Tac al torace: formazione espansiva solida e tumefazioni linfonodali

Gent.mi,
sottopongo alla vostra attenzione l'esito di una TAC del torace eseguita senza e con somministrazione endovenosa di m.d.c. a seguito di una serie di accertamenti condotti per tutt'altro problema.
Dal mese di luglio 2007 soffrivo con ricorrenza quasi mensile di crisi di vertigini e perdita d'equilibrio con nausea e vomito. Ho subito ricoveri in ospedale, visite specialistiche da otorini e neurologi per risolvere il problema. Tra gli accertamenti mi sono stati prescritti anche i raggi alla cervicale per vedere se una qualche forma di artrosi potesse essere la causa scatenante. Dall'accertamento è però emerso un altro problema: una formazione della dimensione di circa 8 cm nella zona subclavicolare destra, con il consiglio di effettuare un TAC toracica, che subito ho eseguito.
Il referto è il seguente:
"In corrispondenza del lobo superiore destro è presente formazione espansiva solida, a margini irregolari, di 5,8 cm circa ad impregnazione disomogenea, con micronoduli satelliti, compatibile con processo eteroformativo. Stretti rapporti di contiguità con i rivestimenti pleurici (infiltrazione?). Ipodensità di struttura vascolare venosa segmentaria adiacente alla formazione descritta compatibile con trombosi. Tumefazioni linfonodali delle dimensioni massime di 16 mm. in sede mediastinica ed ilare sinistra. Nel contesto del restante parenchima polmonare normalmente areato, si rilevano alcune microfocalità sfumate con aspetto pseudo-nodulare di non univoca interpretazione. Le scansioni passanti per l'addome superiore documentano formazione espansiva nodulare di 4, 2 cm circa al surrene sinistro compatibile con localizzazione secondaria. Nei limiti i restanti reperti. Utile consulenza chirurgica".
Aggiungo, se può servire, che all'età di 16 anni ho avuto una pleurite per la quale sono stato ricoverato in ospedale per circa un anno per aspirare il liquido interno.
aggiungo inolre che a parte le crisi di vertigini mi sento bene. Non ho febbre, non ho tosse.
Il medico di famiglia mi ha ovviamente consigliato di rivolgermi ad un chirurgo toracico e ha ipotizzato che potrebbe anche trattarsi di una forma di sarcoidosi. E' possibile? E comunque quanto vi sembra grave il mio quadro clinico?
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Dr. Francesco Nardacchione Chirurgo generale 2.2k 69
Gentile signore,
la diagnosi nel suo caso necessita di un controllo diretto prima clinico e poi diagnostico. Quindi giustamente il suo medico Le ha consigliato di rivolgersi ad uno specialista in chirurgia toracica.
Qualunque tentativo diagnostico via internet rischierebbe di generare solo allarmismi, mentre la certezza si raggiunge con lo studio delle cellule della formazione.
Per fare questo in genere si ricorre ad accertamenti specifici (Broncoscopia, Lavaggio bronchiale, Agobiopsia), dopo i quali è possibile stabilire il quadro clinico e la sua gravità.
Cordiali saluti

Dr. F. Nardacchione
NB: qualunque sia il consulto la visita medica rimane imprescindibile

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dopo
Utente
Utente
Grazie dottore,
ho effettuato lunedì pomeriggio la visita da un chirurgo toracico che ha infatti, come da lei anticipato, prescritto un ricovero per ulteriori accertamenti tra cui una nuova risonanza magnetica al cranio (sospetta una relazione tra gli episodi di vertigini e la formazione al polmone) e la broncoscopia.
Non ha voluto per ora avanzare ipotesi, preferisce procedere con estrema cautela. Intanto però l'ansia dell'attesa è non facile da sopportare...ad ogni buon conto non mi spaventa lottare, purchè ci sia la possibilità di farlo...Buon lavoro. La terrò aggiornata sugli sviluppi
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Dr. Francesco Nardacchione Chirurgo generale 2.2k 69
Gentile signore,
comprendo la sua ansia, è più che naturale.
Vivendo a distanza Le posso solo dire che le sono vicino e che, per quanto possibile e di competenza, sono a sua disposizione così come tutti i colleghi del sito.

Cordiali saluti
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dopo
Utente
Utente
Gent.le dottore,
sono stato sino ad oggi in ospedale per gli accertamenti cui il chirurgo ha ritenuto opportuno sottopormi. In sintesi:
1) tac al cranio: esito negativo. Il dottore mi ha assicurato che gli episodi di vertigini di cui soffro da circa un anno con cadenza mensile non sarebbero collegati al tumore al polmone.
2) broncoscopia: esito negativo
3) tac al torace: confermato l'esito della precedente di cui le ho scritto nella precedente lettera.
4) ago aspirato al polmone con biopsia: in attesa dell'esito
Prossimo accertamento: ago aspirato con biopsia al surrene. Il chirurgo ha quasi la certezza che questa seconda formazione di circa 4,5 cm. (dalla tac precedente era di 4,2 cm.) sia una metastasi.
Domani nel tardo pomeriggio ho un appuntamento con lui per parlare degli esiti degli esami e per prospettarmi la sua diagnosi. In realtà mi ha già accennato all'inopportunità di intervenire chirurgicamente e alla necessità di iniziare subito con cicli di chemio terapia.
Domani sera quindi è probabile che le riscriverò anche solo perchè mettendo per iscritto ciò che ho e di cui è difficile convincersi (non ho avuto finora nessun sintomo: nè stanchezza, nè febbre, nè affanno, nè tosse con sangue)forse riesco a farmene una ragione e a lottare. Non mi sono mai abbattuto nella mia vita. Ho sempre affrontato tutto con coraggio ma ora sento come se la mia vita mi stesse sfuggendo di mano, senza accorgermene, senza darmi alcun campanello d'allarme, alcun preavviso...
Una domanda:
quando si pratica e a che serve la Pet? ad altri pazienti nel reparto in cui sono stato ricoverato è stata praticata e mi chiedo perchè a me non sia stato ritenuto opportuno farla.
Una considerazione amara:
risfogliando gli accertamenti effettuati nel mese di settembre 2007 a seguito di uno dei primi episodi di vertigini che mi portò vomito e colica violenta ho letto l'esito dell'ecografia all'addome: si parlava di una piccola cisti (diametro 1,4 cm) sul rene...la stessa che nella tac praticata agli inizi di maggio hanno definito formazione espansiva nodulare di 4,2 cm circa e che dopo quindici giorni è diagnosticata dal chirurgo come metastasi di circa 4,5 cm.
Certo si tratta di una metastasi e dunque anche se a settembre si fossero accorti che non era una cisti forse il mio destino non sarebbe cambiato di molto, ma mi chiedo e le chiedo:
è così facile scambiare una cisti con un tumore? e soprattutto perchè in un'epoca in cui i tumori sono all'ordine del giorno ci si permette il lusso e la presunzione di sottovalutare la presenza di una cisti di 1,4 cm e non si consiglia quantomeno di tenerla sotto controllo?
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Dr. Francesco Nardacchione Chirurgo generale 2.2k 69
Caro amico
(mi permetta di esprimermi così perchè sono sempre io che ritorno a Lei con le mie chiacchiere nella speranza di esserle in qualche modo di aiuto),esistono esami che sono medico-dipendente ed altri no.
Una ecografia dipende dall'esperienza dell'operatore che deve poggiare la sonda nel modo più opportuno e riuscire ad interpretare una struttura nelle scale dei grigi passando attraverso delle distorsioni di immagine determinate da aria, anse intestinali, vasi sanguigni etc. Le cisti renali di per se interessano una moltitudine di persone e non destano preoccupazione. Il surrene purtroppo si trova anatomicamente al di sopra del rene e talora è difficile riuscire a separare le due strutture. Ben diverso invece il discorso con altri esami tipo TAC in cui la macchina fotografa una immagine che non dipende dall'operatore e può essere interpretata da più medici. Mi lasci dire poi che con il senno di dopo sono bravi tutti a dire : "perchè non ha fatto una TAC". Semplicemente perchè per una cisti renale non si fa, mentre per una neoformazione surrenalica si.
La tomografia ad emissione di positroni (PET)è un esame che utilizza degli isotopi traccianti che si vanno a legare selettivamente a determinati tessuti come cervello, cuore o a altri organi. E' quindi in grado di evidenziare alterazioni a livello biologico molecolare ed in genere viene utilizzata, integrandola con la TC, per controllare l'andamento della malattia dopo le terapie mediche effettuate.
Tuttavia non si lasci condizionare dagli altri: ogni paziente ed ogni malattia è una storia a se che va affrontata individualmente: Guai a generalizzare !
Nel suo caso penso che il comportamento del collega, ottenute tutte le risposte, miri ad effettuare una terapia preoperatoria.
Molto spesso infatti (parlo da rozzo e semplice "pseudo-barbiere-chirurgo") alcune formazioni possono essere non dissociabili dalle strutture vicine (vasi sanguigni, strutture linfatiche, anse intestinali e cosi via) mentre dopo terapia (Chemio o Radio)si riducono di dimensioni e diventano scollabili con un dito.
Per quanto riguarda le dimensioni delle formazioni non si lasci colpire più di tanto dalle differenze subcentimetriche. Infatti quando si effettuano o si utilizza la stessa macchina e lo stesso medico ponendo attenzione al punto esatto delle misurazioni oppure basta poggiare il cursore un millimetro al di sopra o al di sotto della formazione che il calcolo dela misurazione cambia.
Lo so, parlare è facile. Sono un estraneo e questa è la sua vita.
Ma proprio perché sta bene ("...non ho avuto finora nessun sintomo: nè stanchezza, nè febbre, nè affanno, nè tosse con sangue...") il quadro clinico lascia buone possibilità di trattamento.
"Non mi sono mai abbattuto nella mia vita" e ci mancherebbe che lo fa adesso che deve cominciare a lottare. NON PUO' E NON DEVE !
Noi siamo qui, sempre, anche per Lei.
Un caro saluto
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dopo
Utente
Utente
Grazie a lei amico prezioso e per il supporto tecnico e competente e per l'umanità profonda che infonde nelle sue risposte. Non può immaginare quanto siano importanti per me le sue parole, la sento vicino. Grazie davvero di cuore a lei e a quanti come lei interpretano la professione medica come una missione...la missione difficile e stra-ordinaria di essere angeli sulla terra...mi consenta quest'accostamento un pò ardito ma alcuni di voi è davvero così che si rapportano ai pazienti, a tutti i pazienti, senza distinzioni...
Davvero grazie. Le scriverò per dirle della diagnosi definitiva tra stasera e domattina. Buon lavoro
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dopo
Utente
Utente
Caro dottore,
giovedì inizio il primo ciclo di chemioterapia della durata di due mesi. La speranza è che la massa si riduca per poter poi valutare l'opportunità di un intervento. Intanto il medico ritiene opportuno farmi fare un ago aspirato con biopsia alla formazione sul surrene. Credo per avere la certezza matematica che si tratti di una metastasi come ha già diagnosticato dalla tac. Secondo lei ci potrebbe ancora essere la remota speranza che quella formazione sia una banale cisti o la tac fotografa in modo inequivocabile i tumori distinguendoli da altre formazioni benigne?
Mi scusi se continuo ad approfittare della sua disponibilità e ancora grazie per tutto
Buon lavoro
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Dr. Francesco Nardacchione Chirurgo generale 2.2k 69
Mio caro amico,
aspettavo con ansia gia da ieri sue notizie ed ero un po' preoccupato.
Comunque mi fa piacere che le mie supposizioni si siano rivelate esatte per quel che riguarda le terapie da intraprendere. Calma e coraggio.
Per quanto riguarda la formazione surrenalica bisognerebbe osservare la TAC per potersi esprimere anche se, la certezza di diagnosi si ha solo con l'esame al microscopio delle cellule che la compongono.
C'è altresi da aggiungere che comunque, sia che si tratti di una lesione benigna che di altro, la chemioterapia non cambia, mentre può variare la durata o l'integrazione con altri farmaci o altre terapie.
Giovedi inizia questo percorso certamente non facile, ma si sforzi di pensare al giovamento che ne trarrà.
Un saluto caro.
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Utente
Utente
Caro dottore,
ho effettuato le prime due sedute di chemioterapia. Per ora tutto sembra procedere per il meglio, nel senso che gli effetti collaterali di cui mi ha informato il medico (nausea, vomito, inappetenza, stanchezza e malessere) per il momento si sono manifestati solo con qualche dolore addominale sopportabile. Sto continuando ad andare a lavoro e per quanto posso a condurre la vita di sempre. L'appetito non mi manca (come sempre): pensi che la mattina della chemio, dopo aver effettuato le analisi del sangue mangio un paio di brioches per colazione, pranzo regolarmente (in ospedale) e la sera, al rientro a casa, ceno con altrettanto appetito. Mi hanno detto che una dieta ricca di proteine e vitamine aiuta ad affrontare meglio la chemio...ed io mi attengo alle raccomandazioni...
Lunedì finalmente (dopo un'attesa per me interminabile) mi praticheranno l'ago aspirato al surrene. Il medico che lo effettuerà ha espresso un parere ottimista guardando la TAC: a suo dire non è detto che si tratti di una metastasi, potrebbe trattarsi di un'ipertrofia del surrene provocata da una reazione della ghiandola all'infiammazione polmonare in corso. Il sospetto di questa possibilità è a suo dire rafforzato dal fatto che alla TAC sarebbe visibile un leggero ingrossamento anche dell'altro surrene. Nel caso in cui non fosse una metastasi, stando all'attendibilità di tutti gli altri esami effettuati, il tumore dovrebbe essere confinato al solo polmone. Nel caso in cui si trattasse di metastasi lo stesso medico ha detto di poterla "bruciare"...non so a cosa serva, ma quando ho riferito il tutto al medico chirurgo toracico che mi ha in cura ha accennato un sorriso e mi ha garantito che stando così le cose e confidando nella buona risposta della chemio si potrà pensare ad intervenire sul polmone.
Lei cosa ne pensa?
Un'ultima cosa: ho ritirato l'esito dell'ago aspirato con biopsia al polmone. Si parla di "carcinoma scarsamente differenziato". Giovedì prossimo quando tornerò in ospedale per la terza seduta di chemio chiederò al medico spiegazioni più dettagliate, ma fino ad allora potrebbe anticiparmi cosa significa "scarsamente differenziato"? Inoltre ho letto che esistono diversi tipi di carcinomi al polmone, come mai non è indicato in maniera più specifica la natura della formazione neoplastica del mio polmone sull'esito dell'esame?
Caro dottore, tutto mi sembra così spaventosamente nuovo e quanto più leggo e mi confronto con analisi ed esami tanto più scopro che è la mia ignoranza in materia a rendermi più incerto e timoroso.
Grazie per l'attenzione e buon lavoro.
La informerò sull'esito dell'ago aspirato
Cordialità
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Dr. Francesco Nardacchione Chirurgo generale 2.2k 69
Mio caro amico,
sono affascinato dalla sua forza.
La ringrazio per le notizie che mi ha voluto dare. Bravo e continui così. Faccio il tifo per lei.
Spero tanto che il il collega abbia ragione sul surrene e che il chirurgo toracico riesca ad interventire in maniera definitiva sul polmone.
Passiamo ora alle sue domande:
1 - "Bruciare" una neoformazione vuol dire poterla bombardare con delle radiazioni che inducono una distruzione mirata delle sue cellule.
2 - In caso di negatività della lesione surrenalica la stadiazione della malattia cambierebbe e, dopo la chemioterapia potrebbe esserci la possibilità di considerare un intervento chirurgico
3 - "Scarsamente differenziato" vuol dire che le cellule che compongono il tumore non sono ben definite e per questo non possono essere tipizzate. Consideri però che l'agoaspirato asporta un frustolo della lesione neoplastica e l'esame citologico permette di riconoscerne i caratteri maligni (carcinoma). Ma per poter dire se è una forma epidermoidale o squamosa, un adenocarcinoma etc è necessario avere più tessuto o tutta la lesione, effettuare prelievi multipli e stabilire la percentuale maggiore di cellule presenti che definiranno la tipizzazione del carcinoma anche se il trattamento, per ora, non cambia.
Non mi fa piacere doverle rispondere a queste domande e vorrei poterle dire anch'io è un ispessimento infiammatorio del polmone, ma non posso farlo ed allora mi unisco alla sua forza e Le dico: forza, coraggio e andiamo avanti.
Per quanto Le può essere utile, seppure solo per via mail, ha un amico in più.

Francesco
[#11]
dopo
Utente
Utente
Caro dottore,
più le scrivo e più mi sento fortunato che sia stato proprio lei a rispondere al mio appello a medicitalia per l'umanità profonda che infonde nelle sue parole e la forza che mi dà con la sua vicinanza solidale. Mi creda, non è da tutti, eppure quanto fa bene!
Non le ho risposto subito perchè venerdì sera ho avuto una nuova crisi di vertigini (si ricorda? è da lì che sono partiti gli accertamenti, senza giungere ad una soluzione del problema, che è passato in subordine rispetto a quello più grave della formazione neoplastica al polmone...).
Mi è stato detto anche dal medico presso cui sono in cura che gli episodi a scadenza quasi mensile di vertigini sono da attribuirsi all'artrosi cervicale. D'altronde la TAC ha escluso lesioni cerebrali di ogni tipo.
So che non sarebbe nelle sue competenze, ma davvero l'artrosi cervicale può scatenare crisi di vertigini che tra l'altro hanno un andamento strano perchè a volte sono precedute da una colica, altre da fastidiosi rigurgiti di stomaco, altre ancora (come quest'ultima) da dolori addominali (che mi dicevano essere legati alla chemio terapia, ma io sentivo che erano gli stessi che avevano già preceduto altre volte la crisi vertiginosa). Sono poi seguiti da una perdita d'equilibrio (barcollo) e da nausea e vomito (ormai controllati da opportuni farmaci che ho sempre con me all'occorrenza). Si concludono infine con rigidità del collo (i bruschi movimenti di testa e collo mi ridanno il senso di sbandamento) e dolore di testa dietro la nuca.
Mi chiedevo cosa c'entrassero stomaco ed intestino che sono coinvolti non solo durante (che sarebbe anche normale), ma anche prima della crisi vertiginosa.
Grazie per l'attenzione e ci sentiamo dopo lunedì per darle l'esito dell'ago aspirato al surrene. Incrociamo le dita...
Buon lavoro e un carissimo saluto
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Dr. Francesco Nardacchione Chirurgo generale 2.2k 69
Caro amico,
certo che mi ricordo delle sue vertigini. Per quanto riguarda le correlazioni tra intestino e cervello esistono degli studi affascinanti che hanno voluto paragonare le circonvoluzioni cerebrali con lo stato affastellato delle anse intestinali, ipotizzando un controllo diretto del cervello sull'intestino. Ora dati certi e documentabili ancora non ci sono anche se indubbiamente alcune turbe emotive possono innescare dei fenomeni di tipo colico. Per quanto strano le racconto che una amica di mia moglie, a sua volta moglie di un medico abruzzese, ha girato l'europa per venire a capo delle sue vertigini talora accompagnata da cefalea e perdite di equilibrio, senza riuscire a trovare rimedi.
Poi su internet ha scoperto un otorinolaringoiatra, vicino Roma.
In realtà non mi sono sentito di consigliare la visita, anche perchè le notizie raccolte sul collega non erano tutte univoche.
Perdurando il malessere tuttavia ha effettuato o stesso la visita. Le è stata prescritta una dieta alimentare e le è stato proibito il sale.
Cosa ridicola vero ? Per me si !
Ebbene da due anni non ha più vertigini. Sarà un caso ? Sicuramente. Però mi sento di consigliarle, appena possibile, una nuova valutazione otorino.
Attendo sue notizie e la saluto con affetto.
Francesco
[#13]
dopo
Utente
Utente
Caro dottor Francesco,
le scrivo per condividere con lei la speranza che è riuscito ad infondere in me e nella mia famiglia il medico che mi ha effettuato l'ago aspirato eco-guidato stamattina: è rimasto piacevolmente sorpreso dal fatto di non aver trovato una formazione solida, come sembrava dalla TAC, ma liquida. Ne ha aspirato quanto più poteva per avere più materiale da far esaminare. Ha detto: "Se il buon giorno si vede dal mattino, questo dovrebbe essere per voi un buon giorno". Il riferimento era appunto alla consistenza liquida della formazione che sembrerebbe supportare la sua ipotesi iniziale di ipertrofia surrenalica determinata dall'eccessivo sforzo della ghiandola. Anche nel caso in cui non tutta la formazione fosse liquida e fosse sfuggito all'ago aspirato l'eventuale parte solida, essa sarebbe comunque di dimensioni molto più piccole di quelle riscontrate nella TAC iniziale. E' ovvio che incrociamo le dita per la prima ipotesi che come da lei anticipato cambierebbe la stadiazione della malattia e naturalmente anche lo spirito con cui riuscirei ad affrontarla...
Attendo naturalmente un suo parere.
Un caro saluto,
Luigi
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Dr. Francesco Nardacchione Chirurgo generale 2.2k 69
Mio caro Luigi,

dire che sono felice per lei è banale, ed allora gioisco in silenzio da solo davanti al monitor di un computer.

Non è facile proseguire nel trattamento della sua malattia poiché molto spesso si rincorrono momenti di euforia a momenti di abbattimento.

Non bisogna quindi mai eccedere né in un senso né nell'altro (mi sembra di sentire le parole di mio padre... sto invecchiando decisamente !).

Viviamo alla giornata ed aspettiamo la risposta dell'esame citologico, solo allora si potrà dire qualcosa di più preciso.

Francesco

P.S. N.B. Sappia comunque che io faccio il tifo per lei !!!!
[#15]
dopo
Utente
Utente
Caro dottor Francesco,
mi rendo conto solo oggi, ritornando alla pagina della nostra conversazione, che sono trascorsi ben due mesi dall'ultima volta che ci siamo sentiti...davvero è trascorso tanto tempo? eppure tante cose, mi creda, sono cambiate...
Il 31 luglio ho terminato il ciclo di chemio a cui era legata la speranza di poter effetturare l'intervento al polmone e di poter bruciare la metastasi al surrene. La PET - TAC effettuata il 9 settembre, con una settimana di ritardo per motivi tecnici, ha cancellato questa speranza. Non solo la massa al polmone non si è ridotta, ma la metastasi al surrene è risultata ingrandita (diametro 9 cm) ed è stato riscontrato un inizio di metastasi all'osso frontale destro. Il chirurgo toracico che mi seguiva mi ha consegnato nelle mani di un oncologo. Non si tratta più di dover affrontare la "battaglia" contro il cancro con un intervento chirurgico, ma di assicurarmi una "qualità di vita decente" con cicli di chemioterapia.
Contattato l'oncologo avrei dovuto iniziare il nuovo ciclo il 3 ottobre scorso, ma dalle analisi del sangue è risultato un valore dell'azotemia altissimo e lo stesso oncologo mi ha suggerito un ricovero d'urgenza nel reparto di nefrologia, dove, dopo due giorni di flebo permanenti, mi hanno reidratato e riportato i reni alla regolare funzionalità.
Intanto la chemio è stata ulteriormente rinviata...
Continuo a non avere disturbi evidenti legati al tumore del polmone, ma dall'ultima ecografia al basso addome la metastasi al surrene è risultata ulteriormente ingrandita (diametro 11 cm). E' questa che dagli inizi di settembre non mi dà tregua, mi provoca dolori lancinanti che si diffondono in tutto l'addome. I medici mi hanno dato cure di antidolorifici che attutiscono il dolore ma che hanno anche contribuito a determinarmi forse l'insufficienza renale acuta.
Insomma, se i medici sono i primi ad aver gettato la spugna e se non mi assicurano neanche la "qualità di vita decente" che mi avevano promesso da chi e come un malato come me può trarre la forza per andare avanti? Trascorro le mie giornate ormai tra il letto e la poltrona, mi manca il lavoro, mi manca la mia vita...
Mi chiedevo se al di là degli antidolorifici non ci fossero altri mezzi medici per allievare questo dolore del surrene. Da ignorante in materia mi chiedo: se la massa in crescita nel surrene è prevalentemente liquida aspirandola in parte non si ridurrebbe almeno temporaneamente di dimensioni? E riducendosi di dimensioni non si ridurrebbe la pressione sugli altri organi e non migliorerebbe la mia qualità di vita?
Altra domanda: ho scelto di effettuare le prossime chemio terapie nella mia città, Taranto, perchè mi è stato detto da più parti che i protocolli sono internazionali, che non cambiano cambiando il luogo in cui si sceglie di curarsi. E' vero?
Ultima domanda: nel caso in cui non fosse possibile mettere in pratica per motivi medici che non posso sapere l'aspirazione del liquido dal surrene ci sono dei medici specializzati nella terapia del dolore a cui posso rivolgermi?
Un caro saluto e attendo con ansia una sua risposta
Con la stima di sempre,
Luigi
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Dr. Francesco Nardacchione Chirurgo generale 2.2k 69
Mio caro Luigi,
innanzitutto la ringrazio per avermi fornito sue notizie, che aspettavo con ansia.
Mi dispiace apprendere che questi primi tentativi terapeutici non hanno dato i risultati sperati ma non dobbiamo arrenderci.
Dunque per quanto riguarda la aspirazione della formazione surrenalica, anche se il suo intuito è encomiabile, non è possibile metterlo in pratica. Molto spesso infatti quello che appare come componente liquida è in realtà costituito da zone di emorragia e necrosi che, se asportate, si riformano con grande velocità.
Per quanto riguarda la chemioterapia ha ragione, i protocolli sono ormai standardizzati a livello mondiale ed i farmaci usati sono reperibili anche nei centri ospedalieri più lontani. Taranto che è una grande città ha sicuramente attrezzature e mezzi per affrontare il problema.
In merito alla terapia del dolore in genere gli anestesisti (almeno a Roma è così) si occupano della somministrazione di farmaci adeguati per il suo controllo. Spesso si tratta infatti di farmaci derivati dalla morfina che in Italia abbiamo "paura" di usare, per antichi retaggi culturali.
Quanto è brutto essere medici di fronte a casi come il suo in cui si deve aspettare che siano le medicine ad avere il loro corso, mentre vorresti fare chissà cosa per risolvere tutto e subito, nel migliore dei modi.
Tuttavia il suo compito è quello di essere "paziente" ed avere fiducia nelle cure che comunque stanno facendo passi da gigante nel controllo e trattamento dei tumori. Fino a pochi anni fa infatti casi come il suo non erano suscettibili di nessun trattamento e venivano abbandonati senza nessun tipo di trattamento, mentre oggi attraverso la chemioterapia si hanno risposte impensabili con riduzioni di masse che diventano poi aggredibili chirurgicamente.
Non dobbiamo arrenderci e dobbiamo continuare insieme su questo cammino intrapreso, difficile, duro, ma come Coppi e Bartali, dobbiamo trovare la forza di affrontare insieme la montagna. Io sono qui a Sua disposizione ogni volta che mi darà la possibilità di esserle vicino. Forza pedaliamo insieme.

P.S. Quando la Juventus è stata retrocessa in serie B io non ho mai smesso di fare il tifo. Un vero tifoso si riconosce nel momento delle difficoltà, ed allora le arrivi il mio urlo: Forza Luigi !

Francesco