Reazione alla morte del compagno

Buongiorno.15 giorni fa ho perso il mio compagno per un carcinoma polmonare esteso all'intero polmone sinistro e metastatizzato al cervello. Il decesso è avvenuto dopo soli 15 giorni dalla diagnosi ed un peggioramento delle condizioni sostenuto da forte emottisi. Credo di poter affermare di aver vissuto un lutto anticipato già dal momento della diagnosi, ho cercato tutte le informazioni possibili e sapevo che avrei goduto della sua presenza per molto poco tempo, ma fino all'ultimo ho pregato e sperato,fino a quando il vederlo in quelle condizioni mi ha portato a chiedere a Dio di prenderlo con se e non farlo soffrire in quel modo. In quei giorni in ospedale cercavo di fissare nella mente ogni millimetro dei suoi tratti,ogni poro della sua pelle, ogni particolare... e sono andata avanti cercando tutta la forza per guardarlo negli occhi senza mai dirgli che era vicina la fine... lui mi ha fatto domande nei primi giorni, ma cercavo di dargli speranza e voglia di combattere perchè lo conoscevo e sapevo che aveva paura del male e della morte. Aveva tanta voglia di vivere. Ad un certo punto quelle domande non le ha più fatte,forse sapeva e soffriva più psicologicamente che fisicamente,il suo sguardo era terrorizzato... non lo dimenticherò mai. Era troppo attento al suo aspetto e alla dignità di uomo...lui bello come il sole e profumato sentiva, come tutti noi lo sentivamo, l'odore del male che emanava dal corpo. Il tumore è una bestia e ad ogni respiro sempre più violentemente si percepiva quell'odore. Si vedeva e sentiva uno zombie e questo per lui era impossibile da sopportare. Tanto che negli ultimi tre giorni non ha voluto che io andassi da lui. Prima mostrava intolleranza alle visite di amici e parenti ma aspettava il mio arrivo,poi in quei maledetti ultimi giorni mi pregava di non andare dicendo solo che non voleva farsi vedere così da me.Ho sofferto da impazzire perchè sapevo che la fine era vicina ma ho rispettato la sua volontà pur facendomi mille domande. Perchè non mi vuole? Non gli ho dato abbastanza? Invidiavo il fratello,l'unico che ha fatto entrare l'ultimo giorno. Sapevo che avrei portato questa ulteriore sofferenza per sempre dentro di me ma non riesco a darmi pace perchè sono riuscita a vederlo solo nella sua ultima agonia, già sedato e in coma ma caldo,ancora caldo e con il cuore che batteva. Mi hanno detto che non poteva sentire le mani e la voce e questo è stato un inferno ancora più grande per me... ha spirato con me accanto... ma i suoi occhi non li ho più visti e la sua voce non l'ho più sentita. Nei giorni seguenti ho avuto una reazione inspiegabile.Lacrime e disperazione il giorno della morte e quello del funerale...dal giorno dopo non ho più pianto e sono voluta tornare a lavoro.Ora il vuoto e il male li sento nella gola e nello stomaco,ma non escono le lacrime, non riesco a disperarmi come ho fatto in quei 15 giorni dopo la diagnosi. Riesco solo a continuare quello che lui faceva,prendersi cura dei suoi genitori anziani. Aiutatemi acapire vi prego. Perchè non mi voleva accanto? Ho il suo ultimo sms d'amore alle ore 22.15 della sera. La notte è peggiorato ed è morto alle 8.27 della mattina. Mi amava tanto lo so. Ma mi ha tenuta lontana. Cosa mi succede? Perchè non mi dispero ma sto male dentro? Perchè riesco a lavorare? Perchè riesco solo a parlare di lui ma non piango? Perchè ho provato forza nel pensare che posso fare anche quello che lui non mi permetteva di fare? Sto impazzendo. Mi manca da impazzire ma non ho reazioni.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cara Utente,

accetti prima di tutto le mie più sentite condoglianze per una perdita che l'ha colpita così improvvisamente e brutalmente costringendola ad assistere al rapido e inesorabile processo di decadimento che ha preceduto la morte del suo compagno, che ha voluto sicuramente preservarla per quanto possibile dalla visione di sè stesso malato e ad un passo dalla fine.

Penso che in fondo lei non riesca ancora a capacitarsi di quanto è accaduto, dal momento che in tutto sono passate solo 2 settimane dalla diagnosi alla morte e che solo altre due settimane sono trascorse da allora ad oggi.

In parte la sua sensazione di aver già elaborato il lutto in quei 15 giorni compresi fra la diagnosi e la morte è corretta: le è stato chiaro fin da subito quale sarebbe stato l'esito della malattia e di conseguenza la sua mente ha intrapreso il cammino di distacco prima ancora che lui mancasse.
Il processo di elaborazione del lutto non è uguale per tutti e può non essere lineare, per questo le dico che in parte si è già accomiatata da lui prima che morisse, ma in parte forse non si rende ancora ben conto di quel che è accaduto e di come si rifletterà sulla sua vita, a partire dagli aspetti più banali e quotidiani fino a quelli più macroscopici.

Ci dice che sta continuando a prendersi cura dei genitori di lui, proprio come ha fatto finchè ha potuto, e questo significa che sta onorando la sua memoria e che si sta già riorganizzando quanto meno dal punto di vista pratico. Il versante emotivo è più complesso e le occorrerà sicuramente altro tempo per concludere l'eleborazione di questo inaspettato lutto.

Cos'altro sta facendo per continuare ciò che lui faceva?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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dopo
Attivo dal 2011 al 2015
Ex utente
Gentile Dottoressa esprimo innanzitutto la mia più profonda gratitudine per la sua risposta.

La nostra storia è stata molto difficile ma profonda. Il mio Angelo era un caro amico di famiglia più grande di me... per non rischiare di deludere i miei (legati ad antichi luoghi comuni sulla differenza d'età e ancorati all'idea di Lui come ad un loro amico) abbiamo tenuta nascosta la nostra relazione...privandoci di tante cose che una normale coppia vive. Ma noi eravamo uniti a tal punto che non passava giorno senza vederci e aiutarci. Lui non aveva un lavoro da tanto e pur nella mia precarietà ho sostenuto me e Lui economicamente. Un segreto tra noi. Aveva troppa dignità per chiedere aiuto ai suoi che vivevano di pensione.
Le ho raccontato questo perchè oggi vivo di rimpianti e rimorsi...sebbene sia stata una decisione di entrambi ne abbiamo sofferto e durante i giorni di spedale ci eravamo detti che la situazione doveva cambiare perchè ci stavamo uccidendo da soli. Eravamo consapevoli che in la decisione era presa a fin di bene perchè i miei vivevano anni di pensieri e preoccupazioni legati a problemi familiari... e Lui era il loro sostegno. Ma non mi dò pace...perchè oggi penso di non avergli dato abbastanza.

Continuo a vivere le mie giornate lavorando, la mattina telefono ai suoi che aspettano di sentirmi, la sera esco dal lavoro e li chiamo di nuovo per tenergli un pò di compagnia. Il tempo libero dal lavoro lo trascoro con loro a casa e sbrigo per loro il necessario (controllo bollette e cerco di aiutarli nelle cose che il mio Angelo andando via ha lasciato in sospeso).
Continuo a tenere nel cuore tutte le confidenze del mio Angelo legate ai problemi economici e di salute... lasciando per me il peso di una donna che sapeva che il suo uomo non si sentiva bene da tempo ma pur torturandolo non è riuscita a convincerlo a farsi vedere perchè non voleva sapere di avere malattie.
Continuo a lavorare perchè mi aiuta a tenere la mente in movimento e perchè abbiamo aspettato tanto il contratto di assunzione...arrivato il giorno del suo ricovero.

Per continuare ciò che Lui ha sempre voluto da me ed io ho sempre assecondato, dovrei non sentire nessuno al telefono (amici di vecchia data) e stare in casa. Per Lui, geloso da sempre, ogni uomo o scita o telefonata era una minaccia. Aveva paura che io potessi innamorarmi di un ragazzo giovane e senza problemi economici. Ma io amavo Lui e per tre anni ho vissuto la vita reclusa che Lui mi chiedeva. Esisteva solo Lui nella mia vita.
Ora mi sento in colpa perchè ho bisogno di affetto e amici vicino. E ho paura che Lui sia deluso da Lassù. Più passa il tempo e più se guardo le sue foto mi sembra impossibile che non lo vedrò più. Il dolore mi fa male fino alle ossa. Ma mi sento in colpa per tutto. Ho uno stato d'ansia infrenabile, tachicardia, paura del buio, di camminare sola, di stare sola in casa o anche in camera. Ma non piango. E questo mi fa sentire ancora più in colpa. Ho il desiderio di andare al cimitero ma mi sento male al pensiero che il suo corpo è e resta li. Mi mancano gli occhi, la bocca, la pelle, il calore di un suo abbraccio. Mi manca da togliere il respiro. Ma non ci sto capendo più niente di me.
Il giorno dopo il funerale sono andata a conoscere suoi amici che non avevo conosciuto. ho bisogno di sentire i fratelli e i genitori...con loro e solo con loro sto bene ora. Perchè ho la sensazione che Lui ce l'abbia con me e allo stesso tempo sento che mi protegge? Ho paura di impazzire.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
"Aveva paura che io potessi innamorarmi di un ragazzo giovane e senza problemi economici. Ma io amavo Lui e per tre anni ho vissuto la vita reclusa che Lui mi chiedeva. Esisteva solo Lui nella mia vita.
Ora mi sento in colpa perchè ho bisogno di affetto e amici vicino"

Non ha nessun motivo per sentirsi in colpa se sente il comprensibile bisogno dell'affetto e
della vicinanza dei suoi amici per alleviare il dolore ma anche per non essere e non sentirsi più "reclusa".
Da quanto riferisce sembra proprio che abbia fatto il possibile e l'impossibile per Angelo, per accontentarlo e sostenerlo umanamente ed economicamente.
Cos'altro avrebbe potuto fare che non ha fatto per lui?

Mi consenta di dirle che l'isolamento in cui Angelo voleva che vivesse (niente uscite nè telefonate, niente contatti con gli amici di lui che ha conosciuto solo adesso) ha rappresentato davvero una richiesta molto impegnativa alla quale corrispondere, una richiesta ingiusta che ha lasciato in lei il segno se non riesce a non sentirsi in colpa al pensiero non di "tradirlo", ma solo di incontrare altre persone.

La sua attuale sensazione di essere contemporaneamente protetta e avversata da Angelo deriva da quanto ha interiorizzato negli anni: l'ambivalenza dell'amore e della gelosia, che non di rado mal si conciliano se non portando a richieste come quelle che lei ha ricevuto.
Pur amandola le ha chiesto un po' troppo, e adesso lei, che è ancora giovane, sente il desiderio di riappropriarsi di quella parte della sua vita che ha dovuto mettere fra parentesi per qualche tempo.
In questo non c'è nulla di male, non trova?
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dopo
Attivo dal 2011 al 2015
Ex utente
Eppure Dottoressa, mi sento male... mi sembra di non dargli pace...eppure non sò perchè ma sento che ora sta bene. Come le ho scritto prima la nostra storia è stat nascosta... eppure il giorno della sua morte io ho sentito al'irrefrenabile bisogno di dire tutto alla mia mamma...avevo bisogno di sfogarmi...perchè nei giorni precedenti ovviamente non potevo dire "sta morendo la persona che amo"!... E lei mi rimproverava perchè "so che sta andando via un caro amico di tutti noi...ma tu non puoi ammazzarti così...snza mangiare, dormire... singhiozzi e basta! Io non posso permetterti di ucciderti da sola" ... Queste le parole di una mamma... la mia... che mi ha poi rivelato che aveva capito tutto da tempo ma non mi aveva fatto domande perchè vedeva che io non ne parlavo con lei. Nel momento in cui l'ho detto a mia madre mi sono sentita un peso alleggerirsi sul cuore... ma tanto poi che cambiava...ora che non posso più vivere con Lui...
Di Lui conservo tutto nell'anima... è vero le privazioni che ho vissuto mi hanno stressata tanto, ma mi creda Dottoressa, le privazioni erano sopportabili perchè il suo amore mi completava. Perchè un minuto ho la sensazione che prima o poi lo ritroverò come spirito nella mia camera arrabbiato con me e un miuto dopo sento la sua mano calda sulla testa a proteggermi? Perchè da quei giorni in cui ho pensato solo di voler andar via con Lui oggi sento un nodo allo stomaco e alla gola che non vogliono uscire e solo tanto vuoto dentro? Perchè non esce fuori? E, soprattutto, perchè più passa il tempo più sento un baratro dentro di me? Passo ore a rileggere i suoi messaggi, gli do il buongiorno, il buon pranzo, la buona cena, la buona notte come sempre... parlo ad alta voce... Ho paura di me.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
E' normale, non è ancora entrata del tutto nell'ottica di averlo perso e per questo occorrerà tempo.

Forse sua madre non ha ben capito quanto fosse importante la vostra relazione, visto che paragona il proprio (e di suo padre) dolore per aver perso un caro amico al suo, che ha perso la persona che ama.
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dopo
Attivo dal 2011 al 2015
Ex utente
Scusi sono stata io poco chiara... Le parole di mia mamma risalgono al periodo del ricovero, quando io sapevo già che lo avrei perso e in un momento di disperazione ho detto che avevo solo voglia di andarmene con lui... mia mamma davanti ad una figlia che diceva di voler morire ha cercato di farmi dire quello che non avevo ancora detto... la verità a mia mamma l'ho detto il giorno della morte del mio Angelo... Da quel momento senza lei vicino credo sarei impazzita... e forse sto impazzendo ora...

Non so più cosa fare... alterno momenti di voglia di sopravvivenza a momenti di voglia di vita a momenti di lacerazione.

Non so come ringraziarla Dottoressa... non ho mai parlato dei miei dolori... ne ho avuti tanti di momenti difficili e sono abituata a cavarmela da sola ma temo che stavolta ho esaurito la capacità.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Non si può fare tutto da soli, le energie prima o poi si esauriscono così come la capacità di sopportazione.
Cominci ad appoggiarsi anche agli altri senza temere di essere un peso.
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dopo
Attivo dal 2011 al 2015
Ex utente
Le persone a me vicine hanno sempre contato su di me... e su di Lui... ora resto solo io e a dare un senso alle mie giornate c'è solo il pensiero di cosa posso fare per loro...cosa avrebbe fatto Lui e cosa ora posso fare da sola...non ho altri obiettivi...non ho più un senso nè obiettivi per me stessa. E' finito tutto. Posso solo dedicarmi agli altri.
Ora ho avuto la prova, che tutti un pò rifiutiamo per paura, che che la vita è un attimo che vola via...un mese ogi da quel maledetto giorno del ricovero... e già Lui è Lassù da due settimane... la sera prima eravamo in giro a prendere un caffè e a fare la spesa per la mamma...

Sono tornata ora dal cimitero e, per quanto faccio fatica ad andare, una volta là non me ne tornerei mai... lasciare il suo corpo li e tornare a casa...quel meraviglioso viso è a pochi centimetri da me ma non posso vederlo.

Ogni giorno che passa mi sembra tutto inutile...che ci sto a fare qui???

Mi scusi tanto...non è da me... ma per la prima volta nella vita mi viene spontaneo parlare... almeno attraverso un monitor...

Mi scuso per rubare minuti del suo tempo per qualcosa che tanto non ha soluzione... la ringrazio anche solo per l'umanità che ha avuto nel rispondere agli sfoghi di una sciocca consapevole che come tante altre persone ha perso un affetto importante... sò che fa parte della vita ma non pensavo di dover vivere questa esperienza così presto... avevo scelto un uomo per la vita...ho solo 35 anni...

E ora che faccio...

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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Lei non è affatto una sciocca: sapere che la morte fa parte delle vita non basta per accettarla e soprattutto per riuscire a farlo in un tempo così breve dalla perdita della persona che si ama.

Se sta emergendo quel dolore che mi diceva di non riuscire a esternare è un bene, perchè potrà liberarsene.
Lei inizialmente ha infatti chiesto questo:

"Cosa mi succede? Perchè non mi dispero ma sto male dentro? Perchè riesco a lavorare? Perchè riesco solo a parlare di lui ma non piango?"

sentendosi preoccupata del fatto che sembrava aver già superato tutto, ma come vede non è così.

E' un bene che la sua sofferenza riesca ad emergere e ad esprimersi, anche se questo è molto doloroso.
Cerchi di darsi un po' di tempo per superare il dolore e riuscire a guardare nuovamente avanti.
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dopo
Attivo dal 2011 al 2015
Ex utente
Ogni giorno è peggio... ogni risveglio, quando riesco a dormire, è come se Lui morisse di nuovo. Solo che oggi ho capito che non avevamo litigato, che non era partito per una vacanza, che non ci eravamo lasciati... è morto. Non lo vedrò più. Non ce la faccio.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
In questo momento è normale che senta di non farcela, per questo è importante che si appoggi alle persone care che possono sostenerla.

Se si rende conto che la situazione non cambia con i giorni, e che non riesce a sentirsi minimamente sollevata ricevendo il sostegno dei suoi cari, può rivolgersi anche ad uno psicologo per parlarne di persona e ricevere un aiuto nel processo di elaborazione di questo grave lutto.
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dopo
Attivo dal 2011 al 2015
Ex utente
Grazie Dottoressa, terrò conto dei suoi consigli.

Grazie di tutto
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cerchi di farsi coraggio, di chiedere aiuto e di darsi del tempo.

Se non stesse così male significherebbe forse che in realtà non lo amava, ma se lo amava è naturale che soffra e che la presa di distanza da lui non sia un processo semplice ed immediato.
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dopo
Attivo dal 2011 al 2015
Ex utente
Forse ho preteso un troppo da me stessa...sono tornata subito a lavorare convinta che tenere la mente occupata e necessarianmente concentrata potesse aiutarmi. Inoltre, ho firmato un contratto di assunzione da neanche un mese e non avendo maturato ferie o permessi avevo poche alternative. Ma principalmente ho pensato che a casa sarei impazzita...ed è quello che infatti accade nel we. Mi solleva solo il tempo che trascorro a casa sua con i suoi genitori. E' l'unica cosa che riesco a fare adesso. A casa la sera i minuti passano lentamente davanti alle sue foto e a rileggere i messaggi... Ma la cosa più devastante è che non riesco più a tirare fuori il dolore che dentro mi lacera...vorrei sfogarlo con un pianto liberatorio ma sento che le lacrime si arrestano e rimane il nodo alla gola che mi soffoca. Quanto vorrei per una volta nella vita riuscire ad urlare... ad urlare il peso che mi stringe lo stomaco.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Tornare a lavorare è stata una buona idea, per quanto in realtà non avesse alternative, perchè concentrarsi sul lavoro le consente di distrarre l'attenzione dal pensiero di lui e di tenersi impegnata in qualcosa che fa parte del mondo esterno e non del suo mondo interno.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le Sig.ra,
tornare subito al lavoro è stata una scelta obbligata che forse nell'immediato si è rivelata funzionale però è arrivato il momento di iniziare a prendersi cura di sé, di creare le condizioni favorevoli per un sano processo di elaborazione del lutto, chiedere a sé stessa di affrontare anche questa volta tutto da sola potrebbe davvero essere troppo oneroso.
La sua sofferenza è palpabile non si colpevolizzi se non riesce ad esprimerla come si aspetterebbe, provi a cercare uno "spazio protetto" all'interno del quale poterla esprimere lasciando che prenda forma liberamente nel suo vissuto.
Ho utilizzato l'espressione "spazio protetto" per riferirmi alla relazione terapeutica, al colloquio con uno Psicologo che possa essere l'interlocutore privilegiato con il quale condividere la sua esperienza e che possa accompagnarla in questa sfida delicatissima che è l'accettare la perdita della persona amata.
Naturalmente il mio è solo un invito alla riflessione non lo interpreti con un tentativo di concludere la consulenza on line, i miei Colleghi ed io siamo qui ad ascoltarla tutte le volte che ne sentirà il desiderio.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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dopo
Attivo dal 2011 al 2015
Ex utente
E' incredibile trovare tanta umanità da professionisti che neanche conoscono il volto dell'interlocutore e non aver invece mai avuto nè conforto nè dialogo con coloro che hanno avuto in cura il mio compagno. Già... io non avevo concluso un contratto matrimoniale...a nulla avevo diritto. Lo stadio della malattia, i sintomi predittivi di un peggioramento e quelli della morte imminenti li ho studiati su internet. Ho tanta rabbia. E comprendo il mio compagno che per paura che gli vnisse nascosta la verità ha voluto sempre parlare lui con i medici... i quali, però, fino all'ultimo giorno hanno preferito non essere sinceri fino in fondo. Io ho capito la tragicità della situazione solo due giorni prima della morte... davanti al fatto compiuto delle sue dimissioni nonostante il principio di un'emorragia interna. Ma non perdonerò mai che sia stato mandato a casa senza un'assistenza domiciliare...abbiamo dovuto fare le corse al pronto soccorso con i secchi fra le sue gambe in macchina mentre fuoriuscivano quantità di sangue vivo dalla bocca. Mi consola solo il fatto che lui aveva tanto desiderio di dormire di nuovo nel suo letto...e che ha rivisto casa sua anche solo per due giorni.
Il nostro vissuto è stato profondo, pieno, meravigliosamente ricco di sentimenti puri, ma anche molto difficoltoso e colmo di ostacoli. Eppure mi ha dato tutto quello che non pensavo di poter ricevere in una vita intera. Sò di aver fatto anch'io molto per lui...ma avrei voluto più tempo per dargli ancora di più perchè meritava ancora di più. Sono certa che se me ne fossi andata via io al suo posto lui non avrebbe più voluto vivere. Questo è il mio pensiero di tutti i giorni e anche per questo mi sento in colpa.
Il suo consiglio Dottoressa lo accetto molto volentieri... forse ne ho bisogno. E' che adesso sento il bisogno di vivere in solitudine il mio dolore perchè non saprei neanche da dove cominciare per tirarlo fuori. Vorrei tanto piangere, urlare, disperarmi... ma non riesco. La mia disperazione è li...latente...vigile...presente....forte...continua...ma è dentro. Fuori forse non la vedrà nessuno.

Grazie infinite. Siete persone oltre che professioniste... lasciatemelo dire... offrirsi così, gratuitamente e con costanza è cosa rara. Grazie ancora di cuore.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Per quanto ognuno viva a modo proprio il dolore, e possa necessitare/desiderare o meno di condividerlo, se persistesse la sensazione di non riuscire ad esprimerlo sarebbe sicuamente opportuno che lei si facesse aiutare ad esternarlo da uno psicologo.

Il rischio infatti è che nel tempo lei possa sviluppare o un disturbo depressivo o somatizzazioni che altro non sarebbero che il ripiegamento sul piano corporeo dell'espressione del suo dolore, che prima o poi dovrà trovare uno sfogo e che potrebbe prendere questa forma se non trovasse altre vie.
[#19]
dopo
Attivo dal 2011 al 2015
Ex utente
Prenderò in seria considerazione i vostri consigli...in questi giorni ho attacchi di tachicardia e panico soprattutto se mi ritrovo in luogo buio, dei quali non ho mai sofferto...non sò se potrebbero essere legati alla situazione. Sono consapevole che chiedere aiuto non è una vergogna... un passo l'ho fatto chiedendo una consulenza su questo portale mossa da un bisogno incontenibile di parlare. Non esiterò a chiedere aiuto come invece ho fatto, sbagliando, per troppo tempo tenendomi sempre tutto dentro.

Grazie del vostro prezioso interesse nei miei confronti.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Non è da escludere che stia avvenendo quello che le dicevo: il dolore, che non trova una strada per "uscire", lo fa mediante sintomi fisici.

Ci faccia sapere!
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le Sig.ra,
concordo con le osservazioni della Collega e mi permetto di consigliarle la lettura di questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
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dopo
Attivo dal 2011 al 2015
Ex utente
Grazie Dottoressa Camplone, ho letto l'articolo e devod irle sinceramente che l'ho trovato molto interessante e soprattutto "chiarificatore". Devo ammettere che l'idea di aprire la mente, il cuore e le emozioni ad una persona sconosciuta mi ha sempre frenato... ma stavolta non la considero "l'ultima spiaggia", ma, al contrario, "un punto di partenza" con me stessa... perchè ora sono consapevole di non farcela da sola. In questo devo dire che mi agevola il vissuto di una persona a me particolarmente cara che da ormai 5 anni fa i conti con una depressione esi affida ad uno psicoterapeuta, trovando in lui il rifugio e il riparo che lo aiutano ad affrontare le sue debolezze....o forze. Perhè mi permetto di asserire che chi si affida a questi professionisti non è una persona debole ma al contrario una persona che ha la forza di combattere.

Io in questo momento, di fronte ad una condizione di instabilità emotiva troppo forte da sostenere da sola, forse ho bisogbo di trovare la forza per aiutarmi.

Gentile Dottoressa Massaro, leggendo la sua risposta nella quale prevedeva la possibilità di ripercussioni fisiche mi sono ritrovata subito....e per un attimo ho avuto paura. Sto dimagrendo ormai da un mese e mezzo...sono arrivata a pesare 40 Kg (sono alta 1.58)... sono stanca, ho sempre mal di testa, confusione, giramenti di testa, tachicardia, dolori articolari... chissà...forse il mio amore mi vuole vicina... e forse sarebbe giusto.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Questi sono tutti sintomi prodotti dalla sua mente, il suo defunto compagno non ha alcun ruolo in questo ma lo ha il dolore per la sua scomparsa.

"chi si affida a questi professionisti non è una persona debole ma al contrario una persona che ha la forza di combattere"

Ha perfettamente ragione: il debole nega il problema e si nasconde per non affrontarlo, il coraggioso invece decide di non fare finta di niente e lo affronta a testa alta, senza fuggire di fronte alle difficoltà.
Sono sicura che lei appartiene a questa seconda categoria.
[#24]
dopo
Attivo dal 2011 al 2015
Ex utente
Mi sono sempre ritrovata nella vita a dover cercare soluzioni...non ricordo molti momenti tranquilli... ho affrontato molte situazioni che mi toccavano da vicino o direttamente... sono da sempre abituata a sudare 1 giorno di pace... ce l'ho sempre fatta, tranne per salvare lui... su questo ha vinto l'impotenza. Sulla mia testa, la mia fragilità e il mio dolore posso invece provare almeno a non chiudere gli occhi. In troppi hanno bisogno di me...anche io ho bisogno di me stessa.
[#25]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
"In troppi hanno bisogno di me...anche io ho bisogno di me stessa"

Magari potrebbe iniziare a mettere sè stessa davanti agli altri, almeno nelle intenzioni, perchè se non sta bene lei prima di tutto non può nè contare su sè stessa nè essere d'aiuto ad altri.
[#26]
dopo
Attivo dal 2011 al 2015
Ex utente
Sto cominciando ora...seguendo il consiglio di chi mi ha amato e mi ha sempre ricordato di pensare un pò anche a me stessa. Lui me lo implorava...io lo farò. Inizierò da questo dolore.
[#27]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le Sig.ra,
nel prendersi cura di Lei potrebbe dalle condizioni fisiche per impostare un corretto regime nutrizionale e fare un controllo generale al fine di verificare altri eventuali interventi.
La tendenza a sovraccaricarsi di compiti e responsabilità tuttavia è un aspetto significativa che meriterebbe di essere approfondito all'interno del colloquio psicologico.
[#28]
dopo
Attivo dal 2011 al 2015
Ex utente
Gentile Dottoressa, negli ultimi tempi ho fatto diversi controlli per continuo gonfiore addominale... a parte una colite che ho da molti anni ho scoperto di essere intollerante al lattosio, che fra le conseguenze ha il dimagrimento... dalla positività del breath test ovviamente ho adeguato il regime alimentare. Certo in quest'ultimo periodo invece di mettere su un grammo ho perso qualche chilo. Non mi sorprende molto visto che lo stress e lo stato emotivo ha sempre avuto questo effetto su di me...mi si chiude lo stomaco. Ora sto cercando di sforzarmi un pochino, quanto meno per recuperare un pò di peso.
Molti sintomi, inoltre, si sono attenuati dall'interruzione della pillola anticoncezionale...ormai inutile...

I giramenti di testa li ho sempre giustificati con l'infiammazione della cervicale...ho notato che assumo posizioni scorrette e i mie nervi sono sempre contratti.

Dalle analisi effettuate risultava solo un lieve aumento delle alfaglobuline e della proteina c reattiva (1.60 contro un valore massimo di 0,50 come range di laboratorio), ma soffrendo di parodontite ed avendo effettuato le analisi in un periodo di acutizzazione dell'infiammazione parodontale (ho eseguito sedute di levigatura e ablazione) il medico mi ha detto che potrebbe dipendere da questa e che trattandosi di un lieve aumento del valore dovevo stare tranquilla.

Non voglio approfittare della vostra consulenza, soprattutto perchè sono consapevole di quale sia la vostra specializzazione...ma se vorrete darmi un vostro parere ne sarei immensamente grata.

In questo momento non ho la forza di rientrare negli ospedali per ripetere analisi e controlli... ho bisogno di un attimo di respiro da aghi e vista di sangue... so che può sembrare strano ma mi fa male ora. In questo periodo di stress tra l'altro non sò quanto potrebbero essere attendibili le analisi...

Sono da sempre una persona che somatizza sul corpo gli stati d'animo... quante cose arretrate ha accumulato la mia testa? Sono tanto stanca... mi sento tanto sola eppure di persone che mi amano ne ho tante vicino...possibile che si diventa niente e ci si senta così privi di senso? Io con lui mi sentivo viva...
[#29]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le Sig.ra,
non si tratta di approfittare solo che gli aspetti che riferisce non sono di nostra consulenza quindi abbiamo preferito invitare altri specialisti a risponderle in merito agli aspetti che lei descrive.
Per quanto riguarda gli aspetti psicologici è comprensibile che Lei avverta un carico emotivo eccessivo che avrebbe bisogno di trovare uno spazio d'ascolto e di comprensione adeguato che rappresenta un tipo d'aiuto diverso da quello, senz'altro importante, che possono offrirle amici e familiari.
[#30]
dopo
Attivo dal 2011 al 2015
Ex utente
Grazie mille...accolgo con piacere eventuali indicazioni che potrebbero arrivare da altri specialisti e ringrazio tutti voi per l'interesse e la disponibilità che dimostrate.
[#31]
Dr. Sergio Formentelli Dentista, Gnatologo, Ortodontista, Odontostomatologo 7.5k 226 18
Gentile signora,

da odontoiatra e cultore di argomenti gnatoligici, intervengo limitatamente agli argomenti di mia pertinenza.

Innanzitutto si prenda tutto il tempo necessario, non c'è urgenza di affrontare l'ansia che può mettere il dentista.
Aggiungerebbe ansia ulteriore all'ansia e alle tensioni del triste momento che sta vivendo.

Quando si sentirà pronta, affrotni le problematiche odontoiatriche.

La cervicale potrebbe avere origine di tipo orale, per malocclusione e/o bruxismo.
Anche le problematiche paradontali potrebbero riconoscere la stessa origine, specie le forme che non si risolvono con l'igiene orale professionale e con la levigatura delle radici.
Ripeto: potrebbero. Non è detto; potrebbe essere solo la presenza di placca e tartaro ad aver provocato la acutizzazione paradontale.
On-line non lo posso sapere.

La figura di riferimento per queste problematiche è lo gnatologo.

Il carico emotivo di questo periodo potrebbe inoltre, portando ad un aumento del serramento dei denti, aggravare un bruxismo già esistente.

Gli articoli sotto-elencati (li legga eventualmente nell'ordine in cui glieli presento) le spiegano approfonditamente il fenomeno bruxismo.

www.malocclusione.it/archivio/bruxismo_cause.pdf
www.malocclusione.it/archivio/bruxismo_diagnosi.pdf
www.malocclusione.it/archivio/bruxismo_terapia.pdf
www.medicitalia.it/minforma/Gnatologia-clinica/1363/Bruxismo-diagnosi-e-terapia
[#32]
dopo
Attivo dal 2011 al 2015
Ex utente
Grazie Dottore, ho effettuato sedute di levigatura per la rimozione del tartaro in profondità (4 sedute, ciascuna dedicata ad un quadrante). I problemi parodontali sono presenti ormai da quasi 20 anni e hanno provocato tasche importanti sopratutto nei molari. Probabilmente il molare superiore di destra (marcatamente mobile con tasca di 8 mm) dovrà essere estratto per conservare i denti vicini... questo è quanto riferito dal medico odontoiatra che mi segue. Alla conclusione delle sedute non risultavano segni di infiammazione tali da suggerire imemdiata estrazione del molare.
Effettivamente ho notato un peggioramento dei sintomi della cervicale dalla riacutizzazione della malattia parodontale (quando prima della levigatura il tartaro era presente in quantità)...ogni mattina mi sveglio (quando riesco a dormire) con i denti serrati.
Avrei una domanda da porle... la proteina c reattiva può subure un innalzamento in presenza di malattia parodontale?

Grazie per il suo intervento. Il vostro aiuto è tanto per me. Da quando vivo questa situazione interiore ho sviluppato un'ipocondria assillante. Penso a tutte le malattie possibili. Ho visto troppo in questi ultimi 2 mesi...la sofferenza fisica che ho visto non la caccerò mai dalla mia testa... è la mia tortura quotidiana
[#33]
Dr. Sergio Formentelli Dentista, Gnatologo, Ortodontista, Odontostomatologo 7.5k 226 18
Molto onestamente, non conosco questo particolare della proteina C reattiva.

Il problema paradontale, a quanto lei mi racconta, potrebbe avere una componente dovuta al bruxismo (serramento dei denti).
A quanto mi risulta, c'è un odontoiatra, a Roma, che dispone dell'attrezzatura diagnostica e terapeutica innovativa a cui faccio riferimento.
Sul mio sito ( www.malocclusione.it ) trova le indicazioni.
Ma non c'è nessuna urgenza, mi raccomando.
[#34]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Le trascrivo il messaggio della d.ssa Chiara Lestuzzi, Cardiologa di questo sito:

"Gentile signora,
la dott.ssa Massaro ha invitato i colleghi medici a intervenire per darle una mano, ognuno con la sua competenza.

Premetto che faccio la cardiologa in un Centro Oncologico, e da 30 anni ho a che fare con pazienti di tutti i tipi (compresi casi come il suo Angelo), che spesso condividono le loro angosce con me durante le visite cardiologiche invece che con gli oncologi a cui tendono ad affidare la parte strettamente medica. Con alcuni vedovi ho instaurato poi rapporti di amicizia che in certi casi durano da più di 20 anni.
Inoltre, ho perso i suoceri e un fratello a causa di tumori, e ho vissuto sulla mia pelle le angosce dei familiari, quindi la posso capire anche dal punto di vista umano.
Ho letto anche il suo scambio di messaggi di gennaio con il dott. Barbieri.

Vorrei dirle alcune cose:
Quanto al suo rimorso per non aver insistito prima con il suo compagno perché si facesse visitare ai primi sintomi, al momento attuale ovviamente nessuno può dire se un anno prima il tumore sarebbe stato curabile. Ricordi che c'è però anche la possibilità -assolutamente non remota- che non lo fosse, o meglio che le cure (interventi, terapie antineoplastiche) non gli avrebbero allungato (o solo di poco) la vita. In tal caso, l'esito sarebbe stato lo stesso, lei avrebbe avuto più tempo per prepararsi e la consolazione di aver fatto tutto quel che si doveva fare, ma lui (che era terrorizzato dalla malattia) avrebbe vissuto un anno con questa angoscia. Quindi, cerchi di concentrarsi su questa ipotesi: probabilmente una diagnosi più precoce -nel suo caso- non avrebbe significato una vita più lunga in assoluto ma una vita DA MALATO più lunga. Con i miei suoceri ho fatto io la scelta -dolorosa e difficile- di non dire loro che la malattia si era ripresentata dopo l'intervento, perché sui piatti della bilancia gli oncologi mi hanno messo una possibile sopravvivenza di pochi mesi in più e una sicura tossicità da chemioterapia per diversi mesi. Ho preferito che si godessero senza angosce quello che avevano.

Quanto al suo dedicarsi esclusivamente ai suoceri, è bello e sicuramente le farà bene come manifestazione di amore per il suo compagno. Però -visto l'isolamento in cui ha vissuto prima la sua storia "clandestina", adesso la sua vita- io caldamente le consiglio di trovare una persona capace (psicologa, forse nel suo caso meglio una donna con cui si potrà sentire più in sintonia) con cui instaurare -se per caso non potesse permettersi un programma di psicoterapia a lungo termine- almeno un programma di incontri periodici (una, due ore alla settimana) per sfogare liberamente il suo dolore e tutti i suoi sentimenti. Cosa che sicuramente non può fare con i suoceri per non causare loro altro dolore, e probabilmente con sua madre con cui c'è il segreto percedente -e probabilmente anche del riserbo- che le impedirebbero si sentirsi libera di esprimersi. Anche gli amici -se erano amici comuni- potrebbero avere delle difficoltà. Un' estranea non coinvolta emotivamente, ma dotata di empatia e -soprattutto- degli strumenti professionali adatti (la dott-ssa Massaro mi pare che sia un esempio lampante di cosa intendo) può aiutarla a mettere ordine nel suo mondo sconvolto e a riprendere una strada nuova. Pensi a questi appuntamenti come a una cosa che fa solo per sé (giustamente le è stato consigliato e lei pare lo abbia capito): dedichi a se stessa un'ora o due alla settimana, si faccia accudire come lei ha accudito ( e accudisce) gli altri.

Infine, da cardiologa: i suoi disturbi sono probabilmente legati allo stress, ma questo non significa che lei non li debba curare in attesa di superare lo stress. Come sono solita dire ai miei pazienti: se un dente ti fa male devi andare dal dentista; ma nel frattempo perché non prendere un antidolorifico? Quindi io mi farei prescrivere dal medico un ansiolitico e -se ha spesso tachicardia- anche una piccola dose di betabloccante che funziona molto bene nel contrastare la tachicardia da stress. Io consiglio il bisoprololo, che è disponibile anche a dosaggi bassissimi (1.25 mg) per cominciare, aumentando progressivamente la dose -se necessario- fino a controllare il disturbo (di solito comunque 5 mg bastano, anche se la dose piena è di 10 mg).

Mi accorgo ora che -in questo blog medico- ho parlato prima da "compagna di sventura", poi da medico empatico e solo alla fine da cardiologa.
Ma credo che questo a lei non dispiaccia.

Un abbraccio

Dr.ssa Chiara Lestuzzi"
[#35]
dopo
Attivo dal 2011 al 2015
Ex utente
Non ò come esprimere la mia gratitudine verso tutti voi...credetemi sto esplorando un mondo che non conoscevo...la condivisione e la richiesta di aiuto... prima ero io che la offrivo a me stessa...con me condividevo decisioni e soluzioni, a me chiedevo aiuto. Le sole volte che ho sfogato i tanti pesi che custodivo sullo stomaco l'ho fatto grazie a Lui che mi ha insegnato a non chiudermi e a fidarmi di Lui.

Gentile Dottoressa Lestuzzi se avesse invertito lo scritto (prima da cardiologa e poi da compagna di sventura) non avrebbe suscitato lo stesso effetto ...e l'effetto è stato rassicurante, mi sono sentita per i due minuti in cui leggevo "riscaldata"... non sò come spiegare... meno sola e assolutamente compresa.
Sto cercando di fare passi avanti su me stessa perchè il peso comincia a diventare troppo... sono giovane e gli anni più belli li ho trascorsi a domandarmi quando fossero arrivati quelli davvero belli... gli ultimi tre mi hanno dato una seranza...con Lui era arrivata la luce...ora è di nuovo buio.
Grazie per l'indicazione farmacologica...la stessa consigliatami dalla mia ginecologa che è anche psicoterapeuta. Sto iniziando un cammino...

Mi farebbe piacere non perdere il contatto con voi.

Grazie ancora con tutto il cuore.
Salute orale

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