Terrore paralizzante

Tutto è iniziato circa due anni fa...terrore della morte, apatia verso tutto e tutti, interi mesi passati a piangere senza trovare uno spiraglio di sollievo. Sono riuscita a superare questo periodo. Eppure ci sono momenti in cui la paura della morte mia e di chi mi sta intorno mi attanaglia in modo orrorifico, la mia mente entra in un tunnel nero che mi fa mancare il respiro. Non posso neanche più fumare hashish o marijuana (cosa che ho fatto in passato, ma nei limiti del decente, massimo una volta a settimana), senza entrare nel panico più assoluto. Il mio ragazzo ha provato a lasciarmi l'altra giorno...non riuscivo a stare seduta, nè sdraiata, non riuscivo a pensare nè a respirare. Niente poteva alleviare quella tensione mista a dolore, che solo una speranza regalatami dal suddetto mi ha aiutato a superare. Lo stesso col mio imminente esame orale. Il solo pensiero di dover entrare in quella stanza basta per dare di nuovo adito al panico che non mi abbandona mai. Gli incubi la notte sono a volte più frequenti (due o tre a notte per intere settimane),a volte diminuiscono per poi ritornare dopo un po' di tempo. Non so se dovrei rivolgermi a qualcuno, se un esame o un ragazzo che mi lascia bastano per buttarmi giù tanto da non poter continuare ad essere partecipe della mia vita...non so come affronterò gli ostacoli più alti. Tutt'ora non riesco a dormire da sola in stanza la notte, cosa che non ho mai fatto...colpa sì dei miei genitori, ma è pur vero che fino ai 7 anni non ho avuto una stanza. E dopo nessuno è più riuscito a svezzarmi alla solitudine. Vedo del marcio in me, vedo l'impossibilità di immaginare una vita senza mia madre, il nulla negli esseri umani, nella mia vita, nella rosa che appassisce.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

Le cause (presunte) non sono l'elemento più importante. Il punto di partenza sono i sintomi di adesso, il loro andamento nel tempo e le cause note di produzione di questi stati, ad esempio la cannabis, che nel tempo cambia il suo impatto sul cervello, anche perché induce nel cervello stesso dei cambiamenti.
Non ci sono ragioni per non chiedere un consulto specialistico, una diagnosi può individuare soluzioni terapeutiche per dare una svolta a questo periodo ormai lungo.

Dr.Matteo Pacini
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