Ipertensione e tachicardia emotive

Gentili dottori, sono un ragazzo di 27 anni. da circa un anno soffro di disturbo ansioso correlato allo studio universitario e alla natura insicura del mio carattere. sono stato in cura da uno psichiatra, e ho assunto benzodiazepine di vario tipo che, aimè, non hanno mai risolto del tutto il problema. (ho preso appuntamento ora per un nuovo percorso poichè da mesi avevo abbandonato le cure).
Principale manifestazione fisica di ciò è una forte tachicardia, sudorazione, frequente minzione, e sporadiche extrasistole.
tre mesi fa, su consiglio del medico di m.g. ho effettuato un controllo cardiologico, per scongiurare patologie. come si prevedeva non ci sono problemi, e la P.A risultò 120/80. Ma, come prima, continuo a temere la forte tachicardia (in previsioni future) sebbene il cardiologo mi abbia assicurato che "il cuore non si sfianca".
il motivo per cui scrivo ora, è legato al fatto che da circa un mese, controllando la P.A, due volte al giorno, i valori medi sono 140-150 / 85-95 . essendo totalmente ipocinetico
ho quindi iniziato a fare dell'attività fisica, cercando di ridurre il fumo, ma i valori della sistolica sono sempre sui 140 . inoltre ho un problema: prima della misurazione mi agito e a volte i valori arrivano a 160! ...dopo 5 minuti di relax riprovo e tornano sul loro standard.
sono assolutamente consapevole della natura emotiva di tutto questo, e vi chiedo: un giovane della mia età, può avere tali valori e, quanto una tachicardia forte, se pur di origine emotiva, può dare a lungo termine problemi al cuore? si può convivere nel caso per anni con tali valori pressori?
il cardiologo che mi visitò si mostrò assolutamente contrario all'uso di beta bloccanti nel mio caso....cosa pensate sull'uso di tali farmaci per sintomatologie ansiose?
un'ulteriore domanda! confrontando l'auto misurazione della pressione con sfigmomanomentro e fonendo (sono un infermiere ) e la misurazione con macchina elettronica, noto sempre lieve differenza, con valori più alti per quest'ultima... quale ritenete sia la modalità più corretta?
Vi ringrazio in anticipo per l'attenzione e per eventuali pareri
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Dr. Vincenzo Martino Cardiologo 6.6k 209 2
Gentile utente,
il percorso terapeutico più utile al suo caso è certamente quello psicologico e quello dell'attività sportiva. L'uso di farmaci è indicato solo se dovessero insorgente aritmie, o la sua tachicardia divenisse incessante.
Stia sereno.
Saluti

Dr. Vincenzo MARTINO

[#2]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Dottor Martino,La ringrazio per la sua celere risposta, notando con piacere di essere suo conterraneo!
Prendo in considerazione il percorso terapeutico psicologico, essendo consapevole del fatto che si tratta dim un problema emozionale.E le chiedo solo un'ulteriore chiarimento, poichè al tempo della visita cardiologica non mi accadeva frequentemente, e non posi il quesito al cardiologo: nell'arco della giornata si verificano quasi costantemente queste variazioni della frequenza, raggiungendo picchi intorno ai 100, 110, credo. dopo pochi secondi si normalizza, per poi riaccelerare nuovamente. ciò succede praticamente sempre. questa è la cosa che più mi preoccupa, e Le chiedo, se può essere considerata questa, una forma di aritmia, o una tachicardia da trattare con farmaci, e se a lungo andare il cuore possa risentirne.
Grazie per la pazienza,
cordiali saluti!
[#3]
Dr. Vincenzo Martino Cardiologo 6.6k 209 2
Le variazioni di frequenza cardiaca sono dipendenti molto anche dallo stato emotivo vissuto, pertanto esse potrebbero esser del tutto normali e non di certo esser spie di eventuali aritmie.
Saluti
[#4]
dopo
Attivo dal 2012 al 2012
Ex utente
Le faccio dunque un'ultima domanda, consiglierebbe di eseguire un holter, nel mio caso o dovrei lavorare solo sulla psiche? vede, dottore, la mia preoccupazione è proprio legata alle variazioni di frequenza, e al pensiero che possano essere pericolose per il cuore.... sa, il classico cane che si morde la coda.
cordiali saluti

L'ipertensione è lo stato costante di pressione arteriosa superiore ai valori normali, che riduce l'aspettativa di vita e aumenta il rischio di altre patologie.

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