Probabile bulimia in un amico, vorrei aiutarlo!

Il ragazzo in questione ha 21 anni, ha perso peso molto rapidamente negli ultimi tempi ma non mi ero interessato alla cosa pensando fosse il frutto di palestra e di diete che ormai da tempo aveva intenzione di iniziare.
Ieri, parlando con la sua ragazza mi ha spiegato il problema, cercando un mio aiuto senza far capire a lui che sono a conoscenza del problema. Mi ha raccontato che ormai da 2 mesi il suo comportamento a tavola è sempre lo stesso: abbuffata molto veloce e poi in bagno a indurre il vomito.
In questi casi come potrei comportarmi io tenendo presente che lui a me non ha detto nulla? Quali aiuti possiamo dare io e la sua ragazza per fargli capire di smettere? Vorrei tentare un approccio amichevole e lasciare come soluzione ultima l'aiuto di uno psicoterapeuta. Grazie tante per i consigli eventuali.
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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
<<Vorrei tentare un approccio amichevole e lasciare come soluzione ultima l'aiuto di uno psicoterapeuta>>

Non se ne abbia a male, ma l'approccio più "amichevolmente" ragionevole è senz'altro proprio quello di invitarlo a recarsi da uno specialista, in virtù anche del perdurare della situazione.
Essere amici davvero significa anche non far sempre buon viso a cattivo gioco, ma aver l'onestà di far la cosa giusta, pur correndo il rischio di non essere graditi.
Nella maggior parte degli ospedali esistono équipes costituite da nutrizionisti, psicologi ed endocrinologi che affrontano questo ostico problema da varie angolazioni, tutte indispensabili perché intersecate ed interdipendenti tra loro.
Perché esclude in partenza l'idea di rivolgersi ad uno psicoterapeuta?

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
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dopo
Utente
Utente
Grazie per la risposta dottoressa.
L'idea di rivolgersi ad uno specialista non la escludo ma vorrei lasciarla come ultima spiaggia perché conoscendolo potrei suscitare la reazione contraria, nel senso ho paura che in un certo senso forzandolo possa continuare ancora più di nascosto con il vomito dandoci l'idea di aver smesso. So che qualora lui lo volesse potrebbe trovare la forza di capire e smettere di auto distruggersi per questo chiedo consigli e approcci da poter adottare, facendogli ritrovare quell'autostima che probabilmente ha perso. Forse è solo una coincidenza di tempistiche ma azzardo un pensiero: io penso che essendo la prima volta che si impegna con una ragazza crede di non trovarsi più a suo agio con il suo corpo... forse è sul fargli capire il contrario che dovremmo, la sua ragazza ed io, concentrarci... sono sicuro che può combattere se vuole!
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Dr.ssa Chiara Cimbro Psicologo, Psicoterapeuta 124 3
Gentile utente, concordo con il parere espresso dalla collega, se tuttavia lei preferisce provare inizialmente con un approccio personale potrebbe utilizzare il pretesto di uscire fuori a cena per parlare dell'argomento. Il creare una situazione paradossale (uscire a mangiare per una persona affetta di DCA) può dare il via ad intavolare il discorso sulle difficoltà che emergono al riguardo (per es. la tendenza del suo amico a non uscire più a pranzo o a cena co gli amici / il rifiutare cibo in pubblico oppure l'andare subito in bagno non appena terminato il pasto).
Quello che le suggerisco di fare è di utilizzare una sorta di "cavallo di Troia" per affrontare l'argomento. Ciononostante anche secondo me la vera soluzione al problema sarà l'invito a contattare uno specialista od una struttura che si possa prendere seriamente e professionalmente carico del suo amico.

Dott.ssa Chiara Cimbro
Psicologa Psicoterapeuta

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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Certo non è possibile e non è sensato "forzarlo" a prendersi cura di sé, ma da come ha descritto il malessere profondo che pervade la vita di questo ragazzo, penso che abbia veramente bisogno di un aiuto specialistico.
Non farglielo notare, non cercare di persuaderlo di ciò, sarebbe forse un po' sminuire il suo problema, non dargli il giusto valore.
Credo che il vostro compito (senza dubbio arduo e complicato) non possa esser altro che quello di cercare di motivarlo a richiedere quell'aiuto di cui lui ora non ritiene di aver bisogno.

Immagino saprà che anche a noi psicologi è vietato espressamente dal codice deontologico prendere in carico una persona, in caso di rapporti di parentela, amicizia o frequentazione, proprio per evitare di mettere in campo vissuti ed emozioni che sarebbero deleteri e non costruttivi. Comprendo la sua posizione, ma meglio non mischiare ruoli e competenze: voi siete suoi amici e, nonostante tutta la vostra buona volontà e il vostro affetto nei suoi confronti, non potete essere suoi terapeuti. L'amore non basta, è presumibilmente (lo dovrà decidere il Collega che avrà l'opportunità di parlarci di persona) necessaria una vera e propria terapia che, come già le scrivevo, tenga conto dei molteplici aspetti del problema.

Cordiali saluti.

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Dr.ssa Maria Luisa Abbinante Psicologo, Psicoterapeuta 56 1
Gentile Utente,
la situazione che descrive mi sembra davvero molto delicata...... ma purtroppo la soluzione è e rimane quella di far si che il suo amico si rivolga ad un centro specialistico che abbia un equipe allargata con psicologi, dietisti, psichiatri. Si informi su quello più vicino alla sua zona.

Un escamotage per far si che il suo amico almeno acceda una prima volta (poi saranno gli specialisti a provare a lavorare sulla sua motivazione al trattamento e riconoscimento di difficoltà) potrebbe essere la consulenza dietologica. Che ne pensa? é fattibile?

Dr.ssa Maria Luisa Abbinante
Psicologa Psicoterapeuta
www.psico-milano.org

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Utente,
Pur comprendendo la sua preoccupazione la bulimia e' una problematica complessa e la sua diagnosi esatta e cura, richie aiuti specilaistici e soprattutto la volonta' da parte del paziente di farsi aiutare.
Non e' posssibile smettere solo decidendolo, o se qualcuno gli spiega come fare, le dinamiche del rapporto con il cibo sono complesse e correlano con tantissimo altro, oltre il cibo stesso.
Uno psicoterapeuta, e' la figura piu' indicata, oltre il dietologo, nutrizionista ed a volte l' endocrinologo.

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> abbuffata molto veloce e poi in bagno a indurre il vomito
>>>

In questo caso è probabile non si tratti nemmeno di bulimia, ma di un disturbo più "evoluto" chiamato vomiting:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/274-il-disturbo-da-vomiting.html

>>> L'idea di rivolgersi ad uno specialista non la escludo ma vorrei lasciarla come ultima spiaggia
>>>

Non può sostituirsi lei a uno specialista. Non è attraverso "consigli" ricevuti online che si aiutano le persone, ma facendole vedere a chi di dovere. Perciò faccia la cosa giusta: gli suggerisca, da amico, di rivolgersi a uno specialista. Se rifiuterà, lei avrà fatto tutto ciò che poteva fare.

Problemi come quello che segnala sono delicati e vanno curati in modo dovuto; amici e parenti di solito non possono far niente direttamente per aiutare. Lo convinca a farsi curare e avrà già fatto tanto.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#8]
dopo
Utente
Utente
Ringrazio tutti per le risposte.

Alla luce dei vostri consigli e dopo aver letto la scheda sul vomiting credo di aver sottovalutato il problema, o meglio ho creduto ingenuamente che si possa uscire con facilità almeno nei primi periodi.
Ora quindi cambierò il fine della mia azione persuasiva, se prima volevo arrivare ad una soluzione, ora è meglio persuaderlo nel modo meno aggressivo possibile per rivolgersi ad uno specialista.

Ci sono novità: ieri sera c'è stata una telefonata fra me e lui (io mi trovo fuori sede per impegni universitari perciò lo potrò vedere di persona solo fra poco più di una settimana); nella telefonata è saltata fuori, senza che io dicessi nulla, una questione sua personale che mi racconterà non appena tornato in città, a quattr'occhi! Non ho insistito sul sapere ma conoscendolo credo che voglia confidarsi con me dopo averlo fatto con la sua ragazza.
Se così fosse, ma anche se non fosse, ho deciso di sfruttare il "cavallo di troia" che mi è stato consigliato, la situazione paradossale, così da portarlo faccia a faccia fra lui, il problema e le persone che gli vogliono bene. In questa situazione potrei proporgli liberamente di chiedere aiuto ad uno specialista, fargli capire che la situazione è molto seria.
In caso non accetti il consiglio, io che dovrei fare? Non voglio essere un eroe o eleggermi a salvatore o a psicoterapeuta della situazione, sono un amico che gli vuole bene, siamo cresciuti insieme affrontando molte difficoltà in due e non sopporto questo autodistruggersi e il mio essere quasi inerme....
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
È duro doverlo dire, ma se il suo amico non accetterà di farsi vedere ed eventualmente farsi curare, anche lei dovrà accettarlo. Quando non c'è volontà dell'interessato di curarsi, insistere dall'esterno può persino esacerbare il problema.

Comunque invece di fasciarsi la testa prima che sia rotta, parli con lui e se necessario faccia leggere al suo amico il link che le ho segnalato. Può fargli leggere anche questa conversazione che sta avendo con noi.
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dopo
Utente
Utente
Grazie di cuore a tutti... scriverò per eventuali sviluppi.
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