Evento depressivo

Salve, le scrivo in seguito all'evento che in questi giorni sto affrontando nella mia famiglia, riassumerò una serie di vicende che si sono concatenate nel corso degli ultimi mesi, prima di fare questo però parto con una breve descrizione della mia famiglia: nella mia casa la colonna portante è mia mamma, lei nel corso degli anni ha saputo indossare sia i panni maschili che quelli femminili, tutto ciò dovuto ad un senso di colpa trasportatosi addosso da ragazzina ed anche alla poca volontà(o incapacità) da parte di mio padre di affrontare le problematiche familiari dalle cose semplici (lampadina)a quelle più complesse (amministrare il conto corrente), mio padre persona di natura arretrata che però è riuscito a trovare un lavoro statale molto dignitoso. Io e mia sorella, entrambi diplomati ma con due teste diverse, la mia autoritaria e la sua aspettare ed adagiarsi e prendere ciò che si riusciva a prendere, in generale siamo una famiglia con 3 stipendiati statali che non dovrebbero avere problemi economici, con difficoltà normali in tutte le famiglie e la volontà di un pizzico di affetto paterno mai dimostrato, dicevo che non dovremmo avere problematiche economiche se mia mamma da parecchi anni non fosse affetta da ludopatia, negli ultimi sei anni scoperta due volte e praticamente dilapidato un capitale di 150.000 euro, la prima volta i figli sono stati protetti e tenuti all'oscuro dell'episodio da parte dei genitori la seconda volta (3 mesi fa) inevitabile il ciclone, a 4 mesi dal matrimonio di mia sorella mia mamma confessa i soliti problemi ludopatici, da subito appresa la notizia per non fare abbattere mamma abbiamo reagito con discreta pacatezza, ma le problematiche economiche hanno cominciato ad affliggere tutti in quanto il matrimonio era vicino e servono i soldi per farlo, possibilità di rimandarlo non è stata neanche intrapresa in quanto avrebbe creato diverse problematiche e si è deciso di fare un prestito, anzi mio padre doveva fare un prestito (mia mamma non poteva causa altri debiti sullo stipendio), è qui viene il problema, mio padre che è sempre stato convinto di andare a lavorare per mettere soldi da parte realizza che non ha più un soldo e che deve fare una cosa che per lui è una vergogna, chiedere un prestito ad una finanziaria, trascorre un mese per convincere mio padre, ma in sostanza non si riesce e pertanto decido io di fare un prestito, la cosa da parte della famiglia non viene accettata e mio padre si è dovuto sorbire lamentele sulla sua incapacità, questa cosa perdurata nel corso dei mesi non l'ha fatto uscire più di casa e in conclusione della vicenda la settimana scorsa è stato colto da un evento depressivo molto forte dovuto ad un senso di sconfitta maturato in lui; non sapendo come affrontare la cosa a seguito della visita del medico curante io e mia mamma decidiamo che il ricovero presso SPDR fosse la cosa migliore ma arrivati nella struttura il pentimento!un giorno ed è stato dimesso, è stato giusto ricoverarlo?
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Dr. Antonio Ventriglio Psichiatra 14 1
Caro Utente,

mi pare di capire che si riferisca ad un ricovero in SPDC (Servizio Psichiatrico di Diagnosi Cura) su invio del medico di famiglia, L'appropriatezza di un ricovero dipende da molti fattori, soprattutto dalla gravità del quadro clinico. Mi sento di consigliarLe una valutazione psichiatrica, magari afferendo al Centro di Salute Mentale della ASL, competente per territorio. Con uno specialista potrete meglio affrontare il problema scegliendo l'opzione di un trattamento psicofarmacologico o psicoterapeutico, combinato o, se necessario, un ricovero ospedaliero.
Saluti

Dr. Antonio Ventriglio
Medico Chirurgo
Psichiatra e Psicoterapeuta

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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Gentile utente,
aggiungo anche un mio commento.

i ricoveri servono a molti scopi: nei periodi di acuzie, a scopo protettivo, e in tanti altri casi. Sull'idea in sé del ricovero del Suo padre non posso esprimermi, ma tale idea non bisogna vedere a priori come "sbagliata". Il problema è un altro:

avendo assistito da vicino alla situazione, potete avere la vostra intuizione (preziosa) di che cosa il vostro padre possa aver bisogno, avete provveduto a portarlo in un luogo dove poteva essere curato, però

non siete stati voi (e non potete esserlo) a decidere sul ricovero. Lo sono i medici. (dunque anche la vostra "parte" e "colpa" nella decisione la redimensionerei). Un reparto ospedaliero, in particolare psichiatrico, non è un luogo di vacanza (dove i criteri sarebbero soprattutto se ci si trova bene o meno), no. Per il ricovero devono esserci soprattutto i motivi clinici, e le rispettive posizioni degli specialisti di reparto: da quale disturbo psichico, secondo loro, è stato motivato il ricovero ? in base a questo, è necessario un ricovero per un periodo (se non in questa, in un'altra struttura) ? quali cure farmacologiche o/e non sarebbero ottimali o necessari ?

non si può curare le problematiche psichiche ricorrendo solo ai ricoveri. Deve essere trovato uno specialista (psichiatra) di riferimento che segua la persona ambulatorialmente (concordo con il consiglio del collega di rivolgersi all'ASL). Tale specialista deve essere il primo interpellato per quanto riguarda l'opportunità di ricovero della persona da lui seguita. Sempre, a tale specialista devono essere affidate le cure della persona (farmacologiche e/o non) in assenza di ricovero o dopo il ricovero.

Ricordando però tutta la storia da Lei riferita, avete pensato di consigliare una consulenza psichiatrica (ambulatortiale) anche alla mamma ? Mi sorprende che la sua problematica psichica sia passata al secondo piano d'importanza rispetto a quella del padre. Nell'ottica di riuscire ad andare avanti a tutti i costi, come una famiglia di tre stipendiati, alla quale non manca niente, potrebbe essere comprensibile. Ma forse è proprio questa intenzione di mantenere tale facciata che fa scoppiare (senza prevenirle in tempo) le problematiche.

Dr. Alex Aleksey Gukov

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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 40.9k 996 63
Gentile utente

Considerando il reparto in cui è stato ricoverato suo padre, è stata correttamente considerata l'inappropriatezza del ricovero sulla base di un presunto episodio depressivo con ipotesi che possono non avere riscontro.

È tra l'altro singolare che sua madre non si sottoponga a cure per evitare che il disturbo da cui è affetta possa arrecare ulteriori danni al bilancio famiiare.

Dr. Francesco Saverio Ruggiero
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dopo
Utente
Utente
Vi ringrazio delle vostre celeri risposte..il pensiero che è stato in quel reparto (anche solo per una notte)e si sia dovuto confrontare con persone che non sono solo depresse ma hanno qualcosa di più grave mi logora, sono stato io a spedirlo la dentro (non riesco a ridimensionare la colpa)!purtroppo è che mi frulla troppo nella testa che sarebbe bastato forse cercare con le parole di calmarlo e farlo ragionare anzichè forzarlo ad entrare nell'ambulanza (a seguito del consiglio del medico di base, irreperibile lo specialista ASL quella mattina) che è stata chiamata per accompagnare papà al SPDC. Con molta dignità accetterò qualsiasi giudizio di papà una volta terminata la cura, 1 effexor 150mg al giorno - 3 somministrazioni al giorno di control 0,75 per dieci giorni, sperando che mi perdoni per avergli opposto energica resistenza alla sua richiesta quella mattina di non farlo portare via a "chiuderlo in un manicomio" (parole sue). Vi chiedo giacchè ci sono anche dello sviluppo della cura è normale che abbia sempre sonno, che dorma tanto e che abbia gambe pesanti??

Per quanto riguarda mamma, vi assicuro che non è passata in secondo piano la sua dipendenza, anzi abbiamo (io e mia sorella) cercato di convincerla ad andare da uno specialista anche solo a farsi una chiacchiera, ma ha sempre rifiutato in quanto secondo lei liberandosi delle bugie nelle quali si era intrappolata si è liberata di questa dipendenza, il bilancio familiare avendo preso io le redini della situazione al momento è salvo, il prestito che ho fatto sta servendo a fare il matrimonio di mia sorella e gli stipendi mensili stanno servendo ad uscire dal rosso finanziario, pertanto non c'è preoccupazione economica.

P.S: adesso che papà è a casa e che abbineremo alla cura farmacologica anche un consulto specialistico ambulatoriale, magari di coppia con mamma (speranza), credete che riesca a superare la cosa ed ad accompagnare mia sorella all'altare??

grazie di cuore

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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 40.9k 996 63
Mi pare che lei faccia un pò di confusione sulle prestazioni specialistiche che vorrebbe.

Se sua madre andasse da uno psichiatra certo non va al bar a fare "una chiacchera" ma andrebbe a farsi visitare. Tra l'altro le dipendenze patologiche non si liberano dal corpo raccontandole, per ora sua madre non gioca e potrebbe tornare a farlo eludendo i controlli.

Se suo padre deve fare il controllo ambulatoriale non può trasformarsi in un consulto di coppia, sulla base di una speranza, anzi forse srebbe meglio che suo padre abbia un proprio spazio, visto che finanche sul ricovero hanno deciso altri inappropriatamente (compreso chi doveva occuparsi della cura immediata).

Ad oggi suo padre non sembra avere problemi di altro genere quindi non è chiaro perchè non possa arrivare al matrimonio con tranquillità.
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dopo
Utente
Utente
La ringrazio dottore, e mi scuso se ho sminuito il lavoro di uno specialista..purtroppo le mie sono solo paure; ho paura che mio padre possa pensare che il ricovero sia avvenuto perchè non lo volevamo più in casa (accrescendo il senso di sconfitta)..ho paura che la cura farmacologica non gli serve e siccome è una persona chiusa di carattere basterebbe essere seguito da uno specialista che sappia cogliere i suoi pensieri che nasconde nella sua mente, ho paura perchè rivoglio mio padre, seppure l'abbia considerato sempre una persona che non ha mai preso le redini della mia famiglia. Adesso con 3 pillole di control 0,75 al giorno dorme spesso ed è sempre stordito..mi fa tristezza!!!

P.S. scusate lo sfogo!!!
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Dr. Antonio Ventriglio Psichiatra 14 1
Caro Utente,

ogni collega sinora intervenuto concorda sulla necessità di una presa in carco del babbo da parte di uno psichiatra dei servizi ambulatoriali ASL, si rivolga senza esitare al Centro di Salute Mentale più vicino. Fa bene a sfogarsi, inoltre, tuttavia credo che lei abbia agito armato di buonin intenti e nell'interesse di suo papà. Forse non è stato consigliato da uno specialista che avrebbe indicato la strada più idonea. Mi pare di capire però che oggi il babbo ha intrapreso una cura specifica e questo è buona cosa, la ottimizzi con l'aiuto di uno specialista. Saluti
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dopo
Utente
Utente
dott. ventriglio

la cura farmacologica intrapresa è composta da 3 compresse di Control 0,75 al giorno, ed 1 efferox 150 mg al giorno..però papà non fa altro che dormire ed ho due dubbi, so che efferox farà effetto tra una decina di giorni, ma non è possibile eliminare il Control??in SPDC gli hanno somministrato diversi Tavor da venerdì mattina a sabato mattina ad oggi sono ancora in circolo?!?

sono anche consapevole che se gliel'ha data uno specialista questa cura funzionerà, però siccome lui assume medicine controvoglia mi sono venuti i succitati dubbi..lei che ne pensa??

P.S. domani avrà il primo consulto da uno specialista privato..speriamo bene!!

Grazie Signori

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Dr. Antonio Ventriglio Psichiatra 14 1
Caro Utente,
cercherò di rispondere ad ognuna delle Sue domande.
La terapia assunta da Suo papà, se prescritta dallo specialista del SPDC, sarà sicuramente mirata e idnoea. Precisando che è difficile dare consigli farmacologici non avendo valutato in prima persona il caso, mi sento di dirle che in generale la terapia
antidepressiva (Efexor 150 mg) nei primi giorni viene spesso associata ad una terapia ansiolitica (Control, nel nostro caso). Questa ssociazione potrebbe essere opportuna per motivi clinici specifici (presenza di notevole ansia, insonnia o altro) oppure per prevenire un possibile effetto "ansiogeno" che nei primi giorni un antidepressivo puo' generare. Dice correttamente che le cure antidepressive esplicano la loro efficacia nell'oridne di qualche settimana, di solito è buona norma diminuire successivamente la dose di terapia ansiolitica fino a ridurla "progressivamente" al minimo necessario. Ogni terapia ansiolitica va condotta per tempi brevi e ridotta/sospesa sotto precisa indicazione del medico psichiatra. Detto questo, essendo vicino il consulto con uno specialista in carne ed ossa, le consiglierei di attendere a domani il Suo parere.
Rispetto al suo dubbio che i tranquillanti somministrati in SPDC siano ancora in circolo, aggiungo che ogni farmaco ha una propria emivita e dei tempi di "smaltimento" che sono spesso variabili a seconda della velocità con cui metabolizziamo il farmaco stesso: è possibile. Ottimizzi la cura con lo specialista individuato e ne abbia fiducia. Saluti