Una chemioterapia preventiva

Buongiorno,
vorrei un consiglio su un problema che ci affligge molto.
Un mese fa mio padre è stato operato per un adenocarcinoma gastrico con asportazione parziale dello stomaco.
Qualche giorno fa abbiamo ritirato l'esito della biopsia ed è risultato che 13/13 linfonodi non sono stati intaccati dal tumore e dall'ecografia neppure il fegato risulta danneggiato.
L'oncologo ci ha suggerito, comunque, una chemioterapia preventiva in quanto non hanno la certezza di un'assenza di metastasi a distanza.
In nostro dubbio è questo:
nostro padre non è a conoscenza del tumore reale ma solo di una bruttissima gastrite
ha un'età di 72 anni
è un "cattivo" paziente
quale percentuale di rischio/beneficio ha una terapia adiuvante per un uomo di quest'età che risulta ancora debilitato dall'intervento?
Ci consigliate la cura preventiva e quindi informare nostro padre?
Vi ringrazio anticipatamente per i vostri pareri
[#1]
Dr. Alessandro D'Angelo Oncologo 2.8k 64 17
Gentile Utente
Purtoppo, anche in stadi di malattia localizzata senza interessamento della sierosa (stadi pT1-2 N0), fino al 20% dei pazienti presentano una ricaduta di malattia dopo resezione radicale. In base a questi dati, sono state sviluppate negli ultimi anni delle nuove strategie terapeutiche al fine di migliorare la prognosi dei pazienti con carcinoma gastrico. E’ stato valutato il ruolo della chemioterapia a scopo precauzionale dopo chirurgia, mirata all’eliminazione delle micrometastasi (chemioterapia adiuvante). Negli ultimi decenni sono stati pubblicati diversi studi randomizzati di chemioterapia adiuvante i cui risultati non hanno univocamente dimostrato la sua efficacia nel migliorare la sopravvivenza dei pazienti dopo chirurgia. Recentemente, le metanalisi comprendenti i dati dei vari studi di fase III hanno confermato l’esistenza di un piccolo vantaggio di sopravvivenza in favore del trattamento con chemioterapia adiuvante, che viene sempre più spesso considerato nella pratica clinica come terapia standard soprattutto nei pazienti ad alto rischio (linfonodi positivi). Estendendo la linfoadenectomia da D1 (almeno 13 linfonodi asportati) alla D2 (almeno 25) aumenta notevolmente il numero dei linfonodi positivi ed è frequente una variazione di stadio. Cambiamenti di stadio divengono invece rari estendendo la linfoadenectomia al terzo livello. Il nuovo TNM (sistema di classificazione dei tumori) che richiede almeno 15 linfonodi asportati è più preciso del precedente.
Il tipo istologico "diffuso" recidiva più frequentemente e prevalentemente in sede locale o peritoneale rispetto al tipo "intestinale". Le grandi dimensioni della neoplasia, aumentano la probabilità di carcinosi peritoneale solo nel tipo diffuso.
Il 77.1% delle recidive avviene entro i 2 anni. Solo il 3.4% dopo i 5 anni. All’analisi multivariata abbiamo riscontrato una minore incidenza di recidive nelle neoplasie di tipo intestinale se operate con linfoadenectomia D2 mentre la linfoadenectomia D3 non determina negli stessi pazienti un miglioramento prognostico.
Nelle neoplasie di tipo diffuso invece la linfoadenectomia D3 dà migliori risultati e una minore incidenza di recidive, ma la differenza non è statisticamente significativa.
Chiacchere a parte, la scelta del trattamento, dipende anche dalle condizioni generali di salute e dalle comorbidità. E' necessario, quando i dati non sono così del tutto dirimenti (come invece avviene per il trattamento adiuvante in altre patologie), informare adeguatamente il paziente e condividerne con lui la scelta; tale informazione se eseguita con moderazione e senza allarmismi, permette di poter aprire la strada in caso di necessità future.
Personalemnte preferisco che l'informazione al paziente venga fatta con l'oncologo, lo psicologo ed i familiari (che a mio avviso sbagliano [per eccesso di affetto e protezione] a farsi carico di tutto, pensando che sia obbligo loro dare al paziente sempre una risposta ad ogni quesito).

Un cordiale saluto
Dr Alessandro D'Angelo

Cordiali Saluti
Dr. Alessandro D'Angelo
(email: alessandro.dangelo@grupposamed,com)

[#2]
Dr. Vincenzo Pona Chirurgo vascolare, Chirurgo generale 3
Certamente la esecuzione di un ciclo di chemioterapia post-operatoria può ridurre le probabilità di comparsa di complicazioni future, e importante è comunque lo stato generale del paziente perchè le condizioni generali scadute non sono l'ideale per una terapia del genere. D'altra parte se è stata effettuata una gastrectomia parziale vuol dire che la situazione locale poteva sembrare "favorevole". Comunque sia, sarebbe opportuno informare suo padre, senza creare allarmismi, sulla natura della malattia e sulla evoluzione che potrebbe avere perchè la decisione se eseguire o no una chemioterapia deve essere presa dal paziente, certamente in accordo con l'oncologo, i familiari e il suo medico curante.
Cordiali saluti.
Dr. Vincenzo Pona

Vincenzo Pona

[#3]
dopo
Attivo dal 2007 al 2008
Ex utente
Vi ringrazio molto per il vostro consiglio
[#4]
Prof. Filippo Alongi Radioterapista 2.1k 120 17
Dopo la lunga disquisizione del collega D'angelo si può aggiungere poco sulle terapie adiuvanti dell'adenocarcnoma gastrico in questo stadio. Concordo comunque anche con il collega chirurgo sul fatto che bisogna ponderare anche l'età (oggi sempre meno determinante nell'esclusione della chemioterapia),le condizioni generali del paziente e la sua possibilità di seguire le terapie prescitte(compliance).
L'approccio giusto è un adeguato colloquio multidisciplinare con esposizione di rischi e benefici eventuali del trattamento. MA la scelta finale rimane sempre del paziente.

Cordiali Saluti
dr.Filippo Alongi
Specialista Oncologo in Radioterapia

Prof. Filippo Alongi
Professore ordinario di Radioterapia
Direttore Dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata, IRCCS Negrar(Verona)

[#5]
dopo
Attivo dal 2007 al 2008
Ex utente
Un ringraziamento anche al dott. Alongi.
E' nostra intenzione sentire sia il medico di base che nuovamente l'oncologo e successivamente informare nostro padre per la decisione definitiva.
Nuovamente grazie per il vostro interessamento.
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