Ansia, nervo vago

Buonasera dottori, sono un ragazzo di ventinove anni, quando avevo 17 anni dopo la morte di mio padre ho iniziato a soffrire di crisi d sconforto totale e soprattutto di un fastidio al petto all'altezza del cuore. Il problema dello sconforto è pressochè passato per dieci anni ma è rimasto il fastidio al petto con vari alti e bassi ma penso più o meno nella norma. L'anno scorso invece in seguito alla fine d una storia amorosa ma nn solo si sono ripresentati gli stati d sconforto, apatia, poco o nessun interesse ad alzarsi dal letto la mattina, trovare fastidiose e insopportabili anke le persone care, paura, spasmi allo stomaco, brutti pensieri, un ipersensibilità assurda e il peggioramento del fastidio al petto, il fastidio si è propagato anke al collo, ad esempio ora nn sopporto il colletto delle magliette sul collo e anche sul capezzolo sinistro, infatti sto molto meglio a petto nudo. Il tutto era rientrato dopo circa 2 mesi, una cosa ke mi aveva aiutato tanto ad esempio è stata una bella vacanza. Ora xò è tornato. Io so che i motivi di ansia e lieve depressione che mi colpiscono ora come ora possono essere assoggetati a vari motivi di insoddisfazione. Non ho problemi del sonno, dormo sempre regolarmente e anke abbastanza bene, anke se la mattina spesso- in questi periodi di malessere mi sveglio "spaventato" e senza grankè voglia d fare. Cerco xò cmq d affrontare la giornata, faccio diversi tipi di sport e attività sociali, All'apparenza sono la persona più socievole del mondo anke se poi mi fermo solo alla crosta delle persone,raramente approffondisco i rapporti. Ho iniziato una cura di psicoterapia strategica breve e contemporaneamente una cura omeopatica (l'omeopata mi ha parlato di nervo vago) cn vari medicinali ke assumo da ca 2 sett, l'umore è migliorato e anke un po' gli spasmi allo stomaco, ma il fastidio al petto e al collo no, anzi forse leggermente peggiorato.. Vi prego, come posso tornare ad indossare un indumento che mi copra il petto senza dover patire questo problema, vorrei tornare ad una vita normale, cn tutte le difficoltà e ripide salite ke una vita attuale sana comporta, ma vi scongiuro aiutatemi a far sparire possibilmente per sempre questo fastidio al petto e al collo.. Grazie mille..
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Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente, poichè ha già intrapreso una psicoterapia, ha parlato con il suo terapeuta delle difficoltà che ci espone?
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dopo
Utente
Utente
Grazie per la sua celere risposta. Ho fatto solo due incontri con la psicoterapeuta e per ora abbiamo parlato solo del mio problema di "domende&risposte" nella mia testa e il continuo analizzare ogni situazione. mi ha dato come compito quello di scrivere tre volte al giorno e non rileggere mai quello che scrivo, poi prima di addormentarmi pensare che la mattina mi sveglierò tranquillissimo e "guarito" e poi di pormi un piccolo obbiettivo per il giorno seguente ed eseguirlo. Forse è vero che mi ha aiutato a svuotare un po' la testa. l'omeopata invece mi ha detto che ho problemi al nervo vago e prescritto dei medicinali omeopatici. Anche quelli hanno contribuito a farmi tornare un po' di ottimismo e a placare molto il "nervoso" allo stomaco, ma per niente riguardo il fastidio al petto e al collo,anzi lo sento più sensibile. Io questo vorrei tanto mi passasse.. Non posso non sopportare una semplice t-shirt addosso. In più penso al fatto d'avere questo fastidio continuamente o quasi, quindi anche solo questo motivo di altre domande e risposte e cumulo di ulteriore ansia.. Le ripeto a volte il fastidio è quasi cutaneo,a volte viene un po' più da dentro, più come un peso. C sono altre persone che ne soffrono? Esistono delle cure? sicuro di una sua celere risposta colgo l'occasione per salutarla cordialmente.
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Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente, il problema "domande&risposte" è molto subdolo, e cerca spesso di ottenere soddisfazione per vie traverse.

Se vuole rivolgere la stessa richiesta al suo terapeuta, eviterà di porre le stesse domande a professionisti diversi, la qual cosa, per abbassare un pò la sua ansia, richiede un prezzo "a lungo termine" che non mi sento di farle pagare.

Cordiali saluti
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile utente, lei dice di aver notato la coincidenza fra la scomparsa di suo padre e l'inizio dei fastidi. Con il terapeuta avete valutato se lei, tutto sommato, ritiene di aver superato questo brutto evento, oppure se ancora sente di non averlo superato del tutto?

Vedo che avete iniziato a lavorare sul dubbio e sulle domande, e iniziato a lavorare sul piccolo miglioramento al giorno, ma sarebbe da capire se sia da rimettere a posto qualcosa nel passato, prima di pensare al futuro.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile utente,

ha fatto benissimo ad iniziare una psicoterapia, ma deve avere un po' di pazienza perchè 2 sole sedute sono davvero poco per pensare che il sintomo che tanto la infastidisce scompaia.
Anzi, se si sente già un po' meglio deve esserne contento e mi complimento con la sua psicologa.

Non ce lo ha detto, ma forse sta assumendo da poco anche i prodotti omeopatici, e il discorso è lo stesso (anzi, si faccia spiegare dall'omeopata il concetto di "peggioramento omeopatico").

Non escludo infine che lei si stia così concentrando su questa ipersensibilità da amplificarla involontariamente, come accade spesso con vari fastidi fisici: in questo senso dovrebbe porsi l'obiettivo di distrarsi, per quanto possibile, quando la sensazione si fa più fastidiosa.
So che è più facile a dirsi che a farsi, ma dovrebbe almeno tentare per vedere se, in effetti, rivolgendo altrove la sua attenzione le situazione migliora, anche solo temporaneamente.

Cordiali saluti,
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dopo
Utente
Utente
Grazie a tutti...
In effetti è vero il problema di domende e risposte è subdolo, anche il semplice fatto di scrivere qua è sicuramente una conseguenza di quesiti o comunque di semplice curiosità. Io cerco di distrarmi molto, nel periodo invernale non lavoro- pur venendo retribuito- di conseguenza ho molto tempo per annoiarmi e pensare e rimuginare, ma quando sto bene penso meno e sono contento di avere molto tempo libero da dedicare ai miei hobbyes, quando invece no, ho dei sensi di colpa e non provo nemmeno troppo piacere a svolgerli, ma li faccio ugualmente con un po' di sforzo. Il fastidio aumenta molto in situazioni tipo gelosia verso il partner o situazioni con gente nuova, anche se poi cn un minimo di sforzo riesco a socializzare e anzi essere sicuramente uno che "tiene banco"... Ho pensato anche io che il mio problema potrebbe essere una remora legata al lutto non superato. Ma sono sempre "domande&risposte". Perciò mi affiderò completamente nelle mani della mia psicoterapeuta senza cercare di alimentare dubbi e domande e magari vi farò sapere come è andata fra un po' di tempo.. Grazie ancora, saluti..
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Dr.ssa Ilenia Sussarellu Psicologo, Psicoterapeuta 648 21 5
Gentile ragazzo
capita spesso che una condizione di sofferenza psicologica generi dei fastidi fisici, anche come quelli che lei riferisce. Tuttavia in questi casi la prima cosa da fare è escludere che esista una causa medica a provocarli e non ho ben capito se nel suo caso sono stati fatti degli accertamenti in questo senso.

Se si, e sono stati negativi, allora credo che la strada che ha appena imboccato possa essere quella corretta anche se deve darsi del tempo, deve avere fiducia e non aspettarsi che avvengano dei cambiamenti radicali nel giro di poco tempo;
credo anche che la sua terapeuta abbia certamente pensato ad un possibile collegamento fra il lutto e la comparsa dei sintomi ma, forse, dopo 2 sedute potrebbe sembrarle precoce introdurre questo argomento e magari potrebbe aver reputato prioritario il contenimento della sua sofferenza mediante le tecniche che le ha suggerito.

Tuttavia lei potrebbe serenamente parlare con lei dei suoi interrogativi e chiederle di renderle più esplicito il razionale del trattamento che ha ipotizzato per la sua cura.

Le faccio tanti auguri

Dr.ssa Ilenia Sussarellu, i.sussarellu@libero.it
Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale, Psicologo Cilinico-Forense

[#8]
dopo
Utente
Utente
Grazie di cuore a tutti i dottori che hanno risposto. In effetti è vero, ho tralasciato un non piccolo particolare, ovvero quello d'aver fatto esami a livello medico alle zone nelle quali provo fastidi vari e sono sempre risultati negativi. Sia per gli sport che pratico e per la professione che svolgo-marinaio- sono costantemente sotto controllo medico e il mio fisico non ha assolutamente niente che non va, anzi è particolarmente performante. Purtroppo il mio problema si trova nella zona più complessa e allo stesso tempo delicata del corpo umano, ovvero la psiche. Io so ke questo mio attuale problema potrebbe passare così com'è venuto e com'è andato via le due/tre volte precedenti, ma questo diminuire del tempo di intervallo da una "crisi" e l'altra mi ha spaventato e perciò vorrei chiaramente che ci fosse il modo che mai più si presentasse questa situazione e se questo non fosse possibile almeno avere dei validissimi strumenti per poterla fronteggiare e sconfiggere in minor tempo e "cadendo" meno in basso. Non vedo lora arrivi il giorno d'avere addosso un maglione a girocollo e non sentirlo neanche, e non avere la voglia e la tentazione di strapparlo via di dosso.. Cordiali saluti...
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
La consapevolezza di non avere nulla di fisico le sarà preziosa nel lavorare sui suoi disturbi, per molti non è così: faticano a convincersi che il il loro corpo è sano e forte e alimentano continui pensieri ipocondriaci che li allontanano dalla soluzione.

Le auguro che la terapia proceda con successo, se vuole fra un po' può aggiornarci sulla situazione.
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dopo
Utente
Utente
Naturalmente un grande ringraziamento a tutti i medici che mi hanno risposto. Io credo di essere diventato molto più sensibile e insicuro dopo la morte di mio padre. La mia insicureza mi ha reso geloso e possessivo nei confronti dei partner, solo che è una gelosia che mi butta in un grande sconforto,mi chiude, e finisco x far esasperare le altre persone, lavorando sempre d domande e risposte nella mia mente. Volevo chiedere una cosa alla Drsa Massaro in merito alle sue seguenti parole "Non escludo infine che lei si stia così concentrando su questa ipersensibilità da amplificarla involontariamente, come accade spesso con vari fastidi fisici: in questo senso dovrebbe porsi l'obiettivo di distrarsi, per quanto possibile, quando la sensazione si fa più fastidiosa.
So che è più facile a dirsi che a farsi, ma dovrebbe almeno tentare per vedere se, in effetti, rivolgendo altrove la sua attenzione le situazione migliora, anche solo temporaneamente." Mi sono accorto che le brevi e rare volte che veramente riesco a non pensare al mio fastidio questo non esiste. Quindi, come faccio a non pensarci mai più??? Esiste una risposta? Esiste un qualche strumento che lei/voi possiate fornirmi per debellare questo fastidio?

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Esiste un qualche strumento che lei/voi possiate fornirmi per debellare questo fastidio?
>>>

No, da qui non possiamo fare interventi concreti, purtroppo.

Sta cascando nella trappola di cercare di non pensare, e cercare rassicurazioni. Questo mi fa pensare che il percorso terapeutico che ha intrapreso, per qualche motivo, non stia ancora dando i risultati sperati. La prescrizione d'inibire le domande per bloccare le risposte è difficile da mettere in atto, agli inizi, ma potrebbe essere ciò di cui ha bisogno lei.

Ne riparli con la psicoterapeuta e confrontatevi sulle difficoltà che eventualmente sta incontrando nell'eseguire il compito.

Cordiali saluti
[#12]
dopo
Utente
Utente
Oggi sono andato dalla mia terapeuta, mi ha prescritto- per cercare di capire se nn ho superato la morte di mio padre- di scrivergli una lettera al giorno che cominci sempre con Caro Babbo.. Poi io le ho detto che a volte sono intollerante e mi danno fastidio ad esempio anche gli amici e lei mi ha parlato della gentilezza ironica ma io è una cosa che metto già in atto di mio, soprattutto cn gli estranei. Gliel'ho detto e mi ha detto che era tanto meglio. Forse sono solo ostinato, quello ke maggiormente mi infastidisce è il fatto ke anke se nn ci penso le cose brutte accadono, e forse, anzi sicuramente, sta tutto li, proprio per questo non dovrei pensarci, accadono anche se ci penso e sto male.. Però questo subdolo giochetto della mente mi fa parecchio incazzare... Grazie Dottori..
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Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente, le cose se ne fregano del suo o del mio parere, e, se devono accadere, accadono. Ma questo lei lo sa già...

Il "subdolo giochetto" della sua mente la fa parecchio incazzare; ma ricordi che è la sua mente, e fare pace col fatto che funzioni così potrebbe aiutarla a smettere di far guerra a sè stesso...

Cordialmente
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dopo
Utente
Utente
Grazie Dott. Calì. Io non ho mai legato il mio primo periodo di "depressione" quando avevo circa diciasette/diciotto anni alla morte di mio padre, è una possobile causa che le ho dato io a posteriori come altre. Una volta che ho iniziato a stare bene ho pensato anche al fatto che potesse essere semplicemente una fase di cambiamento nella mia vita, andavo a scuola e non ne avevo assolutamente più voglia, mi ero stancato di stare senza soldi o essere dipendente economicamente, avrei voluto lavorare ed avere i miei soldini. Una cosa che mi ha fatto soffrire molto in quel periodo è stata una bocciatura a mio parere ingiusta, sono stato bocciato con quattro materie insufficienti e i professori e preside-amico di famiglia- sapevano molto bene che avevo avuto un padre morente per sei mesi a casa e infine deceduto. Tra l'altro io sono sempre andato bene a scuola perciò quello che vado sempre denunciando è il fatto che hanno sbagliato nei miei confronti come educatori prima ancora che come insegnanti. Quindi una cosa che mi fa soffrire è il fatto di non aver mai conseguito il diploma, nonostante capisca benissimo che la colpa negl'anni successivi di non averlo preso sia solo mia. Comunque nel periodo in cui stavo male e andavo a scuola avevo ad esempio paura di andare in mezzo agl'altri ragazzi alla ricreazione, magari pechè si facevano le canne e si sentivano tanto fighi e a me di farmi le canne dalle undici del mattino non è mai interessato niente, ho cominciato a sentirmi poco adatto, riuscivo a stare bene solo con i miei compagni più intimi, avevo forse un po' -forse ancora oggi a volte- dei pregiudizi, antipatie infondate. Questa è una cosa che mi è rimasta anche per tutti questi ultimi dieci anni nei quali sono stato bene. Ovvero le uniche cose che mi hanno fatto stare male in tutti questi anni sono appunto il rapporto con gl'altri ragazzi nel senso che se sono in una casa con degli amici ed entrano dei ragazzi nuovi io mi agito, penso subito che saranno sicuramente antipatici, boriosi e cose del genere, ad esempio in quei momenti anche se non ce l'avevo prima mi viene il fastidio al petto e un po' di tachicardia. In realtà poi questa cosa è legata molto alla droga, se so che un tipo fa uso di droghe "pesanti" mi infastisce ancora di più, mi sta ancora più antipatico, soprattutto se si vantano del farlo. Questo non accade invece con le donne, droga a parte. Ho un po' imparato a gestire la cosa, anche perchè se mi impegno ad essere tranquillo risulta sempre che probabilmente sono tra i più brillanti della serata ed uno che "tiene banco" solo che questa mia forza dentro me è molto fragile. Così come ad esempio uscire per andare in discoteca, non sono mai stato un grande amante della discoteca in se o dei locali in genere anche se l'ho fatto per una vita e continuo a farlo e mi sono sempre divertito infatti questa è una cosa che mi ha sempre creato agitazione, soprattutto da fidanzato, poi la sfiga vuole che abbia avuto donne alle quali invece piace molto uscire e stare in giro per locali. Infatti il fastidio alle uscite diminuisce o si annulla quando sono libero soprattutto mentalmente da sentimenti per le donne, forse vedo l'uscire solo come una "caccia" e quindi quando sono fidanzato ne farei a meno o sicuramente vorrei cambiare tipo di uscite. Se però poi riesco a socializzare con nuovi ragazzi o riesco a divertirmi nelle uscite sia fidanzato che no, perchè devo avere questo timore iniziale che mi fa stare male? Posso imparare ad essere più spensierato e a non mettermi troppi problemi da prima? Ti giuro che è più forte di me , non è solo un pensiero, praticamente mi ammoscio, mi abbatto. Infatti anche per questo sono molto geloso, se i ragazzi danno fastidio a me ti lascio immaginare quanto mi fa impazzire pensare che la mia compagna ha rapporti con ragazzi e magari nuove amicizie maschili.. Mi fa impazzire.. Io vorrei cambiare questo mio aspetto, anche perchè ti ripeto, é stata l'unica fonte di agitazione e malessere anche quando stavo bene al cento per cento, o almeno la più grande. Diciamo che sono una persona alla quale piace molto la cena fra amici, in famiglia, sia in casa che fuori, la tappetta in qualche pub bere qualcosa e poi tranquillamente a casa, diciamo che odio chi fa delle uscite per locali quasi ragione di vita. Sono uno al quale devi dare uno schiaffo per farlo uscire e la maggior parte delle volte dieci per farlo rientrare. Solo che non può farmi male il diverso da me, non dovrebbe provocarmi niente e invece mi fa male. E' sicuramente un problema legato alle mie prime paure tardoadolescenziali. E quelle prime paure cosa le avrà provocate? La morte di mio padre?
Un'altra cosa che mi fa agitare e il non aver niente di divertente da fare, devo avere sempre qualcosa da fare e non voglio mai che finisca, in una serata tra amici ho quasi sempre il peso che l'andamento della serata dipenda da me, perciò faccio di tutto per animarla, se mi diverto e faccio divertire tutto ok, se non ci si sta divertendo o c'è silenzio penso quasi che sia colpa mia, che sia io a non aver niente di interessante da dire, se invece io sono giù di corda per i fatti miei e qualcuno invece ride e scherza comunque provo invidia...
Tutto questo mi porta a non adempiere ai doveri che posso avere, ad esempio non passo mai una serata con mia madre a guardare la televisione, penso che non sia divertente che magari mi perdo una serata tra amici e invece vorrei poter avere veramente la voglia di fare una cosa così, non solo con mia madre, anche con miei nipoti ad esempio, anche perchè non aver questa indole mi reca sofferenza e sensi di colpa, sono sicuro che se mia madre dovesse venire a mancare mi farà star molto male il non aver passato molto tempo con lei, mi farà sentire ancora più in colpa. Saluti
[#15]
Dr. Andrea Antonelli Psicologo, Psicoterapeuta 89 2
Gentile utente,
oltre a quanto scrive qui, ha provato a esprimere alla sua terapeuta la sua "incazzatura" rispetto ai "giochetti subdoli della mente"?
[#16]
dopo
Utente
Utente
Buonasera e grazie, ho parlato ora della mia "incazzatura" Con la mia psicoterapeuta tramite mail..
[#17]
dopo
Utente
Utente
Bunasera Dottori.. Vi scrivo per farvi sapere l'andamento della mia terapia e per chiedervi un consiglio... Ho fatto cinque/sei sedute dalla psicoterapeuta, sono sempre ad alti e bassi.. Sto meglio e le crisi sono sempre più lontane, però mi capita questa cosa. Appena esco dalla seduta sono contento e fiducioso, penso di avere un bel rapporto con la Dottoressa, durante la seduta ridiamo anche parecchio ad esempio, a volte siamo anche quasi amichevoli, non so se possa esssere un bene o un male questo quindi lo chiedo a voi.. Cmq dicevo che appena esco sono contento e fiducioso, poi però a distanza di uno o due giorni passo sempre qualke giorno malissimo, considerando il fatto che ad esempio queste ultime due volte mi ha una volta dato un compito da fare per il mio atroce fastidio al petto (cioè quello del paradosso) ogni ora per cinque minuti devo provocarmi il fastidio. Io non so se sia una coincidenza ma nei primi giorni successivi sono stato davvero male. L'altra volta dopo averle detto che mi viene davvero difficile metterlo in pratica me lo ha modificato, ovvero tre volte al giorno un quarto d'ora.. Anche in questo caso ho passato due giorni difficili, gl'altri non che siano idilliaci ma almeno non ho le crisi fortissime da non capirci niente e credere d'impazzire, ma sono in me stesso, magari un po' triste o annoiato ma senza pensieri atroci. C'è da considerare che comunque i giorni successivi alle ultime due sedute sono coincisi con Natale e Capodanno, credo non sia trascurabile questo fatto. Cmq nella mia ignoranza il linea di massima ho notato che ogni volta che mi viene assegnato un compito e io lo metto in pratica questo mi fa soffrire un po' di più, quindi vi chiedo, é normale? E' la terapia che sta facendo il giusto corso o è tutto sbagliato e dovrei cambiare? Grazie alle lettere a mio padre sono riuscito a piangere due volte per la sua morte, nel senso che davvero era un pianto di dispiacere per la sua mancanza, cosa che non avevo mai fatto in tredici anni dalla sua morte, questo credo proprio sia un bene... Spero rispondiate ai miei due quesiti, Vi auguro un felice anno nuovo..
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Penso che monitorare di continuo il suo stato non le faccia bene, perché rischia sia di mettere in crisi la fiducia verso la sua psicologa, sia di elaborare mille dubbi della natura di quelli che ha espresso qui sopra.
Per quanto riguarda il rapporto con la dottoressa è importante che lei sia sempre onesto e che le parli di quello che prova, mentre per quanto riguarda il percorso psicologico è normale che lei si senta "ad alti e bassi" ed è anche comprensibile che in pochissime sedute non possa ottenere risultati stabili e definitivi.

Del resto lei stesso colloca l'inizio dei suoi problemi all'epoca della morte di suo padre, avvenuta ben 13 anni fa, quindi capisce che non sarà particolarmente agevole intervenire su qualcosa che ha origini lontane nel tempo e che ha avuto modo di "mettere radici".

Non so se la coincidenza delle sedute con le festività abbia inciso sul suo malessere, ma le Feste provocano un peggioramento in molte situazioni come la sua (sia per i sintomi ansiosi, sia per l'assenza di una persona cara venuta a mancare).
Il fatto di essere riuscito a piangere per suo padre è sicuramente positivo, e ha probabilmente sbloccato delle emozioni che erano rimaste cristallizzate dall'epoca della sua morte.

Per quanto riguarda l'andamento della terapia e gli effetti dei compiti dovrebbe discutere con la psicologa e chiederle ulteriori spiegazioni: è fondamentale che lei si fidi della dottoressa perchè il trattamento abbia buon esito, in caso contrario potrebbe inconsapevolmente sabotarlo e danneggiare sè stesso.

Le auguro buon Anno,
[#19]
dopo
Utente
Utente
Buonasera Dottori, a distanza di due anni sto ancora male, sono stato benino lo scorso inverno, ma adesso sto di nuovo male. Ho intrapreso una nuova psicoterapia, non strategica breve, ma più tradizionale. Le cose vanno peggio quando inizio a frequentare una donna seriamente. Comunque volevo solo farvi una domanda; ho fatto uso di cocaina in passato, non smodato ma comunque abbastanza, e anche di cannabis, quest'ultima per oltre 15 anni e praticamente quotidianamente. Ma la cocaina mi dava praticamente lo stesso effetto di quando sto male, ancora più stupido ad usarla direte voi, e in effetti, ma è andata. Comunque la domanda è la seguente: E' possibile che la mia ansia e depressione sia legata all'uso di cocaina nel passato, o è impossibile che lasci certi "segni"?
[#20]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Chi soffre di disturbi di natura ansiosa e/o depressiva dovrebbe astenersi completamente dall'uso di sostanze che incidono sull'andamento della sintomatologia.

In generale l'uso di droghe porta a conseguenze negative (fisiche e psichiche) che variano da individuo a individuo: ad esempio può slatentizzare (far emergere) disturbi che altrimenti non si manifesterebbero o lo farebbero con minore intensità.
La cocaina in particolare può portare a sviluppare idee paranoidi, la cannabis ad anticipare la comparsa di sindromi depressive o psicosi e a significative difficoltà mnestiche.

Non è raro che un soggetto consumi sia droghe eccitanti che sedative per compensarne gli effetti.

Al momento che tipo di terapia sta effettuando?
Assume farmaci?
[#21]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> E' possibile che la mia ansia e depressione sia legata all'uso di cocaina nel passato
>>>

È possibilissimo, dovrebbe parlarne con uno psichiatra.

[#22]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno, so che cocaina e cannabis possono slatentizzare disturbi di ansia e depressione, e probabilmente con me è accaduto proprio questo. Mi chiedevo se i miei disturbi attuali possono essere collegati all'averne fatto uso in passato, considerando che negli ultimi due anni ho fatto solo qualche tiro di canna veramente di rado e ancora meno usato cocaina. Adesso sono più di sei mesi ad esempio nei quali non assumo niente. Non ho mai fatto uso di droghe per "curare" stati depressivi, anzi, come dicevo è sempre stato l'uso a provocarmeli. Di canne ne ho veramente abusato, le ho fumate per quindici anni, quasi quotidianamente e in quantità massicce il più delle volte (anche 15/20 in un giorno). Quindi mi chiedevo, se il mio umore depresso e di paura attuale può essere una conseguenza ancora oggi, dopo aver praticamente smesso da abbastanza tempo, dell'aver fatto uso di droghe. Come se avessi ancora delle tracce di queste sostanze che in qualche modo ogni tanto possano emergere. Chiedo questo perché leggevo dei "metaboliti tossici", che possono rimanere latenti e venire fuori ad esempio con l'aumento del metabolismo. E io collego un po' l'inizio di questi stati alla conseguenza di un dimagrimento dovuta alla palestra e alla corsa, ma comunque un allenamento sano, ho perso 7/8 kg in 6 mesi ca.
Quindi se tutto questo fosse possibile, esiste un metodo per eliminare ogni "traccia" dal mio organismo di tali sostanze?
Ho assunto dell' Alprazolan e del Cipralex per circa 5 mesi, l'ansiolitico per soli due, sembrava farmi bene all'inizio, ma poi niente, era come se non assumessi niente e allora insieme al neurologo abbiamo deciso di lasciare il tutto gradualmente. Dopo avergli raccontato gli effetti della cocaina su di me (ovvero ansia, paura, umore depresso), mi ha detto che forse si poteva provare a cambiare molecola, ma io sinceramente non sopporto il fatto che il mio umore debba dipendere da un farmaco. Sono stato anche molto meglio per circa un mese dopo aver lasciato il tutto, e poi però sono ricaduto, con i mie soliti alti e bassi.
Il percorso di psicoterapia intrapreso non so che indirizzo specifico abbia, lo chiederò alla psicoterapeuta che incontrerò domani. Purtroppo ci siamo visti poche volte e dall'ultima è passato davvero troppo tempo, ora spero di riuscire ad avere delle sedute più regolari. Poi pensavo di iniziare con la meditazione, voi cosa ne pensate? Questo perché a volte mi rendo conto che dovrei proprio imparare a placare il lavoro della mia testa e i suggerimenti come quelli di scrivere, spesso, ho paura che poi mi facciano pensare maggiormente, perché penso e in più penso che dovrei scrivere, e se non posso mi aumenta l'ansia.
Grazie, cordiali saluti.
[#23]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dottor Santonocito, ne ho parlato con un neurologo, e mi ha detto che è quasi impossibile che il mio cervello possa aver subito delle lesioni da questo punto di vista e di conseguenza che i miei stati attuali possano dipendere da quello. Se così fosse, che rimedi ci sono oltre la psicoterapia? Ho dimenticato di dire che il cipralex mi dava parecchi disturbi nella sfera sessuale, scarse erezioni e orgasmo difficilissimo da raggiungere. Anche in questi giorni sto soffrendo di mancata erezione, ho proprio la parte genitale insensibile, anche se con insistenza posso provare piacere e ricevere un orgasmo, ma con una scarsissima erezione o perdendola appena non lo sollecito anche per pochissimo. Esattamente come mi capitava quando ero sotto effetto di cocaina.
Per questo spesso associo le due cose, la mia ansia, il mio vivere nella paura, e il deprimermi, è esattamente quello che provavo quando avevo fatto uso di cocaina. Lo so, ancora più stupido ad assumerla, ci sono arrivato tardi, spero di poter rimediare. Cordiali saluti.
[#24]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Penso che sarebbe preferibile un lavoro più continuativo, almeno in una prima fase: ne parli con il suo terapeuta.

Le consiglio anch'io di sentire uno psichiatra, più che un neurologo, per avere qualche risposta più precisa e delle indicazioni sulla terapia farmacologica che potrebbe esserle necessaria, ma che deve essere stabilita in base alle sue caratteristiche e alle risposte che ha già avuto ai farmaci che ha provato.
[#25]
dopo
Utente
Utente
La mia psicoterapeuta mi ha detto di soffrire, di non sedarmi e di provare ad attraversare la burrasca. Io no ho ben capito cosa volesse dire, poi il tempo era finito. Io le ho detto, "ma scusi allora il dover reagire" il dover provare a distrarsi, magari alzarsi cmq dal letto contro voglia e fare una corsa, una passeggiata?? Lei mi ha guardato male e mi ha detto.. "queste fesserie le raccontiamo a qualcun altro". Non so cosa fare!
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Sicuramente è necessario anche che lei agisca per superare i momenti peggiori e che non si aspetti che la soluzione arrivi solo dall'esterno, ma finora ha gestito così la situazione o ha tentato anche di reagire?
Immagino che sia così.

Forse la dottoressa pensa che lei ce la possa fare senza farmaci, e su questo ovviamente non posso pronunciarmi perchè non la conosco di persona.

La decisione comunque spetta solo a lei e al medico psichiatra al quale eventualmente si rivolgerà.
[#27]
dopo
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Grazie Dottoressa. Ho iniziato a soffrire d'ansia e umore depresso quasi tre anni fa, un anno prima di iniziare a soffrirne era finita una storia d'amore di otto anni, e questi miei stati d'animo sono comparsi appunto più di un anno dopo in seguito alla chiusura di un'altro rapporto con un'altra ragazza che vedevo da un paio di mesi. Una volta ne avevo già sofferto per un breve periodo a 17 anni. Io ho sempre reagito e cercato di condurre una vita normale in questi anni, anche quando sto più male, anche quando niente mi spinge ad alzarmi dal letto e ho paura di tutto e non vorrei vedere nessuno, amici, famiglia, fidanzata.. Alcuni giorni posso averla un po' assecondata rimanendo magari a letto fino all'ora di pranzo a cercare di dormire per non pensare o rimanere li a rimuginare. Mi rendo conto che facendo così poi sto peggio, invece se riesco ad attivarmi e a fare qualcosa anche contro voglia poi sto meglio, magari non nell'immediato ma dopo si. La Dottoressa mi dice di continuare a pensare al passato, a quando ero piccolo, che devo rimettere a posto le cose e che devo soffrire, solo che non mi ha detto in che modo, mi ha solo detto di scrivere, scrivere un diario della mia vita. Io ho notato che scrivere mi agita ancora di più. Penso di essere così semplicemente perché mi metto troppi problemi, mi faccio troppe paranoie, penso troppo al passato (recente), e mi faccio mille sensi di colpa se ho fatto qualche errore. Al futuro ho quasi sempre pensato in chiave ottimistica, e infatti nel mio piccolo ho ottenuto praticamente tutto quello che volevo. Paradossalmente ho iniziato a stare male proprio quando avevo tutto o quasi, quando non avevo un lavoro fisso ad esempio non mi deprimevo; invece ora ho un sacco di paura per il futuro, soprattutto dal punto di vista economico nonostante abbia un buono stipendio. Io non ho mai voluto prendere farmaci, li ho presi e comunque non hanno avuto alcun effetto su di me. Ci sono due episodi particolari della mia infanzia. Quando avevo circa 4/5 anni una bambina di 12, vicina di casa, mi portava a casa sua, ci mettevamo nudi e lei si sdraiava su di me o viceversa, io non ho mai vissuto come traumatico questo evento, ne allora ne adesso, e non l'ho mai rimosso, l'ho sempre ricordato. L'unica cosa, mi aveva causato un pensiero distorto sulla scuola, immaginavo che la maestra fosse una donna nuda sdraiata e che noi bambini dovessimo andare in giro per il suo corpo ad esplorarlo e provocarle piacere, non ho mai visto ne il volto di mia madre, ne di questa bambina, ne delle mie sorella in questa donna, io credo sia facilmente riconducibile al fatto di aver subito quella sorta di "violenza". Poi a otto anni mia madre ha avuto la depressione, non una forma gravissima, comunque durata circa due anni, quando mio padre prese la tubercolosi lei mi racconta che prese uno spavento più grande del suo stare male e ne uscì, sono passati 20 anni e lei non ha mai più avuto stati depressivi. Ha preso il Tavor per qualche anno all'epoca ma ricordo che ne prendeva mezza pastiglia prima di andare a dormire e basta, praticamente più un placebo. Anche questo ricordo non l'ho mai vissuto male, o forse secondo me? Sono l'ultimo di sette figli e mio padre era un po' vecchio stampo, nel senso che era il tipico uomo che magari dopo il lavoro si tratteneva al bar con gli amici anche fino a sera tardi, ma non è mai rientrato a casa ad esempio ubriaco. Io chiaramente ho passato molto tempo con mia madre, ad esempio non sono mai andato all'asilo, ma non ho mai vissuto a mio parere distacchi, anche i primi giorni di scuola ad esempio non ho mai pianto e cercato mia madre, anzi quando vedevo gli altri bambini farlo mi chiedevo perché lo facessero, pensavo "esagerati", io non avevo nessun problema a vedere mia madre andare via, sapevo che l'avrei rivista solo dopo poche ore, all'epoca si usciva da scuola alle 12:15. Io non voglio prendere farmaci, li prenderei solo se mi dicessero "è sicuro, tu hai queste crisi perché hai usato delle droghe in passato, l'unico modo per risolverlo è assumere dei farmaci per un determinato periodo". Anche perché coincide molto il mio aver iniziato ad assumere grosse quantità di hashish e i miei stai ansiosi, fino ai diciassette anni ero entusiasta della vita, amavo le persone e le persone amavano me. Poi un bel giorno ho iniziato a sentire un vuoto e un malessere dentro me. Poi non l'ho più provato per più di dieci anni, quando piano piano è iniziato a ricomparire, così dal nulla, una sera come altre, forse appunto troppo uguale alle altre, ho ricominciato a sentire questo vuoto dentro e piano, piano è diventato ansia, paura, apatia. Avevo abbandonato gli studi in quarta superiore l'anno scorso, mi sono riscritto ad un corso serale e quest'anno sono in quinta, ma con questo stato d'animo è il doppio più faticoso trovare la forza per studiare e stare in classe. Grazie, saluti.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Non ho capito come si sta trovando con l dottoressa che la segue e come mai quando vi siete rivisti era passato diverso tempo prima dalla precedente seduta.

Può spiegarci meglio questi punti?

Quando vi rivedrete?

La dottoressa è una psicologa psicoterapeuta o una psichiatra?
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dopo
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Buonasera Dottoressa, è una psicologa psicoterapeuta, ci vediamo una volta ogni 15/20 giorni perché lei una settimana non è qua. Prima di sabato eravamo oltre un mese senza vederci perché avevo dovuto saltare una seduta io, ci rivedremo il 16 novembre, le ho anche chiesto via mail di potermi spiegare cosa intendesse per "deve soffrire", ma non mi ha ancora risposto; lei collabora con un neurologo, e inoltre mi ha detto, se si vuole sedare, prenda degli antidepressivi e/o ansiolitici e vedrà che si calma e potrà stare anche meglio ma io le consiglio di attraversare la burrasca, si legga dentro, soffra. Ma come ci si legge dentro? Oggi in seguito ad una stupida discussione con la mia fidanzata ho un'ansia assurda, sto iniziando ad avere anche un po' di problemi con il sonno che non ho mai avuto nemmeno quando stavo male come ora due inverni fa, nel senso che mi addormento ma mi sveglio molto prima che suoni la sveglia lucidissimo e sveglissimo. Questo pomeriggio mi sono messo qua a cercare di riposare un po' e a provare di "leggermi dentro" provando ad osservare questo dolore, c'erano momenti che ho rischiato di impazzire, un dolore assurdo che mi faceva quasi contorcere, mi sentivo bollire dentro pronto a scoppiare, un dolore e fastidio al cuore, al collo, al braccio sinistro, allo zigomo sinistro e movimenti involontari della palpebra inferiore sinistra, come un nervo in continua tensione, ho avuto quasi voglia di farla finita. E' così che dovrei fare? Intendeva questo per soffrire?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Immagino che lei abbia sofferto abbastanza.

La cadenza delle sedute è quindi stabilita in base agli impegni della dottoressa o in base alle sue esigenze di paziente?

Ha mai pensato di rivolgersi ad un altro psicologo?
[#31]
dopo
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Buonasera Dottoressa, gli appuntamenti sono stabiliti in base agli impegni della dottoressa, se fosse per me almeno per i primi mesi l'avrei vista una volta alla settimana. Ho iniziato il percorso i primi di luglio e ci saremo visti credo 5 volte in tutto. Ma si, c'ho anche pensato, solo che è già la seconda che provo, la prima che era specializzata in psicologia strategica breve (sconsigliata da molti con.. cura il sintomo ma non il vero problema), sempre vista una volta ogni due settimane, alla fine mi ha detto "io mi sono accorta che non posso niente con lei, lei secondo me è solo insoddisfatto". Ci sono volute 8 sedute e 500 euro per una cosa che mio fratello mi ha detto dopo 30 secondi quando gli ho raccontato di stare male la prima volta. Mah!!!
Questa dottoressa credo anche sia brava, dopo che parlavamo da dieci minuti la prima volta mi ha detto "credo che a lei sia accaduto qualcosa intorno agli otto anni", al momento non ricordavo, ma poi pensandoci bene in effetti è l'età nella quale a mia madre è venuta la depressione, ed essendo cresciuto a stretto contatto con mia madre forse posso aver sofferto di una sorta di abbandono. Non saprei, io penso di essere cambiato molto due anni dopo la morte di mio padre, ho iniziato a sentirmi insicuro, geloso, invidioso, tutti sentimenti mai sentiti prima, a non stare più a mio agio troppo spesso con le persone, a vivere il rapporto di coppia male, con una gelosia ed una insicurezza troppo fastidiose. Tutto questo non si direbbe, la maggior parte delle persone direbbe di me che sono la persona più socievole e solare del mondo. Io non so se sia giusto ricercare chissà cosa nel passato, io mi rendo conto di essere spaventato dalla vita, ho paura di vivere, ad esempio di diventare padre, e invece lo vorrei, è il mio sogno poter fare una famiglia, mi spaventa molto anche la scelta della compagna, mille domande, mille paranoie per tutto, Il mio problema credo sia solo questo, mi faccia passare il termine "masturbazione mentale". Può dipendere solo da un trauma o qualcosa del genere nel lontano passato, o lo si può collegare alla perdita di mio padre, in ogni caso lo sono e lo sono diventato uno che non ha quasi mai saputo vivere a pieno il momento presente senza il peso del passato e la preoccupazione per il futuro. Buonasera.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> strategica breve (sconsigliata da molti con.. cura il sintomo ma non il vero problema)
>>>

È falso. Che le terapie più focalizzate siano "solo sintomatiche" è un mito duro a morire, ma solo quello è: un mito.

Quanto ai soldi spesi a vuoto, il suo disappunto è perfettamente comprensibile, ma pensi che la collega è stata onesta a dirle, dopo solo 8 sedute, che non era in grado di aiutarla: alcuni pazienti non sono così fortunati e passano anni (a volte decenni) prima di sentirsi dire la stessa cosa. Alcuni non se la sentono mai dire, devono decidere da soli d'interrompere.

Piuttosto, nel suo caso vedrei le seguenti aree critiche:

1) Dalla discussione precedente mi pare che lei non sia riuscito a mettere in pratica le prescrizioni comportamentali assegnate dalla terapeuta TBS; in questo caso è comprensibile che la terapia sia fallita, perché il successo della TBS si basa, in molti casi, sulla corretta esecuzione dei compiti ricevuti.

2) Lei ha fatto uso di droghe. Già questo da solo può bastare a mettere in forse l'efficacia di qualsiasi intervento psicoterapeutico. Non è detto, ovviamente, ma in questi casi la valutazione psichiatrica dovrebbe andare di pari passo con quella psicologica.

3) Comprensibilmente frustrato perché non sta riuscendo a ottenere risultati dalla psicoterapia, forse spera di poter ricevere aiuto qui; ciò è comune nei nostri utenti, ma purtroppo siamo costretti a far presente che tutto ciò che è possibile ottenere da un servizio come questo è dialogo, sfogo e informazioni, non vero aiuto. Questo glielo dico non per essere inutilmente duro con lei, ma per spiegarle che non deve aspettarsi di guarire aumentando il livello di dettaglio delle spiegazioni che ci sta dando: qualunque aiuto efficace lo potrà trovare, eventualmente, solo di persona.

[#33]
dopo
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Buonasera Dott. Santonocito, in realtà ormai sono anni che leggo libri sulla psicologia, la mia ex ragazza è ormai una psicologa così come mia cognata ed una delle mie migliori amiche. La cosa che mi lascia fortemente in dubbio non è la psicoterapia su di me, ma la psicologia in generale, con diversi metodi di studio e applicazione, e pareri enormemente contrastanti tra medici stessi. A chi dare ragione? Chi sarà quella più azzeccata? Lei chiaramente essendo specializzato in strategica breve si potrebbe pensare tiri l'acqua al suo mulino, non so se non ho messo in pratica quello che la Dottoressa mi diceva di fare, mi diceva di scrivere ogni tot di ore e l'ho fatto per mesi, ne uscivo più agitato, e quando non dovevo o comunque potevo scrivere non facevo altro che pensare di dover scrivere quello che stavo pensando. Mi diceva di provocarmi il fastidio al petto ogni ora per cinque minuti, questo magari non lo avrò messo in pratica molto bene, ma sfido chiunque a riuscire a mettere in pratica una cosa del genere, si dovrebbe vivere per quello forse, ci pensa mentre sto guidando la barca del mio armatore o mentre comunque sto lavorando o avendo a che fare con le persone doversi estraniare 5 minuti ogni ora?! So anche che il mio atteggiamento in questo caso è tipico di una persona in difficoltà e piena di dubbi e paure. So solo che ogni volta che provo ad iniziare una psicoterapia mi sembra di soffrire notevolmente di più, E poi l'ultima seduta dalla psicoterapeuta mi ha lasciato veramente basito, secondo me non si può dire una cosa del genere ad un paziente senza dirgli come però affrontarlo, e dopo due gentili richieste tramite mail continuare a non rispondere, qua si gioca con la psiche delle persone, e se mi fossi fatto del male in seguito alle sue parole? Per fortuna mi reputo abbastanza forte e infatti mettendo in pratica i miei "sotterfugi", ovvero fare attività fisica, stare all'aperto e cercare di fare comunque sto già meglio. Per quanto riguarda la gente che rimane decenni in cura senza risolvere il proprio problema non credo sia in grado di dare un parere, o meglio non voglio darlo, ne sul paziente ne tanto meno sul medico, potrei essere davvero pesante con le parole. La saluto e la ringrazio.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> La cosa che mi lascia fortemente in dubbio non è la psicoterapia su di me, ma la psicologia in generale
>>>

Invece potrebbe essere proprio, purtroppo, che con lei nessuna forma di psicoterapia sia sufficientemente efficace. Se le persone che cercano aiuto psicologico per le loro difficoltà stanno meglio dell'80% di coloro che non lo fanno, ottenendo cambiamenti durevoli, questo significa che *in generale* la psicoterapia funziona.

>>> So solo che ogni volta che provo ad iniziare una psicoterapia mi sembra di soffrire notevolmente di più
>>>

Questa, infatti, è una sensazione che lei esprime su se stesso, non sulla psicoterapia in generale. Se ormai ne ha provate diverse con risultati analogamente insoddisfacenti, potrebbe davvero essere che lei abbia bisogno d'aiuto di altro tipo. E quindi continuare a colpevolizzare i terapeuti incontrati di volta in volta non solo non le sarà di nessun aiuto, ma contribuirà a confonderla ancora di più.

Concludendo, da quel poco che a distanza si può capire, dal punto di vista psicologico il suo quadro appare complesso e delicato, con aspetti di preoccupazione ansiosa e rimuginazione ossessiva. Per questi aspetti le posso confermare che la TBS è molto adatta, ma: 1) non conta solo la forma di terapia, conta anche (e forse di più) il terapeuta; 2) a mio parere lei dovrebbe ricevere una valutazione anche psichiatrica.

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Grazie della risposta Dottore. Io vorrei solo che mi vengano forniti degli strumenti validi per affrontare certe situazioni che negli anni possono avermi messo a disagio, e maggiormente in questi ultimi due/tre anni, dove ci sono giorni o periodi nei quali sto davvero male. Credo che i fattori siano diversi, il fatto di non lavorare per circa nove mesi l'anno da ormai sei anni, nonostante venga retribuito anche d'inverno, alla fine è possibile si perda un po' di entusiasmo no?! Doversi continuamente inventare la giornata non è facile, si finisce per annoiarsi e so che la noia protratta può portare al deprimersi; in più nei mesi nei quali lavoro, quest'ultimo è diventato davvero poco gratificante. Poi c'è una base personale di tendenza magari al deprimersi o all' insoddisfazione e mettiamoci anche l'uso di droghe nel passato e -almeno per quanto riguarda la cannabis- protratto nel tempo con dosi considerevoli. In effetti la prima volta che ebbi questi disturbi, intorno ai 17 anni il tutto era legato all'insoddisfazione, durò infatti pochi mesi e appena trovai un bel lavoretto per l'estate il tutto passò.
Credo siano quindi diversi fattori che mi abbiano portato a questa situazione. Mi dispiace perché fino al penultimo appuntamento la dottoressa mi stava piacendo molto, poi invece l'ultima volta era, diciamo severa, già da quando mi sono seduto nello studio. E poi se ne esce col, lei deve soffrire, se vuole sedarsi prenda i farmaci e magari starà meglio, ma io le consiglio di soffrire. Lasciandomi così senza nessuna spiegazione. Io sarei anche disposto a farlo, ma sapendo come. Proverò a consultare uno psichiatra, magari potrebbe essermi utile, tra le cause alle quali imputo la colpa, per quanto riguarda l'elemento droga. Grazie ancora, saluti.
Ansia

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