Bed e apatia

Gentilissimi,

fin da bambina sono stata una persona d'appetito, non ho mai lasciato il cibo nel piatto e non ho mai saltato un pasto. A causa, probabilmente, di una vita abbastanza triste, spesso in solitudine, con una madre un po' oppressiva e che mi ama troppo annullando se stessa e un padre che si è chiuso in se ho spesso trovato nel cibo quel "passatempo" che colmava i miei vuoti, le mie noie, le mie tristezze. Il risultato è che sono ingrassata e dimagrita varie volte (tre i 5-10 kg circa su e giù). Mi rendo conto di avere un problema alimentare e da anni medito e penso a come risolverlo, a quale sia la causa. Mi sono anche rivolta ad un centro per disturbi alimentari che mi consigliava di tenere un diario alimentare, il cibo come medicina, mangiare caramelle fortissime durante gli "attacchi" di fame, se si può definire tale. Ma mi sono stancata e ho abbandonato il percorso. A volte, pur sapendo di essere malati a mio avviso non fa bene continuare a pensarlo. Non faccio più diete da una vita perchè fanno male, so come dovrei mangiare, ma spesso la cosa che mi consola di più è lasciarmi andare (la cosa "positiva" è che non sbrano quantità industriali di cibo ma quella giusta dose per sentirmi piena. e il pieno si sa, colma i vuoti). La mia domanda è: riuscirò mai a "guarire" da questo problema, avrò mai un rapporto sano con il cibo? é inoltre singolare come il tenda a mangiare di più quando mi avvicini al pranzo-cena o nei pomeriggi lunghissimi dove la noia mi divora. dovrei fare qualcosa per distrarmi, lo faccio, ma se ho in testa di mangiare sposto solo il problema. A volte mi chiedo se andando via da casa e cercando la mia libertà non sia la vera soluzione. Altre volte mi sento così insoddisfatta della mia vita che vorrei ricominciare a studiare per cercare un'identità che ora non ho (sono laureata ma COSA-CHI sono?) rimanendo però nella mia cameretta per x anni.
Grazie
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Lei per prima sta sperimentando quanto i problemi dell'alimentazione possano essere connessi a quelli emotivo/affettivo/relazionali. Proprio per questo, e ancor prima per diagnosticare se si tratti di un vero e proprio disturbo alimentare o di altro, sarebbe quanto mai opportuno che si rivolgesse a uno psicologo psicoterapeuta. Spesso per arrivare a soluzione in questi casi occorre agire contemporaneamente su più fronti, altrimenti il rischio è di attaccare il problema solo da un lato. Ecco perché, forse, le sole indicazioni comportamentali dirette che ha ricevuto al centro non sono state sufficienti.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile Amica,

mi sembra di capire che il problema sia l'utilizzo del cibo come riempitivo ed elemento sostitutivo rispetto ad altre gratificazioni, delle quali la sua vita attuale è carente.
Mangiare per noia è un comportamento piuttosto diffuso anche senza che vi siano particolari problemi o disturbi, un certo livello di attività è necessario a chiunque e ingerire del cibo è una delle soluzioni più a portata di mano e meno faticose.

Posso chiederle in cosa è laureata e se ha lavorato dopo la laurea?
Al momento se ho capito bene è inoccupata. Come mai non cerca lavoro?
I suoi genitori cosa ne dicono?

Quando è stata presa in carico da un Centro per i disturbi alimentari è stata posta una diagnosi specifica?
Ha ricevuto anche assistenza psicologica?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Dr.ssa Irene Bellodi Psicologo, Psicoterapeuta 30 1 9
Salve,

quello che lei espone sono problematiche comuni ad una serie infinita di problemi psicologici.
Chi sono, cosa sono, come muoversi, dove andare sono domande importantissime che ognuno di noi, disturbo alimentare o meno, si pone.

Quella che lei espone è una sintomatologia da bed limitata nell'assunzione del cibo ma che comunque la limita perchè occupa risorse mentali che potrebbero essere destinate ad altro, come appunto alla risposta a quelle domande importanti.

La risposta alla sua domanda è si, si può guarire da un disturbo alimentare e si può imparare ad avere un rapporto sano con il cibo, ma non si può farlo da soli. C'è bisogno di un aiuto, di un lavoro su di sè e sul sintomo.

Provi ad uscire dalla cameretta con un piccolo passo per cercare nuovamente un aiuto e vedrà che piano piano riuscirà a trovare la sua strada.

La saluto cordialmente

Dr.ssa Irene Bellodi

[#4]
dopo
Utente
Utente
Grazie infinite per le plurime risposte,

al centro sì, ho avuto assistenza psicologica ma a mio avviso un po' aggressiva nel senso che mi consigliavano di allontanarmi in malo modo da mia madre proprio in un momento in cui lei aveva seri problemi di salute. Io non le sono stata vicino e mi accusa ancora adesso per questo. Sono laureata in lettere (5 anni)... ho studiato anche musica in conservatorio (non portato a termine. La musica era una mia passione, ma lo era anche per mia madre...poi mi sono operata ad un braccio e ho abbandonato tutto -in breve-). quest'anno mi sono specializzata post lauream in un'altra sede universitaria, facendo la pendolare e sopportando orari sovrumani. il mio ambito mi piace, ma non mi dà un'identità, come ho scritto sopra. Ho trovato da poco un lavoro, ma solo per 6 mesi. e dopo: il nulla. non so cosa fare. Vorrei ricominciare gli studi ma in ambito medico. è il mio rimpianto.
per quanto riguarda i miei genitori, invece, mi hanno sempre detto -a periodi alterni- che ci vuole "forza di volontà" per dimagrire (frase che ho sempre odiato) oppure mi hanno offeso (più mia madre). Mio padre crede che se fossi pesoforma mi sentirei meglio anche psicologicamente (per la serie "mens sana in corpore sano") e abbatterei una serie di problemi concatenati al mio problema. Di base, comunque, non hanno mai sostenuto la tesi del bed nè dell'assistenza psicologica (tanto che al centro per l'alimentazione sono andata di nascosto).
Grazie ancora
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
È per questo che un inquadramento diagnostico preciso sarebbe opportuno, altrimenti il rischio è preoccuparsi o curare una cosa che non esiste, quando magari ne andrebbe curata un'altra. Il lavoro da fare nel suo caso sembra eminentemente psicologico/psicoterapeutico, quindi ha senso rivolgersi a uno specialista.

"Forza di volontà" non vuol dire nulla per lo psicologo, la volontà come categoria in psicologia nemmeno esiste. Esiste la motivazione, che può diminuire o aumentare a seconda di ciò che uno fa e sente.

Ad ogni modo, a voler essere precisi, se i dati di altezza/peso che ha indicato sono corretti lei non è attualmente sovrappeso. Per questo è necessario capire bene di cosa si tratta.

Cordiali saluti
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Secondo me è ancora in tempo per studiare Medicina, se i suoi genitori sono disposti a sostenerla finanziariamente ancora per qualche anno.
Il test d'ingresso si svolgerà fra non molto, e se davvero le interessa deve prepararsi in queste settimane.

In alternativa credo che le farebbe bene cercare un lavoro qualsiasi per iniziare a costruire la sua vita in autonomia dalla famiglia: non importa se non avrà a che fare con quello che ha studiato (anche se non ci ha detto in cosa si è specializzata), quel che conta è che le permetta di pagare un affitto e di metter fine ad una convivenza poco felice con i suoi genitori.
Se sua madre avrà bisogno di qualcosa potrà sempre aiutarla anche non vivendo con lei, e sarà anzi più serena e in grado di esserle d'aiuto rispetto ad ora.
Che ne dice?
[#7]
dopo
Utente
Utente
Gentil.mo Dr. Santonocito,

i dati relativi al peso-altezza risalgono purtroppo alla data di iscrizione. Attualmente sono aumentata... Credo che la soluzione da Lei suggerita sia giusta. Anche il discorso "motivazionale" ha senso e l'ho sperimentato sulla mia pelle. In questo momento della mia vita, infatti, non ho scopi-stimoli e non sono, pertanto, motivata a mangiare meno...

Gent.ma Dr. Massaro,

mi sono specializzata in biblioteche-archivi. l'idea del lavoro retribuito, anche se a tempo determinato, è voluto proprio per mettere da parte dei soldi per pagarmi eventualmente gli studi in medicina o per recarmi all'estero. Scelte opposte...ho un anno di tempo per studiare e meditare. A volte credo che ci sia un tempo per ogni cosa (e in questo mio tempo io dovrei raccogliere e non seminare nuovamente), altre volte, però, credo che la vita, essendo una soltanto, debba essere vissuta: non posso continuare a vivere nel rimpianto di non aver fatto medicina. anche se sono "vecchia" per diventare medico questo non significa che non sia la strada giusta. a volte ci vuole un tempo di maturazione più lungo per comprendere le nostre aspirazioni...

Cordialmente
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Visto che comunque lei si sta dando un altro anno di tempoper decidere inizi con il cercare un'occupazione qualsiasi, che le permetta di costruirsi un minimo di autonomia.
E' fidanzata?
[#9]
dopo
Utente
Utente
Gent.ma dottoressa,

no, non sono fidanzata ed esco anche troppo poco per trovare un ragazzo... Sì devo attendere un altro anno per forza di cose. ho trovato un lavoro, ma solo per sei mesi e devo comunque ultimare la specializzazione in biblioteche entro dicembre 2011.

Grazie
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Non avevo capito che sta ancora studiando: in questo caso le faccio tanti auguri per il termine della specializzazione e perchè possa trovare un lavoro stabile in un ambito che comunque ci ha detto che le piace.
Se vuole ci faccia avere sue notizie,
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
>>> no, non sono fidanzata ed esco anche troppo poco per trovare un ragazzo...
>>>

Questo è un altro segno molto comune che si ritrova nei racconti delle ragazze che riportano problemi alimentari. Il cibo diventa come un surrogato della sensualità, una specie di amante segreto con cui appartarsi e consolarsi in modo intimo.

Il luogo comune popolare secondo cui "chi mangia ha bisogno d'affetto" ha un riscontro a livello neuroanatomico, dato che i centri del piacere sono tutti riuniti nel cervello in un'area molto limitata, e a volte può aver luogo una confusione. La psicoterapia in questo caso ha il compito di ristabilire un equilibrio che torni a delimitare in modo appropriato le aree della vita della persona in cui sperimentare piacere. Senza prima fare questo, è molto più difficile occuparsi serenamente di obiettivi più complessi, come quelli professionali.

Cordiali saluti