Adenocarcinoma della cervice uterina

Vi prego di aiutarci.
Una nostra parente di 34 anni era affetta da adenocarcinoma al collo dell'utero stadio FIGO IIB.
Ha eseguito 3 cicli di trattamento chemioterapico (dal 18/01/07 al 13/03/07) secondo lo schema: PAclitaxel 175mg/mq d1+Cisplatino 50mg/mq d2+Ifosfamide 5g/mq.
E' stata operata il 9/05/07: isteroannessiectomia bilaterale di tipo Piver III, asportazione cisti ovarica destra, linfoadenectomia pelvica sistemica, intercavoaortica,paraortica e prerenale.
Dalla biopsia sono risultati metastasi in 12 linfonodi su 28
asportati.
Ha esguito altri tre cicli di chemioterapia dal 6/06/07 al 18/07/07. Ha continuato con i controlli periodici ogni tre mesi.
Il 26/02/08 l'eame del Ca 125 è risultato 82.7 U/ml.
Il 10/3/08 esegue TC addome con contrasto e risulta: nello scavo pelvico a dx, subito cranialmente all'emicupola vaginale
omolaterale in contiguità con alcune clip chirurgiche presente tessuto tenuamente iperdenso delle dimensioni massime assiali di 2,3 cm, sospetto per recidiva loco-regionale di malattia in quanto non apprezzabile nel precedente esame TC(10/08/07). Tale tessuto sembra contrarre stretti rapporti di contiguità con il tratto pelvico dell'uretere omolaterale in assenza di idroureteronefrosi. Viene fissata la PET per 1/4/08 e prospettato con molta probabilità l'intervento per l'asportazione totale della vescica con conseguente borsa esterna per raccolta urine.
Chiedo se è praticabile una terapia alternativa meno devastante ma comunque efficace.
Grazie di cuore a tutti quelli che vorranno darci un parere al fine di prendere la decisione migliore in questi terribili momenti.
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Dr. Alessandro D'Angelo Oncologo 2.8k 64 17
La comparsa di recidiva entro un anno dalla terapia è sicuramente un dato di aggressività da parte della neoplasia che come si è visto non sembra aver sentito gli effetti delle chemioterapie (tra le altre cose lo schema TIP somministrato è bello tosto).
Ritengo che sia necessario attendere la PET per valutare cosa fare; se la malattia fosse tutta localizzata in un punto terrei in considerazione l'ipotesi chirurgica; inoltre sentirei magari il radioterapista.

Cordiali Saluti
Dr. Alessandro D'Angelo
(email: alessandro.dangelo@grupposamed,com)

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Utente
Utente
Grazie di cuore per la risposta.
Nel caso la PET indichi una localizzazione del tumore:
- l'intervento chirurgico è più efficace della radioterapia?
- è possibile anche combinare intervento chirurgico e radioterapia?
- esistono varie tipologie di radioterapia?
- dove è possibile effettuarle nelle vicinanze della provincia di Foggia?

nel caso la PET indichi una diffusione è possibile continuare con altri cicli di chemioterapia? secondo quale schema? esistono protocolli nuovi anche se ancora sperimentali?

Grazie a tutti quelli che vorranno aiutarci con i loro consigli.
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Prof. Filippo Alongi Radioterapista 2.1k 120 17
Relativamente alla radioterapia,
un trattamento sulla sede di malattia ad alte dosi(se fattibile con Brachiterapia da valutare se endocavitaria o più probabilmente interstiziale, in mani esperte), possibilmente PET-TC guidato, potrebbe essere valutato come approccio di possibile alternativa terapeutica locale, meno demolitiva. E' essenziale capire se si tratta di unica localizzazione(assenza di adenopatie linfonodali) e di capire con esattezza la sede e i rapporti con gli organi circostanti(forse anche una RMN potrebbe, in fase di centratura o in stadiazione, contribuire ad un eventuale definizione più accurata del volume di trattamento).
L'intervento è comunque l'opzione di prima scelta in termini di radicalità, ma c'è da considerare l'impatto di una chirurgia demolitiva sulla qualità di vita.
E' chiaro che con questi pochi elementi è possibile elaborare ipotesi più o meno suggestive ma che, in assenza di elementi chiari, (visita clinica, visione degli esami di immagine) hanno solo il valore di indicazioni generiche da rivolgere a medici che seguiranno la signora.

Prof. Filippo Alongi
Professore ordinario di Radioterapia
Direttore Dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata, IRCCS Negrar(Verona)

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Utente
Utente
Grazie dr. Filippo Alongi, ci permetta un'altra domanda:
oltre alla Brachiterapia (meno invasiva ci sembra) abbiamo sentito parlare di Tomoterapia: è applicabile in questo caso e quali vantaggi / svantaggi avrebbe rispetto alla brachiterapia?

Per individuare una eventuale diffusione soprattutto a livello di linfonodi, quale esame è più attendibile tra PET e RMN ?

Scusateci se ci ripetiamo: nel caso ci sia diffusione e considerando che il trattamento chemioterapico secondo il protocollo TIP non ci sembra abbia dato gli effetti sperati, quali altri protocolli chemioterapici si potrebbero applicare?

Grazie.

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Prof. Filippo Alongi Radioterapista 2.1k 120 17
La brachiterapia agisce direttamente in loco con applicatori o aghi che portano la dose direttamente sul tumore(minimamante invasiva). E' una procedura che dipende molto dall'esperienza e manualità dell'operatore.
La tomoterapia è una modalità avanzata di radioterapia a fasci esterni che permette di seguire giorno per giorno la sede da trattare con una TC prima di ogni seduta direttamente sull'apparecchiatura di terapia. Inoltre consente di erogare la dose con ripidi passaggi di dose tra le zone da curare(tumore) e quelle da salvaguardare dalle radiazioni(organi sani vicini: ad esempio vescica, intestino, ecc).
C'è però, nel suo caso, il problema della sede tumorale che può subire spostamenti durante il trattamento in virtù del diverso riempimento della vescica oltretutto molto vicina e a rischio, e dei movimenti fisiologici della cupola vaginale. Tali movimenti, in un volume di trattamento piccolo definito come bersaglio della terapia, possono indurre un rischio di omissione intra seduta e tra le sedute.
Comunque per valutarne la fattibilità bisognerebbe vedere gli esami.
Sulla seconda domanda le rispondo che RMN e PET sono esami completamente diversi. La RMN è un esame MORFOLOGICO, che "fotografa" l'anatomia dei tessuti molli(come i linfonodi) con alta sensibilità e specificità.
LA PET invece è un esame FUNZIONALE, cioè dipendente dal metabolismo delle cellule, di solito più attivo in molti tumori. E' molto indicato in fase di stadiazione per tutte le neoplasie ginecologiche ed è di grande ausilio per la definizione del volume biologico da irradiare per una possibile RT.
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Utente
Utente
Gentile dott. Alongi,
"l'esame PET-TC eseguito dalla regione orbito-meatale alla regione inguinale, in condizioni di digiuno, a 60 min. dalla somministrazione e.v. di 370 MBq-FDG, ricostruita, dopo correzione per l'attenuazione, secondo i piani assiali, coronali e sagittali e fusa con immagini TC, ha evidenziato patologico aumento del consumo glicidico in corrispondenza del surrene destro (SUV max: 6,8), dei tessuti molli adiacenti alla parete pelvica destra (SUV max: 4,9)e di una stazione linfonodale situata postero lateralmente alla lesione precedentemente descritta, medialmente al gluteo (SUV max: 2,2). Evidenza di area di aumentato consumo glicidico in corrispondenza della porzione anteriore della grande scissura del polmone destro (SUV max: 1,2)".
Il chirurgo ritiene che si debba proseguire con la radioterapia ed eventualmente con la chemioterapia se positivo l'esame istologico del surrene.
Considerando la giovane età (35 anni) e la comparsa di dolori al gluteo destro, dove si può effettuare urgentemente la radioterapia, di quale tipo?
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Prof. Filippo Alongi Radioterapista 2.1k 120 17
La radioterapia, se va fatta, va integrata necessariamente con una chemioterapia. Sicuramente è da indagare con biopsia la captazione surrenalica e in funzione di quella decidere se effettuare CT/RT insieme subito o prima chemioterapia da sola.
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