Ablazione e ciclo mestruale

Buongiorno, sono una donna di 28 anni in lista di attesa per ripetere per la terza volta una ablazione transcatetere per una TPSV recidivante.
Volevo sapere se il ciclo mestruale in corso costituisce una controindicazione all'esecuzione della procedura. (Sono da parecchi mesi in lista, dovrebbe mancare ormai poco alla chiamata e non vorrei essere costretta a dovere rimandare ulteriormente. Per le due precedenti procedure fatte non c'era stata coincidenza tra le due cose).
Grazie
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Dr. Mariano Rillo Cardiologo, Cardiologo interventista 10.1k 278 16
E' possibile comunque effettuare la procedura conqualche accortezza...ma dovrà per questo decidere l'operatore...stranopoi che sia addirittura la terza procedura ablativa per trattare una TPSV...ma è sicura che si tratta proprio di una forma tipica ? (sa spesso sotto la diczione TPSV si racchiudono una serie di aritmie completamente diverse tra loro). In ogni caso in bocca al lupo
Cordialità

Dr. Mariano Rillo
Specialista in Cardiologia con Perf. in Aritmologia
Clinica e Elettrofisiologia Interventistica

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dopo
Utente
Utente
Gentilissimo per la risposta immediata.
Quello che mi hanno detto è che ho una tachi da rientro nodale di tipo comune, ma che la conformazione del mio nodo atrio-ventricolare rende difficile l'eliminazione totale della aritmia. In acuto al termine della procedura entrambe le volte non si era più indotta, ma dopo pochi giorni è tornata a manifestarsi, seppure a frequenze notevolmente più basse. La terapia farmacologica intrapresa ha ulteriormente migliorato le cose. Il Dottore cui ci siamo rivolti vuole provare un'ultima volta a vedere se sia possibile migliorare ulteriormente le cose, e in ogni caso effettuare un mappaggio atriale (dal momento che sono emersi dai diversi holter/ecg anche vari foci ectopici atriali).

Speriamo non ci sia corrispondenza col ciclo, o che comunque non sia considerato un problema.

Grazie ancora
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Utente
Utente
..ne approfitto per aggiornarla e per chiederle un'ultima cosa.
Studio elettrofisiologico fatto: persistenza di AVNRT a frequenza ridotta, e notevole danno al nodo AV come conseguenza della seconda procedura, per cui mi hanno caldamente sconsigliato ogni ulteriore approccio ablativo. Proseguo la terapia farmacologica.
Gli attacchi peggiorano notevolmente nella settimana precedente l'arrivo del ciclo mestruale (durano per ore, per poi risolversi spontaneamente): il cardiologo di fiducia e l'aritmologo mi hanno detto entrambi che non esiste correlazione tra le due cose. Io noto la correlazione ormai da anni. Il medico di base suggerisce una visita ginecologica per provare ad approfondire la cosa.
Premesso che vorrei evitare di riprendere con medici-visite-esami, potrebbe davvero esserci una correlazione (su base ormonale, non so...) tra le due cose?
E una aritmia come questa potrebbe costituire una controindicazione a una terapia anticoncezionale?

Grazie anticipatamente
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Dr. Mariano Rillo Cardiologo, Cardiologo interventista 10.1k 278 16
La sua aritmia è molto frequente e la percentuale di successo che l'ablazione può garantire è elevatissima (più del 95%). Il rischio di complicanze all'opposto è estremamente basso soprattutto se viene eseguito l'approccio su "cosiddetta via lenta nodale". Se l'aritmia recidiva è possibile che la diagnosi di tachicardia da rientro nodale di tipo comune non sia prorpio corretta. Sa, queste procedure vanno eseguite da personale altamente qualificato e in centri di eccellenza affinchè si possano intercettare i risultati che le ho detto e non si danneggino le strutture cardiache che non vanno trattate. Devo dire che nella mia personale esperienza di migliaia di casi trattati non mi è mai capitato di danneggiare il nodo AV per eliminare una tachicardia nodale tipica e a volte è bastato fare una seconda procedura in caso di recidiva per risolvere il problema senza danni. Comunque è possibile che le cose vadano diversamente anche se è estremamente raro.
Saluti
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Utente
Utente
Sempre gentilissimo nella risposta, grazie.
A posteriori penso che la nostra leggerezza sia stata quella di non affidarci subito a un centro di eccellenza, ma al nostro ospedale (di cui però, mi avevano parlato molto bene). Per il persistere (anzi, peggiorare!) dei disturbi dopo la seconda procedura ci siamo rivolti a un centro di vera eccellenza. Dopo avere letto i verbali delle due prime procedure il primario ha insistito per farmi ripetere lo studio endocavitario (sa benissimo che non è un'esperienza piacevole...). Quello che mi ha detto al termine è che, guardando i parametri basali registrati prima della seconda ablazione a al momento del terzo studio...beh, il danno è del 90% del tessuto sano. Poteva provare a valutare la possibilità di una terza ablazione, ma mi ha quantificato la probabilità di blocco AV totale intorno al 70%. Penso che nessuno, vista la "benignità" dell'aritmia, avrebbe mai accettato con un rischio simile.
Adesso mi trovo nella condizione di avere disturbi quotidiani, di non potere aumentare il farmaco perchè già ai limiti di tossicità; cerco di ottimizzare ogni situazione per ridurre al minimo i fastidi: dal fare attenzione a cosa si mangia alla sera, al mantenere una regolarità nel sonno, evitare caffeina e simili.
L'unico fattore che non riesco a controllare è il peggioramento a ridosso del ciclo..per il medico di base una terapia "ormonale" potrebbe magari aiutarmi, ma sinceramente sono un pò spaventata dagli effetti collaterali che gli anticoncezionali potrebbero determinare.
A quanto pare....è vero che nel 95% e più dei casi va bene....ma il 5% rimanente esiste effettivamente. Grazie, ancora per la risposta.
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Dr. Mariano Rillo Cardiologo, Cardiologo interventista 10.1k 278 16
Ora sembra tutto più chiaro.... e devo dirle che concordo con l'ultima decisione (lo studio elettrofisiologico, non è piacevole, ma è l'unica indagine che poteva chiarire di che danno nodale AV si stesse parlando). E' ovvio che se il rischio di un BAV completo con una nuova procedura è così alto non conviene provare. Per la terapia ormonale, mi spiace deluderla ed essere in disaccordo con il collega, ma non è in grado assolutamente di prevenire gli episodi aritmici (altro che " ...vero nel 95% dei casi").
Saluti
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Grazie per la risposta.
Anche perchè un'eventuale terapia ormonale vorrebbe dire una pastiglia in più al giorno...e già le tre dosi di antiartimico che devo prendere mi sembrano più che sufficienti...!

Grazie ancora
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Utente
Buongiorno Dottore, mi permetto di approfittare ancora della sua cortesia.

Con che frequenza è opportuno effettuare controlli?
Lo so che la domanda è molto banale, ma sulla lettera di dimissione dello specialista hanno indicato di rivolgerci al cardiologo curante per programmare controlli regolari, ma non hanno specificato le tempistiche. Mi sono recata dal cardiologo che ormai mi segue da tre anni, ma questo (trovatosi nella scomoda situazione di dovere ammettere l'"errore" del suo collega nonchè migliore amico che mi ha fatto le due ablazioni non propriamente riuscite.....) ha detto di non recarci più da lui, di fare ogni tanto degli ecg e di guardarmeli da sola, perchè tanto sei una Farmacologa, sai bene le caratteristiche del farmaco che usi (sotalolo) e puoi autosegurti.

Non ho dato peso alla cosa, in questi mesi l'aritmia si è mantenuta costante ma regolare...non fosse che nelle ultime settimane mi si manifestano frequenti capogiri piuttosto violenti e forte stanchezza. E stamattina, dopo l'ennesimo attacco durato nove ore la domanda che io e i miei genitori ci poniamo è: è il caso di programmare un ecg di controllo? Con che frequenza va fatto? Annualmente o più spesso? E poi? Fidarci del "abbiamo capito cosa è il pr e il qt" o cercare un altro cardiologo per essere seguita nella terapia?

Grazie in anticipo, buona giornata
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Dr. Mariano Rillo Cardiologo, Cardiologo interventista 10.1k 278 16
Credo che sia proprio il caso di rivolgersi ad un nuovo cardiologo.... consigliare ad una paziente, anche se farmacista, di autogestire il proprio problema non è assolutamente corretto. Per la frequenza dei controlli dipende da una serie di variabili che solo un cardiologo che la segue può valutare e quindi stabilire i tempi delle valutazioni.
Saluti
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dopo
Utente
Utente
Grazie della risposta, era quello che pensavamo. Il dottore l'aveva giustificato con un "Ma tanto non è un'aritmia pericolosa", ma non mi era parsa una risposta convincente, anzi. Grazie ancora, scusi per il disturbo
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Utente
Utente
Buongiorno Dottore, La aggiorno sulla situazione e ne approfitto per chiederLe di chiarirmi un dubbio.

Alla visita di controllo è risultato un Holter nettamente migliorato (BAV I non costante nelle 24 ore, PR max. 0,40, non potevo desiderare di meglio!) per cui mi è stato detto di ripeterlo a cadenza annuale proseguendo invariata la terapia farmacologica.
Ottimo anche il risultato del test da sforzo : "Durante la prova si osserva passaggio da BAV I°r a conduzione normale alla frequenza di circa 100 bpm. La conduzione rimane successivamente normale almeno fino al termine dell'esame."

L'aritmologo che ha visionato questi esami è stato molto scrupoloso, e ha voluto rivedere rapidamente ogni ecg fatto dalla prima procedura ad oggi.
Mi ha chiaramente spiegato che la conduzione su BAV I rappresenta la conduzione sulla via lenta che non ci dovrebbe più essere, e che la conduzione normale è quella che c'è fisiologicamente, e che l'alternanza tra le due vie è determinata dal "bilanciamento" tra sistema simpatico e parasimpatico. L'antiaritmico previene il cortocircuito, che ogni tanto, tuttavia, si verifica. Ha concluso dicendo che rappresento meno di un caso su mille e che appunto, anche se raro, può capitare.
Ha anche scritto sul foglio visita che il blocco AV residuo dalle due procedure è localizzato a sede soprahissiana (AH 240 ms; HV 50 ms).

Il mio dubbio è il seguente: un precedente medico mi aveva spiegato la situazione invertendo le due vie....ovvero quella normale ha il BAV perché è stata danneggiata, e quella lenta conduce senza BAV.

Capisco che materialmente la cosa non mi crea differenza... Ma vorrei capire esattamente come funziona questo circuito elettrico...

La ringrazio e Le auguro una buona giornata
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