Disturbo di personalità ciclotimico , un incubo

Salve a tutti, scrivo sperando di ricevere diversi pareri di specializzati. Sono una ragazza di 18 anni e da quasi un anno non so più chi sono. Ho sviluppato due personalità differenti e convivono insieme alternandosi, ovviamente indipendentemente dalla mia volontà: ognuna delle quali ha le sue idee radicate, il suo punto di vista e i suoi rapporti con il mondo. Generalizzando una è "cattiva" ha una visione pessima della uomo, non si fida di nessuno odia il mondo, l altra è dolce sensibile, tenera. Per un anno ho vissuto in balìa di questi cambiamenti anche più volte in una sola ora e ciò ha distrutto tutti i miei rapporti interpersonali, non c è bisogno di spiegare il perché... Rimasta sola, la malattia si è radicata ancora di più in me. La mia vita ha iniziato ad essere ondulata, a partire dalla scuola: i voti o erano 8-9 o 1-2. Ho cominciato a vivere per l estremo, non accettavo e non concepisco vie di mezzo in nulla. Ho tenuto comportamenti autolesionisti e chiuso i rapporti con tutti, famiglia compresa.
Da circa 7 mesi sono in psicoterapia presso una psicologa e da circa un mese mi è stato diagnosticato un disturbo di personalità ciclotimico dallo psichiatra che mi ha prescritto Tolep e Cipralex. Gli sbalzi di umore egli attacchi di rabbia e ansia sono diminuiti, ma adesso mi sento privata di tutto, mi sento vuota se prima ero doppia ora mi sento nessuno. Dormo più di 12 ore al giorno, mi sento annoiata e la mattina ho ancora qualche attacco di panico. C è un uscita a tutto questo? Grazie in anticipo.
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Dr. Stefano Martellotti Psichiatra 72 1 7
Buongiorno,
credo si possa dire che lei abbia intrapreso un trattamento completo e adeguato. Consideri, però, che, in linea di massima, i 7 mesi per la psicoterapia ed il mese di terapia psicofarmacologica sono tempi relativamente brevi per poter raggiungere risultati pienamente soddisfacenti.
Esprimerei solo una lieve incertezza sulla diagnosi, in quanto non tutti concordano nell'ipotizzare la consistenza di un raggruppamento diagnostico definito "disturbo di personalità ciclotimica". E' invece del tutto condivisa la diagnosi di "disturbo ciclotimico" cui possono fare da sfondo differenti assetti di personalità. Forse non ha riportato con esattezza le parole del collega.
La inviterei a non pretendere che cambiamenti nel suo senso d'identità e nella qualità dei suoi rapporti interpersonali avvengano in tempi brevi. Consideri, a questo proposito, che diventiamo ciò che siamo molto gradualmente e, dunque, solo con gradualità possiamo sviluppare delle alternative alle nostre modalità abituali di pensiero, di rapporto e di gestione dell'emotività e degli impulsi. Si dedichi con pazienza e continuità alle cure anche nei periodi si sentirà di farlo senza entusiasmo, o in cui si sentirà stanca o un po' sfiduciata, e vedrà che i risultati arriveranno.

Dr. Stefano Martellotti
www.stefanomartellotti.com

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dopo
Utente
Utente
Ha ragione ho riportato male la diagnosi, che risulta: Disturbo Ciclotimico.
Quello che mi spaventa è che mi sento privata comunque di un qualcosa che consideravo mio ormai (la dualità) e ricerco continuamente di tornare alla situazione in cui ero prima nonostante con i farmaci mi senta molto meglio...

Sento un bisogno istintivo di "tornare al su e giu" perchè mi sento stordita, vuota.

Credo che abbia ragione devo aspettare che la cura faccia il suo effetto, anche se la psicoterapia con la psicologa non sembra aiutarmi più di tanto.
Sono fermamente convinta che sia un problema di personalità e di disturbo e che non si possa risolvere "parlandone"...

Può servire quindi l'oretta settimanale dalla psicologa per un caso come il mio o è completamente inutile? Grazie della pazienza
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Dr. Stefano Martellotti Psichiatra 72 1 7
Attenzione. Se parte convinta che la cosa non possa funzionare, essa risulterà certamente inutile. Le psicoterapie funzionano solo a condizione che si sviluppi motivazione e partecipazione attiva dell'utente nell'ambito della relazione terapeutica di fiducia.
Tuttavia, queste tre componenti non si sviluppano per tutti i pazienti già dalle prime fasi del trattamento, né si può pretendere che il senso di un intervento così complesso sia immediatamente comprensibile da parte del diretto interessato. Visti i problemi con i suoi genitori, attuali e pregressi, può essere che lei faccia fatica ad affidarsi a qualsiasi figura autorevole, incluse quelle di un terapeuta o di uno psichiatra. In sostanza, le nostre esperienze di rapporto generano una serie di aspettative che, come una lente deformante, non ci permettono di valutare persone e situazioni nuove con una mente sufficientemente aperta.
Oltre a ciò, l'instabilità dell'umore e la difficoltà nel controllare gli impulsi di cui ci ha parlato potrebbero interferire con la capacità di tenere fede alle sue stesse intenzioni, ai suoi obiettivi ed ai patti stipulati altri (ad esempio, la psicologa per la psicoterapia).
Le consiglio quindi di concedersi il beneficio del dubbio, di darsi il tempo per comprendere e di parlare apertamente con psichiatra e psicologa dei suoi dubbi e dei suoi vissuti relativi ai trattamenti e ai terapeuti stessi.