Port o endovena per monoclonali post chemio

Buongiorno,
sono una donna di 35 anni e sono stata operata a maggio per quadrantectomia al seno sinistro in seguito a carcinoma. Linfonodo sentinella negativo.
Mi sono stati prescritti 6 cicli di FEC, radioterapia, 5 anni di Tamoxifene e 18 somministrazioni di anticorpo monoclonale trastuzumab (Herceptin)
Ho finito i 6 cicli di chemio ad ottobre con somministrazione per endovena sul braccio destro giacché nessuno all’inizio mi disse che mi si sarebbe bruciata la vena. All’ultimo ciclo si è presentato il problema perché la vena era diventata troppo dura e ho fatto l’ultima somministrazione sulla mano destra.
Ora, dopo avermi bruciato la vena, vorrebbero che metessi il port per l’anno della terapia prevista con il monoclonale.
Ho diverse remore sul port, che vi sottopongo sperando possiate sciogliermi alcuni dubbi,
remore dal banale inestetismo che ti impone giustificazioni che diventano quindi anche psicologiche, si fa presto a dire che non si vede, ma si presume che a 35 anni – e non solo- si abbia una vita sessuale, si vada al mare, si vada in palestra o in piscina e ci si faccia una doccia… e anche una volta tolto te lo ricorda la cicatrice.
a remore meno banali del tipo “in palestra ci posso andare?” non c’è il rischio che si sposti? ,
sto facendo una dieta chetogenica che porta un dimagrimento piuttosto rapido, non è controindicato per il port?
E infine… ho visto su mia madre che in più di un’occasione può fare infezione…

Confesso che io vorrei continuare ad utilizzare le vene, e scrivo a voi perché non ho avuto indicazioni chiare e unilaterali: le infermiere continuano a dirmi che così le rovino a vita mentre l’oncologo dice che l’herceptin non rovina le vene… (l’altro giorno ho fatto il primo sulla mano destra e ora in effetti ho un livido).
Insomma il secondo ciclo di domande, e forse più inerenti sono:
1) È vero che non danneggia le vene? La somministrazione prevede prima l’antistaminico, cortisone e poi anticorpo per una durata di circa 40 minuti totale
2) Posso usare anche la vena del braccio sinistro anche se ho tolto il linfonodo sentinella (solo il sentinella) – e all’occorrenza anche la mano sinistra.
3) Non sarebbe possibile utilizzare le vene di piedi/caviglie?

Insomma secondo voi potrei continuare con le vene o c’è davvero il rischio di rovinarle a vita? Quella del braccio sinistro ad esempio è l’ultima buona del braccio e si suppone che nella vita mi serva anche solo per i prelievi annui di routine…

grazie anticipatamente
[#1]
Dr. Alessandro D'Angelo Oncologo 2.8k 64 17
Insomma il secondo ciclo di domande, e forse più inerenti sono:
1) È vero che non danneggia le vene? La somministrazione prevede prima l’antistaminico, cortisone e poi anticorpo per una durata di circa 40 minuti totale

vero; al massimo è lievemente irritante, ma se si fà attenzione a trovare un buon accesso venoso, non vi è problema.

2) Posso usare anche la vena del braccio sinistro anche se ho tolto il linfonodo sentinella (solo il sentinella) – e all’occorrenza anche la mano sinistra.

Solitamente se vi è uno svuotamento ascellare non conviene; considerando che da lei non è stato fatto, potrebbe anche osare.

3) Non sarebbe possibile utilizzare le vene di piedi/caviglie?
si ma in estremis..

Cordiali Saluti
Dr. Alessandro D'Angelo
(email: alessandro.dangelo@grupposamed,com)

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buonasera dottore e grazie molte per la risposta.

avrei un'altra domanda, se "osassi" l'utilizzo della vena del braccio sinistro e dovesse darmi problemi, quali sarebbero questi possibili problemi? e con quali soluzioni/conseguenze?

grazie ancora
[#3]
Dr. Alessandro D'Angelo Oncologo 2.8k 64 17
i rischi sono di una infiammazione della vena e (in caso di svuotamenti ascellari) importante risentimento dell'arto.
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