Fistola perianale, ragade, sfinterotomia posteriore

Buongiorno, Specialisti.
Sono una donna di 26 anni. Scrivo per cercare di ottenere chiarimenti su alcuni dubbi che mi assillano in merito al mio problema. Riassumo la mia “storia clinica”: 7 mesi fa (aprile) sono stata operata ad un ascesso perianale che si è poi fistolizzato. Ho consultato poi un secondo specialista a luglio il quale mi ha fin da subito precisato la “particolarità” della fistola (che si trovano sul perineo, nella parte anteriore: dunque, più verso la vagina che l’ano). Mi è stata riscontrata anche una ragade anale.
Lo specialista mi ha consigliato l’intervento, anticipandomi che avrebbe deciso quale tecnica usare solo in sala operatoria, perché solo in quel momento avrebbe potuto conoscere bene la situazione. Mi ha prospettato tre ipotesi (che qui cerco di riassumere, nei limiti di quanto ho compreso):
1) se avesse riscontrato un tratto fistoloso breve e se avesse scoperto che la causa della fistola fosse stata la ragade anale, avrebbe operato sulla ragade stessa
2) se la fistola avesse un corso tale da non intaccare gran parte dello sfintere, avrebbe proceduto con la messa a piatto della stessa
3) se la fistola avesse tracciato un tragitto lungo, in grado di comprendere gran parte dello sfintere, avrebbe utilizzato la tecnica del setone per non compromettere la continenza fecale (nella speranza che i tratti fistolosi non fossero più di uno).
Pochi giorni fa, dopo altre visite (in cui è stata riscontrata la chiusura del foro di uscita a livello della cute) e preospedalizzazione, ho subito così il secondo intervento, a seguito del quale il chirurgo mi ha spiegato che ha cercato invano il foro di ingresso della fistola, senza trovarlo. Ha così proceduto alla messa a piatto della fistola superficiale e ha proceduto contemporaneamente ad una sfinterotomia posteriore.
Premesso che il chirurgo mi ha precisato che lui “avrebbe preferito trovare il foro d’ingresso” ma che la superficialità della fistola potrebbe (ma non con certezza) far sperare per una soluzione più rapida del problema, mi interrogo ad oggi sulla mia situazione. Se l’assenza del foro d’ingresso non porta automaticamente a concludere per la soluzione definitiva del problema, potrebbe parlarsi di un’assenza “apparente”? Perché manca questo foro? E soprattutto, è normale che dal taglio ora (a distanza di pochi giorni dall’intervento) è cominciato a fuoriuscire nuovamente il pus? Dovrò sottopormi ad un altro intervento?
MI scuso per la “valanga” di domande, ma al momento il mio umore è a terra, senza contare i dolori fisici ed i continui fastidi.
Ringrazio in anticipo chiunque voglia darmi una risposta.
Cordiali saluti e buon lavoro.

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Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale 26.5k 660 233
Quanto riferisce, appare logico e sostanzialmente condivisibile a priori, ovviamente con i limiti di una valutazione a distanza, La situazione attuale e l' evoluzione del problema sono prevedibili solo da chi ha la possibilita' di seguirla personalmente. Auguri!

Dottor Andrea Favara

http://www.andreafavara.it

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio, Dott. Favara.
Mi rendo conto dell'impossibilità di una diagnosi a distanza. Sono stata presa dall'ansia e da una legittimità curiosità. Lo specialista che mi cura mi ha spiegato, proprio oggi, che lui, non avendo trovato il foro d'ingresso della fistola durante l'intervento, teme che questo sia molto alto. Bisognerà attendere il decorso della ferita.
La ringrazio per la Sua disponibilità.
Buon lavoro.