Dislessia

sono un'insegnante di matematica e seguo per lo svolgimento dei compiti un ragazzo dislessico. deve frequentare la seconda media ma i genitori hanno cominciato a capire i problemi del figlio da qualche anno. l'anno scorso l'ho conosciuto e con molte difficoltà ho cercato di aiutarlo nei compiti. Vorrei avere dei consigli affinchè il mio aiuto risulti per lui più efficace, dato che le sue difficolta di ragionamento sono tante. A scuola c'è uno psicologo che ha diagnosticato la dislessia quindi ha delle agevolazioni didattiche. Ma io penso che lui non sia consapevole dei suoi limiti. Chiedo un consiglio su come muovermi dato che lui di me si fida molto. grazie
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Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10 16
Gentile insegnante,
innanzitutto è molto importante che il ragazzo capisca bene che cosa comporta la dislessia, che è un disturbo SPECIFICO dell'apprendimento della lettura, che non riguarda l'intelligenza o le capacità di ragionamento.

L'AID ha preparato delle piccole guide molto interessanti per spiegare il Disturbo proprio ai ragazzi (oltre che ai genitori e alle famiglie). Le cerco il link.

Dr.ssa Paola Cattelan
psicologa psicoterapeuta
pg.cattelan@hotmail.it

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Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10 16
Ecco il link
http://www.dislessiainrete.org/guida-per-ragazzi.html
(mi sono confusa, non è a cura dell'Associazione Italiana Dislessia, ma di Dislessia in rete.)

E' una guida molto ben fatta utile per chiarire tanti dubbi.
Altra fonte di informazione è il sito dell'AID: http://www.aiditalia.org/
e il forum: http://www.dislessia.org/forum/
Nonchè una pagina dedicata sul sito del MIUR:
http://www.istruzione.it/web/istruzione/home

Informarsi è il primo modo per lavorare in maniera adeguata e consapevole con i ragazzi con un DSA.

Le "agevolazioni" didattiche di cui parla sono importanti strumenti che il ragazzo deve imparare a conoscere ed utilizzare per poter compensare il suo Disturbo in maniera che le difficoltà specifiche di lettura non inficino il suo rendimento scolastico. Tali strumenti devono essere concordati dal consiglio di classe in base alle indicazioni diagnostiche.
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Dr.ssa Annalisa Marcosano Psicologo, Psicoterapeuta 9 2
Gentile insegnante

devo dire che la famiglia e anche il contesto scolastico si sono accorti troppo tardi di questo disturbo, forse bisognava già intervenire alle elementari comunque sia è necessario che si facciano ulteriori accertamenti su questo ragazzo e sicuramente ci sarà in zona un servizio pubblico di neuropsichiatria infantile (o un professionista privato) per valutarlo, per escludere che non ci siano altri disturbi concomitanti alla dislessia. Inoltre, non deve essere preoccupata eccesivamente su questo caso,in quanto la dislessia è un disturbo con il quale ci si può convivere ma è necessaria una lunga rieducazione. La fiducia che il ragazzo o la famiglia ha riposto in Lei sicuramente può agevolarla ad aiutare il ragazzo ed ad indirizzare al meglio la sua famiglia, può intanto dire ai genitori del ragazzo di rivolgersi a professionisti dell'età evolutiva come psicologi,neuropsichiatri infantili o logopedisti che provvederanno ad impostare sul ragazzo un programma di rieducazione. Spero di essere stata esauriente sul problema.

Cordialmente la saluto

Dr.ssa Annalisa Marcosano

Psicologa e Psicoterapeuta

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dopo
Attivo dal 2011 al 2012
Ex utente
vi ringrazio per le utili informazioni.
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Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10 16
Se ha ancora dubbi, non esiti a chiedere.

Buon lavoro e saluti cordiali.
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Dr. Sandro Ciufici Psicologo 8 4
Gentile insegnante,

per rendere il suo aiuto più efficace è necessario ottenere dalla psicologo che ha formulato la diagnosi il "profilo funzionale" del ragazzo. La diagnosi clinica di "Dislessia" non serve molto a chi deve pianificare e realizzare un intervento didattico personalizzato di supporto (centrato sulle specifiche difficoltà che il ragazzo presenta).

Il profilo funzionale dovrebbe contenere - oltre alla diagnosi clinica - la descrizione dello stato di TUTTI gli apprendimenti (lettura, scrittura, calcolo, comprensione del testo, soluzione dei problemi).
La pratica clinica, infatti, evidenzia un'alta comorbilità (associazione) fra i disturbi specifici di apprendimento. In altre parole, è molto frequente che la condizione di dislessia sia associata a quella di disortografia e queste, a loro volta, lo siano rispetto ad una condizione di discalculia (questo giustificherebbe le "difficoltà di ragionamento" che ha riscontrato).

Ad ogni modo, concordo con la collega Cattelan: prima di strutturare qualsiasi intervento, è importante che il ragazzo acquisisca consapevolezza circa le sue SPECIFICHE difficoltà.

Le auguro buon lavoro!

Dott. Sandro Ciufici - Psicologo
Servizio per i Disturbi dell'Apprendimento, Università di Chieti
s.ciufici@medicitalia.it