Neoplasia dell'ilo epatico

Buongiorno chiedo un consulto in merito alla diagnosi fatta dai medici a mio padre che ha 80 anni. Entrato in ospedale per un intervento di calcoli alla colecistie in sede chirurgica è stato scoperto una Neoplasia dell'ilo epatico infiltrante la colecistie e il duodeno per cui si è resa necessaria una colecistectomia subtotale e resezione duodenogastrica. L'esame istologico ha rilevato che la parete della colecisti è infiltrata da adenocarcinoma moderatamente differenziato di verosimile origine biliare però non c'è presenza di metastasi nel linfonodo repertato. Insomma aveva già attaccato stomaco e duodeno e hanno dovuto fare una resezione. A quanto pare la radice del tumore è molto profonda e da quel che ho capito non è stato rimosso del tutto perchè troppo profondo e nelle tac precedenti a parte un ispessimento non si vedeva nulla. Mio padre prima dell'intervento ha perso 30 kg ed era visibilmente debilitato. Lui ancora non lo sa del tumore e sono disperato perchè alcuni medici mi hanno detto che non si può fare niente e altri mi hanno consigliato una visita oncologica. Che consiglio mi potete dare? il problema è che non vorrei che soffrisse ancor di più con la Chemio e che per questo avesse una vita più corta e contraddistinta da dolore e basta ! Cosa devo fare dirglielo e farlo sprofondare nella angoscia o è meglio che prendiamo atto che la battaglia è persa e aiutarlo a soffrire il meno possibile? Anche il mio medico generale mi consiglia questo. Tutto sommato mio padre ora sta abbastanzabene se si eccettua un gonfiore dei piedi e un pò di infezione urinaria causata pensiamo dalla lunga applicazione di un catetere quando stava in ospedale. Ringrazio fin d'ora per la risposta a un quesito così lungo.
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Dr. Marco Bacosi Gastroenterologo 29k 1.1k 12
Fermo restando che non si può esprimere un giudizio a distanza, i tumori delle vie biliari sono, in genere, aggressivi.
Mi sembra, tuttavia che la sua domanda sia più di ordine "filosofico" nei confronti della qualità di vita.
Io, personalmente, le consiglierei (in modo del tutto teorico) un atteggiamento "palliativo" conterapia del dolore (eventuale) affinchè la vita residua sia di qualità accettabile.
Tuttavia ognuno di noi vede la vita in modo diverso e lei o, ancora di più, suo padre potreste avere parere opposto al mio.
Mi rendo conto di non aiutarla ma, purtroppo, la scelta spetta a voi tenendo conto che una chemioterapia ha spesso effetti collaterali assai pesanti.
Resto a sua disposizione!
Cordialmente!

MARCO BACOSI MD PhD
Spec. in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva
Dott. di Ricerca in Fisiopatologia Chirurgica e Gastroenterologia

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Utente
Utente
Caro Dott. La ringrazio veramente di cuore per la risposta.
Si...il problema principale nostro è questo. Volevo innanzi tutto capire se alla luce dei dati clinici che ho riportato ci potevano essere degli spiragli ma da quello che la maggior parte dei medici mi hanno detto appunto la Chemioterapia avrebbe come unico esito quello di causare sofferenza maggiore e forse addirittura una fine ancora più veloce e per questo motivo, avendo letto molto su questa patologia tra le più rare e aggressive nella fattispecie delle neoplasie, dovendo scegliere sono maggiormente propenso a una cura palliativa e del dolore.

Sono comunque convinto che in una situazione del genere qualsiasi cosa io faccia sia sbagliata per il semplice motivo che se non faccio nulla è un arrendersi alla malattia e si sa che è assai doloroso per un familiare dissimulare ogni giorno ma dall'altro penso anche che se mi accanissi terapeuticamente rimpiangerei ugualmente la scelta fatta. Mio padre fin dall'inizio ha ignorato la situazione. I medici ed anche io ci siamo ben guardati dal rendergli nota la verità anche perchè sono convinto che non reggerebbe psicologicamente vista e considerata la situazione fisica e di salute generale in cui versa.

C'è chi mi parlava di avvicinare il problema parlandogli di un fantomatico "polipo" ma è difficile ...lui non fa domande e io non dico nulla..sembra quasi che ci sia una tacita complicità tra lui e noi...come se dentro di lui sospettasse ma allo stesso tempo non volesse sapere.

E' una esperienza durissima ma ci vuole forza e anche il coraggio di accollarsi qualche rischio. Al momento non ho chiesto visite oncologiche e cerco di combattere ogni giorno per dare a mio papà una vita serena e piena di comprensione e affetto da parte nostra. Forse questa è l'unica vera ed ultima cosa buona che posso fare per lui. Certo è che questa situazione mi angoscia molto e mi ha cambiato tanto.

Vorrei sapere da un Oncologo se pensa che dovrei farla una visita a mio papà o almeno chiedere un pre-consulto senza lui presente? E' questo il mio cruccio principale. O devo continuare così ? Proteggendolo e accompagnadolo come ho fatto fino ad ora?

Ancora un grazie da parte mia.
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Dr. Marco Bacosi Gastroenterologo 29k 1.1k 12
Gentile amico, umanamente la capisco pienamente!
Tuttavia lei stesso si è reso conto che forse è in atto un "gioco delle parti" tra voi.
Spesso il malato sa bene (senza che gli venga detto) di avere una malattia grave.
Se vuole sentire un parere di un oncologo faccia pure (porti tutto il materiale clinico).
Credo che la cosa migliore sia che la famiglia stia accanto a colui che soffre con la massima serenità possibile facendogli capire che non sarà mai solo e che si farà di tutto per rendere minimo il dolore!
Resto a vostra disposizione!
Cordialmente!
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Utente
Utente
Carissimo Dottore. Il suo parere mi è stato veramente di grande, grandissimo aiuto e di sicuro mi rafforzerà nell'agire in ogni giorno che resterà. Ancora un ringraziamento e di vero cuore. La saluto cordialmente !
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Dr. Marco Bacosi Gastroenterologo 29k 1.1k 12
Di nulla!
Mi fa piacere di aver potuto d'arte in aiuto anche se minimo!
Se ha bisogno mi ricontatti tranquillamente!
Cordiali saluti!