Cavernosometria per indagare patologia venocclusiva

Gentili medici

Il mio andrologo ha richiesto una cavernosometria per studiare le cause del mio grave deficit erettile sospettando un importante problema al sistema venocclusivo.

Sintetizzando, la mia disfunzione erettile giudicata totale è caretterizzato dall' incapacità anche a seguito di somministrazione di inibitori della Pge5 di avere un' erezione (solo lieve tumescenza e rapido declino della stessa dopo cessata stimolazione manuale).
Nel caso di mancata somministrazione di tali farmaci le eiaculazioni (sempre più impossibili e rare) avvengono comunque in condizioni di lieve tumescenza non manifestando quasi per niente piacere come se il glande fosse insensibile.
Presento anche fortissima compromissione delle erezioni mattutine da anni.

Non manifestando erezioni dopo iniezione di vasoattivo, non è risultato apprezzabile come esito neppure l' ecocolordoppler eseguito più volte.

OGGETTO DEL CONSULTO:
Vorrei sapere quanto è invasivo questo esame e se vi sono rischi di embolie, emorragie/ematomi a carico del pene, se è particolarmente doloroso e se possono fare anestesie locali o generali.

Il medico curante mi ha detto che questo esame serve per visualizzare la fuga venosa e verificarne l' entità e la vena interessata, e se risulta anomalo è segno inequivocabile di un problema vascolare di natura venosa, poiche ancora non esclude al 100% possibili cause arteriose o nervose.

Cordialmente
[#1]
Dr. Edoardo Pescatori Urologo, Andrologo 4.8k 111 12
Gentile lettore,
cerco di rispondere alle sue domande nell'ordine in cui me le ha poste, perchè sviscerare in dettaglo l'argomento "disfunzine venoocclusiva" e sua diagnosi richiederebbe a dir poco il capitolo di un libro.
-rischi della cavernosometria: nei fatti l'esame è sicuro, anche se in via puramente teorica sono possibili complicanze;
-anestesia: l'obiettivo "tecnico" della cavernosometria è di riprodurre in corso di esame la miglior erezione possibile che il paziente ha in condizioni ideali, per cui è d'obbligo non avere dolore durante l'esame. In tal senso è opportuna l'esecuzione di una anestesia locale prima dell'esecuzione dell'esame;
-cosa può valutare la cavernosometria dinamica: presenza di "fuga venosa", ma non solo: anche problemi di insufficienza arteriosa, se durante l'esame si valutano anche le arterie cavernose. E' corretto affermare che la cavernosometria non valuta cause neurologiche.
Concludo evidenziandole un possibile limite dell'esame: come sopra le ho scritto il presupposto perchè l'esame sia attendibile è, così come anche per l'ecocolordoppler, riprodurre in corso di esame la miglior erezione possibile che il paziente ha in condizioni ideali. Se in corso di cavernosometria il paziente è teso, inibito, l'esame perde di attendibilità. Gli specialisti dedicai al settore che eseguono cavernosometria dinamica hanno anche gli strumenti tecnici per capire se l'esame è attendibile o meno.

Dott. Edoardo Pescatori
Specialista in Urologia - Andrologo
www.andrologiapescatori.it

[#2]
dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Gentile Dottor Pescatori

Vorrei aggiungere che da ragazzino avevo ottime erezioni, sia pure con la masturbazione ed erano durature anche cessati gli stimoli.
Passati i 20 anni, non sempre raggiungevo la massima rigidità e da quando ho avuto una prostatite (due/tre anni fa), seppure non grave ma associata a numerose calcificazioni, la mia funzione erettile è andata sempre peggiorando fin quasi a scomparire.
Sono già state escluse problematiche ormonali.

A dire il vero, il mio andrologo mi aveva detto (od ho capito così io) che la cavenosometria rileva problematiche venose e il colordoppler quelle arteriose.

Il mio medico di famiglia invece dubita che possa avere una fuga venosa, poiche secondo lui se avessi una fuga il pene avrebbe raggiunto rigidità prossime a quella massima, solo che non sarei riuscito a mantenere l' erezione.
Nel mio caso sussiste questo problema (rapido crollo dell' erezione anche quando raggiunge una rigidità sia pure insufficiente per la penetrazione), ma è proprio la rigidità ad essere sempre molto scarsa anche in fase di orgasmo (mi fa venire in mente una ruota quasi sgonfia di una bicicletta), in pratica diviene gonfio solo alla base, mentre il glande rimane quasi del tutto invariato durante tutto l' atto sessuale.
Mi ricordo che da ragazzino il glande diveniva gonfio se non prima della base quando mi eccitavo!

Considerando la gravità della situazione, secondo Lei quali potrebbero essere le cause?


Grazie
Buon anno
[#3]
Dr. Edoardo Pescatori Urologo, Andrologo 4.8k 111 12
Ho difficoltà a risponderle a distanza sulle possibili cause del suo problema; mi limito a dirle che in luce della sua età e dei trascorsi (?) problemi alla prostata, la posssibilità di una prostatite cronica, ovvero di un ipetono del pavimento pelvico, non siano da escludere. Ma ritengo imprescindibile il giudizio del suo Andrologo curante.
[#4]
dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Nel caso "fosse" la prostatite, il deficit erettile che ne consegue sarebbe curabile?

Cordiali Saluti
[#5]
Dr. Edoardo Pescatori Urologo, Andrologo 4.8k 111 12
con buona probabilità, si
[#6]
dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Grazie ancora e poi prima di rassegnarmi a quanto dirà l' esito dell' esame, vorrei sapere una cosa:
tempo addietro, già con d.e. in atto, a seguito di uno stimolo erotico maggiore e durante l' atto stesso raggiunsi quasi la massima rigidità, ma il meccanismo venocclusivo non entrò in azione perche cessati gli stimoli l' erezione crollò nel giro di pochi secondi.

Addirittura avverto nel sonnoveglia un continuo variare del volume del pene che di solito stenta a raggiungere rigidità accettabili e perfino, cosa che vi giuro anche se stenterete a crederci, mi trovo ad esaminare con le mani la rigidità del pene come primo atto che eseguo appena terminato il sonno profondo e ancora prima che abbia preso autonomia di tutto il corpo, pensiero compreso, segno che la mia mente è focalizzata su questo abisso.

Distinti Saluti
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