Il mio medico mi prescrisse pantorc
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
oltre a prescriverle quei farmaci il suo medico le ha anche richiesto di sottoporsi ad accertamenti clinici?
Sono state cioè escluse altre eventuali patologie che potrebbero aver causato sia il mal di stomaco sia il dimagrimento?
Da allora ha modificato le sue abitudini alimentari mangiando meno?
E' stata particolarmente in ansia per qualcosa?
I sintomi ansiosi che la colpiscono sono presenti sul piano fisico (ad es. con tachicardia o irrequietezza)?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
In che senso non era più sè stessa?
Gli altri sintomi che descrive (chiusura alla gola, a volte dei giramenti di testa, sudorazione e tachicardia) sono comparsi dopo l'assunzione di questo farmaco?
Se sì, in precedenza in che modo era "un tipo un pochino ansioso"?
In ogni caso per informazioni precise deve rivolgersi ad un medico, ma penso che ciò che conta a questo punto è che non lo assume più e sta meglio.
Sono sicuramete da affontare tutti quei sintomi di natura ansiosa che ci ha descritto e che non spariranno da soli: "chiusura alla gola, a volte dei giramenti di testa, sudorazione e tachicardia" indicano che in lei è presente un malessere che deve essere affrontato e che si sta trascinando da troppi anni per non intervenire.
Visto che ci dice anche questo:
"da quando ho fatto il corso OSS e dopo aver fatto il tirocinio in rianimazione ho sempre paura delle malattie"
mi piacerebbe sapere come mai ha scelto una professione che la mette in contatto con soggetti malati, esponendosi al rischio di sviluppare ipocondria - cosa che in effetti pare esserle successa.
Essendo lei una persona ansiosa esponendosi alla presenza di pazienti in rianimazione ha involontariamente causato l'insorgenza di pensieri di tipo ipocondriaco, che comunque non sarebbero probabilmente insorti in assenza di una base ansiosa di fondo.
E' davvero il caso che lei si rivolga ad uno psicologo, perchè i sintomi e i pensieri che ci ha riferito necessitano di una valutazione e di un conseguente intervento psicoterapeutico.
Sa se lo psicologo effettua solo quel tipo di psicoterapia o se effettua anche percorsi individuali?
Per quanto riguarda i farmaci, poichè noi psicologi non siamo medici è normale che non gliene abbia prescriutti.
Probabilmente non ha nemmeno ritenuto che fosse il caso di inviarla ad uno psichiatra per una prescrizione farmacologica, ma se invece lei volesse intraprendere anche questa strada potrà sicuramente parlargliene e chiedergli a chi può rivolgersi.
Le consiglio in ogni caso di fare prima un colloquio con la Psicologa e valutare insieme se è preferibile un percorso di gruppo oppure individuale, inoltre al fine di offrirle ulteriori spunti di riflessione la invito a leggere questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
"quando mi succede penso che sia l'ansia e mi passa"
possa avvalorare questa ipotesi, per escludere che il disturbo abbia natura organica è necessario che ne parli con il suo curante.
L'ha già fatto?
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Ciò sembra corroporare l'ipotesi che si tratti proprio di ansia, del resto già confermata dallo psichiatra che l'ha visitata.
Ne deve parlare con la psicologa che le è stata indicata, lo ha già fatto?
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
A seconda di quanto è il tempo d'attesa che le hanno dato per l'inserimento nel gruppo, potrebbe decidere di rivolgersi autonomamente a uno psicologo psicoterapeuta esperto in disturbi d'ansia, ad esempio a indirizzo cognitivo comportamentale o breve strategico.
Legga questi articoli per informarsi:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
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https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
in questo momento le rassicurazioni sono assolutamente da evitare. Più lei viene rassicurata e più la sua ansia viene alimentata.
Mi associo al collega nel consigliarle di cercare intanto un terapeuta dei suddetti orientamenti con cui possa iniziare un percorso individuale.
mi sembra alquanto strano che la Psicologa non l'abbia convocata per un colloquio preliminare all'inserimento nel percorso di gruppo, solitamente tale colloquio consente una valutazione rispetto all'opportunità di scegliere il percorso più adeguato alle esigenze della persona. Al contrario in questo caso sembra che la priorità sia il raggiungimento del numero minimo di soggetti per avviare le sedute di gruppo, spero vivamente di sbagliarmi ma l'affermazione dello psichiatra rispetto all'inutilità del colloquio individuale è alquanto discutibile; pertanto la inviterei a chiedere un colloquio individuale direttamente alla Psicologa in modo che lei stessa possa valutare come si trova con la specialista che a sua volta avrà modo di conoscerla personalmente.
Ho capito male o lei e la psicologa non vi siete nemmeno mai incontrate?
Questo non perchè la visita psichiatrica non sia servita a nulla, ma perchè chi conduce il gruppo deve come minimo farsi un'idea dei pazienti con i quali lavorerà.
Non solo: anche lei, come paziente, ha il diritto di vedere in faccia la psicologa e di stabilire se è una persona con la quale le va bene lavorare - il che non è scontato.
Tanto più visto che le è richiesto di posticipare l'inizio della cura ad un momento non definito, proprio e solo in attesa che si formi il gruppo, sarebbe davvero controproducente che all'avvio della psicoterapia lei scoprisse di non sentirsi a suo agio con quella dottoressa.
Meglio stabilirlo prima e stabilire anche se sia preferibile il percorso di gruppo o quello individuale.
Può controllare presso il nostro Albo inserendo il suo nominativo qui:
https://areariservata.psy.it/cgi-bin/areariservata/albo_nazionale.cgi
2) vuol dire che covavo l'ansia da tempo?
3) L'ansia può uscire da un momento all'altro?
Grazie mille.
E' impossibile darle delle risposte certe: è plausibile sia che un farmaco che incide sulla chimica cerebrale abbia provocato la slatentizzazione di malesseri prima non emersi, sia che i disturbi di stomaco fossero già dovuti all'ansia.
Penso che ciò che conta ora sia solo che lei si faccia curare adeguatamente.
Che tipo di psicoterapia ha iniziato?
Con che frequenza si svolgono le sedute?
Considerando che aveva perso 4kg abbondanti se ne ha ripreso uno significa che gradualmente sta recuperando.
E' effettivamente troppo magra o la sua preoccupazione nasce più che altro dal fatto che aveva perso peso?
Ci ha detto di aver fatto degli esami per valutare la funzionalità della tiroide, quindi probabilmente è dimagrita per lo stress e l'iperattivazione provocata dall'ansia, che porta a "bruciare" più calorie.
Ha appetito?
Gentile Utente,
nella psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale si comincia fin dalla prima seduta ad impostare un lavoro terapeutico, addestrando il pz a riconoscere i propri stati emotivi (qui ansia) per come si esprimono sul corpo e collegandoli poi a quei pensieri disfunzionali che mantengono il disturbo e generano delle condotte che mirano a contenere il disagio ma che sono anch'esse disfunzionali (es evitamento).
In effetti in otto sedute Lei riconosce che va un pochino meglio, proprio perchè si sta allenando a pensare e a comportarsi in maniera diversa rispetto al passato.
Però è il caso di insistere, perchè:
- ha bisogno di imparare sempre di più a riconoscere, prendendo consapevolezza di come Lei funziona, quali schemi disfunzionali mette in atto e in quali circostanze;
- ha necessità di allenarsi a funzionare (da un punto di vista cognitivo e anche comportamentale) in un modo del tutto nuovo, più funzionale, cui però Lei non è per niente abituata.
E' del tutto normale che durante una psicoterapia (a volte anche dopo la fine della terapia) possa ricomparire un vecchio schema disfunzionale, ma il pz -a questo punto- lo sa riconoscere e gestire.
Questo si spiega semplicemente col fatto che il pz per tutta la vita ha messo in atto *quei* comportamenti e ha pensato in *quel* modo.
Quanto alla Sua preoccupazione di non ingrassare, è probabile che anche questo possa rientrare nello schema disfunzionale: tale preoccupazione potrebbe generare la paura di avere una malattia e di conseguenza Lei controlla il Suo peso, andando ancora di più in ansia...
Il terapeuta Le ha prescritto compiti da eseguire tra una seduta e l'altra?
Quali?
Quali obiettivi terapeutici avete fissato?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo serve in prima battuta per riconoscere e collegare tra loro stati emozionali, pensieri automatici (inconsapevoli) e i comportamenti espulsi (cioè le strategie che possono anch'esse risultare disfunzionali). Una volta individuata la sequenza critica, è possibile con l'aiuto del terapeuta spezzarla. Ad esempio uscendo da sola, ha la possibilità di sperimentare di potercela fare e si modifica dunque la padronanza del disagio.
Quindi mi pare già sulla buona strada per il cambiamento.
Buona giornata,
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.