Non credo siano molestie ma..

buongiorno..
sono una ragazza di 22 anni. da qualche tempo non riesco a non ricordare degli incontri spiacevoli che negli anni ho avuto per strada. il primo che ricordi avevo poco più di 12 anni. l'ultimo,invece, sarà stato un paio di anni fa.
non credo siano molestie. anzi, sono fermamente convinta che non siano molestie. ed infatti mi sento sciocca, infantile, ad attribuire tanto peso ad una cosa che non lo ha. però, da quando non mi sono ritrovata in una situazione diciamo simile ad uno degli eventi (un luogo chiuso, stretta tra la gente, con la sensazione di non potermi allontanare) continuo a pensarci.
non è una molestia perchè non c'è stata penetrazione. non è una molestia perchè è colpa mia, perchè evidentemente ho qualcosa nell'aspetto o nell'atteggiamento che fa capire agli uomini che magari "ci sto", anche se non è vero. e avrei dovuto, potuto, fare qualcosa, invece non ci sono riuscita. è solo un incontro spiacevole, quindi. faccio riferimento all'ultimo dei diversi episodi che mi sono capitati nel tempo (anche questa cosa fa pensare: se ti capita più volte, con persone diverse, il problema devi essere per forza tu). sulla metro piena, spinta contro la parete del vagone, un uomo mi ha iniziato a toccare. all'inizio si appoggiava solo sul mio corpo, facendomi sentire sulle cosce il suo sesso in erezione. poi ha iniziato a toccarmi con la mano, nascondendola sotto il cappotto. ho provato a spostarmi, ma non appena ho fatto una mossa di lato, lui ha premuto con le sue dita, che aveva fatto entrare nei pantaloni aprendomi la zip, fino a farmi male. ha tentato anche di spostare gli slip, senza riuscirci per fortuna. e nel frattempo continuava a premermi con il corpo ed il ventre, ansimandomi nelle orecchie. io, più che provare a spostarmi e spingerlo, e a serrare le gambe più che potevo, non ho fatto. non riuscivo a spostarlo, non riuscivo a spostarmi e avevo paura che avrebbe premuto ancora così forte se io mi fossi spostata di lato. non ho fatto nulla, in pratica. faccio schifo. dopo poche fermate la metro si è svuotata un pò e lui si è allontanato ed è sceso. nessuno ha visto o detto niente. io stessa non ho detto niente. di questo non ho parlato con nessuno, nemmeno la mia terapista, perchè mi vergogno troppo, ho un senso di schifo, di sporco, di colpa, appiccicato addosso. e non credo sia un evento importante, ma da qualche giorno non riesco a smettere di pensarci e mi fa stare male pensarci così tanto
mi sento tanto stupida, infantile. è stata colpa mia, vero? avrei dovuto dire qualcosa, lo so.
ora, però, come posso togliermelo di nuovo dalla testa?
[#1]
Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile ragazza, mi permetta una domanda diretta. Perchè lei le possa qualificare come "molestie", cosa dovrebbero avere di diverso da quello che le è accaduto?

Ci dice che non sono molestie perchè "non c'è stata penetrazione". Forse lei confonde le "molestie" con lo "stupro".

Aggiunge "è stata colpa mia".

Le chiedo: se anche lei fosse la più provocante delle donne, vestita in modo appariscente e truccata in modo estremamente vistoso, questo darebbe diritto a qualcuno di farle qualcosa contro la sua volontà?

Piuttosto, lei ci dice di essere in terapia. Può darci qualche ulteriore informazione in merito?

cordialmente
[#2]
dopo
Attivo dal 2011 al 2013
Ex utente
buongiorno dottore, io sono terapia con una psicoterapeuta di orientamento psicodinamico (se non erro!) alla quale mi sono rivolta per disturbi alimentari e depressione. (problemi già insorti precedentemente a questo episodio che ho raccontato, se può essere utile).

non lo so, a me non sembrano molestie perchè non è un episodio importante. non è una cosa a cui ho pensato nel tempo, se non appunto ultimamente. non importa, ecco. sì, certo, con la dovuta distinzione dallo stupro, che forse non era troppo chiara.
io ero vestita in modo assolutamente "normale" ed anonimo oserei dire. jeans, scarpe da ginnastica, un cappotto e non ero nemmeno truccata. c'è da aggiungere che non sono nemmeno lontanamente carina, poi. quindi evidentemente deve essere qualcosa nel mio modo di fare, qualcosa che ho nel volto, come se lo portassi scritto addosso che sono una con cui certe cose si possono fare. con questo non voglio dire che io fossi consenziente, solo che evidentemente sembra così. perchè una volta può succedere, no? succederà a tutte. ma più volte, allora sono io che sono sbagliata in qualche modo. per questo dico che è colpa mia, perchè devo essere in qualche modo sbagliata e non riesco a rendermi conto di come non esserlo. scusi se il discorso è confuso, spero si capisca.
non sto dicendo, con questo, che quell'uomo avesse diritto di fare qualcosa contro la mia volontà. però evidentemente io sembro una che si concede, possiamo dire, perciò poteva sembrare dessi il mio consenso. in più, oltre che provare a spostarmi, non ho fatto altro. non ho parlato, non l'ho spinto via, non ho detto niente agli altri passeggeri. sono stata zitta, sono stata complice. ci sono stata, quindi. è colpa mia, non posso lamentarmi ora.

[#3]
Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>non lo so, a me non sembrano molestie perchè non è un episodio importante

Cosa intende per "importante"?

Lei ha tratto molte conclusioni su di sè, proprio a partire da questo episodio.

>>evidentemente deve essere qualcosa nel mio modo di fare, qualcosa che ho nel volto, come se lo portassi scritto addosso che sono una con cui certe cose si possono fare

Sarebbe meglio se fosse così: in questo caso, l'enorme numero di donne, ragazze, ragazzine e persino bambine che subiscono molestie ogni giorno saprebbe come NON comportarsi per non farsi molestare.

>>ma più volte, allora sono io che sono sbagliata in qualche modo

Questo aspetto andrebbe affrontato in modo più approfondito. Mi vengono in mente diverse ipotesi (come ad esempio la possibilità che lei non abbia mai imparato a reagire); ma per questo genere di lavoro è indicato un assetto di terapia, che è possibile solo di persona.

Ha pensato a quali sono i pro ed i contro di non affrontare questo argomento con la sua terapeuta?

>>sono stata zitta, sono stata complice

Qual è per lei la differenza tra "sono stata zitta, sono stata complice" e "sono stata zitta, sono stata vittima"? Le risulta che tutte le donne, ragazze, ragazzine, bambine che subiscono molestie reagiscano? E se non lo fanno, perchè? Sono tutte "complici"?
[#4]
dopo
Attivo dal 2011 al 2013
Ex utente
non lo so,non saprei spiegarle cosa intendo per importante. importante è qualcosa di serio, qualcosa di "grave", qualcosa di cui valga la pena parlare, qualcosa che sia in qualche modo rilevante nella vita di una persona. questo episodio non è nulla di tutto questo. ne sto parlando ora o meglio, scrivendo, non perchè lo ritenga più importante di quanto non fosse prima, ma solo perchè ora ce l'ho fisso in testa. e mi infastidisce, mi mette ansia.


io ho iniziato a credere di avere qualcosa di sbagliato io, dopo la seconda volta che mi è capitato un episodio simile a questo. la prima l'avevo archiviata con un "succede". però se succede di nuovo e di nuovo più volte, allora per forza devo avere qualcosa di sbagliato io. se le persone sono diverse, gli ambienti in cui è successo sono diversi, le circostante anche, il momento della giornata, tutto, allora per forza resto io.
il grande enorme contro al parlane con la terapeuta, è che mi vergogno. pensi, mi sto vergognando persino ora a scriverlo, pur sapendo di essere nel totale anonimato e non dovendo nemmeno pronunciare parole, ma solo scriverle. mi vergogno al solo pensiero di doverlo raccontare o farglielo sapere. perchè così a sapere che faccio schifo e sono sbagliata, saremo in due: io, ma anche la dottoressa. così mi guarderà anche lei in modo "diverso", rendendosi conto che in un qualche modo sono una persona schifosa. e poi, parlare di qualcosa vuol dire dargli importanza. e non voglio dare importanza a qualcosa che non la ha. e non voglio sembrare ridicola o infantile o debole. ho paura che se ne parlassi con qualcuno, dottoressa compresa, mi riderebbe in faccia (metaforicamente) perchè sono ridicola a pensare ad una cosa così sciocca come questa e che, bene o male, succederà a tutti in un modo o nell'altro. sono infantile.

no, non credo che le persone che subiscono molestie siano complici, assolutamente. penso,come lei, che siano vittime. ma su di me la vedo diversamente: primo perchè non credo comunque che questo fatto possa essere etichettato come molestia, in quanto non abbastanza importante, e poi perchè modo di reagire lo avevo. avrei potuto urlare, o anche solo parlare, o spingerlo via con più forza o insultarlo, spostarmi con più fermezza.. avrei potuto fare mille cose e non le ho fatte. e perchè? non lo so perchè non le ho fatte. l'avere avuto a portata di mano mille e più modi di cavarmela e non averli usati fa di me complice. è così che la intendo.
[#5]
Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Come può una cosa così poco importante da non essere neppure considerata una molestia indurle uno stato di imbarazzo tale da non consentirle neppure di parlarne con la sua terapeuta?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Carissima,

in natura i predatori sanno scegliere bene le loro vittime e attaccano gli esemplari più indifesi.
Non ha mai visto un documentario sui ghepardi o sulle tigri?
Attaccano le prede rimaste isolate, quelle più lente che il branco ha lasciato indietro, i cuccioli e gli esemplari ammalati.

Anche fra gli uomini avviene questo: nessun singolo predatore sessuale avrebbe mai il coraggio di aggredire una donna che ritenesse capace di ribellarsi e magari di rispondere con un attacco mirato (come quelli che vengono insegnati ai corsi di difesa personale).

Di conseguenza si può pensare che agli occhi di questi deboli e frustrati individui lei appaia una potenziale vittima, se è stata presa di mira più di una volta e in maniera molto pesante come nell'episodio che ci ha riferito.

Forse gira con una postura che comunica che lei è indifesa, e questo non sfugge a chi è a caccia di donne da molestare, o forse c'è qualcos'altro nel suo aspetto che permette ai molestatori di capire che non reagirà.

Non reagire è peraltro normale quando non si è preparate a fronteggiare una situazione del genere, o perchè ci si sente paralizzate dallo spavento, o perchè ci si vergogna, o perchè - come forse accade a lei - ci si sente "corresponsabili" e quindi non in diritto di protestare.

E' importante che lei parli alla sua terapeuta di quello che le è successo, e secondo me è importante anche che faccia qualcosa per imparare a difendersi e acquisire sicurezza.
Molte ragazze sono nella sua stessa situazione e ci sono ottimi buoni corsi di autodifesa riservati alle donne che servono proprio ad imparare ad andare in giro con gli occhi bene aperti, ad evitare situazioni pericolose, a sapere come comportarsi nel momento in cui si fosse aggredite.

Credo che partecipare ad uno di questi corsi le servirebbe tanto.
Ci pensi!

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#7]
dopo
Attivo dal 2011 al 2013
Ex utente
perchè sono sciocca, sono una che esagera sempre, sono infantile, sono piagnucolona. ecco spiegato il perchè, sono io.
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Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>perchè sono sciocca, sono una che esagera sempre, sono infantile, sono piagnucolona. ecco spiegato il perchè, sono io.

E cosa pensa di fare, per cambiare questo stato di cose?

Sfogarsi su Internet, protetti dall'anonimato, può dare un senso di sollievo, ma non risolve problemi. Anzi, a sua volta può diventare un problema.

Lamentarsi, auto-denigrarsi, prendersela con sè stessi può indurre negli altri un senso di accudimento; ma ci tiene anche nella posizione di bambini indifesi. E quindi di potenziali vittime.

Usi lo spazio della sua terapia. L'imbarazzo e la vergogna sono emozioni spiacevoli, ma non quanto quelle che si possono provare durante una molestia...
[#9]
dopo
Attivo dal 2011 al 2013
Ex utente
dottoressa massaro, forse ha ragione, magari ho qualcosa nella postura, nel modo di camminare anche, non saprei. potrebbe essere, in ogni caso. e pensare che, da piccola, seguì anche un corso di karate! evidentemente non sono riuscita a trarne benefici. anche se immagino che i corsi di difesa di cui mi parla, siano diversi e qualcosa di più specifico per queste situazioni. potrei informarmi, questo sicuramente. non costa nulla informarsi. anche se poi, ovviamente, dovrei anche avere la forza e prontezza di saper mettere in atto ciò che mi viene insegnato, dovesse sfortunatamente ripresentarsi la situazione.
fatto sta che, allora, resto io il problema. cioè li ho attirati io quindi.

dottor calì, ha ragione anche lei, non fare nulla come sto facendo, di certo non porterà nessun cambiamento. e anche parlarne qui, me ne rendo conto, lascia proprio il tempo che trova. e i medici non giudicano, lo so. ma ho paura del "giudizio" della psicologa nel caso dovessi parlare. un'idea in merito alla questione se la farà di certo, è un essere umano, non può smettere di pensare! e faccio fatica persino a mettere insieme le parole, ho proprio un blocco. io mi sento in colpa, non mi sento in diritto di parlare di questo o di lamentarmi.
[#10]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Se lei appare indifesa attira sicuramente persone malintenzionate.

Ma non ha alcuna colpa per il fatto che appare così, e tanto meno ha responsabilità per i reati (come la violenza sessuale) che altri compiono.

Però può farci qualcosa, oltre ovviamente all'indispensabile psicoterapia, e cioè frequentare i corsi che servono proprio ad esercitarsi in determinate manovre e reazioni che diventano tanto più automatiche quanto più sono state apprese con la necessaria serietà.
[#11]
Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>ma ho paura del "giudizio" della psicologa nel caso dovessi parlare

"Avere paura" non implica automaticamente "evitare quello che temiamo". Si può affrontare qualcosa di importante ANCHE se abbiamo paura.

Magari potrebbe scoprire che essere esposti al giudizio degli altri non è così catastrofico come teme...
[#12]
dopo
Attivo dal 2011 al 2013
Ex utente
ho accennato alla dottoressa di questo evento, almeno di questo che ho raccontato qui, dicendo comunque che ce ne erano stati altri simili, ma che questo era quello a cui pensavo di più.
l'ho fatto non senza fatica, molta, e vergogna, forse anche di più.
ora però c'è da dire che la dottoressa ha solo ascoltato e forse tentato di ridimensionare la cosa, rendendola meno importante. non dico sminuire, non mi ha sminuito, ma non mi sembra nemmeno gli abbia dato più di tanto importanza, tanto che ha presto cambiato argomento e siamo passate ad altro. della cosa non si è più nemmeno fatto accenno.

mi ha lasciata un pò perplessa questo atteggiamento. cioè vuol dire che non è importante? che adesso che ho accennato a questa cosa, resta lì da parte così e non ci interessa più? oppure è proprio una strategia terapeutica della dottoressa? non lo so, sono confusa, forse sono io che esagero perchè..
[#13]
Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>mi ha lasciata un pò perplessa questo atteggiamento. cioè vuol dire che non è importante? che adesso che ho accennato a questa cosa, resta lì da parte così e non ci interessa più? oppure è proprio una strategia terapeutica della dottoressa? non lo so, sono confusa, forse sono io che esagero perchè..

Ha posto le stesse domande alla dottoressa? Perchè noi da qui possiamo fare soltanto ipotesi, mentre forse lei potrebbe darle qualche informazioni in più.
[#14]
dopo
Attivo dal 2011 al 2013
Ex utente
no, non le ho chiesto perchè avesse lasciato cadere la cosa e mi avesse quasi fatto pensare che appunto non fosse per niente importante. so che avrei dovuto, piuttosto che chiederlo ora a voi. ma in quel momento era "a caldo" ed ero talmente presa dalla vergogna che proprio non ho avuto nemmeno la forza, non mi è neppure venuto in mente di chiederglielo! temevo che avrebbe pensato che gli davo troppa importanza o volevo inventarmi problemi che non ci sono. non volevo pensasse che ci penso troppo o che è qualcosa che non ho "superato", ecco. mi sentivo molto stupida a parlarne.

capisco che dovrei davvero chiederlo alla dottoressa stessa, ma questo vorrebbe dire riprendere in mano io il discorso? la vergogna persiste. e ho paura di essere esagerata, con questa storia. oppure dovrei aspettare se e quando lei ne vuole riparlare?

capisco che potete solo ipotizzare, nella vostra posizione, ma se possibile mi farebbe piacere avere il vostro parere sulla situazione.
[#15]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile ragazza,

può leggere qualcosa in merito a molestie, abuso e stupro qui:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1072-che-cos-e-l-abuso-sessuale.html

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1095-il-pedofilo-chi-e-e-come-riconoscerlo.html

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1210-trauma-psicologico-che-cosa-accade-nella-mente-di-chi-ha-subito-un-trauma.html

Un cordiale saluto,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#16]
Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>temevo che avrebbe pensato che gli davo troppa importanza o volevo inventarmi problemi che non ci sono. non volevo pensasse che ci penso troppo o che è qualcosa che non ho "superato", ecco. mi sentivo molto stupida a parlarne

Il fatto di "sentirsi stupidi" non vuol dire che lo siamo. Spesso, si tratta solo dell'idea che "sarebbe terribile passare per stupidi"!

Mi sembra che lei abbia un nodo da sciogliere, nel suo percorso di terapia, che riguarda la capacità di affidarsi, malgrado il rischio di sembrare stupida o di dire qualcosa di inopportuno.

Vive una difficoltà, in questo senso?

Se è un problema che si riconosce, comprenderà che è la sua terapia, e solo la sua terapia, il "luogo" per affrontare questa difficoltà e per mettere alla prova le sue paure.

Cordialmente

[#17]
Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
<<cioè vuol dire che non è importante? che adesso che ho accennato a questa cosa, resta lì da parte così e non ci interessa più?>>

Cara Ragazza,
ho letto tutti i suoi messaggi precedenti, in cui cercava di convincere i colleghi, ma più di tutti se stessa, che si sia trattato di qualcosa senza importanza ed ora che la psicologa ha dato (strategicamente o no, non possiamo saperlo da qui) poca importanza al suo "segreto" pare ci sia stata un po' male, che sia stata delusa, invece che rassicurata. Come stanno allora veramente le cose?

Io credo che, al di là del fatto in sé (che comunque è stata propriamente una molestia), siano MOLTO IMPORTANTI i pensieri, le emozioni, i giudizi su di sé che quella situazione e le altre che la hanno preceduta hanno suscitato dentro di Lei.
E' stata davvero forte e coraggiosa a parlarne con la sua terapeuta, superando le difficoltà emotive che ciò comportava. E' certa però di averne trasmesso la portata che per Lei riveste (sebbene voglia forse convincersi del contrario....) anche alla psicologa?
Se ritiene necessario proseguire il discorso, se le interessa sviscerarlo, credo sia opportuno che Lei non lo lasci lì da parte, ma sia proprio Lei a riprenderlo nella prossima seduta: si tratta della SUA terapia e io penso che stia a Lei decidere di cosa sia per Lei importante parlare, senza attendere che sia la sua terapeuta ad intuirlo.

Cordiali saluti.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

[#18]
dopo
Attivo dal 2011 al 2013
Ex utente
dott.ssa pileci, la ringrazio moltissimo per gli articoli, che ho appena finito di leggere e che hanno fatto suonare qualche campanello, possiamo dire.

per rispondere, invece, al dott. calì e alla dott.ssa scalco, visto che entrambi avete sottolineato il fatto che quella che sto facendo sia la mia terapia. sì, sono d'accordo ed infatti sfrutto quello spazio,il mio spazio, per affrontare i problemi che mi si pongono o si sono posti e per cercare di uscire da questo circolo in cui sono entrata, anche. però sino ad ora non ho mai "condotto" io le sedute, o almeno mi pare. lascio che sia la dottoressa a farlo. lascio che lei domandi e poi io rispondo,senza problemi. non è la fiducia in lei che mi manca, assolutamente. però mi lascio condurre da lei. non mi è capitato ancora, per esempio, di entrare e dire che voglio parlare di una determinata cosa. non so perchè, ma non riesco a cominciare io. a domanda, rispondo, tutto qui.
la dottoressa è molto brava e quindi generalmente intuisce il groppo che ho in gola e tocca le corde giuste per far sì che si parli di quello, ma è sempre lei, comunque, che appunto "intuisce" quello che io vorrei dire.

dovrei quindi semplicemente andar lì e dirle che voglio parlare ancora di questo? mi sembra un' impresa titanica. è davvero così che si fa?

io speravo, dott.ssa scalco, che ne avremmo parlato nel momento in cui glielo avrei detto, quindi in quella seduta, e poi basta, che la cosa sarebbe stata archiviata e basta. invece così mi dà un senso di insospeso, perchè non ne abbiamo parlato, ma io gliel'ho detto. io volevo solo togliermela dai piedi una volta per tutti questa pietruzza.
la cosa che mi blocca è anche l'importanza, che diceva anche lei. non voglio dare troppa importanza ad una cosa che ne ha di meno, non so se è chiaro, mi perdoni il giro di parole incoerente. non voglio esagerare.
[#19]
Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
I miei professori mi hanno insegnato (e l'ho poi verificato "sul campo") che la terapia è come un vestito di sartoria, perciò un esemplare unico: c'è chi ha bisogno di una pince su una spalla perché ha una piccola gobbetta, chi ha le braccia un po' sproporzionate, chi magari una gamba più corta dell'altra.....Questo per dirle che non c'è UN modo di fare terapia, ma tante terapie quante sono le coppie psicoterapeuta-paziente: con un'altra psicologa avrebbe fatto un percorso diverso e la sua psicologa con gli altri pazienti fa percorsi differenti.
Non si ponga il problema di ciò che è giusto o sbagliato fare, di cosa è importante o poco importante dire, ma (almeno in quella stanza!) faccia e dica ciò che si sente di fare e dire.
Posto che l'episodio che ha citato a mio avviso non è affatto poco importante, meglio forse non attribuirgli comunque un giudizio di valore: consideri solamente che per Lei, in questo momento della sua vita, riveste molta importanza, perché le causa sofferenza, per tutta una serie di motivazioni. Questo è già più che sufficiente per volerne parlare in seduta.
Non si tratta di decidere chi delle due debba avere un ruolo preminente, non c'è uno che conduce e l'altro che si fa condurre, ma si coopera sul medesimo piano per raggiungere un obiettivo comune: il suo benessere.
Ciascuna di voi due possiede ingredienti preziosi per far riuscire bene la ricetta: la dottoressa ha le conoscenze teoriche e tecniche e le sue doti personali, Lei ha le migliori informazioni possibili su stessa. Solo mettendo insieme tutto ciò, credo, si possono fare progressi nell'avvicinarsi all'obiettivo condiviso.
[#20]
Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>dovrei quindi semplicemente andar lì e dirle che voglio parlare ancora di questo? mi sembra un' impresa titanica. è davvero così che si fa?

Non lo so se si fa così, ma può sempre provare e vedere che succede...
[#21]
Dr.ssa Carmelina Di Salvo Psicologo, Psicoterapeuta 40 4
Buonasera. Mi unisco al coro dei colleghi che in questa sede hanno espresso un proprio parere...
Nonostante i consulti già offerti siano esaustivi, provo a dare il mio contributo.
Trovo molto interessante la metafora offerta dalla dott.ssa Scalco della sartoria! La terapia va cucita su di lei e lei ha tutto il diritto di chiedere modifiche che possano rispondere alle sue esigenze!

Lei sembra combattuta tra quello che sente, pensa, vive sulla pelle e quello che secondo lei si debba sentire, pensare e vivere sulla pelle in quella situazione... e il suo timore di essere esagerata sembrerebbe mostrare che nel combattimento la seconda parte ne esca vincente...

Ritengo l'episodio da lei raccontato (totalmente facente parte della categoria degli abusi) MOLTO importante PER LEI e questo penso sia già abbastanza.

E' molto frequente che una persona che subisce un abuso si consideri co-responsabile e si addossi una parte delle colpe.
Ma lei non ha colpa.

Riuscire a superare la sue difficoltà e riprendere il discorso con la sua terapeuta, esprimendo chiaramente cosa prova a riguardo, potrebbe dare un grande contributo alla relazione instaurata tra voi e alla terapia stessa.

Un caro saluto

Carmelina Di Salvo
Psicoterapeuta ad indirizzo umanistico esistenziale
www.elitadisalvo.altervista.org

[#22]
dopo
Attivo dal 2011 al 2013
Ex utente
vi ringrazio davvero infinitamente, tutti, per questi consigli. era un pò la spinta di cui avevo bisogno, nella paura di non farcela da sola a fare questo passo.

a questo punto cercherò di sciogliere del tutto questo nodo, magari un passo per volta, non so quando riuscirò a riprendere in mano l'argomento in modo così diretto, ma comunque voglio farlo.

grazie mille ancora,
buon fine settimana!
[#23]
Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Lieta di averla in qualche modo aiutata.
Auguri e buona domenica anche a Lei.
[#24]
Dr.ssa Carmelina Di Salvo Psicologo, Psicoterapeuta 40 4
Bene... anche per me è stato un piacere.
In bocca al lupo!