Depressione nell'adolescente

gentili dott.ri , vi scrivo per mio figlio di anni 12 e mezzo , che vive un momento di profondo smarrimento ed io non so come aiutarlo . Io e mio marito l''anno scorso ci siamo separati e mio figlio, già di suo timido ed insicuro, da allora si è chiuso totalmente , ha inizialmente provato una forte rabbia contro suo padre rifiutando qualunque tipo di contatto , anche perchè il loro rapporto benchè conflittuale , era molto profondo , passavano molto tempo insieme , poi mio marito si è allontanato drasticamente preso dai problemi della sua compagna ed anche dalla nascita di una figlia , il tutto in un solo anno, mio figlio non ha fratelli , era figlio unico. Nello stesso anno, a giugno scorso, un altro lutto, la perdita della nonna , mia madre , che lo ha cresciuto e che viveva con noi , non ha mai elaborato questo lutto , mai una lacrima , mai un accenno è come se avesse resettato. Oggi è un adolescente del tutto demotivato , a scuola non si impegna per niente tant'è che sto per spostarlo ad una privata per non fargli perdere l''anno, ha una totale disistima di se stesso, si dice brutto, inutile ed incapace di fare qualunque cosa , dice di voler morire perchè la sua vita non gli piace , non fa più sport , non esce con i suoi compagni , vive in un mondo tutto suo di computer e play station , rifugge da qualunque contatto con l''esterno perchè si sente inadeguato, anche con gli amici di sempre . A settembre scorso ho provato ad iniziare una psicoterapia ma non ha funzionato , lui si rifiuta di collaborare e la psicologa dice che non lo si può forzare . Oggi tra l''altro tutta la carica di conflittualità che aveva con suo padre la scarica su di me e sembra quasi che il fatto che io e suo padre andiamo d’ accordo nonostante tutto, perchè comuque al di là della sofferenza sicuramente provata all''inizio, io sapevo che il mio matrimonio era finito , sembra dicevo che questa vicinanza gli dia fastidio , questo mio volerli vedere assieme, spesso mi porta a raggiungere dei compromessi , come per esempio la visita della sua compagna a casa nostra che a me non pesa più di tanto , ma lui sembra odiarmi per questo , come se non capisse .. ora forse sto sbagliando anch''io nel voler anticipare i tempi , nel volere che lui stia un pò con la sorellina che a lui piace molto, la tiene in braccio , non mi pare sia a disagio. Forse i suoi tempi sono diversi …Come aiutarlo questo ragazzo che si rifiuta di farsi aiutare ? bisogna insistere , farlo uscire , fargli fare sport o lasciarlo stare per un pò affinchè metabolizzi questo terremoto emotivo che ha vissuto? e non c''è poi il rischio lasciandolo stare che si chiuda sempre di più ? come fargli acquistare fiducia in se stesso ? tra un anno circa andrà al liceo, arriveranno tutti i turbamenti e gli scombussolamenti emotivi dell ''adolescenza ed io temo che lui si perda .. , tra l’altro non riesce neanche più a dormire la notte , la psicologa - psichiatra mi aveva prescritto dei farmaci antidepressivi e un sedativo ma io non ho inteso darglieli , valuterei qualcosa di naturale al massimo ma nulla di più, grazie per l' attenzione e per i consigli che vorrete darmi .
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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Gentile Signora,
certamente la situazione è per suo figlio (ma non solo) complessa e dolorosa, fonte di emozioni pesanti da "digerire" in un momento della sua vita già critico di per sé.
Se ho ben capito, il tentativo di psicoterapia effettuato ha riguardato solo suo figlio.
Forse sarebbe meglio, se riesce a convincere il suo ex marito, un intervento a livello famigliare, con un terapeuta ad orientamento sistemico che vi segua insieme.
Se proprio suo figlio non ne vuol sapere, suggerirei che Lei e il papà (o nella peggiore delle ipotesi, Lei da sola) vi faceste seguire per un po' di tempo in modo da comprendere come riuscire a stargli vicino nel modo migliore possibile.

Cordialità.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

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Utente
Utente
La ringrazio per la sua cortese e celere risposta , il padre non intende partecipare , ci ho provato, ma non intende farlo , io dopo il rifiuto di mio figlio , su consiglio della psicologa , ho fatto da sola un pò di terapia , perchè è chiaro cheil momento è stato ed è doloroso anche per me , abbiamo lavorato insieme un paio di mesi, poi la dott.ssa voleva vedere mio figlio ma non è stato proprio possibile riuscire a convincerlo, tra l'altro il bambino , come un pò credo tutti in queste circostanze , approfitta tra virgolette del fatto che io e il papà non la pensiamo alla stessa maniera sul discorso di una psicoterapia , il mio ex marito vede il disagio di mio figlio ma crede che si possa rivolvere facilmente , che basti che stia un pò di più con lui, con la sua famiglia e sua sorella , come se fosse facile per il bambino metabolizzare tutto quello che in fondo è successo in poco tempo. In realtà mio figlio nella casa della compagna di suo padre , si sente a disagio anche perchè ci sono già tre figli maschi della compagna, di cui uno suo coetaneo, più la bima di pochi mesi, figlia di mio marito. Ora , io mi rendo conto che a distanza non è possibile dare dei consigli concreti, ma una qualche indicazione per lo meno su come comportarmi con lui , se forzarlo o meno, nell'uscire di casa , se insistere che stia con suo padre anche quando non vuole ... mi scuso per il disturbo e ringrazio per l'attenzione
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile Signora,

lei desidera delle indicazioni ma nel suo discorso manca l'esplicitazione di cosa suo figlio dice e pensa della situazione.
Sa dirci come la vede?
Di preciso di cosa si lamenta?
Pensa che il padre abbia abbandonato lui più che lei, visto che ci dice che voi due andate tutto sommato d'accordo?

Vorrei inoltre chiederle se il suo ex marito si è effettivamente impegnato per stare di più con il ragazzo e se svolgono delle attività insieme, o se si limita a portarlo semplicemente nella casa della sua compagna senza dedicargli particolari attenzioni.

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Utente
Utente
lui io credo che lo legga come un abbandono anche nei suoi confronti, ovviamente all'inizio ha visto la mia sofferenza ed ha sofferto credo anche per me , poi il fatto che il papà comunque all'inizio , quasi per un anno , mio marito è andato via a settembre 2011, gli sia stato poco vicino o quasi per niente credo che lo abbia fatto sentire abbandonato anche perchè lui aveva un rapporto conflittuale con il papà ma stavano sempre insieme , io lavoravo tutto il giorno e mio marito lo accompagnava alle feste , a fare sport , lui era il centro per mio marito , all'improvviso non è stato più così , lui non accetta la compagna di suo padre nè i ragazzini di lei , sulla sorelllina ha sentimenti contrastanti a volte dice che è sua sorella a volte dice che non gli importa ... come dicevo lui è stato molto poco con mio figlio , anche perchè il bambino soprattutto all'inizio si rifiutava di scendere con lui e mio marito alla lunga si è stancato di insistere . quando si vedono sono per lo più sempre in famiglia tutti insieme , a volte qualche passeggiata da soli , ma mio figlio non vuole stare con lui , anche se credo che il suo diniego oggi rientri in questa sua negazione di qualunque tipo di rapporto , di socializzazione .. grazie per il vs interesse
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
In che senso prima avevano un rapporto conflittuale?

La separazione è stata un fulmine a ciel sereno o eravate già in crisi?
Se sì, vi capitava di discutere davanti a lui?
Pensa che il ragazzo possa aver percepito il padre come aggressivo nei suoi (di Lei) confronti mentre vivevate ancora assieme e che fosse già arrabbiato con lui prima che se ne andasse?
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Utente
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mio marito è sempre stato molto autoritario , gli imponeva di fare cose anche contro la sua volontà , ad esempio lo sport lui era convinto che per il bambino per la sua insicurezza fosse importante fare judo e benchè al bambino non gli piacesse glielo ha imposto in effetti mio figlio è bravissimo in questo sport ma oggi che siamo soli e può scegliere non intende farlo edinfatti non lo sta facendo. tutto questo ovviamente creava tra me e mio matito violente discussioni anche perchè per mio marito tutto quello che io facevo come madre non andava mai bene e si litigava tanto e danti a lui a volte anche con aggressività , per cui per risponderle la separazione non è stata un fulmine a ciel sereno ma annunciata da tanto , la nostra crisi forse è iniziata proprio con la nascita di mio figlo , era tale la paura che mio marito aveva che gli succedesse qualcosa che nessuno era adatto a lui neanche io che ero sua madre , questo ovviamente ha generato un mio allontanamento graduale ma sostanziale ed il matrimonio poi è precipitato quando mio marito su facebook ha contattatouna sua ex e poi la storia che segue . l' aggressività l'ha percepita senz'altro , che fosse arrabbiato con lui non so forse , litigavano spesso ancheper i compiti che facevano insieme e mio figlio è tutt'ora molto svogliato e certo questo faceva arrabbiare suo padre che non aveva neanche tanta pazienza di seguirlo , ma questo devo dire vale anche per me oggi .. mio figlio è svogliatissimo quelle poche volte che eravamo sereni e lui ci vedeva abbracciati era sempre molto felice e dopo i litigi mi diceva sempre ti prego non ti separare mai fammi fare almeno 18 anni ed io , forse sbagliando, ho lasciato che passasse tutto questo tempo in cui abbiamo sofferto tutti , la nonna , mia madre ,che viveva con noi era la sua ancora quando si litigava lui si rifugiava sempre da lei
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Utente
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leggendo meglio comprendo il senso della sua domanda , se mio figlio era arrabbiato con il padre già prima che se ne andasse ? si , credo di si .
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Le consiglio sicuramente di parlare il più possibile con lui, facendogli capire che è disposta al dialogo in qualunque momento lui voglia aprirsi, senza forzarlo a tutti i costi per evitare che si chiuda ancora di più.

E' importante interpellarlo e sentire cosa pensa e cosa prova, tanto più per il fatto che ha già 12 anni e che fra non molto entrerà nell'adolescenza.
Cerchi di interpellarlo e di ascoltare le sue opinioni senza criticarle, ma cercando di comprendere e di fornire tutte le spiegazioni che il ragazzo può desiderare.

Per quanto riguarda il padre sarebbe importante che recuperassero un rapporto, ma se in precedenza lui è stato piuttosto invadente e impositivo è difficile che adesso possa svolgere delle attività con il ragazzo senza comportarsi di nuovo così - a meno che non abbia spostato le proprie ansie sulla bambina e che riesca quindi ad occuparsi del figlio con minori aspettative e paure.

La cosa migliore sarebbe che voi due come genitori chiedeste una consulenza psicologica: il suo ex rifiuterebbe l'idea anche se non si trattasse di una terapia familiare, ma di un consulto a voi due come genitori?
Non è da escludere che possano essere utili e dare dei risultati anche solo un paio di colloqui, varrebbe la pena di provare.
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Dr.ssa Laura Mirona Psicologo, Psicoterapeuta 627 6 1
Cara signora,

comprendo il suo stato d'animo, ma temo anche io che forzare il bambino ad accettare per forza qualcosa non sia la tecnica migliore. Innanzitutto siamo davanti ad un bambino arrabbiato, che ha vissuto cambiamenti sostanziali, motivo per cui meglio dargli il tempo di metabolizzare. Certo una psicoterapia familiare potrebbe aiutarlo, ma non si può costringerlo, anche perchè non si raggiungerebbero gli obiettivi prefissati.
Dunque provi lei a parlare con il ragazzo; capire se questo ulteriore cambiamento (scuola) sarebbe per lui motivo di altro stress ad esempio. Inoltre per far fluire l'aggressività verso un canale più positivo e meno distruttivo, consiglio di fargli fare attività fisica, sempre con il suo consenso. Sarebbe ad esempio un diversivo praticare uno sport insieme, o andare insieme alla ricerca di una palestra o piscina. Dunque attività fuori dalla quotidianità. Bisogna remare per un pò contro i problemi di tutti i giorni che sono fonte di stress per il bambino. Con questo non voglio certo dire di evitare il padre, ma solo alleggerirlo un pò.
Lei davanti al bambino in che toni parla del padre? Ne parlate spesso? E della compagna?

Dr.ssa Laura Mirona

dottoressa@lauramirona.it
www.lauramirona.it

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Utente
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io sono stata da sola da una psicologa proprio per capure come aiutarlo , ma non ho ottenuto molti risultati, perchè la dott.ssa mi diceva di ascoltarlo , di fargli sentire che io mi stavo mettendo in gioco per lui , per dargli una mano , ma lui si chiude non parla nè con me nè con suo padre , a volte ha degli scatti di rabbia , poi mi abbraccia e piange , non credo che mio marito verrebbe da un psicoterapeuta per dei consigli , perchè già allora glielo proposi . Io a mio figlio ho sempre detto che suo padre resta suo padre , che ha lasciato me e non lui , ed oggi noi siamo tranquilli tra di noi , ma inutile nascondere che all'inizio della relazione di mio marito i toni erano agitati , e non come oggi, sa è vero che il matrimonio era finito ma è come quando si sa che un parente deve morire perchè seriamengte malato, ci si prepara , ma quando accade il lutto è ugualmente terribile , ed il tradimento non è mai piacevole , soprattutto quando poi arriva una bimba in pochissimo tempo. Lui non vuole parlarne molto , dice solo che ormai lui è preso da altre cose e della sua compagna io non parlo male , forse l'ho fatto all'inizio quando il dolore era forte ma non con lui certamente , oggi gli dico è la mamma di tua sorella e compagna di tuo padre e devi rispettarla , ma lui la identifica comunque con colei che ha diviso la sua famiglia , ben chè io gli abbia spiegato che io e il papà non andavamo d'accordo e lui lo sa bene , ma sembra che per i figli due genitori che litigano e che stanno insieme , siano sempre da preferire a due genitori separati , o per lo meno vale per alcuni
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
La reazione di suo figlio è comprensibile ed è necessaria molta pazienza perchè evolva: deve considerare che il suo mondo è cambiato e che deve adattarsi ad una situazione che lo vede privo di una figura maschile di riferimento che invece prima aveva, nel bene e nel male.

Quanto le è stato detto dalla nostra collega è vero e necessario, ma è anche necessario che lei non si attenda dei cambiamenti in tempi rapidi e che non pensi che le cose possano aggiustarsi semplicemente mettendo in pratica qualche buon consiglio.
In questo senso penso che sarebbe d'aiuto che lei si rivolgesse con un po' più di continuità ad uno psicologo, per essere seguita per un periodo e affiancata nella gestione della situazione, più che per ricevere dei consigli risolutivi che non possono essere diversi da quelli che ha già ricevuto.

Attualmente con chi sta il ragazzo mentre lei è al lavoro?
E' a casa da solo, ora che il padre si è trasferito e la nonna è morta?

E per quanto riguarda lei, è proprio sicura di aver accettato la situazione o si sta più che altro sforzando di essere ragionevole e diplomatica?
Esclude di legarsi in futuro ad un altro uomo?
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Utente
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gentile dott.ssa , il ragazzo allo stato è con me , perchè io , dulcis in fundo , quest'anno ho perso il mio lavoro , per cui lui è con me ma non mi parla molto, si isola ,io gli dico spesso di vedere un film insieme , di studiare insieme ma non vuole farlo , lo invito ad andare un pò dal papà che vive in una zona più centrale anche solo per una passeggiata , ma non vuole farlo . Per quel che riguarda me , io sono molto a terra , non solo per quello che è successo con mio marito ma anche per le circostanze contingenti morte di mia madre che viveva con me e che mi ha vista impegnata a curarla per gli ultimi 14 anni , perdita del lavoro , tant'è che oggi sono affetta da un grave deficit della forza muscolare che devo tra l'altro indagare come da consulti che ho inserito anche in questo sito , e son certa che benchè c'è qualcosa senzìaltro di fisico nel mio problema , non è da escludere che sia anche un blocco psicologico , di totale stasi è come se non sapessi dove andare .. per risponderle posso solo dirle che ho preso atto della situazione perchè il matrimonio così com'era non poteva andare avanti , la mia chiusura anche nei rapporti intimi con mio marito e le continue litigate, il muro che per anni , ben 25 tra fidanzamento e matrimonio, abbiamo alzato doveva crollare prima o poi anche se io avrei voluto fare una psicoterapia con lui e capire perchè nonostante il bene che ci vogliamo ancora oggi , ci facevamo così del male , ma lui non ha voluto , mi ha detto che non mi amava più e che non intendeva fare altro , in verità non credo mi abbia mai amato perchè una volta gli ho chiesto di dirmi cosa ero stata per lui , e mi ha detto che ci doveva pensare il che la dice lunga . Ovviamente questo mi fa molto male , io l'ho amato forse non sono stata brava a dimostrarglielo , ma l'ho amato molto tanto da lasciarlo andare serenamente , aiutandolo e favorendolo addirittura , forse per un inconscio senso di colpa per aver contribuito alla fine di questo matrimonio e alla sua infelicità , ma la mia di infelicità evidentemente non interessa a nessuno. Non escludo nella mia vita un nuovo compagno , perchè mi sento molto sola , e vorrei ora un compagno vero che mi dia rispetto, comprensione e sostegno , se capiterà bene ma non sono più disposta a compromessi , sono deleteri e fanno soffrire , io non rinnego niente del passato con mio marito , neanche la sofferenza perchè ci credevo e perchè è nato mio figlio che è un bambino meraviglioso nonostante il periodo che sta vivendo ... vi ringrazio molto per l'attenzione non speravo che su un sito si potesse trovare tanta professionalità ed umana partecipazione ... grazie
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
"non credo mi abbia mai amato perchè una volta gli ho chiesto di dirmi cosa ero stata per lui , e mi ha detto che ci doveva pensare il che la dice lunga"

La dice lunga sì, ma sullo stato d'animo che è arrivato ad avere nei suoi confronti nel momento in cui è avvenuta quella discussione, e non sui sentimenti che ha sicuramente provato per lei: per essere rimasto con lei 25 anni, dei quali più della metà senza la presenza di un figlio (che avrebbe potuto essere un buon motivo per evitare la separazione) deve averla amata, anche se magari a proprio modo.

Considerando il lutto che ha subio e la perdita del lavoro si può immaginare che la situazione in casa sia pesante e, anche se lei cerca di non far pesare la sua sofferenza sul ragazzo, e non è da escludere che il disagio che suo figlio manifesta dipenda anche da questo.

Ha provato a rivolgersi al consultorio familiare per ricevere un appoggio?
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Utente
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no , non ho provato per il consultorio, ho riprovato con un approccio terapeutico da uno psicologo sempre però da sola perchè il bambino non vuole partecipare , il comsultorio in cosa sarebbe diverso ? sono certa che il suo disagio dipenda anche dalla situazione difficile che c'è in casa e dalla mia sofferenza in questo momento anche fisica , anche se io faccio di tutto per non fargliela pesare .. ma ovviamente così come sente il disagio per la situazione di suo padre , sente anche la difficoltà che io sto attraversando ..è molto legato a me come tutti i figli maschi d'altronde ...
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Il consultorio familiare di solito si occupa (oltre che di procreazione e salute sessuale) di problemi legati alla vita della famiglia, perciò lì potrebbe trovare dei professionisti che si occupano ad es. di mediazione familiare e dei problemi che si generano dopo una separazione coniugale che potrebbero aiutrla in questo periodo.
In ogni caso si dovrebbe informare perchè non tutti i consultori offrono i medesimi servizi e non posso che consigliarle comunque di farsi seguire da un mio collega, o in quella sede o privatamente, perchè è evidente che sta attraversando un momento molto difficile.
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Utente
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si , in effetti è quello che intendo fare , anche se adesso devo curare in primis anche i miei sintomi fisici che mi creano non pochi problemi , le sono grata per l'interesse e l'atttenzione , quindi per quel che concerne mio figlio , allo stato io e il papà cosa possiamo fare per allegerirlo un pò
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Non è da escludere che, come lei stessa ipotizza, i sintomi fisici dipendano anche o solo dal suo stato psicologico.
Esegua tutti gli accertamenti del caso e ci faccia sapere.

Al ragazzo va dimostrato affetto e comunicata disponibilità ad ascoltarlo quando sarà lui a voler parlare, cercando di evitare contrasti e inutili insistenze.
Lo interpelli il più possibile perchè è perfettamente in grado di dire cosa gli farebbe piacere e cosa no.
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grazie dott. ssa per la sua gentilezza e professionalità , le farò sapere sicuramente.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Aspetto sue notizie e le faccio tanti auguri,
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Utente
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gentile dott.ssa , mio figlio non intende seguire un percorso terapeutico e come le anticipavo, un suo collega mi diceva che se lui non collabora non lo si può forzare .. ora io ho un grosso problema con la scuola , lui non si è impegnato ed ora mi dicono che rischia la bocciatura .. lui è molto depresso ed ormai rassegnato , va a scuola con molta più fatica perchè ancora più demotivato , gli ho proposto di cambiare scuola , di trasferirlo ad una privata ma non vuole dice che non ce la fa ad affrontare compagni e professori nuovi , tra l'altro in una classe già formata , lui dice di voler restare dov'è e se arriva la bocciatura non gli importa , anche se io so che non è vero . ma d'altro canto non so cosa fare , tra i due mali , bocciatura e cambio scuola , secondo lei qual'è il male minore tenendo conto del profilo psicologico di mio figlio che le ho tracciato ... , pensavo se in questa fase lo ritiro e cerco di coinvolgerlo in un' attività sociale , di volontariato , magari a contatto con la natura , questo secondo lei potrebbe essere un 'alternativa fattiva ed una sorta di terapia per il suo tipo di disagio di non adeguatezza, potrebbe ridargli fiducia in se stesso occuparsi di qualcuno ...grazie per l'attenzione
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Penso che ritirare il ragazzo da scuola significhi comunicargli una resa a oltre 4 mesi dalla fine dell'anno scolastico e che questo non sia positivo.
Non posso però essere io a dirle cosa fare perchè non conosco direttamente la situazione e perchè è necessario che certe decisioni siano prese di comune accordo non solo con il ragazzo, ma soprattutto con suo padre, che deve essere coinvolto e interpellato anche quando non vorrebbe esserlo, ricordandogli che il figlio è di entrambi e che entrambi ve ne dovete occupare specialmente quando ha più bisogno di voi.

L'ideale sarebbe che suo marito accettasse di richiedere assieme a lei una consulenza psicologica per parlare della situazione e di come gestirla, ma soprattutto di come si sente in relazione al figlio e del perchè ha abdicato al suo ruolo di padre.

E' infatti altamente probabile che il ragazzo stia male perchè è la situazione è problematica e non perchè è lui ad avere un problema: sono sicura che la differenza le è chiara e la invito a sforzarsi di ricordarla tutte le volte che la dimentica, per evitare di etichettare più o meno consapevolmente suo figlio come "ragazzo difficile" e di farlo di conseguenza diventare tale.

Se suo marito non è assolutamente coinvolgibile le suggersco di cominciare a rivolgersi da sola ad uno psicologo, come le avevo già detto, perchè questo è necessario per non lasciare che la situazione vada alla deriva e che tutti ne paghiate le conseguenze.
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egregi dottori , scrivo sempre per mio figlio , oggi 15enne, che sembra essersi chiuso al mondo .. rifugge relazione con coetanei , ne ha terrore a volte anche attacchi di panico , si sente inadeguato ed ha una pessima opinione di se stesso soprattutto del suo aspetto fisico che , obiettivamente , non ha nulla che non vada anzi è considerato da tutti un bel ragazzo, forse non molto alto, ma lui non sembra crederci.. spesso dorme di giorno e sta sveglio di notte davanti alla play o vede film o sente musica .. dice che così si rilassa .. è stato da più psicologi da tanto tempo come dicevo sopra ma non è riuscito ad avere una continuità non è collaborativo .. ancora oggi , pur consapevole delle sue difficoltà , non vuole farsi aiutare, dice che è inutile che sarà sempre così e poi lui morirà presto .. non frequenta scuola ma solo una volta a settimana una scuola privata per ottemperare ovviamente agli obblighi di legge e per evitare che perda un anno .. ha già ripetuto la terza media proprio per assenteismo.. gli psicologi che lo hanno tenuto in cura parlano di depressione ... io onestamente, con tutta la umiltà di questa affermazione perchè non sono un' esperta , non lo credo , a me sembra più una personalità deviante .. perchè lui è inrteressato al mondo , alla musica , alle novità , segue la vita dei suoi amici su facebook , però ne resta fuori .. non riesce a buttarcisi dentro , non si sente all'altezza e questo è evidente che lo fa stare male è come uno che guarda il mondo da una finestra .. io e suo padre , anche da separati , stiamo cercando di fare di tutto, ci siamo trasferiti vicino al papà proprio perchè lui potesse aggrapparsi ad entrambi ma non fa più di tanto .. inizialmente sotto pressione del padre è andato un pò in palestra .. sembrava si fosse aperto .. poi , in mancanza di una motivazione vera , si lascia andare e non fa piu niente .. non vede amici neanche a casa .. mi è stato detto da più fronti che devo farlo vedere da un neuropsichiatra infantile , che forse ha bisogno di farmaci .. vorrei un vs parere .. soprattutto sugli effetti collaterali di questi farmaci e sulla dipendenza da essi perchè mi pare ovvio che il farmaco rimuova il sintomo ma non indiidua la causa per cui temo che medicalizzandolo una volta , poi ogni qualvolta nella vita si troverà difronte a situazioni difficili , lavoro o sentimentale , non ci sarà altra soluzione che ricorrere al farmaco... nom so forse sbaglio perciò vorrei un consiglio... si medicalizza un ragazzo a questa età ? i farmaci sono pericolosi ? mi dicono che portano obesità , sterlità .. etc etc ... un neuropsichiatra valuta subito l'opportnità del farmaco o tenta prima una terapia ? so di terapie cognitivo - comportamentali che fanno miracoli .. ma se lui non collabora ? potrebbe volerci il farmaco forse per dargli una spinta e poi seguire una terapia ? si può fare o si crea una dipendenza per cui se si inizia il farmaco poi non lo si può lasciare più ? ... grazie attendo risposta
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile Signora,

come detto in precedenza è possibile che il ragazzo stia male a causa della situazione e che non sia altro che il "portatore" degli effetti di un problema più allargato, che riguarda il sistema familiare che ha visto sfaldarsi.
Per questo motivo la invitavo a coinvolgere anche il padre, se possibile, e/o a rivolgersi lei, in prima battuta, ad uno psicologo, per farsi aiutare a gestire la situazione.
Da quanto riferisce invece sembra che in questi due anni si sia attuata una ricerca di risposte terapeutiche che riguardassero esclusivamente il ragazzo, con il risultato di attribuire totalmente a lui il problema e con la conseguente prospettiva di una possibile medicalizzazione dello stesso anche ove non ce ne fosse necessità - cosa che chiaramente non è possibile valutare a distanza.

Lei stessa nel suo primo post ha riconosciuto che vostro figlio sta male a causa della separazione:

"mio figlio, già di suo timido ed insicuro, da allora si è chiuso totalmente , ha inizialmente provato una forte rabbia contro suo padre rifiutando qualunque tipo di contatto"

e ci si può aspettare che, di conseguenza, la soluzione non venga dal "patologizzare" un adolescente che soffre perchè i genitori si sono separati dopo un periodo piuttosto protratto di liti e che oggi si sente abbandonato perchè non è più al centro della vita del padre.
Lei ha detto infatti che:

"lui era il centro per mio marito, all'improvviso non è stato più così, lui non accetta la compagna di suo padre nè i ragazzini di lei, sulla sorellina ha sentimenti contrastanti a volte dice che è sua sorella a volte dice che non gli importa..."

quindi sembra piuttosto chiaro che una soluzione può arrivare non dall'accanirsi nella ricerca di una psicoterapia che riguardi il solo ragazzo (fra l'altro nessuna terapia è "miracolosa" e i risultati dipendono sempre dal singolo caso), ma dal coinvolgere anche voi genitori in una terapia familiare che serva a ricostruire un equilibrio con l'obiettivo prima di tutto di contenere e superare il disagio di vostro figlio.

Spero che il padre si possa convincere che il malessere del ragazzo non è passeggero e nemmeno risolvibile modificando qualche abitudine di vita, ma che sta forse peggiorando perchè non ha ancora trovato una risposta adeguata.

Le segnalo infine questo articolo che parla del ritiro sociale in adolescenza:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1802-hikikomori-adolescenti-in-volontaria-reclusione.html

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