibile sensazione di fallimento...ai posteri l'ardua sentenza...la cosa che mi fa sentire meglio è che in ogni caso sto cercando di risolvere un problema, e dunque mi sto prendendo cura di me stesso. Speriamo di uscire una volta per sempre da questo tunnel.
[#8]
dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
salve, è un mese ormai che sono in cura da una psicoterapeuta come vi avevo già accennato. A parte il primo colloquio conoscitivo, ho fatto altre tre sedute. Diciamo che in generale, fa sempre bene parlare dei propri problemi con qualcuno che ti ascolta, per cui da questo punto di vista sono abbastanza tranquillo. Ciò che mi domando è, da un punto di vista tecnico, in cosa consiste questa terapia cognitivo comportamentale? a me pare di parlare della mia vita, di avere dei confronti sul mio passato e sul mio presente, ho completato alcune schede riguardo alle situazioni ansiogene che mi mettono a disagio....ma nulla di più. Mi sento più o meno sempre uguale, la maggiore difficoltà sta nel mantenere un certo umore per un lungo periodo, ma non so se ciò dipenda dai pensieri e dalle fobie oppure da una mia condizione fisica. In ogni caso,volevo chiedere a voi dopo quante sedute un "impanicato sano"(come mi hanno definito sia lo psichiatra che la psicoterapeuta), può cominciare a sentirsi realmente meglio?la dottoressa mi ha detto che ci vogliono da 5 a 30 sedute per avere dei risultati definitivi e senza ricadute, mi ha detto che il mio caso è semplice, ma non si sbilancia sul tempo che ci vorrà. Poi volevo anche chiedervi se la terapia cognitivo comportamentale ha un decorso uguale per tutti gli psicoterapeuti, oppure ognuno utilizza un metodo diverso, in definitiva questa terapia in che cosa esattamente consiste?si parla si parla, oppure si fa altro durante le sedute?qualcosa di più concreto?grazie
[#9]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2009 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta

Gentile Utente

Sul WEB ne troverà di materiale su cosa sia la cognitivo comportamentale.

Brevemente rispondo
una frase emblematica è questa:
L’uomo non è tanto disturbato dalle cose ma dall’opinione che ne ha di esse!

-Gli autori sono A.ELLIS e A.T.BECK le troverà anche su you tube.
Terapia Cognitiva comportamentale è un processo di apprendimento attraverso cui una persona acquista l’abilità di parlare a se stessa( monologo interiore
se hai fatto caso quando stava male lei si parlava tra se è se, cosi come lei parla e se stesso/interpretta il mondo lei decide più o meno il benessere oppure il malessere)
Immagino che la dott.ssa le avrà fatto compliare delle schede sul modello A.B.C.
C.m.q.
Ristrutturando il pensiero ovvero il modo in cui lei parla a se stesso/le immagini mentali che ha su di sè ecc,si cerca di modificare il comportamento così da riuscire a controllare la propria condotta.

un possibile Esercizio può essere questo:
• Fai una lista dei pensieri negativi che ti assalgono più frequentemente:
Es: Sarebbe veramente insopportabile non avere il controllo di me stessa/o.
• Prendine uno e mettilo in discussione, per fare questo ti chiederai:
Es.: II mio pensiero è realistico?
Corrisponde ai fatti oppure no?
E’ logico? E’ Flessibile?
Mi aiuta a sentirmi bene?
• In seguito cerca di capire se il tuo pensiero appartiene a una di queste categorizzazioni:
Doverizzazione (Devo vincere, devo dimostrare di essere il migliore ecc.)
Catastrofizzazioni (E’ orribile essere criticati ecc.)
Intolleranza (Non posso sopportare tutta questa confusione ecc.)
Svalutazione (Sono un disastro ecc.)
Indispensabilità (Non potrei andare avanti senza la stima dei miei amici ecc.)
Generalizzazione (Mi va sempre tutto storto ecc.)

• Riformula il pensiero in maniera razionale e logica.
Es.: Il perdere il controllo di me stessa non vuol dire necessariamente che sarebbe insopportabile e rischioso...può capitare a tutti!!!!!!!

Esercizi comportamenali sono la desensibilizzazione in vivo ovvero il flooding.

Ma e mglio che non le confonda troppe le idee.

Parlane alla sua terapeuta poichè e giusto che lei capisca bene tutto il lavoro.

Cordialemente
Ansia

Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.

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