Ansia, paura, stress sul lavoro

Gentilissimi, l'ambiente di lavoro dove sono inserito non è affatto positivo. Nel mio servizio mi trovo a gestire dei collaboratori mandati dalla direzione per isolarli dall'organizzazione, una collega che ambisce al mio posto che distrugge quello che si crea, un direttore che non risponde e non è rintracciabile, un dirigente di un servizio (ex mio capo con cui ho avuto dei problemi) che non perde occasione per demolire il il lavoro creato e per umigliarmi, un carico di lavoro eccessivo, e in fine un mancato riconoscimento economico e di posizione che invece i miei colleghi coordinatori hanno. Questo mi provoca ansia, paura e depressione, spesso mi vedo costretto ad assumere il Lexotan gocce per affrontare la giornata di lavoro, che ogni volta si dimostra ricchissima di problemi. Non solo. Essendo un lavoratore responsabile, spesso rimango in servizio molte ore anche fino a 12 ore e mi porto i problemi a casa (compreso l'ansia e la depressione reattiva). Quest'ultimo comportamento mi stà creando problemi con mia moglie che si sente messa da parte. In effetti penso sempre ai problemi lavorativi e sempre di più non riesco a vederne vie d'uscita, anche perchè con la crisi ho poche possibilità di cambiare lavoro e/o azienda. Quale percorso mi suggerite?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile Signore,

la situazione che ci descrive è sicuramente spiacevole e impegnativa da affrontare.

Accanto ad elementi oggettivamente "stressanti", come la mancata rintracciabilità del direttore e l'atteggiamento del suo ex capo, vorrei sottolineare il grandissimo impegno non riconosciuto in alcun modo che lei profonde nella sua attività lavorativa e che è sicuramente una fonte di frustrazione non indifferente.

Non c'è da meravigliarsi che lei porti anche a casa problemi e tensioni, perchè da quanto ci dice è evidente che sta iperinvestendo nel suo lavoro e che quindi la possibilità di "staccare" quando torna a casa è al momento davvero remota.

Il farmaco ansiolitico che sta assumendo può esserle utile in determinati momenti, ma non è risolutivo.
Quello che davvero le occorre è imparare a gestire in un altro modo la difficile situazione in cui si trova.

Questo potrebbe significare per esempio porsi come obiettivo una riduzione delle ore lavorate, fino a quando qualcuno non le riconoscerà l'impegno profuso, e una risposta più adeguata (meno emotiva e più indifferente) agli stimoli negativi ai quali è continuamente sottoposto sul luogo di lavoro.

A questo scopo le consiglio sentitamente di contattare uno psicologo della sua zona che la affianchi e indirizzi verso questi obiettivi, che sono raggiungibili ma presumibilmente non con le sue sole forze.

Cosa ne pensa?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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