Cominciato a soffire di attacchi di panico

Gentili dottori,
dalla scorsa estate ho cominciato a soffire di attacchi di panico; da quasi 6 mesi sto seguendo una terapia a base di Citalopram, che aveva dato buoni effetti, ma negli ultimi giorni i sintomi ansiosi sono ricominciati.
Stanotte in particolare mi sono svegliato con dolori al petto (non un dolore persistente, ma una serie di fitte) e sensazione di battito accelerato, e ancora stamani continuo ad avere un certo malessere, nonostante abbia preso 2 pillole di ansiolitico che porto sempre con me; non si tratta di veri e propri attacchi violenti, come quelli che avevo avuto tempo fa, ma mi prendono come delle 'scosse' in cui sento arrivare la paura; e la mia paura è sempre quella che non sia il 'solito' attacco, ma qualcosa di più grave, tipo attacco di cuore (a suo tempo feci tutti i controlli, e mi dissero che non avevo problemi cardiaci).
La domanda che mi assilla è: come faccio a essere sicuro e a riconoscere che effettivamente si tratta 'solo' di ansia, e che non si tratta invece di qualcosa di diverso e di più grave?
Grazie mille in anticipo per le vostre risposte.
[#1]
Dr. Giuseppe Nicolazzo Psichiatra, Psicoterapeuta 2.2k 80
Gentile Utente,

un disturbo da attacchi di panico se tende a ripetersi e diventa causa di notevole disagio nonostante una terapia antidepressiva andrebbe affrontato, se non lo ha già fatto, mediante una visita psichiatrica per avere una diagnosi specialistica, una contestualizzazione adeguata e la terapia più idonea che alcune volte non può limitarsi solamente all'assunzione di una compressa di antidepressivo,

Saluti

Dr G. Nicolazzo
Specialista in Psichiatria
Psicoterapeuta

[#2]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

La cura andrebbe rivista, o nelle dosi o nel farmaco, poiché la situazione presenta ancora aspetti tipici del panico non controllato, e questo a distanza di 6 mesi dalla cura:

a) attacchi recenti, per i quali ha assunto ansiolitico (di per sé inefficace, ma il fatto di assumerlo indica che lo spavento ha superato una certa soglia)

b) il ragionamento sulla "diversità" degli attacchi recenti, che è tipica del panico in cui anziché sul tipo di reazione si dà importanza ai singoli sintomi

c) la domanda finale che anziché puntare verso una soluzione preventiva agli attacchi punta verso la rassicurazione e traccia una linea inesistente tra "solo ansia" e "il resto del corpo".

L'ansia è un prodotto di un fenomeno cerebrale, l'attacco non è prodotto dall'ansia, ma dal cervello, si esprime come una forma estrema di ansia senza motivo, e comporta una serie di sintomi variabili di volta in volta, di cui alcuni associati a qualche malattia che si conosce, altri che sembrano più strani o indecifrabili alla persona.

Quando dopo 2-3 mesi di cura a dose potenzialmente efficace continuano ad esserci attacchi e l'orientamento è comunque nel senso della rassicurazione o della gestione dell'attacco acuto è opportuno cambiare terapia.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#3]
dopo
Utente
Utente
Grazie per le vostre risposte; sicuramente al più presto tornerò dal mio medico per chiedere il da farsi.
Rispondendo al dott. Pacini, quello che lei ha detto è molto vero; ma la prima reazione a un attacco, è sempre la ricerca di una rassicurazione, per avere la certezza che non si tratta di niente di diverso da quegli attacchi che ho già vissuto.
Il problema è che, almeno nel mio caso, i sintomi di un attacco non sono mai perfettamente identici a quelli passati, quindi inevitabilmente (e soprattutto nel caso di stanotte, che è accaduto dopo diverso tempo che non avevo più avuto attacchi acuti) mi scatta sempre la domanda e la pausa se non sia qualcosa di diverso. Capisco che probabilmente non ho ancora veramente imparato a gestire il mio disturbo, e che forse dovrò cambiare qualcosa nella terapia.
Grazie ancora e un saluto
[#4]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Appunto, quel che dicevo, l'idea dei sintomi "mai perfettamente identici" è un problema tipicamente riferito da chi soffre di questo disturbo, nel senso che l'attenzione alla differenza è tradotta in allarme.

Non deve infatti imparare niente, la cura deve funzionare in maniera almeno tale da bloccare gli attacchi, dopo di che di solito la gestione del tutto migliora o addirittura non c'è più niente da gestire.
[#5]
Dr. Stefano Garbolino Psichiatra, Psicoterapeuta, Sessuologo 2.5k 36 2
Gentile utente,

provando a "tradurre" ulteriormente: non è questione di volontà (e quindi di capacità ad imparare....);

la volontà unica ed indispensabile è quella di farsi curare.

Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com

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